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Mercenari usa e getto
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Cubani
indignati (ed indegni)
continuano a
protestare a Madrid
Da due mesi dissidenti cubani protestano a
Madrid e reclamano che si prolunghino gli aiuti che gli sono stati promessi
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19 giugno 2012 - Tratto da
Publico.es
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Una
ventina di ex prigionieri politici cubani sono accampati fuori del Ministero
degli Esteri della Spagna da oltre 2 mesi. Chiedono che si prolunghino gli
aiuti economici per altri 5 anni, si omologhino i titoli universitari e sia
fornita loro copertura sanitaria gratuita, compreso il pagamento delle cure
odontoiatriche.
Hanno cominciato ad arrivare nel 2010 a
seguito di negoziati tra il governo cubano, lo spagnolo e la Chiesa
cattolica che ha liberato tutti i prigionieri di coscienza. Il 90% di loro
hanno accettato l'offerta di emigrare in Spagna mentre una dozzina hanno
deciso di rimanere sull'isola, dove continuano a fare politica di
opposizione. In totale sono giunti circa 115 ex prigionieri e 500 loro
parenti.
L'accordo è stato
"malefico"
Douglas Falsas è uno degli accampati e ci
assicura che l'accordo fu "malefico" perché "tutto era una truffa e un
furto, ci proposero aiuti per 5 anni, e tuttavia, ma all'anno il tagliarono,
lasciandoci totalmente indifesi". "Gli aiuti sanitari sono stati soppressi
alla stragrande maggioranza e non ha più riguardato il dentista o
l'oftalmologo".
Un altro problema affrontato dagli ex
prigionieri cubani è con l'omologazione dei loro titoli universitari. Il Dr.
Ismel Iglesias non ottiene che gli sia riconosciuta la sua qualità di
medico, dice che mancano solo le note, ma che le autorità dell'Avana le
negano. "Per questa ragione non mi permettono fare il MIR per scegliere una
specialità". Aggiunge Iglesias che "ho passato corsi di pronto soccorso,
come soccorritore della Croce Rossa, soccorso di montagna"; ci dice di aver
"200 ore come volontario e nessuno mi contratta per lavorare. Non mi hanno
nemmeno lasciato passare un corso d'infermeria" e dice: "noi continueremo
qui fino a quando si adempi quanto concordato con il governo spagnolo a Cuba
prima di partire per qui, compresa l'omologazione dei nostri titoli".
Raisa Albizar è la moglie di uno dei liberati,
ha detto che le é stato impossibile trovare lavoro a Palma de Maiorca né in
Malaga, e che quando gli tagliarono gli aiuti non poterono più pagare
l'affitto del loro appartamento. "L'Unione Europea ha dato 16 milioni di
euro, ma noi abbiamo avuto solo 183 euro al mese per persona e il pagamento
dell'affitto", dice.
Luis Campos, ex prigioniero politico accusa
Raul Castro e il cardinale Jaime Ortega e l'ex ministro degli Esteri
spagnolo Miguel Angel Moratinos di "questa farsa tanto ben interpretata" e
assicura che confida "che il governo degli Stati Uniti rifletta sul nostro
caso e ci conceda un visto o cerchi di mediare con il governo spagnolo per
trovare una soluzione".
Campos dice che "chiedere al governo del
Partito Popolare un'occupazione, quando ci sono 5 milioni di disoccupati
sarebbe troppo, ma può prolungarci gli aiuti o cercare formule per inviarci
ad altri paesi come gli USA". Nel frattempo, programmano dimostrazioni di
fronte al Ministero degli Esteri, la Nunziatura Apostolica e
l'ambasciata cubana.
Douglas Falsas dice che credevano che "con il
Partito Popolare sarebbe per noi andata meglio perché sempre si sono
pronunciati a favore della dissidenza ma ci dicono che gli aiuti sono
finiti, in aprile hanno inviato antisommossa per spararci acqua e poi i
vigili per sloggiarci. Non capisco come Esperanza Aguirre, che si dice tanto
amica della dissidenza cubana, ci invii la polizia municipale. Se questi
sono i nostri amici non vogliono vedere i nemici".
Evidentemente i dissidenti cubani scarcerati
non hanno trovato in Spagna ciò che si aspettavano, e già uno di loro si é
suicidato
nelle Isole Canarie, un altro è in carcere per reati comuni, i servizi
sociali minacciano di sospendere la custodia di alcuni dei loro figli e al
90% la manca il lavoro.
Cubanos indignos continúan protestando en Madrid
Durante dos meses, disidentes cubanos
protestan en Madrid y reclaman que se prolonguen las ayudas que se
prometieron
Una veintena de ex presos políticos cubanos acampan frente al Ministerio
de Exteriores de España desde hace más de 2 meses. Reclaman que se
prolonguen las ayudas económicas por 5 años mas, se les homologuen los
títulos universitarios y se les dé cobertura de salud gratuita,
incluyendo el pago de los tratamientos dentales.
Empezaron a llegar en 2010 como resultado de una negociación entre el
gobierno cubano, el español y la Iglesia Católica que liberó a todos los
presos de conciencia. El 90% de ellos aceptaron la oferta de emigrar a
España mientras una docena decidieron quedarse en la isla, donde
continúan haciendo política opositora. En total llegaron unos 115
exprisioneros y 500 de sus familiares.
El acuerdo fue "maléfico"
Douglas Falsas, es uno de los acampados y nos asegura que el acuerdo fue
"maléfico" porque "todo fue un engaño y un robo, nos propusieron ayudas
durante 5 años y, sin embargo, al ano las cortaron, dejándonos en total
desamparo". "La ayuda sanitaria fue suprimida a la inmensa mayoría y
nunca cubrió el dentista ni el oftalmólogo".
Otro de los problemas que enfrentan los expresos cubanos es con la
homologación de sus títulos universitarios. El Dr. Ismel Iglesias no
logra que le reconozcan su calidad de médico, asegura que solo le faltan
las notas pero que las autoridades de La Habana se las niegan. "Por esa
razón no me permiten hacer el MIR para coger una espacialidad", no
cuenta.
Agrega Iglesias que "he pasado cursos de primeros auxilios, como
socorrista de Cruz Roja, socorrismo montañés", nos dice que tiene "200
horas como voluntario y nadie me contrata para trabajar. Ni siquiera me
han dejado pasar un curso de enfermería" y asegura que "seguiremos aquí
hasta que se cumpla lo acordado con el gobierno español en Cuba antes de
salir para aquí, incluyendo la homologación de nuestros títulos".
Raisa Albizar es la esposa de uno de los liberados, asegura que les fue
imposible conseguir trabajo en Palma de Mallorca ni en Málaga y que
cuando les cortaron las ayudas ya no pudieron pagar el alquiler de su
apartamento. "La Unión Europea entregó 16 millones de euros pero a
nosotros solo nos dieron 183 euros al mes por persona y el alquiler del
piso", nos dice.
Luis Campos, expreso político acusa a Raúl Castro, a el Cardenal Jaime
Ortega y al ex canciller español Miguel Ángel Moratinos de "esta farsa
tan bien protagonizada" y asegura que confía "en que el gobierno de EEUU
reflexione sobre nuestro caso y nos conceda un visado o trate de mediar
con el gobierno español para buscar una solución".
Campos dice que "pedirle al gobierno del PP un empleo, cuando hay 5
millones de parados sería demasiado pero puede prolongarnos las ayudas o
buscar formulas para enviarnos a otros países como EEUU". Mientras,
planean manifestaciones en frente al Ministerio de Exteriores, a la
Nunciatura Apostólica y a la embajada cubana.
Douglas Falsas dice que creyeron que "con el Partido Popular iba a irnos
mejor porque siempre se pronunciaron a favor de la disidencia pero nos
dicen que se acabaron las ayudas, en abril envían antimotines a echarnos
agua y después a los municipales para desalojarnos. No entiendo como
Esperanza Aguirre, que se dice tan amiga de la disidencia cubana, nos
envió la policía municipal. Si esos son nuestros amigos no quiero ver a
los enemigos".
Evidentemente los disidentes cubanos excarcelados no encontraron en
España lo que esperaban, ya uno de ellos se suicidó en las Islas
Canarias, otro está preso por delitos comunes, los servicios sociales
amenazan con retirar la custodia de algunos de sus hijos y el 90%
carecen de trabajo.
Tomado de Público
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Protestano
cubani sloggiati
dalla polizia... a Madrid
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13 aprile 2012 -
http://lapupilainsomne.jovenclub.cu/ EFE
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Una
decina di ex prigionieri
cubani che sono giunti in
Spagna con le loro famiglie
tra il luglio 2010 e aprile
2011, a seguito di un
accordo con il governo di
José Luis Rodríguez
Zapatero, hanno deciso oggi
di avviare uno sciopero
della fame per chiedere
assistenza.
"E' l'unica alternativa che
ci rimane", ha detto a EFE
Ernesto Durán
Rodríguez che, insieme agli
altri detenuti scarcerati,
accampa di fronte al
Ministero degli Esteri
spagnolo a Madrid a causa
della fine degli aiuti
economici che si sono andati
esaurendo.
Duran Rodriguez ha spiegato
che "ieri un prigioniero
ha
iniziato" uno sciopero della
fame e oggi e lo seguono
"altri nove" per,
eventualmente, sommarsi
altri ex prigionieri
accampati. Tra famiglia ed
ex detenuti circa 30 persone
hanno dormito, la notte
scorsa, al campo; a cui sono
ritornati in mattinata dopo
essere stati sgombrati
"brutalmente" dalla polizia,
come loro stessi hanno
denunciato.
"Questo è il modo per
reclamare il nostro diritto.
Ci sentiamo abbandonati qui
e siamo responsabili delle
nostre famiglie che abbiamo
portato da Cuba. Dobbiamo
assumerci le nostre
responsabilità, anche se ci
costi la nostra vita questo
sciopero" ha sottolineato.
Dei 115 ex prigionieri e 647
parenti e affini che sono
giunti da Cuba, 32 hanno
lasciato la Spagna e
attualmente soggiornano
negli Stati Uniti. Il resto
è stato accolto al programma
di aiuto per un anno,
prorogabile per altri sei
mesi, che fornisce fino a
700 euro per l'affitto degli
alloggi e altri 180 euro per
ogni membro della famiglia
per i pasti, abbuono del
trasporto e copertura
sanitaria.
Il ministro degli Esteri,
Jose Manuel Garcia-Margallo,
ha ammesso, mercoledì, al
Congresso che "la questione
non è semplice", perché
l'aiuto è già scaduto e non
può essere prorogato data
l'attuale situazione
economica. Il ministro ha
promesso di rivedere uno ad
uno i casi e aiutarli a
trovare lavoro.
"Non è una questione
semplice perché questi
cittadini cubani si trovano
in una situazione difficile,
così come un certo numero di
altri cittadini spagnoli e
di residenti in Spagna per
quanto riguarda la ricerca
di un lavoro" ha detto
Garcia-Margallo.
Protestan cubanos desalojados por la policía… en
Madrid
Una decena de expresos cubanos que llegaron a España junto con sus
familias entre julio de 2010 y abril de 2011, tras un acuerdo con el
Ejecutivo de José Luis Rodríguez Zapatero, han decidido hoy iniciar
una huelga de hambre para reclamar ayuda.
«Es la única alternativa que nos queda», ha asegurado a Efe Ernesto
Durán Rodríguez que, junto al resto de los excarcelados, acampa
frente al Ministerio español de Asuntos Exteriores en Madrid ante el
fin de las ayudas económicas que se han ido agotando progresivamente.
Durán Rodríguez ha explicado que «ayer comenzó un preso» una huelga
de hambre y hoy le van a seguir «nueve más» a los que posiblemente
se vayan sumando otros expresos acampados. Entre familiares y
expresos, unas 30 personas durmieron la pasada noche en la acampada,
a la que regresaron durante la madrugada tras ser desalojados
«brutalmente» por la policía, según denunciaron.
«Es la forma de reclamar nuestro derecho. Nos sentimos abandonados
aquí y somos responsables de nuestras familias que hemos traído de
Cuba. Tenemos que asumir nuestra responsabilidad, como si nos cuesta
la vida esta huelga», ha señalado.
De los 115 expresos y 647 familiares y allegados que llegaron
procedentes de Cuba, 32 abandonaron España y residen en la
actualidad en Estados Unidos. El resto se acogió al programa de
ayudas por un año, prorrogables seis meses más, que contemplaba
hasta 700 euros para alquiler de vivienda y otros 180 euros por cada
miembro del núcleo familia para manutención, abono transporte y
cobertura médica.
El ministro de Exteriores, José Manuel
García-Margallo, admitió el miércoles en el Congreso que «el tema no
es sencillo» porque las ayudas ya han caducado y no pueden
prorrogarse dada la situación económica actual. El ministro se
comprometió a revisar uno a uno los casos y ayudarles a encontrar
trabajo.
«No es un tema sencillo porque estos ciudadanos cubanos se
encuentran en una situación difícil, como lo están otra serie de
ciudadanos españoles y de residentes en España en lo que se refiere
a encontrar un puesto de trabajo», apuntó García-Margallo. (Con
información de EFE) |
Il suicidio di un
cubano in Spagna e il
disorientamento dei
controrivoluzionari |
7 aprile 2012 -
Miguel Fernandez Martinez
http://cubalaislainfinita.blogspot.it
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Il
recente suicidio di uno dei controrivoluzionari cubani che hanno scelto di
andare a vivere in Spagna è sinonimo della situazione di disperazione in cui
si trovano, vedendo
svanire l'illusione che il governo
iberico li mantenesse economicamente, come facevano gli Stati Uniti mentre
dispiegavano le loro attività mercenarie a Cuba.
Albert Santiago Du Bouchet Hernández è la nuova vittima. Ancora non si
conosce le vere cause che lo hanno spinto a togliersi la vita a La Palma,
Isole Canarie, luogo dove viveva dopo essere stato scarcerato sull'isola,
dove stava scontando una condanna per le sue attività destabilizzanti,
finanziate e dirette da Washington.
Du Bouchet è un esempio lampante che mostra il futuro incerto scelto da
questo minuscolo gruppo di cubani che sopravvivono a stento in Spagna, dopo
che hanno utilizzato i presunti compiti di "difesa dei diritti umani" a
Cuba, come un trampolino per emigrare verso le società capitaliste.
In Spagna, questi "patrioti" cubani speravano di essere ricevuti come eroi e
richiedevano, come legittimo, che li si mantenesse economicamente, con casa,
soldi e cibo a spese delle casse dello Stato spagnolo.
La realtà é stata diversa. E lì vanno in giro scandalizzando, aggredendo,
maledicendo, e dando la colpa a Cuba per le loro disgrazie. Per loro é
passato il tempo del denaro facile che l'USAID inviava mensilmente perché
garantissero il discredito inventato della propria Patria.
A peggiorare le cose, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione
di Spagna sta valutando tagliare gli aiuti che stavano ricevendo i contras
cubani e le loro famiglie accolte a causa degli aggiustamenti di bilancio in
questo settore.
A Cuba, questi soggetti hanno appreso che c'era un modo per guadagnare soldi
facili: vendendo l'anima al diavolo, o meglio e più chiaramente, al nemico
numero uno del proprio popolo. Gli Stati Uniti li mantenne e finanziò con la
consapevolezza che nessuno di loro aveva convinzioni politiche in ciò che
faceva.
Ora, come direbbe il mio vecchio amico John "la canna è in tre pezzi" e
penso che abbiano cominciato a imparare la lezione che dice: "Nel
capitalismo, colui che non lavora ... muore di fame".
E voglia di lavorare, sembra che loro non ne hanno molta.
El suicidio de un cubano en España y el extravío de los
contrarrevolucionarios allí
Miguel Fernández Martínez
El reciente suicidio de uno de los contrarrevolucionarios cubanos que
optaron ir a vivir a España es sinónimo de la situación de desespero en que
se encuentran, al ver desvanecerse la ilusión de que el gobierno ibérico los
mantuviera económicamente, tal y como hizo Estados Unidos mientras
desplegaban sus acciones mercenarias dentro de Cuba
Albert Santiago Du Bouchet Hernández es la nueva víctima. Aún no se conocen
las verdaderas causas que lo impulsaron a quitarse la vida en La Palma ,
Islas Canarias, lugar donde vivía después de ser excarcelado en la isla,
donde cumplía una condena por sus actividades desestabilizadoras,
financiadas y dirigidas desde Washington.
Du Bouchet es un botón de muestra del incierto futuro elegido por ese
minúsculo grupo de cubanos que malviven en España, después que utilizaron
las supuestas tareas de “defensa de los derechos humanos” en Cuba, como
trampolín para emigrar hacia sociedades capitalistas.
En España, estos “patriotas” cubanos esperaban ser recibidos como héroes y
reclamaron como legítimo se les mantuviera económicamente, con casa, dinero
y comida a costa de las arcas del estado español.
La realidad fue otra. Y por ahí andan escandalizando, agrediendo,
maldiciendo y culpando a Cuba de sus desgracias. Para ellos ya pasó el
tiempo del dinero fácil que enviaba mensualmente la USAID para que
garantizaran el descrédito inventado de su propia Patria.
Para colmo de males, El Ministerio de Asuntos Exteriores y de Cooperación de
España está estudiando recortar las ayudas que venían recibiendo los
contrarrevolucionarios cubanos y sus familiares acogidos debido a los
ajustes presupuestarios en este departamento.
En Cuba, estos sujetos aprendieron que había una manera de ganar dinero
fácil, vendiéndole al alma al Diablo –o mejor y más claro- al enemigo número
de su propio pueblo. Estados Unidos los mantuvo y los financió a sabiendas
que ninguno de ellos tenía convicciones políticas en lo que hacía.
Ahora, como diría mi viejo amigo Juan, “la caña se les puso a tres trozos” y
creo que empezaron a aprender la lección que dice: “en el capitalismo, el
que no trabaja,…se muere de hambre”.
Y ganas de trabajar, parece que ellos no tienen muchas.
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La sfortuna dei
mercenari
cubani in Spagna |
5 aprile 2012 -
http://cambiosencuba.blogspot.it/
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Madrid
- (EFE) Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione della Spagna
sta valutando se tagliare gli aiuti che stanno ricevendo gli ex prigionieri
cubani e le loro famiglie accolte in Spagna tra il luglio 2010 e aprile
dello scorso anno a causa degli aggiustamenti di bilancio in questo
dipartimento.
Diversi ex detenuti hanno denunciato a EFE la sospensione dei sussidi che
gli Esteri canalizzava attraverso le organizzazioni sociali della Croce
Rossa, CEAR e Accem.
Di tutti i ministeri, quello guidato da José Manuel García-Margallo, è
quello che ha sofferto un maggior aggiustamento nel budget, con il
54,4% rispetto al 2011.
A causa di questa riduzione, la Segretaria di Stato per la Cooperazione
Internazionale e Iveroamerica sta analizzando la situazione degli ex
prigionieri cubani che sono giunti in Spagna in virtù dell'accordo tra il
precedente governo socialista e il regime di Castro.
"Stiamo cercando il modo migliore per non lasciare nessuno senza difesa, ma
gli aiuti non possono essere infiniti" hanno riferito a EFE fonti
vicine agli Esteri.
Tra il luglio 2010 e aprile 2011, sono giunti in Spagna un totale di 115 ex
detenuti e 647 famigliari.
Circa 500 sono stati suddivisi in appartamenti e centri sociali in varie
città e il resto è andato in altri paesi, principalmente gli Stati Uniti.
Gli ex detenuti hanno ricevuto un aiuto mensile di 700 euro per l' affitto,
oltre a una disposizione per il mantenimento di circa 180 euro per ogni
membro della famiglia, abbonamento trasporto e copertura sanitaria.
La quasi totalità degli ex prigionieri non ha trovato lavoro a causa della
crisi in Spagna e la lentezza del riconoscimento delle loro qualifiche
professionali e universitarie.
Omar Rodriguez Saludes, uno dei primi ex detenuti accolti, ha detto che non
riceve il sussidio dal gennaio scorso, senza aver ricevuto alcuna
giustificazione. "E' un momento di incertezza" ha detto a EFE Rodriguez, che
vive a Gijón (Asturie, nord).
Julio Cesar Galvez, anch'egli giunto nel primo turno nel luglio 2010 ha
denunciato la stessa situazione: "Non ho un centesimo in tasca"..."Tutto
quello che chiedo è un lavoro e così, invece di ricevere, potrei aiutare.
Non si tratta di darmi un pesce da mangiare, ma che mi insegnino a pescare"
dice Galvez.
Regis Iglesias, anch'egli membro del cosiddetto "Gruppo dei 75" che è stato
condannato a Cuba nella
primavera del 2003,
ha dichiarato che "più che carità" ciò che cerca è di poter essere inserito
nella società spagnola con un lavoro.
Secondo Iglesias, l'ultimo contributo che ha ricevuto é stato nello scorso
mese di gennaio. "L'ONG che si occupa di me mi ha detto che gli aiuti sono
terminati e non ci sono soldi per rinnovarlo" ha detto. "Siamo grati alla
Spagna e l'aiuto doveva finire un giorno, ma nell'attuale momento, ci lascia
in una situazione di completo svantaggio", ha commentato Iglesias, che ha
quattro familiari a carico.
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La mala suerte de los mercenarios cubanos en España
Madrid.-(EFE) El Ministerio de Asuntos Exteriores y de Cooperación de España
está estudiando si recorta las ayudas que venían recibiendo los expresos cubanos
y sus familiares acogidos en España entre julio de 2010 y abril del pasado año
debido a los ajustes presupuestarios en este departamento.
Diversos excarcelados denunciaron a Efe la paralización de los subsidios que
Exteriores canalizaba a través de las organizaciones sociales Cruz Roja, CEAR y
Accem.
De todos los ministerios, el que dirige José Manuel García-Margallo, es el que
ha sufrido un mayor ajuste en su presupuesto, con un 54,4 por ciento respecto a
2011.
Debido a esta reducción, la Secretaría de Estado de Cooperación Internacional y
para Iberoamérica está analizado la situación de los expresos cubanos que
llegaron a España en virtud del acuerdo entre el anterior Gobierno socialista y
el régimen castrista.
“Se está buscando la mejor manera para no dejar a nadie desamparado, aunque no
pueden ser ayudas infinitas”, informaron a Efe fuentes cercanas a Exteriores.
Entre julio de 2010 y abril de 2011, vinieron a España un total de 115
excarcelados y 647 familiares.
Unos 500 siguen repartidos en pisos y centros sociales de diversas ciudades y el
resto, se fue a otros países, principalmente a Estados Unidos.
Los excarcelados han venido recibiendo cada mes una ayuda de hasta 700 euros
para alquiler de vivienda, además de una partida para manutención de unos 180
euros por cada miembro del núcleo familiar, abono transporte y cobertura médica.
La casi totalidad de los expresos no ha encontrado trabajo debido a la crisis en
España y a la lentitud de la homologación de sus títulos profesionales y
universitarios.
Omar Rodríguez Saludes, uno de los primeros excarcelados acogidos, aseguró que
no recibe el subsidio desde el pasado mes de enero sin haber recibido ninguna
justificación.
“Es un momento de incertidumbre”, afirmó a Efe Rodríguez, residente en Gijón (Asturias,
norte).
Julio César Gálvez, quien también llegó en la primera tanda en julio de 2010,
denunció la misma situación: “No tengo un céntimo en los bolsillos”.
“Lo único que pido es trabajo y así, en vez de recibir, podré ayudar. No se
trata de que me den un pescado para comer, sino de que me enseñen a pescar”,
comparó Gálvez.
Regis Iglesias, integrante también del llamado “Grupo de los 75” que fue
condenado en Cuba en la primavera de 2003, declaró que “más que caridad”, lo que
busca es poder insertarse en la sociedad española con un empleo.
Según Iglesias, la última contribución que recibió fue el pasado enero. “La ONG
que me atiende me ha dicho que se han acabado las ayudas y no que no hay dinero
para renovarla”, apuntó.
“Estamos muy agradecidos a España y la ayuda tenía que terminar algún día, pero
en el actual momento, nos deja en un situación de desventaja total”, comentó
Iglesias, quien tiene a cuatro familiares a su cargo.
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