Cuba denunciano, ancora una

volta, gli USA per furto di marca

 

 

29 settembre 2012 - www.granma.cu

 

 

Cuba ha denunciato un'altra volta davanti all'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) il governo degli Stati Uniti per permettere che la compagnia Bacardì usurpi la prestigiosa e conosciuta marca di rum Havana Club.

 

“Questa causa ed altri processi in corso contro brevetti e marche cubane nelle corti statunitensi, evidenziano i propositi di fondo: tentare d’annichilire con qualsiasi mezzo i beni intangibili del nostro paese che sono importanti risorse per lo sviluppo sostenibile”, ha dichiarato Nancy Madrigal.

 

La Consigliera della missione cubana davanti agli organismi internazionali con sede a Ginevra, Nancy Madrigal, ha dichiarato che per commettere questo reato, Washington si ripara nella Sezione 211 della Legge Omnibus di Assegnazioni Preventive del 1998.

Nancy Madrigal ha ricordato che dal 2002 il OSD ha stabilito l’incompatibilità della “Sezione 211 della legge Omnibus delle Assegnazioni del 1998”, con l’Accordo sugli Aspetti dei diritti di proprietà intellettuali relazionati al commercio (Adpic) e con al Convegno di Parigi.

 

Per via della Sezione 211 non solo si cancellano i diritti di Cubaexport sulla marca Havana Club, ma si protegge anche il suo illegittimo uso da parte della compagnia Bacardí, che la utilizza, in una chiara azione di pirateria commerciale, dentro gli Stati Uniti, per commerciare un rum che non è d’origine cubana.

 

I testi giuridici della OMC, e in questo caso l’accordo sugli Adpic, devono stare al disopra degli interessi politici individuali di ogni paese ha affermato la diplomatica cubana.


Durante più di 10 anni, ha detto, il governo statunitense non ha avuto la volontà di implementare nessuna azione concreta che possa implicare il compimento delle risoluzioni e raccomandazioni dell'OSD.

L'unico impedimento reale affinché gli Stati Uniti compiano le decisioni dell'OSD è la mancanza di volontà del governo di questo paese, in corrispondenza con la politica di fustigazione e
bloqueo economico, commerciale e finanziario che per più di 50 anni ha mantenuto contro Cuba, denunciò Madrigal.

Contrario alla posizione statunitense, Cuba ha rispettato invariabilmente i diritti inerenti ai più di cinque mila marche e brevetti della nazione settentrionale registrate nella Maggiore delle Antille.

La funzionaria cubana ha dichiarato che l'unica soluzione soddisfacente in questo caso è la deroga integra e senza più dilazioni della Sezione 211.

Vari paesi appoggiarono la dichiarazione di Cuba, tra questi Argentina, Bolivia, Brasile, Cina, Ecuador, Messico, Nicaragua, Repubblica Dominicana, Sudafrica, Venezuela e Zimbabwe.

Rappresentanti di queste nazioni hanno fatto notare che l'inadempimento alle risoluzioni dell'OSD colpisce interessi commerciali essenziali per un paese in via di sviluppo, al tempo che mette in dubbio l'efficacia e credibilità del sistema di soluzione di differenze dell'OMC, segnala una nota di stampa della missione di Cuba a Ginevra.

 

 

Cuba ratifica la denuncia per l’

arbitrarietà contro Havana Club

 

 

6 giugno 2012 - Dalia González Delgado www.granma.cu
 

 

 

Nuovo rum cubano Havanista affronta le misure statunitensi

 

7.6 - Il nuovo rum cubano, battezzato con il nome di Havanista, dovrà affrontare le conseguenze della recente decisione della Corte Suprema statunitense contro il rum Havana Club, hanno dichiarato alti dirigenti francesi vincolati con questa disputa commerciale.

Il direttore generale della compagnia Havana Club International S.A. (HCI), Jerome Cottin-Bizzonne, ed il responsabile marketing, Yves Schlaudeuhaufen, hanno mostrato ottimismo sulla disputa legale con Washington riguardante il principale rum dell’Isola, l’Havana Club.

Autorità de L’Avana hanno denunciato le decisione del 14 maggio scorso del massimo tribunale con sede a Washington DC che ha negato alla compagnia Cubaexport la possibilità di difendere il suo diritto di iscrizione del marchio negli Stati Uniti.

Cottin-Bizzonne ha spiegato che per affrontare tale discriminazione commerciale, generata dal blocco contro Cuba in atto dagli anni ’60 del secolo scorso, la sua compagnia ha creato il marchio Havanista, registrato nel paese nordamericano dal 2011.

Ha chiarito che si tratta di difendere il marchio ed i diritti dei consumatori statunitensi, infatti superati gli ostacoli commerciali contro Cuba potranno vendere l’Havanista negli Stati Uniti.

Questo rum, ha spiegato, ha la stessa bottiglia, la stessa qualità e l’identico modo di comunicare i valori de L’Avana e la sua cultura. Questo non significa l’abbandono della difesa del Havana Club, molto richiesto dagli statunitensi, ha aggiunto.

I dirigenti francesi hanno evidenziato che la loro impresa mista possiede le capacità per soddisfare il mercato statunitense del rum cubano qualora fossero rimosse le barriere economiche citate in precedenza.

La prova della grande qualità del Havana Club, hanno sottolineato, è costituita dal trionfo del marchio nel resto del mondo. CubaRon si associò con Pernod Ricard nel 1993 e crearono HCI per difendere questo rum, e questa collaborazione prosegue con successo.

Questo prodotto cubano, hanno insistito, è il preferito dai baristi dei 50 bar più famosi della città, non solo tra i rum ma tra tutti gli alcolici; questi specialisti non decidono in base al marketing, ma valutano le caratteristiche del prodotto.

Nel 2011, Havana Club ha venduto in oltre 120 nazioni 3,8 milioni di confezioni (circa 45 milioni di bottiglie), e sperano di concludere quest’anno con 4 milioni, nonostante la crisi che colpisce mercati importanti come Italia, Spagna e Grecia.

Altri mercati compensano questa situazione, come nel caso della Francia, la Germania (attualmente il principale mercato), ed i Duty Free (negozi esentasse in porti ed aeroporti).

Una dimostrazione lampante di questo impatto è stato il Grand Prix Internacional di cocktail svoltosi presso l’Hotel Sevilla de L’Avana, con la partecipazione di 39 specialisti provenienti da altrettanti paesi.

 

Cuba ha ratificato, martedì 5 giugno, la sua denuncia contro il governo degli Stati Uniti per la decisione della Corte Suprema statunitense di chiudere le opportunità giuridiche che permettano all’impresa Cubaexport di difendere la proprietà del marchio Havana Club nel paese nordamericano.

 

Il tema è stato oggetto di analisi durante una videoconferenza tra Parigi e L’Avana, con la partecipazione di funzionari, esperti e rappresentanti di Cuba Ron e di Pernod Ricard, compagnia francese distributrice internazionale del Havana Club.

 

“La base di quanto oggi stiamo analizzando è il blocco economico, commerciale e finanziario che si applica contro Cuba, e che è stato condannato dall’Assemblea Generale delle Nazione Unite per 20 anni consecutivi. Pertanto, noi crediamo che la soluzione a tutte queste differenze, a tutti questi conflitti, è data, in primo luogo, dalla necessità di porre fine a questo blocco”, ha espresso Abelardo Moreno, viceministro delle Relazioni Estere di Cuba.

 

Juan González, presidente della Corporazione Cuba Ron S.A., ha ricordato che nel gennaio del 2002, l’Organo d’Appello dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) decise che la sezione 211 (che impedisce ai titolari cubani e ai successori degli interessi di cubani, di poter contare con il riconoscimento dei propri diritti su marchi o nomi commerciali in territorio statunitense) viola gli obblighi riguardanti la proprietà intellettuale relazionati con il commercio.

 

“Incitiamo il governo statunitense ad adeguarsi con le decisioni della OMC”, ha affermato dalla Francia Olivia Lagache, rappresentante giuridica di Havana Club International.

 

Gli USA hanno violato il convegno di Parigi sulla proprietà intellettuale, esistente dal 1883, ha dichiarato Moreno. “È stata una sequenza di violazioni ed inadempienze, delle quali quest’ultimo episodio rappresenta quella definitiva e probabilmente più grave”, ha sottolineato.

 

Alina Revilla, direttrice degli Organismi Economici Internazionali del Ministero del Commercio Estero ed Investimenti Stranieri, ha spiegato che le risposte di Washington sono sempre meno trasparenti quando si tratta di azioni per eliminare o derogare la sezione 211. “L’obiettivo finale è privare Cuba dei suoi diritti più elementari”, ha assicurato la specialista.

 

Negli ultimi due anni (ha dichiarato Moreno), il Governo cubano ha inviato un gran numero di note diplomatiche per interessarsi dell’iscrizione del marchio Havana Club.

L’esistenza di azioni dirette del Governo da parte di Cuba di fronte ad entità del governo degli Stati Uniti, conferiscono a questo processo un carattere ufficiale. A maggior ragione quando le decisioni prese dagli USA sono anche decisioni governative, infatti sono stati coinvolti il Dipartimento di Stato ed il Dipartimento del Tesoro, che non sono entità giuridiche ma entità esecutive, ha argomentato il viceministro.

 

“Cuba seguiterà a lottare insieme ai colleghi della Pernord Ricard, e continueremo a denunciare attraverso tutti i mezzi a nostra disposizione questa arbitrarietà, e riservandoci il diritto di predisporre tutte le azione e misure che considereremo necessarie al momento opportuno”, ha concluso Moreno.

 

 

Bacardi priva gli statunitensi del diritto

di godere del vero rum cubano

 

 

5 giugno 2012 - www.granma.cubaweb.cu

 

 

 

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha chiuso le possibilità legali che avrebbero permesso alla società cubana Cubaexport di difendere la proprietà della marca Havana Club negli Stati Uniti. La decisione della Corte di non esaminare questo problema, apre la strada perché si privi definitivamente, tale società cubana, del diritto di mantenere la titolarità di una marca registrata da oltre 30 anni negli Stati Uniti.

 

Con questa decisione si conclude un'infamia che si stava covando da oltre 20 anni.

 

Nella decade del 90, i settori estremisti della Florida, approfittando della precaria situazione della nostra economia a seguito della scomparsa dell'Unione Sovietica e del blocco socialista europeo, effettuarono manovre di ogni genere di fronte agli organi legislativi USA al fine di ostacolare e distruggere le relazioni economiche e commerciali di Cuba con il resto del mondo. Come parte di questa strategia sono state adottate le leggi Torricelli (1992) e Helms-Burton (1996), con l'obiettivo di infliggere alla Rivoluzione la stoccata finale.

 

Non contenta di quelle leggi, la macchina politica statunitense, in segno di gratitudine per i non trascurabili contributi finanziari consegnati dalla lobby anti-cubana della Florida, avrebbe emesso altre norme dirette  a colpire gli interessi delle imprese cubane e sulle loro associazioni con imprese straniere.

 

L'esempio più eclatante ha preso forma nel 1998 con l'approvazione della Sezione 211 della Legge Omnibus delle Assegnazioni per l'anno 1999 (1). Questa aberrazione giuridica costituì l'argomento legale attraverso cui le autorità giudiziarie e amministrative USA hanno rifiutato di rinnovare, da allora, la registrazione della marca Havana Club.

 

Durante tale periodo, l'azienda Bacardí, i cui dirigenti non solo si sono dedicati al business delle bevande ma anche a quello della controrivoluzione, si dedicò ad impedire, con ogni mezzo, che di fronte ad una potenziale eliminazione del blocco contro Cuba, il rum Havana Club venisse venduto sul mercato statunitense, e al tempo stesso fecero tutti gli sforzi possibili per assumere la titolarità del marchio.

 

Dal 1995, le aziende Cubaexport, Cuba Ron e la società francese Pernod Ricard, distributrice internazionale del rum Havana Club, hanno lottato per mantenere la registrazione del noto marchio  presso il Patent and Trademark Office degli Stati Uniti. Da parte sua, l'Organo di Conciliazione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) sentenziò, nel 2002, contro gli Stati Uniti e chiese l'eliminazione della  già citata Sezione 211, considerandola contraria ai principi stabiliti negli Accordi di Proprietà Intellettuale Vincolati con il Commercio (ADPIC), e che viola i principi del trattamento nazionale e della nazione più favorita, oltre a rompere le regole della Convenzione di Parigi per la Protezione della Proprietà Industriale, di cui gli Stati Uniti sono parte dal 1887.

 

Nel 2005 l'Unione Europea raggiunse un'intesa con gli Stati Uniti per cui l'UE decise di non sospendere le concessioni commerciali al detto paese in risposta alla Sezione 211, ma si riservava il diritto di farlo in futuro, al mantenersi in vigore tale misura. Mai lo ha fatto nonostante che nelle sessioni dell'Organo di Conciliazione dell'OMC, per oltre dieci anni, i rappresentanti degli Stati Uniti non hanno fornito alcuna azione concreta per revocare o derogare questa Sezione. Chiaramente, il governo statunitense ha preso in giro, anno dopo anno, l'Unione Europea e non ha adottato alcuna misura per conformarsi alle decisioni dell'Organo di Conciliazione.

 

Le successive amministrazioni USA hanno ignorato non solo i dettami del WTO, ma anche l'appello di associazioni e corporazioni dell'industria e del commercio, che hanno sostenuto l'abrogazione della Sezione 211 ed evitare così una potenziale guerra di marche tra Cuba e gli USA.

 

La complicità del governo degli Stati Uniti arriva al punto di porre a rischio la protezione di circa 6000 marche di società USA registrate a Cuba per il semplice fatto soddisfare gli interessi di un minuscolo gruppo di politici e uomini d'affari, raccolti tutti intorno alla società Bacardi.

 

L'idea di Bacardi vendere il rum negli Stati Uniti con il marchio Havana Club è semplicemente un sogno impossibile. Bacardi non potrebbe commercializzare un rum con questo nome quando né i mieli che userebbe sarebbero prodotti a Cuba né i maestri roneros sarebbero cubani. Inoltre, non ci sarebbe alcuna connessione geografica con Cuba o Havana.

 

L'unico legame geografico è l'illusione dei dirigenti Bacardi di far ritornare Cuba ad un passato di dipendenza e di ingiustizia, illusione che li ha portati a consumare notevoli risorse finanziarie e ad associarsi a gruppi di esiliati cubano americani con una nota storia di violenza e terrorismo.

 

Dato  che Bacardi non produrrà mai un rum genuinamente cubano, né per la qualità né per origine, è una controsenso che il governo nordamericano ponga gli interessi di una società al di sopra di altre migliaia a cui Cuba ha riconosciuto, fin oggi, i marchi.

 

Durante questo contenzioso, il Dipartimento di Stato ha incaricato l'Ufficio per il Controllo degli Attivi Stranieri (OFAC) di non rilasciare la licenza a Cubaexport per rinnovare la registrazione del marchio Havana Club, sostenendo che non sarebbe coerente con la politica del governo USA verso Cuba.

 

Tutto è chiaro. Concedere la licenza per rinnovare il marchio Havana Club presso il Patent and Trademark Office degli Stati Uniti non è in linea con la politica di strangolamento economico che, da oltre mezzo secolo, ha guidato il governo degli Stati Uniti. Il blocco economico è il principio fondamentale dell'agire USA, non importa neppure che tale strategia si scontri con i legittimi interessi commerciali ed economici delle società e degli imprenditori USA e con le libertà e i diritti che garantisce, ai propri cittadini, la Costituzione degli Stati Uniti.

 

In attesa di un soffio di sensatezza, gli imprenditori cubani e francesi continuano a mietere successi nella commercializzazione di rum cubano in tutto il mondo. Sempre più si vende il rum Havana Club di Cuba, perché l'altro, quello di Bacardi, mai lo sarà.

 

 

(1) Adottata il 21 ottobre 1998, in forma surrettizia e con l'ignoranza della maggior parte dei legislatori che a quel tempo approvarono la Legge Omnibus Consolidata e di Appropriazioni di Emergenza Supplementare. La norma impedisce che proprietari cubani e successori negli interessi di cittadini cubani, possano contare sul riconoscimento e sfruttamento, nel territorio degli Stati Uniti, dei loro diritti su marchi o nomi commerciali.

 

 

Bacardí despoja a los estadounidenses del derecho a disfrutar del verdadero ron cubano


La Corte Suprema de Estados Unidos ha cerrado las oportunidades jurídicas que permitían a la empresa cubana Cubaexport defender la propiedad de la marca Havana Club en territorio estadounidense. La decisión de la Corte de no examinar este asunto, abre el camino para que se despoje definitivamente a esa compañía cubana del derecho de mantener la titularidad de una marca registrada desde hace más de 30 años en Estados Unidos.

Con esta decisión concluye una infamia que se venía gestando desde hace más de 20 años.

En la década de 1990, los sectores extremistas de Florida, aprovechando la precaria situación de nuestra economía a resultas de la desaparición de la Unión Soviética y del campo socialista europeo, llevaron a cabo maniobras de todo tipo ante los cuerpos legislativos norteamericanos a fin de obstaculizar y destruir las relaciones económicas y comerciales de Cuba con el resto del mundo. Como parte de esa estrategia se aprobaron las leyes Torricelli (1992) y Helms-Burton (1996), con el objetivo de propinarle a la Revolución la estocada final.

No satisfecha con aquellas leyes, la maquinaria política del país norteño, en agradecimiento a las contribuciones financieras no despreciables entregadas por el lobby anticubano de La Florida, emitiría otras normas dirigidas a afectar los intereses de compañías cubanas, así como sus asociaciones con empresas extranjeras.

El ejemplo más patente se concretó en 1998, al aprobarse la Sección 211 de la Ley Ómnibus de Asignaciones para el año 1999 (1). Esa aberración jurídica constituyó el argumento legal en virtud del cual los órganos judiciales y administrativos estadounidenses han negado desde entonces la renovación del registro de la marca Havana Club.

Durante ese periodo, la empresa Bacardí, cuyos ejecutivos no solo se han dedicado al negocio de las bebidas, sino también al de la contrarrevolución, se dedicó a impedir por cualquier medio que ante una potencial eliminación del bloqueo contra Cuba, el ron Havana Club se vendiese en el mercado norteamericano, a la par que hicieron todos los esfuerzos posibles para apropiarse de la titularidad de la marca.

Desde 1995, las empresas Cubaexport, Cuba Ron y la compañía francesa Pernod Ricard, distribuidora internacional del ron Havana Club, batallaron por mantener el registro de la reconocida marca ante la Oficina de Marcas y Patentes de Estados Unidos. Por su parte, el Órgano de Solución de Diferencias (OSD) de la Organización Mundial del Comercio (OMC) falló, en el año 2002, en contra de Estados Unidos y reclamó la eliminación de la ya citada Sección 211, al considerarla contraria a los principios establecidos en los Acuerdos de Propiedad Intelectual Vinculados con el Comercio (ADPIC), y ser violatoria de los principios del trato nacional y de nación más favorecida, además de quebrantar las regulaciones del Convenio de París para la Protección de la Propiedad Industrial, del que Estados Unidos es parte desde 1887.

En el año 2005 la Unión Europea alcanzó un entendimiento con los Estados Unidos por medio del cual la UE acordó no suspender concesiones comerciales a dicho país en respuesta a la Sección 211, pero se reservaba el derecho de hacerlo en el futuro, de mantenerse vigente tal medida. Nunca lo ha hecho a pesar de que en las sesiones del Órgano de Solución de Diferencias de la OMC, durante más de diez años, los representantes norteamericanos no han presentado acción concreta alguna para revocar o derogar dicha Sección. Evidentemente, el gobierno estadounidense se ha burlado año tras año de la Unión Europea y no ha dado ningún paso para cumplir con las decisiones del OSD.

Sucesivas administraciones norteamericanas han ignorado no solo el dictamen de la OMC, sino también la solicitud de asociaciones y gremios de la industria y el comercio, los cuales han abogado por la derogación de la Sección 211 y evitar así una potencial guerra de marcas entre Cuba y Estados Unidos.

La complicidad del gobierno estadounidense llega al punto de poner en riesgo la protección de alrededor de 6 000 marcas de empresas de su país registradas en Cuba por el solo hecho de satisfacer los intereses de un grupo minúsculo de políticos y empresarios, nucleados todos alrededor de la compañía Bacardí.

La idea de Bacardí de vender un ron en Estados Unidos empleando la marca Havana Club, es sencillamente un sueño imposible. Bacardí no podría comercializar un ron con ese nombre cuando ni las mieles que usaría serían producidas en Cuba ni los maestros roneros serían cubanos. Además, no existiría ninguna conexión geográfica con Cuba o La Habana.

El único vínculo geográfico es la ilusión de los ejecutivos de Bacardí de hacer regresar a Cuba a un pasado de dependencia e injusticia, ilusión que los ha llevado a gastar cuantiosos recursos financieros y a asociarse a grupos de exiliados cubanoamericanos con un reconocido historial de violencia y terrorismo.

Dado que Bacardí nunca producirá un ron genuinamente cubano ni por su calidad ni su origen, es un contrasentido que el gobierno de Estados Unidos coloque el interés de una compañía por encima de otras miles a las cuales Cuba les ha reconocido hasta hoy sus marcas.

Durante este litigio, el Departamento de Estado instruyó a la Oficina para el Control de Activos Extranjeros (OFAC) que no emitiera la licencia a Cubaexport para renovar el registro de la marca Havana Club, argumentando que no estaría en correspondencia con la política de su gobierno hacia Cuba.

Todo está claro. Otorgar la licencia para renovar la marca Havana Club ante la Oficina de Marcas y Patentes de Estados Unidos no está en línea con la política de asfixia económica que durante más de medio siglo ha guiado al gobierno de Estados Unidos. El bloqueo económico es el principio fundamental de la actuación estadounidense, no importa siquiera que esa estrategia choque con los intereses comerciales y económicos legítimos de compañías y empresarios norteamericanos, y con las libertades y derechos que otorga a sus ciudadanos la Constitución de Estados Unidos.

Mientras se espera por un soplo de sensatez, los empresarios cubanos y franceses continúan cosechando éxitos en la comercialización del ron cubano en todo el mundo. Cada vez se vende más el ron Havana Club de Cuba, porque el otro, el de Bacardí, nunca lo será.

(1) Adoptada el 21 de octubre de 1998, de forma subrepticia y con el desconocimiento de la mayoría de los legisladores que en ese momento aprobaban la Ley Ómnibus Consolidada y de Apropiaciones de Emergencia Suplementaria. La norma impide que titulares cubanos y sucesores en interés de nacionales cubanos, puedan contar con el reconocimiento y disfrute en territorio estadounidense de sus derechos sobre marcas o nombres comerciales.