L’ipocrisia nordamericana |
29
maggio 2012 - da Granma traduzione di Ida Garberi
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Un articolo di Prensa Latina riporta la notizia che l’Ufficio di Industria e Sicurezza del Dipartimento di Commercio degli Stati Uniti ha preso una misura in più per rafforzare il bloqueo contro Cuba, imponendo una miliardaria multa alla succursale panamense della Ericsson, gigante svedese delle telecomunicazioni.
La filiale dell’Ericsson si è vista forzata a confessare alle autorità nordamericane che aveva commesso il “delitto” di mandare negli Stati Uniti telefoni cellulari che si usavano a Cuba, per essere riparati nelle installazioni dell’Ericsson in questo paese. In cambio di questa confessione, l’impresa ha ricevuto lo “sconto” di una multa per un milione settecento cinquanta e tre mila dollari.
La notizia ci porta a riflettere che il governo nordamericano, nella sua ostinazione per ristabilire la sua dominazione sull’isola, non solo continua violando le più elementari norme del diritto internazionale mantenendo il bloqueo al nostro paese, ma ha portato al delirio la giustificazione della sua ostilità.
Risulta che il Dipartimento di Stato si sforza all’inverosimile per giustificare che un cittadino nordamericano, catturato a Cuba in flagrante delitto di regalare in territorio cubano equipe di telecomunicazioni di alta tecnologia usati dal Dipartimento di Difesa e dalla CIA, che furono introdotti come parte delle azioni sovversive che l’Agenzia Internazionale di Sviluppo degli Stati Uniti porta a termine contro la nostra patria, non è altro che un “buon” cittadino preoccupato perché il popolo cubano disponga di efficaci mezzi di telecomunicazioni.
Allo stesso tempo, il governo degli Stati Uniti persegue, molesta ed obbliga a confessare sotto minacce un “delitto” di una riconosciuta impresa di telecomunicazioni di origine svedese, inclusa in un legittimo commercio con Cuba in rispetto alle leggi ed alla sovranità cubane, al fine di partecipare, d’accordo con le regole del commercio internazionale, al miglioramento ed all’incremento dei servizi di telecomunicazioni usati dal popolo e dall’economia cubani.
Chi con inganni e perfidia arrivò a Cuba per eseguire i piani sovversivi di Washington, è un “buona persona” e deve considerarsi immune ed intoccabile, secondo l’interpretazione dell’impero. Ma l’impresa che, compiendo tutte le norme e le regole del commercio internazionale, si invischia nei piani di sviluppo delle telecomunicazioni cubane è un “violentatore” che deve essere perseguito e castigato.
Il colmo dell’ipocrisia yankee!
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