Cosa possiamo fare di più?

Frammento del discorso pronunciato durante la cerimonia svolta nell’Istituto Superiore Politecnico “José Antonio Echeverría” nella Giornata “Cinque giorni per i Cinque”

 

 

19.06.2013 - Alarcon de Quesada www.granma.cu

 

 

Secondo José Martí “gli studenti sono il baluardo della libertà e il suo esercito più fermo, ed è stato così in tutta la storia di Cuba.

 

Questa tradizione gloriosa ininterrotta è una sfida molto chiara per gli universitari di oggi rispetto al caso dei nostri compagni, tutti forgiati nelle nostre aule, che presto compiranno quindici anni d’ingiusta reclusione per aver difeso tutti i cubani  dal terrorismo promosso da Washington contro questa Isola e il suo popolo.

 

Come essere davvero una baluardo e un esercito nella battaglia per liberare Gerardo, Ramón, Antonio e Fernando?  Prima di tutto si deve apprezzare obiettivamente la situazione, valutare esattamente le forze e le debolezze dei contendenti, disegnare una strategia adeguata e soprattutto lottare conseguentemente sino alla vittoria.

 

La nostra forza principale è la totale innocenza dei compagni e la complicità con il terrorismo di coloro che li hanno accusati e condannati,  in una farsa giudiziaria il cui unico proposito era giustificare le azioni terroristiche contro Cuba e difendere apertamente i terroristi. 

 

Tutto questo è perfettamente registrato in documenti pubblici che si possono leggere nell’incartamento intitolato “Gli Stati Uniti contro Gerardo Hernández” della Corte Federale del Distretto Sud della Florida.

 

La nostra principale debolezza, e la più ovvia, è che quello che ho appena detto è ignorato da quasi tutti negli Stati Uniti. E  non per caso.

 

Il Governo di questo paese si è incaricato di coprire il caso dei Cinque con la più ferrea censura e lo fa perchè se il popolo nordamericano sapesse la verità, scoprirebbe che coloro che lo governano sono complici del terrorismo, e perché se accedessero a questa verità, sorgerebbe un movimento di solidarietà realmente ampio e poderoso che lo obbligherebbe a liberare i nostri compagni.

 

E allora che fare ? Come abbattere il muro di silenzio che circonda questo caso?

 

Ci vorrebbe troppo tempo per riferire le innumerevoli violazioni e i numerosi occultamenti che hanno accompagnato questo interminabile processo giudiziario, che è stato il più lungo nella storia degli Stati Uniti.

 

Mi concentrerò in alcuni aspetti chiave.

 

Gerardo, Ramón, Antonio e Fernando stanno aspettando che la giudice Lenard, la stessa che ha emesso la sentenza iniziale, si pronunci sugli appelli straordinari o “habeas corpus”, l’ultima risorsa legale che hanno a disposizione.

 

È una battaglia complessa e difficile,  impossibile da vincere se non sarà accompagnata dalla solidarietà, se non si svolgerà anche al di fuori delle sale del tribunale e se non parteciperemo anche noi che non siamo reclusi.

 

L’elemento comune dei quattro ricorsi è la cospirazione del Governo con i media locali e i giornalisti di Miami  finanziati  e diretti dal Governo per scatenare un’intensa campagna di odio contro gli accusati, facendo pressione e minacciando i membri della giuria sino a rendere impossibile un processo giusto.

 

Questo ambiente è stato  giudicato, nel 2005, da un gruppo della Corte d’Appello di Atlanta  come “una tormenta perfetta” di pregiudizi e di ostilità e li portò ad annullare  il processo.

 

Nel 2006 si è  scoperto che l’azione di quei giornalisti era opera del Governo da allora e sono passati sette anni.

 

Varie organizzazioni della società civile nordamericana reclamano dal Governo che riveli la portata della cospirazione. La stessa  esigenza è fondamenta del “habeas corpus”, ma  il governo insite cocciutamente ad occultare la verità e la stampa, silenziando queste illegalità e si fa complice dei cospiratori.

 

Il “habeas corpus” di Gerardo include, inoltre altre questioni d’importanza speciale: da una parte si reitera la questione dell’occultamento e della manipolazione delle prove presentate contro di lui  per accusarlo falsamente di cospirazione per commettere assassinio di primo grado, un’infame calunnia per la quale è stato condannato a morire in prigione. Non è la prima volta che la difesa sollecita di accedere alle presunte prove. Lo sta facendo da quando è cominciato il processo a Miami, quasi quindici anni fa.

 

Adesso sollecita anche che si conceda a Gerardo un’udienza nella quale possa confutare direttamente le menzogne tendenziose usate contro di lui.

 

La sua domanda include il reclamo fatto al governo per far sì che si consegnino le immagini  prese dai satelliti sull’incidente del 24 febbraio del 1996, avvenimento usato maliziosamente per fabbricare “la cospirazione per assassinare”.

 

Indipendentemente dal fatto che lo stesso governo statunitense si vide obbligato a riconoscere che mancava di prove per vincolare Gerardo a quell’incidente, il rifiuto di Washington di mostrare le immagini è molto chiaro. Dal 1996 si negano le immagini e nessuno ha potuto vederle.

 

È stato negato all’ Organizzazione dell’Aviazione Civile Internazionale, al Consiglio di Sicurezza della ONU e al tribunale di Miami. 

 

Sono state  respinte diverse gestioni di prestigiose istituzioni nordamericane. Come spiegare un simile atteggiamento negativo? La sola spiegazione  possibile oggi, 17 anni dopo il fatto, è che l’incidente e avvenuto in territorio cubano e come conseguenza il tribunale nordamericano non aveva giurisdizione al rispetto.

 

Washington può agire così perchè ha sempre avuto la complicità dei media di comunicazione.

 

Ora invece di mostrare le prove che nasconde, la Procura ha chiesto l’eliminazione della parte sostanziale dell’Appello presentata da Gerardo.

 

Però anche questa insolita azione non è stata una notizia. E allora: che fare?

 

Aspettare che le grandi corporazioni mediatiche diffondano la verità sarebbe perlomeno ingenuo. O lo facciamo noi che siamo impegnati con questa causa o non lo farà nessuno.

 

Come farlo?

 

 Utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione, i tradizionali e quelli che offrono le nuove tecnologie, per disseminare la verità e spiegarla, al di là della retorica, con un linguaggio chiaro e diretto e con argomenti comprensibili per chiunque.

 

I più convincenti, quelli che nessuno può negare, quelli che provano la terribile ingiustizia commessa contro i nostri compagni,  si trovano nei documenti ufficiali  delle stesse autorità nordamericane. 

 

Usiamoli! In questi documenti si dimostra che i Cinque non hanno commesso alcun delitto e che il processo  realizzato contro di loro aveva il solo proposito di appoggiare i terroristi che organizzano quelle azioni criminali che i nostri compagni cercavano di ostacolare.