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Viceministra cubana denuncia la complicità degli USA con il terrorismo |
14 settembre 2013 - O.O.Leon www.granma.cu
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Il caso degli antiterroristi cubani reclusi negli Stati Uniti è una prova indiscutibile della complicità di Washington con il terrorismo, ha affermato la viceministra delle Relazioni Estere, Ana Teresita González, che ha chiuso l’Incontro Internazionale per la Liberazione di Gerardo Hernández, Fernando González, Antonio Guerrero e Ramón Labañino, condannati ingiustamente a enormi condanne nelle carceri degli Stati Uniti.
Tutti loro, con René González, che ha scontato più di 12 anni dietro le sbarre, furono detenuti 15 anni fa a Miami.
"Furono giudicati e condannati perchè si erano infiltrati nei gruppi dei terroristi d’origine cubana che operano apertamente a Miami. Questi gruppi hanno realizzato azioni di terrorismo in Cuba e negli Stati Uniti, ha affermato la Viceministra, assicurando che i Cinque, come sono conosciuti internazionalmente, non hanno commesso alcun delitto, ma senza dubbio li hanno condannati dopo un processo pieno di irregolarità, dalle accuse iniziali, sino alla sentenza”.
“Il governo nordamericano ha cospirato con mezzi di diffusione e giornalisti di Miami, per fomentare una campagna di odio contro gli accusati e questo fu motivo di pressioni politiche e condizionò il processo e la giuria”, ha ricordato ancora.
“L’amministrazione statunitense non vuole rivelare la portata della cospirazione nonostante i richiami legali e solidali, ha detto Ana Teresita González, criticando le restrizioni e le punizioni sofferte dagli antiterroristi cubani, con il silenzio complice dei mezzi di comunicazione nordamericani, la manipolazione e la tergiversazione del caso.
La Viceministra ha invitato la comunità internazionale ad estendere il movimento di solidarietà con i Cinque e a domandare al presidente Barack Obama di usare il suo potere e firmare un indulto, ponendoli in immediata libertà.
L’Incontro di Solidarietà ha contato con molti interventi di figure nazionali e internazionali e quello di René González, che ha sottolineato la dignità dei suoi compagni di causa, che non sono stati piegati nonostante questi 15 anni d’ingiusta reclusione.
L’Incontro internazionale per la libertà
dei Cinque, 15 anni: basta già!
13 settembre 2013 - Claudia Fonseca Sosa www.granma.cu
Con la lettura di un messaggio dell’Eroe della Repubblica di Cuba, Fernando González Llort sul recente decesso del noto intellettuale nordamericano Saul Landau, è iniziato ieri nell’Hotel Nacional di Cuba, l’Incontro Internazionale per la libertà dei Cinque. 15 anni. Basta già! Fernando ha segnalato il lavoro impegnato svolto da Landau, con il suo talento e la sua sensibilità, per la causa dei combattenti antiterroristi cubani.
Il miglior omaggio che gli possiamo rendere è lottare senza riposo sino alla vittoria, ha sottolineato.
Poi Mirtha Rodríguez, madre di Antonio Guerrero, ha letto un messaggio scritto da suo figlio dalla prigione in cui è rinchiuso negli Stati Uniti.
Antonio ha ringraziato per le espressioni di solidarietà che lui e i suoi fratelli di lotta hanno ricevuto in questi 15 anni d’ingiusta reclusione, provenienti da ogni latitudine del mondo e da persone di tutte le età.
“È l’amore che ci hanno dimostrato in questi 15 anni che ci ha permesso di resistere senza il minimo sintomo di pazzia, di pessimismo, di abbandono: anzi, al contrario, la nostra convinzione è sempre più netta!”, ha aggiunto.
Durante l’inaugurazione dell’incontro, al quale partecipano rappresentanti di 33 paesi, è stato presentato il documentario “15 anni, basta già!”, dei registi di audiovisivi Liudmila Talancón e Alexei Parra.
Erano presenti Bruno Rodríguez Parrilla, membro del Burò Politico del Partito e ministro delle Relazioni Estere, José Ramón Balaguer Cabrera, membro della Segretaria del Partito e capo del suo Dipartimento delle Relazioni Internazionali, e Kenia Serrano, presidentessa dell’Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli, intellettuali, sportivi, artisti cubani e i familiari degli antiterroristi cubani.
RAUL GARCES: LA CAMPAGNA #CINTASAMARILLAS CI
INSEGNA A FARE COMUNICAZIONE POLITICA
12 settembre 2013 - www.cubadebate.cu
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Manning , i Cinque e immoralità dell'Impero |
12 settembre 2013 - Ricardo Alarcon de Quesada www.cubadebate.cu
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La battaglia legale per la liberazione di Gerardo, Ramón, Antonio e Fernando è oggi dove stava un anno fa. Siamo ancora in attesa della decisione della giudice.
Continuiamo chiedendo che obblighi il Governo a fornire le prove che
occulta della sua cospirazione con un gruppo di pseudo giornalisti
che pagò e diresse per trasformare il processo di Miami in una
grottesca burla della giustizia.
E ancora aspettiamo il giorno che i cosiddetti mezzi di informazione
pongano fine al silenzio con cui si fanno complici di un'operazione
che macchia ed offende il giornalismo.
Il processo svolto contro i Cinque a Miami è stato, fin dal primo
giorno, una monumentale violazione della legalità e la più
elementare etica.
L'elenco di queste violazioni è lunga ed è parte dell'appello in
corso. Non mi addentrerò
oltre.
Ora preferisco concentrarmi su un aspetto che mostra la profonda
immoralità che è l'essenza stessa di questo caso.
I Cinque sono stati puniti per aver fatto qualcosa che, lungi
dall'essere un crimine, costituisce un merito di eccezionale valore:
hanno combattuto contro il terrorismo senza usare la forza o la
violenza.
Per nascondere questa verità incontrovertibile, il Governo che li ha
accusati, con l'aiuto dei mezzi di comunicazione al suo servizio, li
presentò come persone che avrebbero potuto essere disposti a
praticare lo spionaggio. Non li accusarono
di spionaggio perché non potevano farlo, perché di tal fatto non c'è
mai stata alcuna prova, come ha riconosciuto, nel
2009, con una sentenza
unanime, l' intera Corte d'Appello.
Così accusarono Gerardo, Ramón e Antonio di "cospirazione"; solo di
"cospirazione", per un
presunto tentativo,
in un futuro ipotetico, di commettere un tale crimine.
Tuttavia per questa inventata "cospirazione" hanno imposto, ai tre,
l'ergastolo che è la pena massima che la legge riserva per
l'esecuzione di reali azioni di spionaggio.
E la stessa Corte di Atlanta li ha quindi dichiarati illegali, li ha
annullati e ha ordinato che Ramón ed Antonio fossero, di nuovo,
processai.
Mentre si
svolgeva
la saga dei nostri compagni altri casi sono stati ventilati fuori da
Miami in cui altre persone sono state
accusate di spionaggio, non
di "cospirazione" per spiare ma di aver realizzato concrete azioni
di spionaggio.
In alcuni casi si trattò, secondo le autorità, di spionaggio su
vasta scala ed i suoi autori erano individui che disimpegnavano
importanti funzioni ufficiali, anche nelle forze armate degli Stati
Uniti.
Nessuno di loro è stato condannato al carcere a vita.
Tutti hanno ricevuto condanne molto più basse rispetto alle nuovi
sentenze di Ramón e Antonio e alcuni le hanno già scontate e da
tempo hanno riacquistato la libertà.
In
questo momento c'è un caso che ha commosso il mondo.
Un
giovane soldato nordamericano,
Bradley
Manning, ha fatto la storia
aiutando a
rivelare, per mezzo di Wikileaks, migliaia di informazioni segrete
che hanno messo a nudo la politica di un Impero che viola,
sistematicamente, le norme del diritto e calpesta la sovranità di
tutte le nazioni.
Manning non merita alcuna punizione per ciò che ha fatto.
Egli è realmente un eroe.
Senza cercare alcun vantaggio
per sé ha rischiato la sua vita perché il mondo conoscesse la verità
e perciò merita onore e gratitudine.
Contro
Manning si é sollevata la furia dell' Impero.
È stato sottoposto a un confinamento brutale e prolungato e
scatenato una feroce campagna per denigrarlo come una terribile
"spia" che ipoteticamente avrebbe gravemente danneggiato la
sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Non
è stato accusato di "cospirazione".
Le accuse che gli hanno fatto sono molto più gravi.
Egli è stato accusato di aver svelato i segreti che sono ora a
disposizione di milioni, qualcosa che Washington ha presentato al
mondo come un atto di spionaggio senza precedenti per cui ha chiesto
le peggiori punizioni.
Il Tribunale Militare che ha giudicato Manning gli ha imposto,
tuttavia, una sentenza di 35 anni di carcere.
Questa è una condanna del tutto ingiusta perché la sua azione non
aveva nulla di criminale ma molto di eroismo. Ma il contrasto tra questa sentenza e quella dettata dalla Corte di Miami contro i nostri compagni è molto rivelatrice. Gerardo, Ramón e Antonio, collettivamente, sono sati sanzionati a quattro ergastoli più 44 anni. Loro non erano membri delle forze armate degli Stati Uniti, non si sono impossessati di alcun documento ufficiale, non tentarono di ottenere nessun segreto e non sono stati accusati di nulla di simile.
I nostri compagni, anch'essi innocenti, hanno già 15 anni di
ingiusta detenzione, scontano ancora sentenze tanto ingiuste quanto
sproporzionate e sono vittime dell'odio e della vendetta di un
Governo privo di qualsiasi senso etico. I Cinque
sono anche vittime del silenzio di una stampa impegnata ad impedire
che la gente sappia la verità per immobilizzare la solidarietà.
Entrambi i casi dimostrano l' immoralità di un Impero in una
incurabile bancarotta.
Entrambi esigono raddoppiare l'impegno perché la verità prevalga e
con essa la giustizia.
Manning, Los Cinco y la inmoralidad
del Imperio
Contra Manning se alzó la furia del
Imperio. Lo sometieron a un encierro brutal y prolongado y desataron
una feroz campaña para denigrarlo como a un terrible “espía” que
supuestamente habría dañado gravemente la seguridad nacional de
Estados Unidos. A él no lo acusaron de “conspiración”. Los cargos
que le formularon fueron mucho más graves. Lo acusaron de haber
descubierto secretos que ahora están al alcance de millones, algo
que Washington presentó al mundo como un acto de espionaje sin
precedentes por lo que pidió los peores castigos. |