MAGALY LLORT, CONTRO

IL TEMPO E LA DISTANZA

 

 

13.05.2013 - http://www.cubahora.cu/politica

 

 

“Il momento più amaro della mia vita è stato il giorno in cui mi hanno comunicato che mio figlio era incarcerato negli Stati Uniti”, dice la madre di Fernando González

Per la prima volta dopo 14... ingiusti anni di carcere Magaly ha potuto vedere i suoi tre figli riuniti.


Gentilmente, Magaly Llort ci ha ricevutola mattina presto nel suo appartamento. Come madre, non può evitare il dolore parlando di Fernando. Le lacrime hanno a poco a poco accompagnato le sue risposte, ma la cosa maggiormente presente mentre conversiamo sono stati la sua speranza e il suo orgoglio, motore propulsore della lotta per la liberazione di suo figlio e dei suoi compagni (Ramón Labañino, Gerardo Hernández ed Antonio Guerrero) imprigionati ingiustamente negli Stati Uniti, per aver lottato contro il terrorismo.


“L'orgoglio di sapere che è stato capace di sacrificare la sua gioventù e il suo tempo con l'obiettivo di evitare più morti nel nostro paese, mi ha dato la forza per andare avanti”, afferma con voce rotta.

Che cosa è quello che più manca di Fernando?
Fernando è per me la persona di cui ho bisogno tutti i giorni. Di lui, rimpiango tutto. Mio figlio è un uomo serio e responsabile, ma nell'ambito familiare e delle sue amicizie, è stato sempre allegro, nobile e molto affettuoso.
Una delle cose che più mi manca è la sua compagnia. Egli è stato sempre molto maturo e davanti a qualunque difficoltà parlavamo molto, perché con la sua capacità di analisi e di riflessione trovava soluzioni che io non riuscivo a vedere.

Come immagina il momento del suo ritorno a Cuba?
Contando il processo di espulsione al quale sarà sottoposto, manca poco più di un anno per il suo ritorno e anche se abbiamo passato 15 anni di lontananza, per me sarà una lunga attesa.
La felicità più grande sarebbe che ritornino i Cinque contemporaneamente e non dovere aspettare che compiano le loro condanne. Il caso che più mi fa male e preoccupa è quello di Gerardo, che legalmente sarebbe destinato a non ritornare mai.
Non immagino quel momento, posso solo dire che desidero il suo arrivo intensamente perché con gli anni comincia la paura di non potere godere quel ritorno tanto atteso.

Ha mai pensato che Fernando avrebbe compiuto incursioni nella pittura?
La prima volta che ho visto qualcosa disegnato a matita da mio figlio mi ha sorpreso tremendamente, perché non ha mai mostrato nessuna inclinazione per la pittura. Lui la era per lettura. Fernando non era bravo con le cose manualità, tanto è vero che, se caso mai capitava, io non gli lasciavo nemmeno cambiare una lampadina. Penso che per lui sia stato come una via di fuga davanti alla poca comunicazione che può avere con noi.
I bozzetti che ha fatto sono molto pochi e benché non siano perfetti, considero che per una persona che non si era mai addentrata nel mondo della pittura, non sono niente male.

A Fernando è proibito inviare messaggi di posta elettronica. Come nuoce questo alla comunicazione tra voi?
Lui è l'unico dei Cinque che ha nel suo dossier che non può accedere a tecnologie. Quando lo abbiamo saputo ci ha sorpreso moltissimo, perché non conosciamo le ragioni di questa misura cautelare.
A causa di questo, possiamo comunicare unicamente per telefono e a volte è possibile solo una volta per settimana, o utilizzando la posta che ritarda molto, poiché dopo avere scritto la lettera, Fernando la invia alla Sezione di Interessi di Cuba a Washington e loro a La Habana. Attualmente, condivide la cella con altri nove prigionieri, per cui dispone di poco spazio e le possibilità di scriverci sono di meno.

Quale è il ricordo più amaro di questi anni?
Onestamente, il momento più amaro della mia vita è stato il giorno che mi hanno comunicato che mio figlio era incarcerato negli Stati Uniti. Ho sentito un dolore tremendo. È stato completamente inaspettato, perché non sapevo che mio figlio stesse facendo quel lavoro. Per me si trovava in un viaggio di ricerche di mercato, considerando possibilità di commercio con Cuba. Mi preoccupava moltissimo la situazione che tanto lui come i suoi compagni potevano stare affrontando.
I primi 17 mesi in isolamento sono stati tremendi. Arrivai a pensare che non potesse sopravvivere a quella terribile esperienza. Unicamente l'orgoglio di sapere che egli era stato capace di sacrificare la sua gioventù e il suo tempo con l'obiettivo di evitare più morti nel nostro paese, mi davo la forza di andare avanti e mantenere questa lotta che perdura ancora e che continuerà fino a che ritorni l'ultimo di loro.

Che cosa ha rappresentato la visita più recente a Fernando?
È stato molto incoraggiante, perché so che gli manca meno tempo e fortunatamente non dovremo realizzare ancora molte visite alla prigione. Presto l'incontro sarà nel suo paese e in famiglia.
Dopo 14 anni di incarceramento è stata la prima volta che abbiamo potuto riunirci i quattro membri della mia piccola famiglia, cioè le mie due figlie ed io con Fernando. È stato enormemente emozionante sedermi di fronte ai miei tre figli e vedere come conversavano, come godevano gli uni degli altri, come normalmente facevano quando erano più giovani.
Questo rincontro, unito al pensiero che forse dopo un’altra visita o due lo avremo a casa, sono stati stimolanti e mi hanno dato le forze per continuare a lottare.