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Che Cuba sia piena di nastri gialli il 12 settembre! |
4 settembre 2013 - www.granma
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Cari compatrioti:
Prima di tutto chiedo scusa per irrompere in questo momento: so cosa significa questo spazio – la Tavola Rotonda – per la famiglia cubana e prometto che sarò breve, ma è necessario che questo comunicato giunga alla maggior utenza possibile.
Come si sa, il prossimo 12 settembre si compiranno 15 anni dal nostro arresto. Tutti gli anni si organizza una Giornata, tanto nazionale come internazionale, per domandare che si faccia giustizia, ma vogliamo che la Giornata che si realizza quest’anno, tra il 5 settembre e il 6 ottobre, sia unica, speciale, con tutti voi come protagonisti.
Quindici anni nella vita di un essere umano sono un mucchio di tempo. I figli crescono e diventano uomini, adolescenti; i familiari muoiono e non sono più con noi e parte della popolazione cubana è nata in questi quindici anni.
Io ho scontato tutta la mia condanna, ma dobbiamo impedire che questo succeda con i miei quattro fratelli per tutto quello che implica, e anche se è duro dirlo, dobbiamo ricordare che questo per Gerardo implica che se i disegni del governo nordamericano si compiono, lui morirà in prigione.
Durante questi anni abbiamo avuto come protagonista l’affetto del popolo cubano, questo affetto è stato espresso in tutte le forme possibili: con le lettere, nei messaggi, nei disegni dei bambini, e questo affetto è quello che vogliamo che sia protagonista in occasione di questa Giornata.
Io ho avuto occasione di sentirlo, di viverlo, di palparlo, di sperimentarlo per le strade di Cuba, in tutte le forme possibili e in qualsiasi punto geografico dell’Isola, e questo è l’affetto che stiamo chiedendo di manifestare in questa occasione.
Fatelo come volete, con tutte le differenze che ci caratterizzano come cubani e nel miglior modo che ognuno considera: nella sua aula, nel suo luogo di lavoro, nel suo quartiere, nel suo progetto comunitario, dove lo può manifestare.
Per la Giornata si stanno preparando iniziative che saranno annunciate, ma crediamo che la cosa più importante è che ognuno di voi si unisca a questa iniziativa, a suo modo e nella forma in cui lo potrà fare.
Io ho per il popolo solo un’esortazione personale che necessita d’una storia.
Io vorrei che questo 12 settembre nel paese avvenga un terremoto: un bel terremoto, un terremoto d’amore, un messaggio del popolo cubano al popolo nordamericano, attraverso un simbolo che per il nordamericano medio è simbolo d’amore, è simbolo di un affetto ed un simbolo che loro capiranno, nella loro lingua, e questo simbolo è un nastro giallo.
Voglio che il 12 settembre il paese si riempia di nastri gialli e che i visitatori o i corrispondenti stranieri che sono nell’Isola non lo possano ignorare.
Che in questo giorno l’Isola di Cuba si scuota e appaiano nastri giallo sugli alberi, sui balconi, sulle persone, in qualsiasi modo li si voglia usare, sui cani, sui gatti, come deciderete. Che questi nastri giallo riempiano il paese e che non si possa ignorare, che non si possa non informare il mondo che il popolo cubano sta aspettando quattro dei suoi figli che sono reclusi negli Stati Uniti.
Il nastro giallo è un simbolo che è entrato nella cultura del nordamericano, che è nato con la guerra civile inglese, quando le mogli dei combattenti li aspettavano con il nastro giallo.
Poi è stato trasmesso alla guerra civile degli Stati Uniti e nel tempo, con alti a bassi, è cambiato il significato sino a che negli anni ’70 del secolo scorso una canzone che ha fatto epoca lo ha posto nella cultura statunitense.
La canzone è la bella storia di una recluso che sta per uscire dal carcere e che chiede un’unica cosa alla sua donna: se lo ama ancora che metta un nastro giallo su un albero. Attraverso le parole e la lirica di questa canzone si sviluppa l’ansia di quest’uomo che esce dalla prigione e la sua attesa per sapere se ci sarà o no sull’albero il nastro giallo, e che, quando giunge là vede che sull’albero ci sono centinaia di nastri gialli.
A partire da quel momento il nastro giallo è diventato un simbolo per il nordamericano che aspetta qualcuno in missione all’estero, che aspetta un soldato, che aspetta un essere amato e questo è il messaggio che vogliamo che voi mandiate al popolo nordamericano. Che sappiano che il popolo cubano sta aspettando quattro dei suoi figli, che non è solo la famiglia, che non è solo chi li conosce personalmente, ma che c’è un paese, un popolo che sta aspettando quattro dei suoi figli ingiustamente reclusi negli USA.
Contiamo su di voi per questo, abbiamo fiducia in voi. Vogliamo che sia una Giornata diversa e vorremmo anche che sia l’ultima giornata. Credo che questo sia il momento per riportarli a casa e per questo contiamo con l’appoggio di tutti voi.
Molte grazie.
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