Il vicepresidente boliviano, Alvaro Garcia Linera, ha richiamato a denunciare i casi di violenza fisica e sessuale contro le donne ed ha reclamato che termini l’attuale indolenza giudiziaria che non condanna i casi di femminicidio.
Le sue dichiarazioni seguono l'assassinio della giornalista Hanalì Huaycho, esguito da suo marito, l'ufficiale di polizia Jorge Clavijo, che l’ha pugnalata 20 volte, ha ferito a morte la suocera e quindi si è dato alla fuga.
In una conferenza stampa, Linera ha sostenuto che le denunce di violenza contro la donna nel paese, superano la 100000 ogni anno e che solo 51 hanno ottenuto una sentenza contro i colpevoli.
“Non possiamo più permettere l'indolenza dell’attuale sistema giudiziario; dobbiamo cambiare questo regime penale che sino ad oggi non ha preso in considerazione l’applicazione di meccanismi forti e precisi per condannare e punire qualsiasi tipo di violenza contro le donne”, ha dichiarato.
“È importante che i familiari, i fratelli, i genitori ed i vicini che sono testimoni di queste violenze non mantengano un atteggiamento di complicità silenziosa”, ha sottolineato.
Analizzando il tema, Garcia Linera ha detto che la violenza di genere non è parte della cultura boliviana, né dei diritti dell'uomo.
L'uomo che colpisce una donna è un impotente, uno sconfitto, un incapace, e per questo motivo noi familiari non possiamo restare in un silenzio complice, ma se è necessaria una legge, allora l'avremo. Per questo necessitiamo l’accordo di ogni uomo e di ogni donna, perchè non possiamo più tollerare i maltrattamenti nelle nostre case”, ha detto ancora.
“La Bolivia, ha indicato, presenta indici tra i più elevati di violenza di genere del continente”.
“Questo non può continuare: dobbiamo svolgere un lavoro congiunto nella società, nella scuola, nella famiglia e tra gli amici, assieme ad un sistema legale e punitivo”, ha concluso il vice presidente