Morales nazionalizza l'energia
elettrica di Iberdrola
3.1.2013
- Angela
Nocioni IlFattoQuotidiano.it
E’
l’impresa spagnola che gestisce la distribuzione elettrica nella zona di
La Paz e nell’area mineraria di Oruro. E’ la seconda nazionalizzazione
in otto mesi ai danni di una azienda iberica. A maggio era toccato alla
società di trasporti Red Eléctrica, non ancora indennizzata
Capodanno di nazionalizzazioni in Bolivia. Questa volta Evo Morales non
ha scelto la data simbolica del primo maggio per annunciare l’esproprio
di un’impresa privata. E’ stato alla fine dell’anno, insieme agli auguri
per un “2013 feliz” che il presidente boliviano ha deciso di rendere
pubblica la distribuzione dell’energia elettrica nella capitale.
Nazionalizzata la Iberdrola, impresa spagnola che gestisce la
distribuzione elettrica nella zona di La Paz e nell’area mineraria di
Oruro.
Il governo l’accusa di mantenere tariffe troppo alte nelle zone rurali
dell’altipiano (tariffe doppie rispetto alla città), dove portare
l’elettricità costa di più.
“Siamo stati obbligati a prendere questa misura – ha detto Morales
parlando a Cochabamba, zoccolo duro del sindacalismo a lui fedele,
l’area in cui prende più voti – è l’unica maniera per far sì che le
tariffe del servizio siano giuste e la qualità uniforme in tutto il
Paese. Abbiamo trattato per quattro mesi con l’impresa, l’abbiamo
pregata di assumere la sua responsabilità sociale come azienda, non l’ha
fatto e noi siamo costretti a prendere misure per tutelare il nostro
popolo”. Nei punti strategici della distribuzione di elettricità, a la
Paz e a Oruro, sono stati mandati 740 poliziotti.
Gli spagnoli sono furiosi. E’ la seconda nazionalizzazione in otto mesi.
A maggio era toccato all’azienda di trasporti Red Eléctrica, anch’essa
spagnola, non ancora indennizzata. Ufficialmente l’impresa tace, aspetta
di conoscere i dettagli del decreto di nazionalizzazione. Ha fatto solo
sapere di aspettarsi un indennizzo che “paghi il valore reale
dell’azienda”, che potrebbe aggirarsi attorno ai 75 milioni di euro. Di
solito le imprese in questi casi sono prudenti. Sanno che puntare i
piedi non serve, se non hanno raggiunto un accordo prima dell’esproprio.
Aspettano che passi la fase calda della propaganda governativa per
tornare a trattare e, alle brutte, ricorrono alla Corte dell’Aja. Per
adesso gli spagnoli dicono di voler aspettare i 180 giorni fissati dal
decreto perché un esperto, teoricamente indipendente, stabilisca
l’ammontare dell’indennizzo. Iberdrola opera in Bolivia attraverso la
holding Iberbolivia de Inversiones, di cui possiede il 64%. Iberbolivia
de Inversiones possiede l’ 89,5% delle azioni di Electropaz, impresa di
elettricità di La Paz, nella quale ha partecipazioni anche il Banco
Santander.
La viceministra dell’energia Hortensia Jiménez ha promesso che dopo la
nazionalizzazione le tariffe si ridurranno fino al 50%. Con
quest’esproprio l’intera gestione dell’energia elettrica in Bolivia,
dalla produzione fino alla distribuzione, passa in mano alla statale
Empresa Nacional de Electricidad. Quattro imprese di produzione
dell’elettricità, comprese due filiali della francese Gdf Suez e
dell’inglese Rurelec, sono state espropriate nel 2010. Entrambe sono
ricorse alla Corte dell’Aya.
La confindustria locale rimprovera a Morales di aver annunciato questa
decisione proprio mentre si sta discutendo una nuova legge per attrarre
gli investimenti stranieri. Da quando è stato eletto la prima volta, nel
2006, Morales ha portato avanti con calma, ma con costanza, una politica
di recupero delle imprese (soprattutto di servizi) privatizzate durante
gli anni Novanta, il decennio delle grandi svendite dei patrimoni
pubblici in America Latina.
Nel 2008 toccò anche all’Entel, controllata dall’italiana Telecom. Il
decreto che la nazionalizzò portava il numero 29544. Il capitale
italiano era in Entel da dodici anni. Entrò nel 1996 durante il sontuoso
piano di privatizzazioni lanciato dall’allora presidente Gonzalo Sanchez
de Lozada, poi travolto da una serie di rivolte popolari. Il modello fu
quello della capitalizzazione: imprese private investirono capitale
nelle aziende statali in vendita ottenendo in cambio il 50% delle azioni
di proprietà e il diritto all’amministrazione dell’azienda
capitalizzata. Nella stessa maniera furono vendute molte delle imprese
statali dal governo de Lozada: quelle che si occupano dello sfruttamento
dei giacimenti di gas (principale risorsa del Paese, nazionalizzata nel
2006 da Morales), le ferrovie e la compagnia di bandiera Lloyd aereo
boliviano.
Entel era una delle imprese migliori della Bolivia. Quasi cinquanta
milioni di dollari di profitto nel 2006. Controllava il 68% della
telefonia fissa, il 67% di quella cellulare e il 90% dei servizi
Internet.
A fare l’affare con Sanchez de Lozada fu la Stet, poi Telecom, che per
610 milioni di dollari comprò il 50% delle azioni di Entel. Un 6% fu
comprato da investitori minori e il 44% restò statale, ma passò
sostanzialmente in mano di due fondi pensione (uno del gruppo spagnolo
Bbva e l’altro altro della svizzera Zurich).
La prima e più eclatante nazionalizzazione è stata quella degli
idrocarburi, biglietto da visita con cui Morales si presentò al mondo,
il primo grande atto del suo governo nel primo maggio del 2006. Da lì,
una lunga serie di tavoli di contrattazione con varie imprese straniere
per fissare nuove tariffe nello sfruttamento delle immense risorse
minerarie boliviane. Ad ottobre di quello stesso anno, fu statalizzata
la produzione di stagno nell’area di Huanuni. Nel febbraio del 2007
tocca alla fonderia svizzera Vinto.
Nella primavera del 2008 a quattro filiali della spagnola Repsol, dell’Ashmore
e British Petroleum (inglese) e del consorzio peruviano-tedesco
Compagnia logistica degli idrocarburi. Sempre in quei mesi la Bolivia
recupera il controllo degli idrocarburi estratti dalla Panamerican
Energy (proprietà British Petroleum), quelli dell’Andina, filiale della
spagnola Repsol, e quelli della Transredes, controllata dall’olandese
Shell.
Solo la Repsol riesce a firmare un accordo con lo Stato boliviano per
gestire in compartecipazione il mercato degli idrocarburi (la Bolivia è
ricchissima di gas). Nel febbraio del 2009 espropriati 36mila ettari di
aziende agricole accusate di far lavorare in stato di schiavitù indigeni
guaranì. Poi arriva l’ondata della nazionalizzazioni del settore
elettrico. Per l’esproprio avvenuto due anni fa dell’impresa Corani,
proprietà della francese Suez sono stati pagati nell’ottobre del 2011 18
milioni e mezzo di dollari.
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