Nuestra America - Cile

 

 

La polizia cilena attacca la manifestazione a Santiago

 

 

9 settembre 2013 - www.granma

 

 

I carabinieri hanno represso ieri, domenica 8, l’affollata manifestazione realizzata per le strade di Santiago, la capitale del Cile, per rendere omaggio alla memoria delle migliaia di vittime della dittatura di Augusto Pinochet.

 

Dopo la marcia per le strade della capitale, migliaia di persone sono andate al Cimitero Generale, dove hanno reso omaggio agli assassinati durante il governo militare.

 

La stampa ha riportato che al di fuori del cimitero la polizia speciale ha cominciato a lanciare contro i manifestanti gas tossici che hanno colpito anche i corrispondenti di Telesur e di  Rusia Today.

 

Mentre trasmetteva, la giornalista di Telesur, Beatriz Mitchell, ha presentato sintomi di soffocamento ed ha commentato mentre tossiva che “stava giungendo l’odore dei gas lacrimogeni lanciati dai carabinieri”. 

 

“Fuori dal cimitero la polizia ha cominciato a lanciare i gas lacrimogeni contro la gente per reprimere la manifestazione”, ha denunciato la Mitchell.

 

Parallelamente alla cronaca della giornalista di Telesur, il corrispondente dell’agenzia RT, Ignacio Jubilla, e il produttore Santiago Aristia hanno informato  attraverso  la rete sociale Twitter che  sono stati intossicati dai gas lacrimogeni lanciati dalla polizia cilena mentre coprivano la marcia.

 

"Cile: Incidenti nella marcia in memoria delle vittime del Colpo Militare; il nostro gruppo di registrazione è stato raggiunto dai gas lacrimogeni ”  si legge nel loro spazio @RT_Argentina.

 

Giovedì 5 la polizia militarizzata ha represso una grande marcia di studenti che reclamava miglioramenti in questo settore, che viene considerato in mano dei privati.

 

Il ruolo di questo corpo dei carabinieri è stato giudicato  negli ultimi anni soprattutto dopo il 2011, per il  suo operato nella repressione delle mobilitazioni che comprende l’assassinio  di uno studente.

 

 

 

Gli studenti hanno occupato la Casa

Centrale dell’Università del Cile

 

 

  4.06.2013 - Carlos Luis Coto Wong www.granma.cu

 

 

La Federazione degli Studenti Cileni (FECH) ha confermato l’occupazione della Casa Centrale dell’Università del Cile come parte delle proteste per la riformulazione del sistema educativo del paese.

 

In un comunicato emesso dalla FECH si indica che l’occupazione realizzata la mattina presto di lunedì 3, è un’azione politica di ripudio al permanete deterioramento e alla precarietà dell’educazione pubblica in Cile.

 

Questa situazione continuata è estranea alle autorità e agli organismi, che hanno l’obbligo di garantire il diritto umano all’educazione in condizioni degne per tutti i cittadini, indica l’organizzazione studentesca che inoltre sostiene che condivide le domande delle migliorie nell’insegnamento tecnico- professionale, scientifico, umanista e commerciale.

 

Gli occupanti all’interno dell’edificio assicurano che rispetteranno la decisione che prenderà il plenum della FECH, che definirà i passi da seguire nell’occupazione.

 

Discuteremo le pertinenze di questa misura di pressione e risolveremo i passi da seguire in generale nel processo di mobilitazione, è stato commentato.

 

Le proteste studentesche in Cile sono iniziate nel maggio del 2011 e sono le espressioni più trasparenti contro l’attuale sistema educativo che permette un’amplia partecipazione del settore privato di fronte all’insufficiente ruolo dello Stato, che apporta solo il 25% del finanziamento.

 

Il sistema educativo cileno ha avuto la sua origine durante la dittatura di Augusto Pinochet (1973-90) negli anni ‘80 e ha dato luogo alla Legge Organica Costituzionale d’Insegnamento - LOCE - che ha lasciato lo Stato come regolatore ed ha delegato gran parte dell’insegnamento all’iniziativa privata.

 

Dopo la mobilitazione del 2006, nota come la Rivoluzione Pinguina - la LOCE è stata rimpiazzata nel 2009 dalla Legge Generale d’Educazione ma senza cambiamenti significativi.

 

 

Gli studenti s’incatenano contro

la repressione in Cile

 

 

  15.05.2013 - Enrique Torres www.granma.cu

 

 

Gli studenti delle scuole superiori in Cile, si sono incatenati nel Centro di Giustizia per protestare contro gli abusi della polizia contro un loro compagno di classe arrestato nella marcia dell’8 aprile.

 

“Siamo qui per il dovere di denunciare che in Cile si sta sequestrando, si sta torturando e si stanno inventando situazioni da parte della repressione contro i compagni che si mobilitano” ha detto la portavoce dell’Assemblea di Coordinamento degli studenti, Eloísa González.

 

La giovane ha aggiunto che ha si sta generando una azione mediatica per evitare che avvengano altre aggressioni della polizia.

 

L’incidente si è prodotto nella marcia di mercoledì , 8 quando gli agenti della polizia investigativa hanno arrestato uno studente di 17 anni, Cesar Reyes, che poi ha mostrato i segni dei molti colpi ricevuti.

 

Presentato davanti ad un tribunale e accusato d’aver partecipato ai disturbi, il giudice ha guardato i segni dei maltrattamenti che mostrava il giovane ed ha ordinato di svolgere un’investigazione per arresto illegittimo ed ha criticato l’azione degli agenti, che ha accusato di praticare azioni proprie dei regimi dittatoriali.

 

Alla fine d’aprile l’Istituto Nazionale dei Diritti Umani (INDH) ha criticato l’uso sproporzionato della forza da parte dei carabinieri nelle manifestazioni, anche contro i giornalisti, i fotografi e i comunicatori sociali.

 

Ci sono elementi nelle azioni dei carabinieri che non vanno d’accordo con gli standard dei diritti umani nel contesto delle manifestazioni pacifiche e dove disgraziatamente va invece segnalato l’uso sproporzionato della forza, con trattamenti violenti nei commissariati e l’uso indiscriminato dei mezzi di dissuasione, come i fucili a pallini di pittura, tra l’altro, ha segnalato il INDH.

 

 

Incendiata scuola mapuche nella

regione cilena di Araucanía

 

 

  10.01.2013 - www.granma.cu

 

 

Una scuola frequentata da bambini mapuche è stata incendiata da persone con il volto coperto, i quali avevano immobilizzato il custode prima di dare alle fiamme l’installazione che si trova nella convulsa regione di La Araucanía, Cile.

 

Il fatto è avvenuto intorno alle 6:00 ora locale (09:00 GMT), in una scuola della comunità di Collipulli, dove erano presenti circa il 20% degli alunni a causa del periodo di vacanze, riferisce Canal 24 horas.

 

L’area, circa 600 km a sud della capitale, nelle ultime settimane ha subito diversi incendi, in uno dei quali hanno perso la vita una coppia di proprietari terrieri.

 

Questa serie di incidenti ha indotto il Governo a rafforzare la presenza della polizia nella regione ed a ricorrere alla Legge Antiterrorista, una scelta appoggiata dai partiti di Governo ma che ha trovato l’opposizione di altri dirigenti politici e dei rappresentanti delle organizzazioni dei diritti umani.

 

Questa settimana, una delle organizzazioni mapuche più attive nel reclamo della terra, il Coordinamento Arauco Malleco (CAM), ha dichiarato che la rappresentanza dello Stato nella regione di La Araucanía si approfitta di questa situazione, creata da gruppi completamente estranei alla causa mapuche.

 

In un comunicato diffuso sul sito digitale Mapuexpress, il gruppo nega qualsiasi collegamento con l’incendio letale della scorsa settimana nella comunità di Vilcún.

 

L’organizzazione ritiene che a causa di questi incidenti si sta demonizzando il popolo Mapuche nel suo insieme e si prova a delegittimare le sue giuste rivendicazioni con lo scopo di isolarlo di fronte all’opinione pubblica.

 

La CAM respinge l’attentato ed assicura che suddette azioni solo funzionali solo agli interessi dell’imprenditoria e del Governo che difende i suoi interessi.

 

Il comunicato sostiene la tesi “dell’infiltrazione di settori della destra in alcuni gruppi vicini alle comunità mapuche, con operatori che avrebbero istigato a commettere azioni violente per dare il pretesto per reprimere e bloccare i progressi verso la ricostruzione del Popolo Mapuche e la sua liberazione nazionale”.

 

I rappresentanti delle comunità indigene hanno convocato per il prossimo 16 gennaio un Vertice Mapuche nella città di Temuco, nel quale si aspettano la presenza dei funzionari dello Stato e dei delegati della società civile.

 

L’intenzione è quella di stabilire un dialogo ed attenuare la tensione nella zona, dopo questa serie di incendi e l’incremento della presenza della polizia nell’area.