L’aumento della corruzione, la violenza, la disoccupazione e la povertà distinguono Honduras quattro anni dopo il golpe di Stato, perpetrato il 28 giugno 2009 contro l’allora presidente costituzionale Manuel Zelaya.
Questo panorama si aggrava trasformando questa nazione centroamericana in una delle principali rotte del traffico di droga verso il maggiore consumatore mondiale, gli Stati Uniti, e per incapacità del Governo a superare conflitti sociali.
Negli ultimi 19 mesi, i poteri Esecutivo e Legislativo hanno approvato senza successo 17 disposizioni per combattere la criminalità che alla chiusura del 2012 esibiva un tasso di 86 morti violente per ogni 100 mille abitanti.
Questo fatto riscuote più rilevanza quando i casi arrivano ai tribunali di giustizia e solo si investiga il 20% dei crimini, confermano autorità honduregne, che spiegano così l’alto livello di impunità.
Giustamente la poca effettività nelle indagini e gli alti livelli di corruzione dentro le forze di sicurezza hanno obbligato a realizzare prove di fiducia tra le forze dell’ordine, in un tentativo di depurazione della Polizia.
In dichiarazioni alla BBC, pubblicate lo scorso anno, Zelaya ha assicurato che la situazione nella nazione centroamericana è peggiorata dopo il golpe.
I diritti umani non sono rispettati, l’economia va verso il basso, la povertà è aumentata ed il paese si è convertito, secondo dati pubblici, nel più violento del mondo con un tasso di omicidi record, ha precisato il politico.
Una recente relazione dell’Istituto Centroamericano degli Studi Fiscali che la crisi fiscale in Honduras si acutizza a dispetto delle riforme tributarie introdotte dal Governo. Secondo questo organismo, la nazione centroamericana attraversa una situazione caratterizzata dall’alta violenza, instabilità istituzionale, entrate insufficienti, spesa pubblica poco trasparente ed un deficit che ha reso insostenibile il debito.
Su questa situazione, l’economista Hugo Noè ha affermato che il saldo del debito rappresenta il 40% del Prodotto Interno Lordo, fatto che mette a rischio settori come educazione, salute e sicurezza alimentare.
L’ex presidente della Banca Centrale di Honduras ha ricordato la necessità di realizzare un aggiustamento fiscale che dipenderà dall’orientazione politica del prossimo presidente che sarà eletto nel novembre prossimo.
In un recente intervento pubblico, la candidata presidenziale per il Partito Libertà e Rifondazione (Libre), Xiomara Castro, ha proposto un modello alternativo che permetta lo sviluppo del paese e spinga programmi sociali per evitare il reclutamento di giovani da parte del crimine organizzato.
La realtà dimostra che le forze che hanno organizzato il golpe di Stato del 2009 continuano a controllare il potere politico ed economico di Honduras, oltre ad ostacolare qualunque possibilità di cambiamento, ha affermato.
L’attuale modello neoliberale colpisce allo stesso modo imprenditori, lavoratori, soldati, poliziotti, donne, bambini ed anziani, ha ricordato la favorita nell’intenzione di voto popolare con un 28%, secondo le più recenti inchieste.
Il Pericolo della Costituente
A soli cinque mesi dai comizi generali in Honduras, la possibilità di convocare ad un’assemblea nazionale costituente non solo aggrava le critiche di alcuni analisti politici contro Xiomara Castro, ma rivivono i fantasmi di un golpe militare come quello che ha espulso suo marito dal potere.
Durante la recente riunione straordinaria di Libre, la candidata ha detto che, se arriva alla presidenza, proporrà la creazione di un socialismo democratico in Honduras e l’elaborazione di una nuova Costituzione.
Questa ultima iniziativa, accarezzata da Zelaya durante il suo mandato e scusa utilizzata dall’opposizione per propinare il golpe di Stato, risulta oggi il bersaglio di attacchi di quelli che pensano che la Costituente non risolverà i problemi di esclusione e povertà affrontati dal paese.
Secondo gli esperti honduregni Raul Pineda e Jorge Yllescas, in tempi di crisi economica, problemi sociali e violenza sfrenata, i politici devono fare proposte concrete che incoraggino la speranza di una soluzione.
Per ciò Xiomara Castro promuove la creazione di uno Stato libero ed indipendente da qualunque potenza o governo straniero, e che Honduras non sia patrimonio di nessuna famiglia né persona, ha osservato ricordando le tesi che hanno fatto i patrioti Dionisio de Herrera e Francisco Morazan.
Nel suo messaggio ha incluso, inoltre, iniziative di Governo in importanti campi come educazione, salute e sicurezza.
Davanti a questa contesa a ferro e fuoco, non sono pochi quelli che pronosticano un nuovo broglio nella trasparenza elettorale, perché “Honduras è un laboratorio per vedere come possono generarsi più golpe di Stato nella regione”, ha affermato la coordinatrice del Comitato dei Famigliari Detenuti e Scomparsi in Honduras (COFADEH), Bertha Oliva.
“Per quanto questo partito (Libre) sia il preferito dal popolo nelle inchieste, temo che non ci saranno elezioni, e credo che se finalmente si celebreranno, benché l’organizzazione di Xiomara vinca, la Corte Suprema Elettorale cambierà i risultati conformi agli accordi che si raggiungano”, ha assicurato la lottatrice sociale.
Il golpe, appoggiato dai poteri Legislativo e Giudiziale ha risvegliato anche un risorgere nella coscienza popolare e principalmente nei movimenti sociali, ambientalisti e contadini che oggi integrano Libre.
Questo gruppo politico pretende terminare con la lunga egemonia del bipartitismo (Liberale e Nazionale), un fenomeno che in 100 anni ha lasciato solo freno, ingiustizia, fame, povertà, debito e violenza, ha affermato Xiomara Castro.
Oggi i sondaggi di opinione parlano del collasso nella fiducia della gente nei partiti tradizionali che non solo sono i protagonisti della violenza politica e dei golpe di Stato, bensì del potere ripartito da più di un secolo.
Inchieste come quella realizzata in Honduras dalla ditta di opinione statunitense Università Vanderbilt, mostrano che la caduta nei livelli di accettazione popolare dei partiti Liberale e Nazionale sono il riflesso dello scontento della popolazione col golpe di Stato.
In tale senso l’indagine ha rivelato che un 58% della gente si è mostrato contrario al golpe militare, eseguita da settori antidemocratici ed oligarchici nazionali con la complicità del governo degli Stati Uniti, mentre un 72% non ha appoggiato l’espulsione di Zelaya dal paese.
Nonostante la resistenza al vecchio golpismo ed i desideri di cambiare la realtà, molti dubitano della trasparenza del sistema, perfino pronosticano un futuro sanguinante, come il periodo vissuto nel 2009, perché come ha osservato Bertha Oliva, l’oligarchia non ha fatto un golpe di Stato per consegnare il potere al popolo quattro anni dopo.