Il presidente del Venezuela,
Nicolás Maduro, è giunto in
Italia, dove svolgerà
un’intensa agenda che
includerà la sua
partecipazione alla
Conferenza dell’
Organizzazione delle Nazioni
Unite per l’Agricoltura e
l’Alimentazione (FAO).
Fonti della delegazione
venezuelana hanno confermato
a Prensa Latina che Maduro
ha partecipato ieri
domenica, nella sede della
FAO, ad una cerimonia per
distinguere 18 paesi che
hanno ridotto alla metà o di
più il numero delle persone
denutrite calcolato nel
1990- 1992. Tra questi c’è
anche il Venezuela.
Maduro ha poi realizzato una
visita a Monte Sacro, là
dove il Libertador Simón
Bolívar giurò di non far
riposare il suo braccio, nè
dare riposo alla sua anima,
un luogo di speciale
significato per i
venezuelani.
La mattina di oggi lunedì,
sarà ricevuto dal Papa
Francesco e nel pomeriggio
parteciperà alla Riunone
Generale della FAO.
Maduro sarà ricevuto dal
presidente italiano,
Giorgio Napolitano, e
parteciperà ad un incontro
con i movimenti sociali.
di Luis
Carapinha | da www.avante.pt
Traduzione
di Marx21.it
Sono passati più di tre
mesi dalla morte di Hugo
Chavez. Per nessuno è un
segreto che, dentro e
fuori il Venezuela, la
scomparsa prematura del
leader della rivoluzione
bolivariana rappresenta
una perdita irreparabile
e che, in questa
situazione, il processo
di emancipazione si
trova ad affrontare un
quadro complesso mai
presentatosi in
precedenza. Tuttavia,
non si illuda chi pensi
che la rivoluzione sia
sconfitta o si appresti
a capitolare. L'alleanza
della grande borghesia
venezuelana, comandata e
assistita da Washington,
ha puntato molto su un
programma
destabilizzatore, ma si
è ritrovata sconfitta
nello scontro frontale
delle presidenziali del
14 aprile e
nell'operazione
sovversiva che in
seguito ha scatenato
nelle strade e nella
campagna di
disconoscimento e
impugnazione delle
elezioni.
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo
scenario elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli
stessi nemici dichiarati
della Costituzione
bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez
sotto l'ombrello di una
campagna chiamata “Simon
Bolivar”. Il candidato
Capriles si è
trasformato in
simpatizzante di tutte
le cause popolari,
erigendosi addirittura
in sostenitore del
“genuino” chavismo.
Insieme alla serrata
campagna
politico-mediatica è
stata pianificata e
attuata la guerra
economica. Una guerra di
logoramento della base
elettorale e sociale
della rivoluzione,
promuovendo sabotaggi
della rete elettrica, la
penuria di prodotti
alimentari ed essenziali
e il tentativo di
instaurare un clima di
caos. Mentre medita
soluzioni golpiste,
l'opposizione non smette
di agitare la presunta
uscita dal solco delle
riforme all'interno del
movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
Il Venezuela è immerso
in un processo
rivoluzionario con
caratteristiche proprie,
per molti aspetti
inedite. Con un percorso
sinuoso, a partire dalla
rivoluzione di
liberazione nazionale
che si cerca di
consolidare sulla strada
della transizione
socialista,
coraggiosamente
proclamata da Chavez nel
2006 e riaffermata
dall'attuale presidente,
Nicolas Maduro, il paese
vive le contraddizioni
di un processo di
trasformazioni
incompleto, in cui il
nuovo è appena
germogliato e il vecchio
ancora persiste. Nel
campo bolivariano esiste
la consapevolezza che i
rapporti di produzione
dominanti continuano ad
essere capitalisti,
della dipendenza dallo
sfruttamento e
l'esportazione di
petrolio e dalle
importazioni
(alimentari, articoli di
consumo e attrezzature).
La campagna sovversiva
della destra, che fa
leva su più di sette
milioni di voti, ha
contribuito
all'acutizzazione della
congiuntura economica in
cui emergono gli
squilibri produttivi e
strutturali
dell'economia
venezuelana nel contesto
in cui la rivoluzione
bolivariana ha elevato
sensibilmente, non solo
il PIL, ma anche la
capacità di acquisto e
di consumo di vasti
strati.
La risposta del Governo
consiste nel disarmare
la destabilizzazione e
far fronte ai problemi
più acuti che causano il
malessere sociale. Allo
stesso tempo si cerca di
avanzare con misure
strategiche per elevare
la capacità produttiva e
la partecipazione dei
lavoratori, senza la cui
organizzazione non
esiste soggetto
rivoluzionario.
La determinazione delle
masse venezuelane è il
fattore preponderante.
Anche senza la presenza
fisica di Chavez,
l'iniziativa rimane
dalla parte del campo
bolivariano. L'unità
concreta delle forze
antimperialiste e
rivoluzionarie è
essenziale, nel momento
in cui gli Stati Uniti
non hanno ancora
riconosciuto Maduro e
intensificano le
pressioni per rovesciare
il rapporto di forze in
America Latina che non è
favorevole
all'imperialismo.
- See more at:
http://www.marx21.it/internazionale/america-latina-e-caraibi/22444-venezuela-la-rivoluzione-si-difende.html#sthash.JzFf56RC.j6ejHeLQ.dpuf
di Luis
Carapinha | da www.avante.pt
Traduzione
di Marx21.it
Sono passati più di tre
mesi dalla morte di Hugo
Chavez. Per nessuno è un
segreto che, dentro e
fuori il Venezuela, la
scomparsa prematura del
leader della rivoluzione
bolivariana rappresenta
una perdita irreparabile
e che, in questa
situazione, il processo
di emancipazione si
trova ad affrontare un
quadro complesso mai
presentatosi in
precedenza. Tuttavia,
non si illuda chi pensi
che la rivoluzione sia
sconfitta o si appresti
a capitolare. L'alleanza
della grande borghesia
venezuelana, comandata e
assistita da Washington,
ha puntato molto su un
programma
destabilizzatore, ma si
è ritrovata sconfitta
nello scontro frontale
delle presidenziali del
14 aprile e
nell'operazione
sovversiva che in
seguito ha scatenato
nelle strade e nella
campagna di
disconoscimento e
impugnazione delle
elezioni.
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo
scenario elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli
stessi nemici dichiarati
della Costituzione
bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez
sotto l'ombrello di una
campagna chiamata “Simon
Bolivar”. Il candidato
Capriles si è
trasformato in
simpatizzante di tutte
le cause popolari,
erigendosi addirittura
in sostenitore del
“genuino” chavismo.
Insieme alla serrata
campagna
politico-mediatica è
stata pianificata e
attuata la guerra
economica. Una guerra di
logoramento della base
elettorale e sociale
della rivoluzione,
promuovendo sabotaggi
della rete elettrica, la
penuria di prodotti
alimentari ed essenziali
e il tentativo di
instaurare un clima di
caos. Mentre medita
soluzioni golpiste,
l'opposizione non smette
di agitare la presunta
uscita dal solco delle
riforme all'interno del
movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
Il Venezuela è immerso
in un processo
rivoluzionario con
caratteristiche proprie,
per molti aspetti
inedite. Con un percorso
sinuoso, a partire dalla
rivoluzione di
liberazione nazionale
che si cerca di
consolidare sulla strada
della transizione
socialista,
coraggiosamente
proclamata da Chavez nel
2006 e riaffermata
dall'attuale presidente,
Nicolas Maduro, il paese
vive le contraddizioni
di un processo di
trasformazioni
incompleto, in cui il
nuovo è appena
germogliato e il vecchio
ancora persiste. Nel
campo bolivariano esiste
la consapevolezza che i
rapporti di produzione
dominanti continuano ad
essere capitalisti,
della dipendenza dallo
sfruttamento e
l'esportazione di
petrolio e dalle
importazioni
(alimentari, articoli di
consumo e attrezzature).
La campagna sovversiva
della destra, che fa
leva su più di sette
milioni di voti, ha
contribuito
all'acutizzazione della
congiuntura economica in
cui emergono gli
squilibri produttivi e
strutturali
dell'economia
venezuelana nel contesto
in cui la rivoluzione
bolivariana ha elevato
sensibilmente, non solo
il PIL, ma anche la
capacità di acquisto e
di consumo di vasti
strati.
La risposta del Governo
consiste nel disarmare
la destabilizzazione e
far fronte ai problemi
più acuti che causano il
malessere sociale. Allo
stesso tempo si cerca di
avanzare con misure
strategiche per elevare
la capacità produttiva e
la partecipazione dei
lavoratori, senza la cui
organizzazione non
esiste soggetto
rivoluzionario.
La determinazione delle
masse venezuelane è il
fattore preponderante.
Anche senza la presenza
fisica di Chavez,
l'iniziativa rimane
dalla parte del campo
bolivariano. L'unità
concreta delle forze
antimperialiste e
rivoluzionarie è
essenziale, nel momento
in cui gli Stati Uniti
non hanno ancora
riconosciuto Maduro e
intensificano le
pressioni per rovesciare
il rapporto di forze in
America Latina che non è
favorevole
all'imperialismo.
- See more at:
http://www.marx21.it/internazionale/america-latina-e-caraibi/22444-venezuela-la-rivoluzione-si-difende.html#sthash.JzFf56RC.j6ejHeLQ.dpuf
di Luis
Carapinha | da www.avante.pt
Traduzione
di Marx21.it
Sono passati più di tre
mesi dalla morte di Hugo
Chavez. Per nessuno è un
segreto che, dentro e
fuori il Venezuela, la
scomparsa prematura del
leader della rivoluzione
bolivariana rappresenta
una perdita irreparabile
e che, in questa
situazione, il processo
di emancipazione si
trova ad affrontare un
quadro complesso mai
presentatosi in
precedenza. Tuttavia,
non si illuda chi pensi
che la rivoluzione sia
sconfitta o si appresti
a capitolare. L'alleanza
della grande borghesia
venezuelana, comandata e
assistita da Washington,
ha puntato molto su un
programma
destabilizzatore, ma si
è ritrovata sconfitta
nello scontro frontale
delle presidenziali del
14 aprile e
nell'operazione
sovversiva che in
seguito ha scatenato
nelle strade e nella
campagna di
disconoscimento e
impugnazione delle
elezioni.
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo
scenario elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli
stessi nemici dichiarati
della Costituzione
bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez
sotto l'ombrello di una
campagna chiamata “Simon
Bolivar”. Il candidato
Capriles si è
trasformato in
simpatizzante di tutte
le cause popolari,
erigendosi addirittura
in sostenitore del
“genuino” chavismo.
Insieme alla serrata
campagna
politico-mediatica è
stata pianificata e
attuata la guerra
economica. Una guerra di
logoramento della base
elettorale e sociale
della rivoluzione,
promuovendo sabotaggi
della rete elettrica, la
penuria di prodotti
alimentari ed essenziali
e il tentativo di
instaurare un clima di
caos. Mentre medita
soluzioni golpiste,
l'opposizione non smette
di agitare la presunta
uscita dal solco delle
riforme all'interno del
movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
Il Venezuela è immerso
in un processo
rivoluzionario con
caratteristiche proprie,
per molti aspetti
inedite. Con un percorso
sinuoso, a partire dalla
rivoluzione di
liberazione nazionale
che si cerca di
consolidare sulla strada
della transizione
socialista,
coraggiosamente
proclamata da Chavez nel
2006 e riaffermata
dall'attuale presidente,
Nicolas Maduro, il paese
vive le contraddizioni
di un processo di
trasformazioni
incompleto, in cui il
nuovo è appena
germogliato e il vecchio
ancora persiste. Nel
campo bolivariano esiste
la consapevolezza che i
rapporti di produzione
dominanti continuano ad
essere capitalisti,
della dipendenza dallo
sfruttamento e
l'esportazione di
petrolio e dalle
importazioni
(alimentari, articoli di
consumo e attrezzature).
La campagna sovversiva
della destra, che fa
leva su più di sette
milioni di voti, ha
contribuito
all'acutizzazione della
congiuntura economica in
cui emergono gli
squilibri produttivi e
strutturali
dell'economia
venezuelana nel contesto
in cui la rivoluzione
bolivariana ha elevato
sensibilmente, non solo
il PIL, ma anche la
capacità di acquisto e
di consumo di vasti
strati.
La risposta del Governo
consiste nel disarmare
la destabilizzazione e
far fronte ai problemi
più acuti che causano il
malessere sociale. Allo
stesso tempo si cerca di
avanzare con misure
strategiche per elevare
la capacità produttiva e
la partecipazione dei
lavoratori, senza la cui
organizzazione non
esiste soggetto
rivoluzionario.
La determinazione delle
masse venezuelane è il
fattore preponderante.
Anche senza la presenza
fisica di Chavez,
l'iniziativa rimane
dalla parte del campo
bolivariano. L'unità
concreta delle forze
antimperialiste e
rivoluzionarie è
essenziale, nel momento
in cui gli Stati Uniti
non hanno ancora
riconosciuto Maduro e
intensificano le
pressioni per rovesciare
il rapporto di forze in
America Latina che non è
favorevole
all'imperialismo.
- See more at:
http://www.marx21.it/internazionale/america-latina-e-caraibi/22444-venezuela-la-rivoluzione-si-difende.html#sthash.JzFf56RC.j6ejHeLQ.dpuf
di Luis
Carapinha | da www.avante.pt
Traduzione
di Marx21.it
Sono passati più di tre
mesi dalla morte di Hugo
Chavez. Per nessuno è un
segreto che, dentro e
fuori il Venezuela, la
scomparsa prematura del
leader della rivoluzione
bolivariana rappresenta
una perdita irreparabile
e che, in questa
situazione, il processo
di emancipazione si
trova ad affrontare un
quadro complesso mai
presentatosi in
precedenza. Tuttavia,
non si illuda chi pensi
che la rivoluzione sia
sconfitta o si appresti
a capitolare. L'alleanza
della grande borghesia
venezuelana, comandata e
assistita da Washington,
ha puntato molto su un
programma
destabilizzatore, ma si
è ritrovata sconfitta
nello scontro frontale
delle presidenziali del
14 aprile e
nell'operazione
sovversiva che in
seguito ha scatenato
nelle strade e nella
campagna di
disconoscimento e
impugnazione delle
elezioni.
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo
scenario elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli
stessi nemici dichiarati
della Costituzione
bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez
sotto l'ombrello di una
campagna chiamata “Simon
Bolivar”. Il candidato
Capriles si è
trasformato in
simpatizzante di tutte
le cause popolari,
erigendosi addirittura
in sostenitore del
“genuino” chavismo.
Insieme alla serrata
campagna
politico-mediatica è
stata pianificata e
attuata la guerra
economica. Una guerra di
logoramento della base
elettorale e sociale
della rivoluzione,
promuovendo sabotaggi
della rete elettrica, la
penuria di prodotti
alimentari ed essenziali
e il tentativo di
instaurare un clima di
caos. Mentre medita
soluzioni golpiste,
l'opposizione non smette
di agitare la presunta
uscita dal solco delle
riforme all'interno del
movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
Il Venezuela è immerso
in un processo
rivoluzionario con
caratteristiche proprie,
per molti aspetti
inedite. Con un percorso
sinuoso, a partire dalla
rivoluzione di
liberazione nazionale
che si cerca di
consolidare sulla strada
della transizione
socialista,
coraggiosamente
proclamata da Chavez nel
2006 e riaffermata
dall'attuale presidente,
Nicolas Maduro, il paese
vive le contraddizioni
di un processo di
trasformazioni
incompleto, in cui il
nuovo è appena
germogliato e il vecchio
ancora persiste. Nel
campo bolivariano esiste
la consapevolezza che i
rapporti di produzione
dominanti continuano ad
essere capitalisti,
della dipendenza dallo
sfruttamento e
l'esportazione di
petrolio e dalle
importazioni
(alimentari, articoli di
consumo e attrezzature).
La campagna sovversiva
della destra, che fa
leva su più di sette
milioni di voti, ha
contribuito
all'acutizzazione della
congiuntura economica in
cui emergono gli
squilibri produttivi e
strutturali
dell'economia
venezuelana nel contesto
in cui la rivoluzione
bolivariana ha elevato
sensibilmente, non solo
il PIL, ma anche la
capacità di acquisto e
di consumo di vasti
strati.
La risposta del Governo
consiste nel disarmare
la destabilizzazione e
far fronte ai problemi
più acuti che causano il
malessere sociale. Allo
stesso tempo si cerca di
avanzare con misure
strategiche per elevare
la capacità produttiva e
la partecipazione dei
lavoratori, senza la cui
organizzazione non
esiste soggetto
rivoluzionario.
La determinazione delle
masse venezuelane è il
fattore preponderante.
Anche senza la presenza
fisica di Chavez,
l'iniziativa rimane
dalla parte del campo
bolivariano. L'unità
concreta delle forze
antimperialiste e
rivoluzionarie è
essenziale, nel momento
in cui gli Stati Uniti
non hanno ancora
riconosciuto Maduro e
intensificano le
pressioni per rovesciare
il rapporto di forze in
America Latina che non è
favorevole
all'imperialismo.
- See more at:
http://www.marx21.it/internazionale/america-latina-e-caraibi/22444-venezuela-la-rivoluzione-si-difende.html#sthash.JzFf56RC.j6ejHeLQ.dpuf
di Luis Carapinha
| da www.avante.pt
Traduzione
di Marx21.it
Sono passati più di tre mesi
dalla morte di Hugo Chavez.
Per nessuno è un segreto
che, dentro e fuori il
Venezuela, la scomparsa
prematura del leader della
rivoluzione bolivariana
rappresenta una perdita
irreparabile e che, in
questa situazione, il
processo di emancipazione si
trova ad affrontare un
quadro complesso mai
presentatosi in precedenza.
Tuttavia, non si illuda chi
pensi che la rivoluzione sia
sconfitta o si appresti a
capitolare. L'alleanza della
grande borghesia
venezuelana, comandata e
assistita da Washington, ha
puntato molto su un
programma destabilizzatore,
ma si è ritrovata sconfitta
nello scontro frontale delle
presidenziali del 14 aprile
e nell'operazione sovversiva
che in seguito ha scatenato
nelle strade e nella
campagna di disconoscimento
e impugnazione delle
elezioni.
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo scenario
elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli stessi
nemici dichiarati della
Costituzione bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez sotto
l'ombrello di una campagna
chiamata “Simon Bolivar”. Il
candidato Capriles si è
trasformato in simpatizzante
di tutte le cause popolari,
erigendosi addirittura in
sostenitore del “genuino”
chavismo. Insieme alla
serrata campagna
politico-mediatica è stata
pianificata e attuata la
guerra economica. Una guerra
di logoramento della base
elettorale e sociale della
rivoluzione, promuovendo
sabotaggi della rete
elettrica, la penuria di
prodotti alimentari ed
essenziali e il tentativo di
instaurare un clima di caos.
Mentre medita soluzioni
golpiste, l'opposizione non
smette di agitare la
presunta uscita dal solco
delle riforme all'interno
del movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
Il Venezuela è immerso in un
processo rivoluzionario con
caratteristiche proprie, per
molti aspetti inedite. Con
un percorso sinuoso, a
partire dalla rivoluzione di
liberazione nazionale che si
cerca di consolidare sulla
strada della transizione
socialista, coraggiosamente
proclamata da Chavez nel
2006 e riaffermata
dall'attuale presidente,
Nicolas Maduro, il paese
vive le contraddizioni di un
processo di trasformazioni
incompleto, in cui il nuovo
è appena germogliato e il
vecchio ancora persiste. Nel
campo bolivariano esiste la
consapevolezza che i
rapporti di produzione
dominanti continuano ad
essere capitalisti, della
dipendenza dallo
sfruttamento e
l'esportazione di petrolio e
dalle importazioni
(alimentari, articoli di
consumo e attrezzature). La
campagna sovversiva della
destra, che fa leva su più
di sette milioni di voti, ha
contribuito
all'acutizzazione della
congiuntura economica in cui
emergono gli squilibri
produttivi e strutturali
dell'economia venezuelana
nel contesto in cui la
rivoluzione bolivariana ha
elevato sensibilmente, non
solo il PIL, ma anche la
capacità di acquisto e di
consumo di vasti strati.
La risposta del Governo
consiste nel disarmare la
destabilizzazione e far
fronte ai problemi più acuti
che causano il malessere
sociale. Allo stesso tempo
si cerca di avanzare con
misure strategiche per
elevare la capacità
produttiva e la
partecipazione dei
lavoratori, senza la cui
organizzazione non esiste
soggetto rivoluzionario.
La determinazione delle
masse venezuelane è il
fattore preponderante. Anche
senza la presenza fisica di
Chavez, l'iniziativa rimane
dalla parte del campo
bolivariano. L'unità
concreta delle forze
antimperialiste e
rivoluzionarie è essenziale,
nel momento in cui gli Stati
Uniti non hanno ancora
riconosciuto Maduro e
intensificano le pressioni
per rovesciare il rapporto
di forze in America Latina
che non è favorevole
all'imperialismo.
- See more at:
http://www.marx21.it/internazionale/america-latina-e-caraibi/22444-venezuela-la-rivoluzione-si-difende.html#sthash.JzFf56RC.j6ejHeLQ.dpuf
|