El silencio de los
sinvergüenzas
Sara Rosenberg
Hoy Venezuela ha
recibido el premio de La
FAO por los logros
obtenidos en la
erradicación del hambre.
Reproduzco una síntesis
de la noticia:El
presidente de Venezuela,
Nicolás Maduro, recibió
este domingo un
reconocimiento a su país
de parte de la
Organización de Naciones
Unidas para la
Agricultura y
Alimentación (FAO) por
la lucha del Gobierno
Bolivariano en contra de
la desigualdad social y
el hambre.
En una ceremonia
realizada en Italia, el
mandatario venezolano
recibió el
reconocimiento de manos
del Director general de
la FAO, José Graziano da
Silva, quien durante su
discurso agradeció a
siete países de América
Latina en su lucha
contra el hambre y al
pobreza extrema. “Unos
38 países han alcanzado
las metas del milenio,
de estos, 18 han
cumplido con otro
objetivo, el de la
alimentación, que es el
mas difícil de alcanzar”,
dijo Graziano da Silva.
Además de Venezuela, en
América Latina están
siendo reconocidos
Brasil, Chile, República
Dominicana, Panamá y
Uruguay. También
aparecen los estados
caribeños de Guyana y
San Vicente y las
Granadinas; además de
naciones como Armenia,
Azerbaiyán, Djibouti,
Georgia, Ghana, Kuwait,
Kirguistán, Samoa, San
Tomé y Príncipe,
Tailandia, Turkmenistán
y Vietnam.
El director de la FAO
dijo que los logros de
estos países “deben
celebrarse” porque “una
de las metas más
importantes para todos
los Gobiernos tiene que
ser la lucha contra la
desigualdad y la
reducción de la pobreza”.
“A todos (los premiados)
debo decirles que son la
prueba viviente de
cuando la sociedad se
compromete y tiene la
voluntad, lo que se
puede traducir en
acciones y resultados
tangibles. Por tanto
gracias, gracias por
demostrarnos que todo
esto es posible”, agregó
el director. (…)
Venezuela recibe este
reconocimiento por haber
reducido en más de la
mitad el índice de
hambruna. Según cifras
oficiales, en este país
la década de los años
90, había cuatro
millones de personas con
hambre, lo cual
representaba 15,5 por
ciento de la población;
mientras que actualmente
la cifra porcentual de
las personas que se
hallan en esa situación
se ubica en 2,5.
Después de leer esta
noticia tan alentadora
busco la información en
los medios españoles. En
El País y en El mundo,
los dos periódicos cuyas
campañas contra las
democracias
latinoamericanas – y
especialmente contra
Venezuela y Cuba – son
constantes. Busco alguna
línea, pero no encuentro
ninguna información.
Absolutamente nada. Y
pienso que este silencio
en un país donde muchos
niños ya padecen hambre,
donde se recortan los
presupuestos de los
comedores escolares y
las familias acuden a
centros de ayuda y
bancos alimentarios para
comer, es un silencio
doblemente criminal y
que los dibuja de cuerpo
entero. Son medios
criminales, que han
hecho de la mentira y la
corrupción su modus
operandi. Mi vecina
diría “unos
sinvergüenzas”, y adopto
esa calificación. Para
completar la falta de
información el diario El
país se atreve, en un
día como hoy, en el que
merece la pena celebrar
un avance social tan
importante como es
erradicar el hambre, una
noticia infame, con un
titular de antología
colonialista:
Cito el titular de la
absurda noticia :
El Gobierno venezolano
quiere obligar a las
madres a amamantar
La Asamblea Nacional
votará el martes una ley
que castiga la
publicidad de fórmulas
lácteas y biberones y
prohíbe la prescripción
de suero a recién
nacidos. EWALD
SCHARFENBERG Caracas
http://internacional.elpais.com/internacional/2013/06/16/actualidad/1371345652_337575.html
En este enlace podrán
leer el contenido del
artículo, que no tiene
ni pies ni cabeza,
porque toda mujer más o
menos conciente sabe que
la leche materna es lo
mejor para su hijo, y
que las grandes
compañías deben ser
controladas para evitar
que utilicen métodos de
publicidad destinados a
vender sin importarles
la salud de nadie, sino
el negocio.
Si seguimos en la lógica
del prolífico
propagandista de la
catástrofe y el imperio,
el “periodista”
Scharfenberg, tendríamos
que echar por la borda
todos los análisis
médicos y científicos
que se han hecho para
defender la lactancia
materna.
Como siempre, una
pregunta, ¿Cuánto cobra
el propagandista de
Nestlé o de alguna
compañía semejante, por
artículos como este,
justamente en el momento
en que el gobierno de
Venezuela recibe un
premio tan trascendental
por haber erradicado el
hambre del pueblo?
Y así es, tal como dice
mi vecina cuando le
explico estas cosas ¡Qué
sinvergüenzas!
di Luis
Carapinha | da www.avante.pt
Traduzione
di Marx21.it
Sono passati più di tre
mesi dalla morte di Hugo
Chavez. Per nessuno è un
segreto che, dentro e
fuori il Venezuela, la
scomparsa prematura del
leader della rivoluzione
bolivariana rappresenta
una perdita irreparabile
e che, in questa
situazione, il processo
di emancipazione si
trova ad affrontare un
quadro complesso mai
presentatosi in
precedenza. Tuttavia,
non si illuda chi pensi
che la rivoluzione sia
sconfitta o si appresti
a capitolare. L'alleanza
della grande borghesia
venezuelana, comandata e
assistita da Washington,
ha puntato molto su un
programma
destabilizzatore, ma si
è ritrovata sconfitta
nello scontro frontale
delle presidenziali del
14 aprile e
nell'operazione
sovversiva che in
seguito ha scatenato
nelle strade e nella
campagna di
disconoscimento e
impugnazione delle
elezioni.
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo
scenario elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli
stessi nemici dichiarati
della Costituzione
bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez
sotto l'ombrello di una
campagna chiamata “Simon
Bolivar”. Il candidato
Capriles si è
trasformato in
simpatizzante di tutte
le cause popolari,
erigendosi addirittura
in sostenitore del
“genuino” chavismo.
Insieme alla serrata
campagna
politico-mediatica è
stata pianificata e
attuata la guerra
economica. Una guerra di
logoramento della base
elettorale e sociale
della rivoluzione,
promuovendo sabotaggi
della rete elettrica, la
penuria di prodotti
alimentari ed essenziali
e il tentativo di
instaurare un clima di
caos. Mentre medita
soluzioni golpiste,
l'opposizione non smette
di agitare la presunta
uscita dal solco delle
riforme all'interno del
movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
Il Venezuela è immerso
in un processo
rivoluzionario con
caratteristiche proprie,
per molti aspetti
inedite. Con un percorso
sinuoso, a partire dalla
rivoluzione di
liberazione nazionale
che si cerca di
consolidare sulla strada
della transizione
socialista,
coraggiosamente
proclamata da Chavez nel
2006 e riaffermata
dall'attuale presidente,
Nicolas Maduro, il paese
vive le contraddizioni
di un processo di
trasformazioni
incompleto, in cui il
nuovo è appena
germogliato e il vecchio
ancora persiste. Nel
campo bolivariano esiste
la consapevolezza che i
rapporti di produzione
dominanti continuano ad
essere capitalisti,
della dipendenza dallo
sfruttamento e
l'esportazione di
petrolio e dalle
importazioni
(alimentari, articoli di
consumo e attrezzature).
La campagna sovversiva
della destra, che fa
leva su più di sette
milioni di voti, ha
contribuito
all'acutizzazione della
congiuntura economica in
cui emergono gli
squilibri produttivi e
strutturali
dell'economia
venezuelana nel contesto
in cui la rivoluzione
bolivariana ha elevato
sensibilmente, non solo
il PIL, ma anche la
capacità di acquisto e
di consumo di vasti
strati.
La risposta del Governo
consiste nel disarmare
la destabilizzazione e
far fronte ai problemi
più acuti che causano il
malessere sociale. Allo
stesso tempo si cerca di
avanzare con misure
strategiche per elevare
la capacità produttiva e
la partecipazione dei
lavoratori, senza la cui
organizzazione non
esiste soggetto
rivoluzionario.
La determinazione delle
masse venezuelane è il
fattore preponderante.
Anche senza la presenza
fisica di Chavez,
l'iniziativa rimane
dalla parte del campo
bolivariano. L'unità
concreta delle forze
antimperialiste e
rivoluzionarie è
essenziale, nel momento
in cui gli Stati Uniti
non hanno ancora
riconosciuto Maduro e
intensificano le
pressioni per rovesciare
il rapporto di forze in
America Latina che non è
favorevole
all'imperialismo.
- See more at:
http://www.marx21.it/internazionale/america-latina-e-caraibi/22444-venezuela-la-rivoluzione-si-difende.html#sthash.JzFf56RC.j6ejHeLQ.dpuf
di Luis
Carapinha | da www.avante.pt
Traduzione
di Marx21.it
Sono passati più di tre
mesi dalla morte di Hugo
Chavez. Per nessuno è un
segreto che, dentro e
fuori il Venezuela, la
scomparsa prematura del
leader della rivoluzione
bolivariana rappresenta
una perdita irreparabile
e che, in questa
situazione, il processo
di emancipazione si
trova ad affrontare un
quadro complesso mai
presentatosi in
precedenza. Tuttavia,
non si illuda chi pensi
che la rivoluzione sia
sconfitta o si appresti
a capitolare. L'alleanza
della grande borghesia
venezuelana, comandata e
assistita da Washington,
ha puntato molto su un
programma
destabilizzatore, ma si
è ritrovata sconfitta
nello scontro frontale
delle presidenziali del
14 aprile e
nell'operazione
sovversiva che in
seguito ha scatenato
nelle strade e nella
campagna di
disconoscimento e
impugnazione delle
elezioni.
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo
scenario elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli
stessi nemici dichiarati
della Costituzione
bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez
sotto l'ombrello di una
campagna chiamata “Simon
Bolivar”. Il candidato
Capriles si è
trasformato in
simpatizzante di tutte
le cause popolari,
erigendosi addirittura
in sostenitore del
“genuino” chavismo.
Insieme alla serrata
campagna
politico-mediatica è
stata pianificata e
attuata la guerra
economica. Una guerra di
logoramento della base
elettorale e sociale
della rivoluzione,
promuovendo sabotaggi
della rete elettrica, la
penuria di prodotti
alimentari ed essenziali
e il tentativo di
instaurare un clima di
caos. Mentre medita
soluzioni golpiste,
l'opposizione non smette
di agitare la presunta
uscita dal solco delle
riforme all'interno del
movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
Il Venezuela è immerso
in un processo
rivoluzionario con
caratteristiche proprie,
per molti aspetti
inedite. Con un percorso
sinuoso, a partire dalla
rivoluzione di
liberazione nazionale
che si cerca di
consolidare sulla strada
della transizione
socialista,
coraggiosamente
proclamata da Chavez nel
2006 e riaffermata
dall'attuale presidente,
Nicolas Maduro, il paese
vive le contraddizioni
di un processo di
trasformazioni
incompleto, in cui il
nuovo è appena
germogliato e il vecchio
ancora persiste. Nel
campo bolivariano esiste
la consapevolezza che i
rapporti di produzione
dominanti continuano ad
essere capitalisti,
della dipendenza dallo
sfruttamento e
l'esportazione di
petrolio e dalle
importazioni
(alimentari, articoli di
consumo e attrezzature).
La campagna sovversiva
della destra, che fa
leva su più di sette
milioni di voti, ha
contribuito
all'acutizzazione della
congiuntura economica in
cui emergono gli
squilibri produttivi e
strutturali
dell'economia
venezuelana nel contesto
in cui la rivoluzione
bolivariana ha elevato
sensibilmente, non solo
il PIL, ma anche la
capacità di acquisto e
di consumo di vasti
strati.
La risposta del Governo
consiste nel disarmare
la destabilizzazione e
far fronte ai problemi
più acuti che causano il
malessere sociale. Allo
stesso tempo si cerca di
avanzare con misure
strategiche per elevare
la capacità produttiva e
la partecipazione dei
lavoratori, senza la cui
organizzazione non
esiste soggetto
rivoluzionario.
La determinazione delle
masse venezuelane è il
fattore preponderante.
Anche senza la presenza
fisica di Chavez,
l'iniziativa rimane
dalla parte del campo
bolivariano. L'unità
concreta delle forze
antimperialiste e
rivoluzionarie è
essenziale, nel momento
in cui gli Stati Uniti
non hanno ancora
riconosciuto Maduro e
intensificano le
pressioni per rovesciare
il rapporto di forze in
America Latina che non è
favorevole
all'imperialismo.
- See more at:
http://www.marx21.it/internazionale/america-latina-e-caraibi/22444-venezuela-la-rivoluzione-si-difende.html#sthash.JzFf56RC.j6ejHeLQ.dpuf
di Luis
Carapinha | da www.avante.pt
Traduzione
di Marx21.it
Sono passati più di tre
mesi dalla morte di Hugo
Chavez. Per nessuno è un
segreto che, dentro e
fuori il Venezuela, la
scomparsa prematura del
leader della rivoluzione
bolivariana rappresenta
una perdita irreparabile
e che, in questa
situazione, il processo
di emancipazione si
trova ad affrontare un
quadro complesso mai
presentatosi in
precedenza. Tuttavia,
non si illuda chi pensi
che la rivoluzione sia
sconfitta o si appresti
a capitolare. L'alleanza
della grande borghesia
venezuelana, comandata e
assistita da Washington,
ha puntato molto su un
programma
destabilizzatore, ma si
è ritrovata sconfitta
nello scontro frontale
delle presidenziali del
14 aprile e
nell'operazione
sovversiva che in
seguito ha scatenato
nelle strade e nella
campagna di
disconoscimento e
impugnazione delle
elezioni.
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo
scenario elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli
stessi nemici dichiarati
della Costituzione
bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez
sotto l'ombrello di una
campagna chiamata “Simon
Bolivar”. Il candidato
Capriles si è
trasformato in
simpatizzante di tutte
le cause popolari,
erigendosi addirittura
in sostenitore del
“genuino” chavismo.
Insieme alla serrata
campagna
politico-mediatica è
stata pianificata e
attuata la guerra
economica. Una guerra di
logoramento della base
elettorale e sociale
della rivoluzione,
promuovendo sabotaggi
della rete elettrica, la
penuria di prodotti
alimentari ed essenziali
e il tentativo di
instaurare un clima di
caos. Mentre medita
soluzioni golpiste,
l'opposizione non smette
di agitare la presunta
uscita dal solco delle
riforme all'interno del
movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
Il Venezuela è immerso
in un processo
rivoluzionario con
caratteristiche proprie,
per molti aspetti
inedite. Con un percorso
sinuoso, a partire dalla
rivoluzione di
liberazione nazionale
che si cerca di
consolidare sulla strada
della transizione
socialista,
coraggiosamente
proclamata da Chavez nel
2006 e riaffermata
dall'attuale presidente,
Nicolas Maduro, il paese
vive le contraddizioni
di un processo di
trasformazioni
incompleto, in cui il
nuovo è appena
germogliato e il vecchio
ancora persiste. Nel
campo bolivariano esiste
la consapevolezza che i
rapporti di produzione
dominanti continuano ad
essere capitalisti,
della dipendenza dallo
sfruttamento e
l'esportazione di
petrolio e dalle
importazioni
(alimentari, articoli di
consumo e attrezzature).
La campagna sovversiva
della destra, che fa
leva su più di sette
milioni di voti, ha
contribuito
all'acutizzazione della
congiuntura economica in
cui emergono gli
squilibri produttivi e
strutturali
dell'economia
venezuelana nel contesto
in cui la rivoluzione
bolivariana ha elevato
sensibilmente, non solo
il PIL, ma anche la
capacità di acquisto e
di consumo di vasti
strati.
La risposta del Governo
consiste nel disarmare
la destabilizzazione e
far fronte ai problemi
più acuti che causano il
malessere sociale. Allo
stesso tempo si cerca di
avanzare con misure
strategiche per elevare
la capacità produttiva e
la partecipazione dei
lavoratori, senza la cui
organizzazione non
esiste soggetto
rivoluzionario.
La determinazione delle
masse venezuelane è il
fattore preponderante.
Anche senza la presenza
fisica di Chavez,
l'iniziativa rimane
dalla parte del campo
bolivariano. L'unità
concreta delle forze
antimperialiste e
rivoluzionarie è
essenziale, nel momento
in cui gli Stati Uniti
non hanno ancora
riconosciuto Maduro e
intensificano le
pressioni per rovesciare
il rapporto di forze in
America Latina che non è
favorevole
all'imperialismo.
- See more at:
http://www.marx21.it/internazionale/america-latina-e-caraibi/22444-venezuela-la-rivoluzione-si-difende.html#sthash.JzFf56RC.j6ejHeLQ.dpuf
di Luis
Carapinha | da www.avante.pt
Traduzione
di Marx21.it
Sono passati più di tre
mesi dalla morte di Hugo
Chavez. Per nessuno è un
segreto che, dentro e
fuori il Venezuela, la
scomparsa prematura del
leader della rivoluzione
bolivariana rappresenta
una perdita irreparabile
e che, in questa
situazione, il processo
di emancipazione si
trova ad affrontare un
quadro complesso mai
presentatosi in
precedenza. Tuttavia,
non si illuda chi pensi
che la rivoluzione sia
sconfitta o si appresti
a capitolare. L'alleanza
della grande borghesia
venezuelana, comandata e
assistita da Washington,
ha puntato molto su un
programma
destabilizzatore, ma si
è ritrovata sconfitta
nello scontro frontale
delle presidenziali del
14 aprile e
nell'operazione
sovversiva che in
seguito ha scatenato
nelle strade e nella
campagna di
disconoscimento e
impugnazione delle
elezioni.
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo
scenario elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli
stessi nemici dichiarati
della Costituzione
bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez
sotto l'ombrello di una
campagna chiamata “Simon
Bolivar”. Il candidato
Capriles si è
trasformato in
simpatizzante di tutte
le cause popolari,
erigendosi addirittura
in sostenitore del
“genuino” chavismo.
Insieme alla serrata
campagna
politico-mediatica è
stata pianificata e
attuata la guerra
economica. Una guerra di
logoramento della base
elettorale e sociale
della rivoluzione,
promuovendo sabotaggi
della rete elettrica, la
penuria di prodotti
alimentari ed essenziali
e il tentativo di
instaurare un clima di
caos. Mentre medita
soluzioni golpiste,
l'opposizione non smette
di agitare la presunta
uscita dal solco delle
riforme all'interno del
movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
Il Venezuela è immerso
in un processo
rivoluzionario con
caratteristiche proprie,
per molti aspetti
inedite. Con un percorso
sinuoso, a partire dalla
rivoluzione di
liberazione nazionale
che si cerca di
consolidare sulla strada
della transizione
socialista,
coraggiosamente
proclamata da Chavez nel
2006 e riaffermata
dall'attuale presidente,
Nicolas Maduro, il paese
vive le contraddizioni
di un processo di
trasformazioni
incompleto, in cui il
nuovo è appena
germogliato e il vecchio
ancora persiste. Nel
campo bolivariano esiste
la consapevolezza che i
rapporti di produzione
dominanti continuano ad
essere capitalisti,
della dipendenza dallo
sfruttamento e
l'esportazione di
petrolio e dalle
importazioni
(alimentari, articoli di
consumo e attrezzature).
La campagna sovversiva
della destra, che fa
leva su più di sette
milioni di voti, ha
contribuito
all'acutizzazione della
congiuntura economica in
cui emergono gli
squilibri produttivi e
strutturali
dell'economia
venezuelana nel contesto
in cui la rivoluzione
bolivariana ha elevato
sensibilmente, non solo
il PIL, ma anche la
capacità di acquisto e
di consumo di vasti
strati.
La risposta del Governo
consiste nel disarmare
la destabilizzazione e
far fronte ai problemi
più acuti che causano il
malessere sociale. Allo
stesso tempo si cerca di
avanzare con misure
strategiche per elevare
la capacità produttiva e
la partecipazione dei
lavoratori, senza la cui
organizzazione non
esiste soggetto
rivoluzionario.
La determinazione delle
masse venezuelane è il
fattore preponderante.
Anche senza la presenza
fisica di Chavez,
l'iniziativa rimane
dalla parte del campo
bolivariano. L'unità
concreta delle forze
antimperialiste e
rivoluzionarie è
essenziale, nel momento
in cui gli Stati Uniti
non hanno ancora
riconosciuto Maduro e
intensificano le
pressioni per rovesciare
il rapporto di forze in
America Latina che non è
favorevole
all'imperialismo.
- See more at:
http://www.marx21.it/internazionale/america-latina-e-caraibi/22444-venezuela-la-rivoluzione-si-difende.html#sthash.JzFf56RC.j6ejHeLQ.dpuf
di Luis Carapinha
| da www.avante.pt
Traduzione
di Marx21.it
Sono passati più di tre mesi
dalla morte di Hugo Chavez.
Per nessuno è un segreto
che, dentro e fuori il
Venezuela, la scomparsa
prematura del leader della
rivoluzione bolivariana
rappresenta una perdita
irreparabile e che, in
questa situazione, il
processo di emancipazione si
trova ad affrontare un
quadro complesso mai
presentatosi in precedenza.
Tuttavia, non si illuda chi
pensi che la rivoluzione sia
sconfitta o si appresti a
capitolare. L'alleanza della
grande borghesia
venezuelana, comandata e
assistita da Washington, ha
puntato molto su un
programma destabilizzatore,
ma si è ritrovata sconfitta
nello scontro frontale delle
presidenziali del 14 aprile
e nell'operazione sovversiva
che in seguito ha scatenato
nelle strade e nella
campagna di disconoscimento
e impugnazione delle
elezioni.
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo scenario
elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli stessi
nemici dichiarati della
Costituzione bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez sotto
l'ombrello di una campagna
chiamata “Simon Bolivar”. Il
candidato Capriles si è
trasformato in simpatizzante
di tutte le cause popolari,
erigendosi addirittura in
sostenitore del “genuino”
chavismo. Insieme alla
serrata campagna
politico-mediatica è stata
pianificata e attuata la
guerra economica. Una guerra
di logoramento della base
elettorale e sociale della
rivoluzione, promuovendo
sabotaggi della rete
elettrica, la penuria di
prodotti alimentari ed
essenziali e il tentativo di
instaurare un clima di caos.
Mentre medita soluzioni
golpiste, l'opposizione non
smette di agitare la
presunta uscita dal solco
delle riforme all'interno
del movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
Il Venezuela è immerso in un
processo rivoluzionario con
caratteristiche proprie, per
molti aspetti inedite. Con
un percorso sinuoso, a
partire dalla rivoluzione di
liberazione nazionale che si
cerca di consolidare sulla
strada della transizione
socialista, coraggiosamente
proclamata da Chavez nel
2006 e riaffermata
dall'attuale presidente,
Nicolas Maduro, il paese
vive le contraddizioni di un
processo di trasformazioni
incompleto, in cui il nuovo
è appena germogliato e il
vecchio ancora persiste. Nel
campo bolivariano esiste la
consapevolezza che i
rapporti di produzione
dominanti continuano ad
essere capitalisti, della
dipendenza dallo
sfruttamento e
l'esportazione di petrolio e
dalle importazioni
(alimentari, articoli di
consumo e attrezzature). La
campagna sovversiva della
destra, che fa leva su più
di sette milioni di voti, ha
contribuito
all'acutizzazione della
congiuntura economica in cui
emergono gli squilibri
produttivi e strutturali
dell'economia venezuelana
nel contesto in cui la
rivoluzione bolivariana ha
elevato sensibilmente, non
solo il PIL, ma anche la
capacità di acquisto e di
consumo di vasti strati.
La risposta del Governo
consiste nel disarmare la
destabilizzazione e far
fronte ai problemi più acuti
che causano il malessere
sociale. Allo stesso tempo
si cerca di avanzare con
misure strategiche per
elevare la capacità
produttiva e la
partecipazione dei
lavoratori, senza la cui
organizzazione non esiste
soggetto rivoluzionario.
La determinazione delle
masse venezuelane è il
fattore preponderante. Anche
senza la presenza fisica di
Chavez, l'iniziativa rimane
dalla parte del campo
bolivariano. L'unità
concreta delle forze
antimperialiste e
rivoluzionarie è essenziale,
nel momento in cui gli Stati
Uniti non hanno ancora
riconosciuto Maduro e
intensificano le pressioni
per rovesciare il rapporto
di forze in America Latina
che non è favorevole
all'imperialismo.
- See more at:
http://www.marx21.it/internazionale/america-latina-e-caraibi/22444-venezuela-la-rivoluzione-si-difende.html#sthash.JzFf56RC.j6ejHeLQ.dpuf
Nicolás Maduro domanda politiche efficaci
contro la fame
Il Presidente
del Venezuela, Nicolás Maduro, ha
sottolineato a Roma l’importanza
d’implementare politiche efficaci per
lottare contro la fame nel mondo, segnalando
l’accesso all’alimentazione come una sfida
primordiale, ha riportato PL.
Maduro ha
ricevuto un riconoscimento durante la
Conferenza d’Organizzazione delle Nazioni
Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione -
FAO – per i risultati del Venezuela nella
lotta contro la fame.
Il presidente
veenzuelano ha sottolineato d’aver ricevuto
questo premio a nome del leader bolivariano
Hugo Chávez, che si era consacrato tanto a
questa causa.
“Questa
distinzione mette in evidenza gli sforzi
realizzati in maniera sostenuta negli ultimi
anni per combattere questo flagello ed ha
risaltato l’importanza dell’esistenza di
politiche molto chiare, che proteggano la
popolazione”, ha detto, ed ha dichiarato che
nel suo paese l’accesso all’alimentazione è
considerato un diritto umano, appoggiato
dall’esistenza di un ministero che
s’incarica di questi temi. |
Oggi
il Venezuela riceve il premio della FAO per i risultati
conseguiti nell'eliminazione della fame.
Riporto una sintesi della notizia:
Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha ricevuto
domenica un riconoscimento al suo Paese da parte
dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per
l'Agricoltura e l'Alimentazione (FAO) per la lotta
del Governo Bolivariano contro la disuguaglianza sociale
e la fame.
In una cerimonia realizzata in Italia, il Presidente ha
ricevuto il riconoscimento dalle mani del Direttore
Generale della FAO, José Graziano da Silva, che nel suo
intervento
ha ringraziato sette paesi dell'America Latina nella
lotta contro la fame e la povertà estrema.
"Alcuni dei 38 paesi hanno raggiunto gli obiettivi del
millennio, di questi, 18 hanno soddisfatto altri
obiettivi, quello dell'alimentazione, che è il più
difficile da raggiungere", ha detto Graziano da Silva.
Oltre al Venezuela, in America Latina sono stati
riconosciuti Brasile, Cile, Repubblica Dominicana,
Panama e Uruguay.
Anche appaiono gli stati caraibici della Guyana
e San Vincente e le Grenadine; oltre a nazioni come
l'Armenia, l'Azerbaigian, Djibouti, Georgia, Ghana,
Kuwait, Kirghizistan, Samoa, Sao Tome e Principe,
Thailandia, Turkmenistan e Vietnam.
Il direttore della FAO ha detto che i risultati di
questi paesi "devono essere celebrati" perché "uno degli
obiettivi più importanti per tutti i Governi deve essere
la lotta contro la disuguaglianza e la riduzione della
povertà".
"A tutti (i premiati) devo dire che sono la prova
vivente che quando la società si impegna e ha la
volontà, ciò può essere tradotto in azioni e risultati
tangibili.
Quindi grazie, grazie per dimostrarci che ciò è
possibile", ha aggiunto il direttore.
(...)
Il Venezuela riceve questo riconoscimento per aver
ridotto di oltre la metà il tasso di fame.
Secondo i dati ufficiali, in questo paese nel decennio
degli anni '90, c'erano
quattro milioni di persone che soffrivano la fame, che
rappresentano 15,5% della popolazione; mentre oggi il
dato percentuale di persone che si trovano in questa
situazione é del 2.5.
Dopo
aver letto questa notizia così incoraggiante cerco
informazioni nei media spagnoli. In El Pais
e ne El Mundo, i due giornali le cui campagne contro
le democrazie latino-americane - e soprattutto contro il
Venezuela e Cuba - sono costanti. Cerco
qualche linea, ma non riesco a trovare alcuna notizia.
Assolutamente
niente.
E penso che questo silenzio, in un paese dove molti
bambini già soffrono di fame, dove si tagliano i bilanci
delle mense scolastiche e famiglie affollano i centri di
soccorso e le banche alimentari per mangiare, è un
silenzio doppiamente criminale e che la dice lunga.
Sono media criminali, che hanno fatto della menzogna e
della corruzione il loro modus operandi.
La mia vicina direbbe "mascalzoni" e adotto tale
classificazione.
Per completare
la mancanza di informazione il quotidiano El Pais osa,
in un giorno come oggi,
in cui varrebbe la pena celebrare il progresso sociale
tanto importante come sradicare la fame, una notizia
infame con un titolo da antologia colonialista;
cito il titolo dell'assurda
notizia:
Il Governo venezuelano vuole costringere le madri ad
allattare
L'Assemblea Nazionale voterà martedì una
legge
che
punisce la pubblicità di alimenti per lattanti e
biberon e proibisce la prescrizione di siero a neonati.
EWALD SCHARFENBERG
Caracas
http://internacional.elpais.com/internacional/2013/06/16/actualidad/1371345652_337575.html
In questo link potrete leggere il contenuto di questo
articolo che non ha né capo né coda, perché ogni donna,
più o meno consapevole, sa del fatto che il latte
materno è il meglio per il loro bambino, e che le grandi
aziende devono essere controllate per evitare che
utilizzino metodi
pubblicitari destinati a vendere senza dar importanza
alla salute di nessuno, ma al business.
Se seguiamo la logica del profilo propagandista della
catastrofe e dell'obbligo, del "giornalista"
Scharfenberg, dovremmo buttare a mare tutte le analisi
mediche e scientifiche che sono state fatte per
proteggere l'allattamento al seno.
Come sempre, una domanda, quanto guadagna il
propagandista della Nestlé o di una società simile, per
articoli come questo, proprio nel momento in cui il
governo del Venezuela riceve un premio tanto importante
per aver sradicato la fame dal popolo?
E così, come dice la mia vicina quando le
spiego queste cose: Che mascalzoni!
El silencio de los sinvergüenzas
Sara Rosenberg
Hoy Venezuela ha recibido el premio de La FAO por los
logros obtenidos en la erradicación del hambre.
Reproduzco una síntesis de la noticia:El presidente de
Venezuela, Nicolás Maduro, recibió este domingo un
reconocimiento a su país de parte de la Organización de
Naciones Unidas para la Agricultura y Alimentación (FAO)
por la lucha del Gobierno Bolivariano en contra de la
desigualdad social y el hambre.
En una ceremonia realizada en Italia, el mandatario
venezolano recibió el reconocimiento de manos del
Director general de la FAO, José Graziano da Silva,
quien durante su discurso agradeció a siete países de
América Latina en su lucha contra el hambre y al pobreza
extrema. “Unos 38 países han alcanzado las metas del
milenio, de estos, 18 han cumplido con otro objetivo, el
de la alimentación, que es el mas difícil de alcanzar”,
dijo Graziano da Silva.
Además de Venezuela, en América Latina están siendo
reconocidos Brasil, Chile, República Dominicana, Panamá
y Uruguay. También aparecen los estados caribeños de
Guyana y San Vicente y las Granadinas; además de
naciones como Armenia, Azerbaiyán, Djibouti, Georgia,
Ghana, Kuwait, Kirguistán, Samoa, San Tomé y Príncipe,
Tailandia, Turkmenistán y Vietnam.
El director de la FAO dijo que los logros de estos
países “deben celebrarse” porque “una de las metas más
importantes para todos los Gobiernos tiene que ser la
lucha contra la desigualdad y la reducción de la pobreza”.
“A todos (los premiados) debo decirles que son la prueba
viviente de cuando la sociedad se compromete y tiene la
voluntad, lo que se puede traducir en acciones y
resultados tangibles. Por tanto gracias, gracias por
demostrarnos que todo esto es posible”, agregó el
director. (…)
Venezuela recibe este reconocimiento por haber reducido
en más de la mitad el índice de hambruna. Según cifras
oficiales, en este país la década de los años 90, había
cuatro millones de personas con hambre, lo cual
representaba 15,5 por ciento de la población; mientras
que actualmente la cifra porcentual de las personas que
se hallan en esa situación se ubica en 2,5.
Después de leer esta noticia tan alentadora busco la
información en los medios españoles. En El País y en El
mundo, los dos periódicos cuyas campañas contra las
democracias latinoamericanas – y especialmente contra
Venezuela y Cuba – son constantes. Busco alguna línea,
pero no encuentro ninguna información. Absolutamente
nada. Y pienso que este silencio en un país donde muchos
niños ya padecen hambre, donde se recortan los
presupuestos de los comedores escolares y las familias
acuden a centros de ayuda y bancos alimentarios para
comer, es un silencio doblemente criminal y que los
dibuja de cuerpo entero. Son medios criminales, que han
hecho de la mentira y la corrupción su modus operandi.
Mi vecina diría “unos sinvergüenzas”, y adopto esa
calificación. Para completar la falta de información el
diario El país se atreve, en un día como hoy, en el que
merece la pena celebrar un avance social tan importante
como es erradicar el hambre, una noticia infame, con un
titular de antología colonialista:
Cito el titular de la absurda noticia :
El Gobierno venezolano quiere obligar a las madres a
amamantar
La Asamblea Nacional votará el martes una ley que
castiga la publicidad de fórmulas lácteas y biberones y
prohíbe la prescripción de suero a recién nacidos. EWALD
SCHARFENBERG Caracas
http://internacional.elpais.com/internacional/2013/06/16/actualidad/1371345652_337575.html
En este enlace podrán leer el contenido del artículo,
que no tiene ni pies ni cabeza, porque toda mujer más o
menos conciente sabe que la leche materna es lo mejor
para su hijo, y que las grandes compañías deben ser
controladas para evitar que utilicen métodos de
publicidad destinados a vender sin importarles la salud
de nadie, sino el negocio.
Si seguimos en la lógica del prolífico propagandista de
la catástrofe y el imperio, el “periodista” Scharfenberg,
tendríamos que echar por la borda todos los análisis
médicos y científicos que se han hecho para defender la
lactancia materna.
Como siempre, una pregunta, ¿Cuánto cobra el
propagandista de Nestlé o de alguna compañía semejante,
por artículos como este, justamente en el momento en que
el gobierno de Venezuela recibe un premio tan
trascendental por haber erradicado el hambre del pueblo?
Y así es, tal como dice mi vecina cuando le explico
estas cosas ¡Qué sinvergüenzas!
Obbligo di allattare
Koldo Campos Sagaseta
scrittore, poeta e umorista basco;
da: rebelion.org; 18.6.2013
traduzione di Daniela Trollio Centro
di
Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
http://ciptagarelli.jimdo.com/
Nello stesso giorno il cui la FAO,
organismo delle Nazioni Unite, si
complimentava con il Venezuela per aver
soddisfatto il suo impegno nella
battaglia contro la fame, i grandi media
di comunicazione mettevano in allarme il
mondo rispetto ai piani del Venezuela di
obbligare le madri ad allattare i loro
figli e di proibire i biberon.
Quello che il parlamento bolivariano si
dispone a proibire è la pubblicità di
prodotti lattei artificiali nei centri
di salute
ma, come recita una vecchia massima
giornalistica, “Non si può
permettere che la verità ti rovini un
titolone”.
Così i grandi media, sia sulla stampa che in
televisione, oltre a tacere del
riconoscimento delle Nazioni Unite al
Venezuela per aver sradicato la fame, si
sono accinti al compito di diffondere la
“sinistra” misura che quel paese
latinoamericano si propone di adottare e
che, in realtà, è già stata adottata da anni
nei nostri ospedali.
Quello che ancora quei grandi media non
sanno e che io, con lo stesso rigore
giornalistico che usano loro, svelerò in
questo articolo come primizia informativa, è
che il parlamento venezuelano si dispone
anche a sostituire il tradizionale “Padre
Nostro” con un altro più adatto ai
nuovi tempi che il Venezuela vive e che, se
approvato, suonerebbe così: “Madre nostra
che ci
dai il
seno,
santificata
sia la
tua
opera,
venga a
noi il
tuo
latte e
che il
nutrimento
venga da
un petto
o
dall’altro,
dacci
oggi il
nostro
latte di
ogni
giorno,
e non
comprare
i suoi
succedanei
così
come non
lo
faremo
noi,
perché
non c’è
nulla di
più sano
del
capezzolo,
e
liberaci
dal mal
Nestlé”.
|