Toh! Ma
guarda che
sorpresa:
individuato
in una posto
di frontiera
fra
Costarica e
Panama,
l’agente
della CIA
Robert Seldon,
inseguito
dall’Interpol
per una
mandato di
cattura
della
magistratura
italiana, è
dovuto
tornare in
Panama dove
pare sia
stato
fermato a
richiesta
della
ministra
Cancellieri,
e però, chi
poteva
aspettarselo!,
dal fermo in
Panama, in
meno di
dodici ore,
lo
ritroviamo a
bordo di un
aereo
diretto
negli USA, a
quando
dichiarato
dallo stesso
Dipartimento
di Stato,
mentre il
governo del
Panama, che
credevamo
tanto amico
dell’Italia,
fa il pesce
in barile.
Robert
Seldon Lady
è un agente
della Cia
con una
biografia
che sembra
frutto di
una
sceneggiatura
hollywoodiana:
nato in
Honduras del
1954 da
padre
anch’egli
agente
segreto, ha
vissuto lì
infanzia e
adolescenza.
Negli anni
settanta lo
ritroviamo
in Luisiana
arruolato
nella
polizia di
New Orleans,
ma era un
elemento
chiave del
traffico di
cocaina e di
armi per la
controrivoluzione
nicaraguense
negli anni
ottanta
insieme a
John
Negroponte,
Félix
Rodríguez
Mendigutía
e
il
famigerato
Luis Posada
Carriles
per
quell’operazione
chiamata
Iran-contra
messa su
durante
l’Amministrazione
Reagan. Dopo
una
parentesi in
Nigeria dove
ha
collaborato
a fabbricare
uno dei
pretesti
utili a
demonizzare
Saddam
Hussein, e
cioè che l’Iraq
volesse
mettere le
mani
sull’uranio
nigeriano, è
diventato
capo della
stazione CIA
a Milano,
ha contato
sulla
collaborazione
di Betnie
Medero,
seconda
segretaria
dell’ambasciata
statunitense
a Roma
dall’agosto
del 2001 e
di un’altra
ventina di
agenti,
tutti
condannati
dai nostri
tribunali
per il
sequestro di
Abu Omar a
Milano nel
2003.
A Seldon
Lady sono
toccati nove
anni di
carcere,
essendo
stato
provato il
suo ruolo di
capo
dell’operazione
contro
l’imam Abu
Omar,
rifugiato
politico in
Italia,
sequestrato
in strada,
caricato in
macchina,
trasferito
alla base di
Aviano, da
lì in
Germania a
Ramstein e
quindi al
Cairo dove è
stato
brutalmente
torturato
anche con la
partecipazione
di Seldon.
Nel 2005,
insieme a
sua moglie,
l’agente
della Cia ha
lasciato
l’Italia un
attimo prima
dell’arrivo
della
polizia e
pare che
abbia
trascorso
questi anni
in
Centro America,
soprattutto
nella natia
Honduras
dove ha un
amico che
gli deve
favori, quel
Presidente
ad interim,
Roberto
Micheletti,
che si è
prestato a
coprire il
golpe con
cui nel 2009
fu deposto
Manuel
Zelaya, il
Presidente
legittimo.
Ormai ex
agente,
essendo
stato
bruciato
nell’affare
Abu Omar,
questo
individuo
troverà
protezione
negli Stati
Uniti e
resterà così
impune dai
reati con
cui ha
esercitato
sull’imam
innocente,
ogni genere
di violenza
insieme ai
21
nordamericani
condannati
dai nostri
tribunali.
D’altra
parte, il
colonnello
Joseph
Romano,
condannato
ma graziato
dal
Presidente
Napolitano,
e gli altri
in un modo o
nell’altro
se la sono
scansata. E
mentre
l’Amministrazione
Obama si
sgola a
minacciare i
paesi di
mezzo mondo
se osano
concedere
asilo a
Snowden,
cresce il
numero di
assassini,
sabotatori,
torturatori
che sanno di
poter essere
al sicuro
proprio nel
paese che ha
ingaggiato
una guerra
spietata e
crudele
contro il
terrorismo.
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