Il Blocco virtuale

 

 

 

12.10.2013 - http://www.juventudrebelde.cu

 

 

Mentre gli Stati Uniti cercano di creare la falsa immagine che il Governo di Cuba nega l'accesso alle tecnologie, tentano, a tutti i costi, di boicottare l'uso di questi da parte dei cubani.


«This service is not availabl...e for your country» (Questo servizio non è disponibile per il suo paese). Questa frase è forse una di quelle che trovano con più frequenza i cibernauti cubani quando cercano di scaricare un programma o accedere ad alcuni dei più popolari servizi di Internet.


L'impalcatura di leggi e regolamenti che formano il blocco nordamericano contro Cuba è presente anche nel mondo virtuale, nel quale i cubani soffrono le conseguenze di una politica irrazionale, di dimostrato fallimento, che non solo ostacola lo sviluppo del paese, ma anche l'accesso della popolazione a queste tecnologie.


Scaricare programmi, accesso a servizi e tecnologie, acquisto di dispositivi, esportazioni di servizi, commercio elettronico, transazioni finanziarie e persino la salute e l'educazione sono oggetto di drastiche misure che perseguono perfino terze persone o imprese che cerchino di fornirli a Cuba.


Se solo tenessimo conto che qualsiasi computer o dispositivo elettronico potrebbe essere più caro fino al 30% in più se è destinato a Cuba, basterebbe per capire l'assurdità di un assedio tecnologico che rincara senza necessità i servizi informatici.
Gli esempi, purtroppo, sono abbondanti e abbracciano molteplici settori, come è stato illustrato nella Relazione Cubana sul blocco presentata quest’anno alle Nazioni Unite.

 


VIAGGIO NEGATO

 


Viaggiare in qualunque paese in questi momenti, sia per motivi familiari, di commerci o di turismo, molte volte richiede prenotazioni on line presso agenzie di viaggio e linee aeree.


Queste sono possibili da gateway di pagamento elettronico, molte delle quali sono vietate a Cuba per il blocco, o richiedono supplementi per la paura di essere sanzionate p da parte dell'Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri (OFAC, per il suo acronimo in inglese) che come un cane da guardia insegue per tutto il mondo chi cerca di superare l'assedio contro l'Isola.


Solo nel settore turistico, i danni si stimano in 1960,18 milioni di dollari, costituiti principalmente dalle entrate non percepite a causa della proibizione esistente per i nordamericani di accedere ai servizi turistici cubani.


E la persecuzione, che viola per di più la stessa libertà di movimento sancita come diritto inalienabile dalla Costituzione degli Stati Uniti d'America, a oltrepassa le loro frontiere per accanirsi con quelli che vogliono visitare il nostro paese.


Per esempio, gli hotel cubani possono utilizzare solo il sistema Amadeus per la commercializzazione del prodotto turistico cubano attraverso Internet.


Si tratta di uno dei quattro grandi Sistemi Globali di Distribuzione (GDS, per le sue sigle in inglese) a livello internazionale; gli altri tre - Sabre, Galileo e Worldspan - appartengono a imprese statunitensi, per cui numerosi intermediari, fornitori di questi servizi, evitano le relazioni con gli enti turistici cubani per paura di essere multati e danneggiare così le loro vendite negli Stati Uniti.


Un altro esempio palpabile di queste restrizioni è che le imprese turistiche cubane non possono neanche pubblicizzarsi nei migliori sistemi di servizi nel web, come per esempio Google, Yahoo o MSN, perché questi sono di proprietà nordamericana.


Perfino nell'assicurazione delle comunicazioni interne del paese si fanno sentire gli effetti della persecuzione, come si evidenzia nei danni per un importo di 38,3 milioni di dollari, dovuti fondamentalmente alla delocalizzazione dei mercati di importazione dei prodotti necessari che ha sofferto il Gruppo Acinox, produttore di barre di ferro e reti elettrosaldate p per la costruzione, elettrodi per saldare, cavi e fili elettrici e telefonici, materiali refrattari e attrezzature per il pompaggio dell'acqua, tra gli altri.
Con quell'importo, per esempio, la linea di trafilatura della Fabbrica di Cavi Eleka potrebbe acquistare gli articoli necessari per produrre per sette mesi e mezzo conduttori elettrici e telefonici.


A loro volta i gruppi industriali di Bienes de Capital (GBK), Bienes de Consumo (GBC), de Refrigeración y Calderas (RC) e altre imprese cubane affrontano limitazioni tecnologiche non potendo utilizzare programmi come VmWare, necessari per virtualizzare i server in reti di computer.


Intanto, neanche gli enti economici e scientifici cubani possono utilizzare il sito sourceforge.net, una centrale di sviluppo di software libero che agisce come repository di codici sorgente per scaricare programmi.

 


SPETTRO AGGRESSIVO

 


Nel settore delle comunicazioni, i danni per causa del blocco si stimano in 44,2 milioni di dollari, risultanti dall'impossibilità di acquistare attrezzature nordamericane o altre con componenti di quella provenienza e di accedere al mercato di quel paese.


Incide anche la proibizione di eseguire operazioni attraverso banche nordamericane, tra altre cause.


Ugualmente, Cuba deve destinare importanti risorse alla difesa del suo spettro radioelettronico, perché le trasmissioni anticubane originate negli Stati Uniti totalizzano 2.400 ore settimanali, emesse in 30 frequenze di radio e televisione.


L'aggressione contro Cuba in questa sfera viola, tra le altre, le norme internazionali che regolano l'uso dello spettro radioelettrico dell'Accordo Internazionale sulle Radiocomunicazioni, del quale il Governo degli Stati Uniti è parte.


Neanche i cartoni animati, film e documentari cubani, o i programmi della televisione, sfuggono alla caccia virtuale scatenata dalla Casa Bianca quasi 55 anni fa.


Così, l'Istituto Cubano d’Arte e Industria Cinematografici (Icaic) non ha accesso diretto all'utilizzo della tecnologia sviluppata dall'impresa nordamericana Dolby, a causa del blocco, per cui è praticamente impossibile l'inserimento delle produzioni cinematografiche cubane nel mercato internazionale del cinema.


Altrettanto difficile è la commercializzazione delle produzioni culturali cubane mediante il web, compreso quelle della musica, perché affrontano supplementi di costo o difficoltà per accedere ai gateway di pagamento di cui sopra.


Il colmo degli esempi precedenti è quello che succede con i sistemi operativi e i programmi di provenienza o con qualche relazione con società statunitensi.


In questo campo entrano quasi tutti i più potenti server, sistemi di gestione dei server e anche il ben noti e utilizzati Windows o iOS, di Apple


Così, gran parte degli strumenti informatici che si usano a Cuba, perfino nel sfera medica o educativa, affrontano gravi problemi per essere rinnovati, a causa della proibizione dell'importazione di computer prodotti dai maggiori fabbricanti mondiali, come Hewlett Packard, Apple Macintosh o perfino di marche che si associano con fabbricanti giapponesi come Toshiba o Sony Vaio.


Tale restrizione si deve al fatto che la maggior parte del mercato è controllata da processori prodotti dalla società statunitense Intel, per cui, per ottenere le strumentazioni, Cuba deve ricorrere a paesi terzi, con incrementi dei prezzi che arrivano fino ad un 30% del prezzo originale.


La cosa illogica di tutto questo è che, mentre in modo sotterraneo silurano molti dei tentativi di sviluppo tecnologico, i rappresentanti della Casa Bianca cercano di creare la falsa immagine di un Governo cubano che nega l'accesso alle tecnologie, quelle stesse che essi cercano, a tutti i costi, di impedire ai cubani.