Verso il 26 di Luglio

 

 

Abel Santamaría: “La sua eroica resistenza

lo rende immortale di fronte alla storia”

                                                                                                                                        (Fidel)

 

 

2 luglio 2013 - M. Rojas www.granma.cu

 

 

La prima informazione su Abel Santamaría Cuadrado che si ebbe nei giorni della Moncada fu una fotografia scattata da un militare durante la perquisizione che questi fecero nella Granjita Siboney.  L’individuo posava davanti alla macchina fotografica  con quello che considerava un grande trofeo e una prova indiscutibile della condizione  "negativa" degli assaltanti della Moncada e in particolare di Abel.

 

Il riferito "trofeo di guerra", era un libro di Lenin con la firma autografa, molto chiara, di Abel Santamaría.

 

Nei giorni della Moncada quello lo si poteva  considerare un crimine politico.

 

La Guerra Fredda era al suo apogeo. Erano i tempi  della "caccia alle streghe", della persecuzione  degli intellettuali presunti  comunisti, tra i quali i famosi Dieci di Hollywood, come il grande attore di tutti i tempi, Charles Chaplin.

 

A Cuba, isola molto vicina agli Stati Uniti e di fatto una neocolonia, la cosa non poteva essere meno grave. Inoltre il Partito Socialista Popolare (Comunista) era illegale.

 

La fotografia e il libro entrarono a far parte delle prove di convinzione della  Causa 37, sugli assalti delle caserme  Moncada e Carlos Manuel de Céspedes, il 26 luglio del 1953, 60 anni fa. Ovviamente quella prova fu "ventilata" nel processo giudiziario iniziato il 21 settembre nel Palazzo di Giustizia di Santiago di Cuba.

 

Lì domandarono a  Fidel:

 

Domanda: I suoi compagni avevano dei libri? Leggevano abitualmente?

 

F.C.: “Sì, leggevano molto e lo facciamo ancora quando si può, perchè nella prigione di Boniato ci hanno tolto anche le opere di Martí”, denunciò il giovane avvocato nella sua posizione d’accusato principale.

 

Domanda: Il rapporto della polizia - si doveva scrivere esercito - specifica che sono state sequestrate alcune opere di Lenin appartenenti ad Abel Santamaria. Può essere vero?

 

F.C.: “È possibile, non lo nego, perchè leggiamo ogni tipo di libro e se a uno non interessa la letteratura socialista è un ignorante”, sostenne Fidel, di fronte allo stupore del tribunale e del numeroso pubblico che colmava la sala delle udienze generali.

 

Per lui non era un’offesa quella domanda.

 

Ma lo era l’altra, espressa dal Pubblico Ministero in relazione con Abel Santamaria.

 

Domanda: Lei sapeva che “questo” Abel che ha appena nominato, aveva preso del denaro dalla Casa - la Pontiac – in cui lavorava, per  rifornire di fondi la Rivoluzione?

 

Fidel rispose indignato: “Questa è una calunnia infame. La memoria di Abel Santamaría non la possono macchiare. Lo si doveva  conoscere. Abel era il più coraggioso, il più retto, era onesto. Non si può pensare niente di disonorevole della sua persona. Vogliono macchiare il suo ricordo dopo averlo torturato brutalmente, per poi assassinarlo”.

 

Per Haydée Santamaría, sua sorella e compagna di lotta "Abel era la vita stessa,  la sua qualità umana era straordinaria e il suo onore eccezionale”, come disse in un incontro con gli studenti dell’università de L’Avana, dopo il trionfo della Rivoluzione.

 

E disse alte cose del secondo capo del Movimento Rivoluzionario, riferendosi alle sue condizioni personali e politiche.

 

Abel studiava Martí e attraverso Martí cercò altre cose che già non trattavano solamente della sua Patria o dell’America Latina. Voleva sapere di più e allora lesse Lenin e Marx, tra quelli che si potevano leggere in quel momento.

 

Uno dei primi libri che Abel lesse, lo aveva ricevuto dalle mani del dottor Nicolás Monzón, a Santa Clara, un militante comunista, al quale aveva detto d’essere interessato allo studio delle idee politiche.

 

Monzón disse in un’intervista che gli feci: "Non dimenticherò mai quello che mi disse l’ultima volta che lo vidi, mi ricordo, in compagnia di Joaquina, sua madre. "Dottor Monzón, noi percorriamo differenti cammini, ma in definitiva ci dirigiamo verso un obiettivo comune, per cui sono sicuro che un giorno saremo uniti tutti per l’unità”.

 

La pratica di Abel, alla Polizia, prima  della Moncada,  faceva parte della Causa e lo ritraeva così:

 

"Generali: Abel Santamaría Cuadrado, razza bianca. Naturale di Encrucijada. Las Villas. Cuba. Figlio di Benigno e Joaquina. Età 25 anni (nato il 20 ottobre del 1927). Professione, impiegato. Stato Civile, celibe. Nazionalità cubana. Istruzione, sì. Domiciliato in Calle 25, numero 164, Appartamento 603. Vedado. L’Avana. Segni personali : alto 180 centimetri. Figura forte. Peso 75 chili. Biondo, occhi castani, pelle bianca. Segni particolari, nessuno.

 

Specialità criminale OLTRAGGIO E DISTRIBUZIONE CLANDESTINA DI STAMPE.

 

I fatti: il 16  agosto de 1952 è stato detenuto in compagnia di altri stampando il proclama sovversivo intitolato “L’Accusatore”, in cui si ingiuriavano il generale Batista e il suo governo. Sono stati sequestrati migliaia di questi volantini con il proclama. È iscritto al Partito del Popolo Cubano Ortodosso”.

 

Posto in libertà dopo l’oltraggio, Abel aveva inviato una vibrante lettera aperta ad un giornalista radiofonico, José Pardo Llada, nella quale gli diceva che sì, era necessario evitare che corresse il sangue... “ma sino a questo momento non ho visto nessuno pentito per il sangue versato nel ’68, e dopo nel ’95. Al contrario lo veneriamo (…) Basta con le affermazioni sterili senza obiettivi determinati. Una Rivoluzione non si fa in un giorno, ma si comincia in un secondo. Già è l’ora e tutto sta dalla nostra parte. Perchè dovremmo sciuparlo?”  

 

Fidel riconobbe sempre le condizioni eccezionali di Abel e per questo lo aveva nominato secondo capo e aveva determinato, nella Granjita  Siboney, che Abel occupasse la  retroguardia dell’Ospedale Civile, perchè se lui moriva nell’attacco alla Caserma, lo potesse sostituire e proseguisse la lotta.

 

Abel considerò che, vedendo fallita la sorpresa dell’assalto alla Moncada e che  la battaglia si scatenava alla garitta tre, dove stava Fidel, che quello che doveva vivere non era lui ma Fidel e lottò con i suoi compagni cercando di attrarre i soldati in direzione della retroguardia.

 

Per questo il dottor Fidel Castro, nel suo allegato noto come “La storia mi assolverà”, disse di Abel Santamaria che “La sua gloriosa resistenza lo ha reso immortale davanti alla storia”.