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L’incontro tra due culture |
23 gennaio 2013 - Nubia Piqueras www.granma.cu
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Fortemente danneggiato dall’erosione del tempo, dai molteplici usi, dalle modifiche alla struttura ed al disegno originale, oltre ad altri fattori ambientali ed umani, questo emblematico edificio del centro storico de la “Habana Vieja” è sottoposto da tre anni ad un processo di recupero patrimoniale.
Il progetto, che comprende in maniera parallela la realizzazione delle sue nuove funzioni culturali, è stato finanziato dall’Unione Europea insieme alla Unesco ed alla Oficina del Historiador de la Ciudad (OHC) con lo scopo di rafforzare i legami tra il Vecchio Continente e l’Isola.
Anche se la maggior parte del finanziamento, di 1 milione 265 mila euro, è destinata alla riabilitazione fisica dell’edificio, è importante evidenziare che nello stesso momento si lavora alla creazione di un centro dinamico ed interattivo, lontano dallo stile tradizionale del resto dei musei e delle istituzioni del Centro Storico de L’Avana. Per tale ragione, precisa Mónica Rojas Vidaurreta, specialista della direzione di Cooperazione Internazionale della OHC, si realizza un processo di studio per definire le possibili destinazioni d’uso dell’immobile, ubicato nella “Plaza de Armas”.
Una volta aperto, il nuovo complesso culturale sarà a disposizione del pubblico che frequenta il centro storico de la Habana Vieja, però, in particolare, la popolazione locale potrà godersi le esposizioni permanenti come una mostra ed altri spazi destinati a teatro, cinema, danza, musica e le sale per le conferenze.
In tal senso, precisa Rojas, l’avvio di questo innovativo progetto è previsto per il secondo semestre del 2014 con l’entrata in funzione, nella prima fase, di varie mostre transitorie, una sala polivalente, un archivio mediatico ed altri servizi rivolti alla popolazione di diversi gusti ed età.
Suddiviso in 17 sale o aree, il nuovo contenuto culturale del Palacio del Segundo Cabo prevede inoltre degli spazi destinati a raccontare la storia degli europei giunti a Cuba, i primi viaggiatori, i quattro secoli di relazioni, l’architettura e l’urbanistica, i libri e le cartografie.
Come elemento innovativo risalta l’uso della tecnologia in funzione del museo, infatti molti specialisti coinvolti nel progetto si sono recati in prestigiosi e moderni musei e centri culturali d’Europa, dove questa risorsa si applica alla diffusione della storia in maniera interattiva.
Ad oggi, il museo più innovativo di Cuba è il Planetario (nel Centro Storico), che possiede alcuni giochi interattivi, spiega Rojas.
“In realtà la pratica ha dimostrato che i passatempi didattici e interattivi aiutano i più piccoli ad imparare”, assicura la specialista, che ha inoltre offerto i dettagli sul disegno moderno che in una seconda fase definirà l’estetica delle sale. Però nulla di tutto ciò sarà possibile senza una corretta visibilità, per tale ragione è necessaria la presenza non solo dei consiglieri culturali della Unione Europea, ma anche del pubblico potenziale, attraverso visite guidate come parte del programma “Rutas y Andares” promosso dalla OHC ogni estate.
Luci ed ombre delle vestigia archeologiche
Forse la parte più difficile del processo di recupero e restauro del Palacio del Segundo Cabo riguarda le sue fondamenta, infatti uno studio che ha sorpreso tutti ha messo in evidenza nuove luci ed ombre riguardanti la ricerca archeologica.
Durante i lavori di scavo, con l’obiettivo di studiare il consolidamento del sottosuolo, gli specialisti hanno trovato tracce di possibili insediamenti, in un’area dove le mappe dell’epoca non riportano l’esistenza di altri edifici precedenti al Palacio, ricorda Rojas.
Per tale ragione molti credono che questi resti potrebbero appartenere ad una comunità aborigena, tesi che non è stata ancora provata, ha aggiunto.
Intanto ci sono, come prova palpabile di un passato ricco di storia sconosciuta, i resti di utensili e ceramiche trovati nel giardino dell’immobile, la roccia strutturale levigata come un pavimento (unica a la Habana Vieja) e le 14 tracce dei pali.
Inoltre, ci sono altri ritrovamenti, come un piccolo pozzo riempito con materiali da costruzione quando questo fu disabilitato, ed i resti di una cava da dove si estraevano i materiali che probabilmente furono usati per la costruzione degli edifici della zona.
Nonostante le incognite ancora da decifrare, gli scavi conclusi nel marzo del 2011 hanno indicato che i materiali estratti possono classificarsi come ceramica ordinaria o di tradizione aborigena (XVI-XIX), maioliche (1550-1725), mattonelle inglesi (1763-1850), oltre a strumenti di metallo (chiodi, utensili, lucchetti, coltelli e proiettili) e frammenti di vetro (bottiglie, contenitori di medicine, vetri piani e vasi).
Nei resti alimentari si trovano: Bos taurus (manzo), Sus scrofa (maiale), Gallus gallus (gallina), Cairina maschata (anatra domestica), tartarughe e molluschi marini.
Allo stesso modo, si valuta la possibilità che il periodo di utilizzo del suolo riguardi esclusivamente il XVI secolo.
Alla luce di queste scoperte, nuovi interrogativi nascono sull’edificio, le cui risposte dovranno essere date da storici, architetti, urbanisti ed archeologi per saldare il debito con il presente e con la storia.
Una storia di tre secoli
Testimonianza dell’architettura barocca cubana, il Palacio del Segundo Cabo si trova nel sito della fondazione di San Cristóbal de La Habana, una delle sette città fondate inizialmente sull’Isola e che dalle sue origine nel 1519 costituì un importante nucleo nella regione dei Caraibi.
Sede inizialmente della “Real Casa de Correos”, l’elaborazione e l’esecuzione dei progetti del governatore, marchese de La Torre (il quale propose di costruire quattro maestosi edifici intorno alla Plaza de Armas), iniziarono nel 1772 agli ordini dell’architetto spagnolo Antonio Fernández de Trebejos.
Poco prima del 1829 si insediò nel locale l’Intendente della “Real Hacienda”. In seguito, questa ultima istanza coloniale che comprendeva intendenza, ufficio contabilità e tesoreria generale dell’esercito, prese il controllo dell’intero edificio, fino al 1853, quando fu creata la capitaneria generale e fu deciso di ubicare i suoi uffici nella struttura.
Questo ultimo evento gli diede il nome con il quale è conosciuto oggi l’edificio, che fu anche sede dal 1902 al 1929 del Senato della Repubblica di Cuba.
In seguito fu consegnato alle accademie di Storia e Nazionale delle Arti e Lettere, fino a quando, nel 1959, anno del trionfo della Rivoluzione Cubana, divenne la sede del Consiglio Nazionale di Cultura, fino ad accogliere l’Istituto Cubano del Libro, la sua ultima destinazione d’uso prima della chiusura per i lavori di restauro.
Nonostante le molteplici funzioni, che ne hanno accelerato il deterioramento nei suoi 221 anni d’esistenza, il Palacio del Segundo Cabo continua a mostrare la maestosità di un’epoca che oggi rinasce sotto gli ampi archi del suo portico ed il bellissimo patio interno in stile andaluso immerso in una copiosa vegetazione.
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