All’alba del
16 novembre
del 1987, il
Comandante
in Capo
Fidel Castro
Ruz si riunì
con un
gruppo di
assessori
per decidere
la risposta
del Governo
cubano alla
richiesta di
aiuto di
Eduardo Dos
Santos,
presidente
dell’Angola.
Durante
il mese
d’agosto
dello stesso
anno, le
truppe delle
Forze Armate
Popolari per
la
Liberazione
dell’Angola
(Fapla)
avevano
cominciato
l’operazione
“Salutando
Ottobre”,
con
l’intenzione
di prendere
il villaggio
di Mavinga.
Si trovavano
a meno di
200
chilometri,
quando le
forze
sudafricane
e
dell’Unione
Nazionale
per
l’Indipendenza
Totale
dell’Angola
(Unita) le
attaccano e
obbligano a
ripiegare
vicino a
Cuito
Cuanavale.
“C’erano
10.000
combattenti
delle Fapla
in pericolo
d’essere
sterminate”,
spiega
Rodolfo
Puentes
Ferro,
ambasciatore
di Cuba in
questo paese
nei momenti
della crisi.
Quella
situazione
metteva in
pericolo la
stabilità
del Governo
di Dos
Santos. Era
necessario
l’invio di
rinforzi
cubani per
affrontare
la
situazione.
Dal porto di
Namibe alla
città di
Menongue, a
250
chilometri a
nord dalla
frontiera
con la
Namibia, le
truppe
cubane
mantenevano
una linea
difensiva
per
proteggere
il
territorio
angolano de
qualsiasi
attacco
nemico alle
regioni
centrali
dell’Angola.
”Cuba
considerava
che i
soldati che
si tenevano
in quella
linea non si
dovevano
togliere,
perchè se
s’indebolivano
le forze, i
sudafricani
avrebbero
potuto
penetrare in
quella zona.
“Dovevamo
mandare
altre
truppe”,
spiega Jorge
Risquet,
membro del
Comitato
Centrale del
PCC. “Cuba
però doveva
anche
proteggere
il suo
territorio
nazionale,
perchè si
manteneva
sempre la
minaccia del
governo
guerrafondaio
di Ronald
Reagan. In
tali
circostanze
l’accettazione
di un
compito di
tanta
importanza
necessitava
una buona
valutazione.
La decisione
fu di
risolvere il
problema, ma
risolverlo
una volta
per tutte e
non salvare
solo Cuito
Cuanavale,
ma espellere
i
sudafricani
dall’Angola”,
narra
Risquet,
riferendosi
all’incontro
di quel 16
novembre.
“Da
quell’istante
cominciò la
preparazione
del truppe
cubane che
sarebbero
partite per
il
continente
africano,
per
rinforzare
le linee di
difesa. La
prima cosa
fu mandare
le migliori
armi e i
migliori
uomini di
Cuba in quel
momento, per
frenare
l’offensiva
dei
sudafricani
e della
UNITA”,
spiega il
generale di
brigata
Roberto
Milián Vega,
allora capo
della 70ª
Brigata dei
carri armati
a Menongue,
citta vicina
a Cuito
Cuanavale.
I soldati
cubani
inviati con
i soldati
angolani e
della
Namibia,
affrontarono
i più
cruenti
attacchi
delle forze
sudafricane
nel loro
tentativo di
occupare il
paese.
Nei mesi di
gennaio,
febbraio e
marzo del
1988
avvennero i
combattimenti
decisivi che
definirono
il destino
di Cuito
Cuanavale.
Il 23 marzo
le linee
difensive
erano state
riaggiustate,
come parte
della
strategia
tracciata
dal
Comandante
in Capo
Fidel
Castro.
Quello fu lo
scenario
dell’ultimo
combattimento
a grande
scala. Dopo
quella data,
le forze
nemiche
continuarono
ad attaccare
in modo
isolato, e
non
realizzarono
altri
tentativi
per occupare
il paese. Il
valore
dimostrato
dalla
coazione
angolano-
cubana fece
sì che i
sudafricani
e la UNITA
rinunciarono
al loro
impegno.
Le memorie
di una
battaglia
“Ristabilimmo
tutta la
situazione
che c’era
nella città
di Cuito.
Frenammo là
i
sudafricani”,
dichiara
Rodolfo
Puentes
Ferro e
Risquet
afferma: “Da
qual momento
non
tornarono ad
attaccare
con forza.
La nostra
avanzata si
sviluppò
allora a
ovest, verso
la frontiera
con la
Namibia”.
La
partecipazione
dei soldati
cubani alle
azioni nei
combattimenti
che
portarono
alla
vittoria, fu
una pietra
miliare per
il
continente
africano e
la loro
presenza ha
dato un
contributo
eccezionale
alla storia
dell’internazionalismo.
“Siamo
sempre stati
sicuri delle
truppe
cubane:
eravamo ben
preparati e
lo abbiamo
dimostrato”,
ha spiegato
Juan Seguí,
fotoreporter
di guerra
durante il
conflitto.
“Cuito è un
momento
storico,
nessuno lo
può negare.
La guerra
l’hanno
vinta i
cubani, gli
angolani, la
Namibia e
Nelson
Mandela dal
carcere,
dando un
grande
esempio. La
guerra
l’abbiamo
vinta
tutti”,
assicura
César Gómez
Chacón,
corrispondente
di guerra.
“È un
simbolo per
la nostra
gioventù,
per il
popolo
cubano e i
popoli
africani”,
afferma
Rodolfo
Puentes
Ferro.
“Cuito
Cuanavale è
stato un
bastione”,
ricorda il
generale di
brigata
Miguel A.
Lorente
León.
L’operazione
strategica
liberò
l’Africa e
la Namibia,
evitò che i
sudafricani
tentassero
d’occupare
l’Angola
nuovamente e
creò le
condizioni
per far sì
che un uomo
della
grandezza di
Nelson
Mandela
fosse
presidente
del
Sudafrica.
Era
troppo
quello che
c’era in
gioco
“Una
sconfitta
là, avrebbe
posto in
pericolo la
Rivoluzione.
In tutti
quegli anni,
noi là
abbiamo
messo in
gioco il
nostro
processo.
Qui non ci
potevano
vincere, ma
potevano
sconfiggerci
là in
Angola. Era
troppo
quello che
c’era in
gioco, molto
più di quel
che alcuni
possono
immaginare”.
Fidel Castro
Ruz.
Intervista
con il
giornalista
francese
Ignacio
Ramonet.
Tremenda
forza
“Le nostre
forze
avanzarono
verso sud da
ovest, in
numero e
mezzi
sufficienti
per compiere
la missione.
Bastarono
alcuni
scontri
dell’esplorazione
e il colpo
aereo molto
forte sulle
loro
posizioni a
Calueque,
per far sì
che i
sudafricani
si
rendessero
conto della
tremenda
forza che
avevano
davanti e il
cambio nella
correlazione
delle forze
fu quello
che aperse
il cammino
ai
negoziati”.
Fidel Castro
Ruz,
discorso
pronunciato
il 5
dicembre del
1988.
La virata
nella lotta
per la
liberazione
del
continente
africano
“Cuito
Cuanavale
segna la
virata nella
lotta per la
liberazione
del
continente
africano e
alla sferza
dell’apartheid
nel nostro
paese(…) la
sconfitta
del esercito
razzista a
Cuito
Cuanavale
diede la
possibilità
all’Angola
di godersi
la pace e
consolidare
la propria
sovranità
(…) permise
al popolo
combattente
della
Namibia di
conquistare
finalmente
la propria
indipendenza
(…) e servì
da
ispirazione
al popolo
combattente
del
Sudafrica.
Nelson
Mandela,
dichiarazione
offerta nel
1991.
A partire
dal 24 marzo
è
disponibile
nel sito web
di Joventud
Rebelde:
“Cuito
Cuanavale,
gesta al di
là del
tempo”,
reportage
ipermedia su
questo
avvenimenti
storico. Il
prodotto
offre
testimonianze
di
partecipanti
alla
battaglia,
immagini del
conflitto e
un’infografia
interattiva
animata, che
sviluppa uno
dei
principali
combattimenti,
tra i molti
materiali
multimedia.
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