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Comunicato della Vittoria
Comunicato numero 4 |
19 aprile 2013 - www.granma.cu
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Forze dell’Esercito Ribelle e delle Milizie Nazionali Rivoluzionarie hanno preso d’assalto le ultime posizioni che le forze mercenarie degli invasori avevano occupato nel territorio nazionale.
Playa Girón, che è stata l’ultimo punto dei mercenari, è caduta alle 17.30.
La Rivoluzione è vittoriosa, anche se ha pagato un saldo elevato di vite valorose di combattenti rivoluzionari che hanno affrontato gli invasori e li hanno attaccati senza dare un solo minuto di tregua, distruggendo così in meno di 72 ore, l’esercito organizzato in molti mesi dal governo imperialista degli Stati Uniti.
Il nemico ha sofferto una schiacciante sconfitta. Una parte dei mercenari ha cercato di imbarcarsi nuovamente per fuggire con diverse imbarcazioni, affondate dalla Forza Aerea Ribelle.
Il resto delle forze mercenarie, che ha avuto un notevole numero di morti e feriti, è stato disperso in una zona pantanosa dove non esistono scappatoie possibili.
È stata conquistata una grande quantità di armi di fabbricazione nordamericana, tra le quali dei carri armati Sherman. Non è ancora stato fatto il l’elenco del materiale da guerra conquistato.
Nelle prossime ore il Governo Rivoluzionario offrirà al popolo un’informazione completa di tutti gli avvenimenti.
Fidel Castro Ruz Comandante in Capo della Forze Armate Rivoluzionarie.
19 aprile del 1961 Anno dell’Educazione. |
Playa Girón |
17 aprile 2013 - Gioia Minuti www.granma.cu
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Dopo il trionfo delle Rivoluzione l’odio - e non solo - di coloro che avevano dovuto o voluto lasciare l’Isola si era accresciuto. L’amministrazione statunitense, il governo USA avrebbe pagato qualsiasi cifra per eliminare una realtà così preoccupante, così vicina e così pericolosa per i suoi interessi.
Alla metà degli anni ’60, dirigenti della Rivoluzione organizzarono un piano di difesa speciale per difendere l’Avana, formato da due anelli uniti da molti settori che li incrociavano, dove potevano combattere i battaglioni delle milizie.
Il quotidiano Revolución, il 9 gennaio del 1961 pubblicò alcune informazioni firmate dai giornalisti nordamericani Joseph Martin e Phil Santora, pubblicati dal Daily News, nei quali si affermava che le manovre militari per un attacco a Cuba erano finanziate da uomini d’affari nordamericani e si sosteneva che ogni settimana partivano gruppi di 50 - 60 “rivoluzionari” dall’aeroporto internazionale di Miami che andavano in accampamenti segreti che si trovavano in Guatemala, nelle terre di un ricco coltivatore di caffè, che era il fratello dell’ambasciatore di questo paese a Washington.
Il 30 marzo J.F. Kennedi, il nuovo presidente invitò William Fullbright, presidente del Comitato delle Relazioni estere del Senato ad andare con lui in Florida e durante il viaggio esaminò alcuni documenti di Fullbrigt, senatore per l’Arkansas, nei quali si leggeva che l’invasione a Cuba era una pessima idea e si raccomandava una politica di tolleranza. Kennedy sembrava molto interessato. Il 3 aprile però si rese pubblico il Libro Bianco con il quale si preparava il popolo degli Stati Uniti all’invasione di Cuba: il suo autore era Arthur Schlesinger jr. consulente speciale del presidente. I piani d’invasione erano cominciati con l’amministrazione di Eisenhower. La CIA aveva elaborato un piano di quattro punti e i costi previsti – solo quelli iniziali - erano di 4.400.000 USD.
Gli aspiranti invasori di addestravano nell’isola di Usepa, nel golfo del Messico e in Florida, ma anche a Fort Gula a Panama, nella Base Trax in Guatemala e in altri luoghi ancora.
Nel marzo del 1961, la CIA presentò un documento che si chiamava “Proposta di operazioni contro Cuba” raccomandando il “Piano Trinidad”, che era diviso in tre parti, un’invasione dal mare nella zona di Trinidad, la conquista di una testa di spiaggia per la futura organizzazione di una guerriglia e la formazione di un governo provvisorio immediatamente dopo. Tutti gli aspetti militari furono approvati dai capi di stato maggiore congiunto degli Stati Uniti e l’azione si chiamò Operazione Pluto. L’ invasione si doveva effettuare il 5 poi il 10 e alla fine Kennedy si decise per il 17. Egli si riservò il diritto di interrompere l’operazione sino al 16. Allan Dulles stava a Puerto Rico per non destre sospetti.
I mercenari si contavano partendo dal numero 2000 per ingannare lo spionaggio cubano e la Brigata si chiamò 2506 perchè era il numero di uno che morì durante l’addestramento. Le truppe furono trasportate in Nicaragua e a una base del Guatemala che fu poi distrutta dalla CIA e dove furono anche arrestati 17 aspiranti invasori, perchè definiti “di sinistra”. Partirono per Cuba da Puerto Cabezas e furono salutati dal presidente del Nicaragua, il generale Luis Somoza. Un giornalista, Haynes Johnson del Washington Post scrisse: Vestito come un ricco personaggio di una commedia musicale e circondato da pistoleros, con la faccia sporca di polvere, Somoza dichiarò: “Portatemi i peli della barca di Castro!” poi salutò con il pugno chiuso e volto la palle ai futuri invasori. Se ne andò seguito dai suoi adulatori. Alle 6:00 a. m. del 15 aprile gli aerei nemici invasero il territorio nazionale cubano e cominciarono a bombardare gli aeroporti di Santiago de Cuba, San Antonio de los Baños e Ciudad Libertad, distrussero due aerei cubani e ammazzarono 7 persone.
Il giorno dopo si fecero i funerali delle vittime.
Una compagna che oggi è anziana racconta: “Io ero incinta del mio primo figlio e piangevo per quei morti, mentre seguivamo le bare verso il cimitero e la strada era tutta coperta di fiori. Eravamo alla slargo di Calle 23 y 12, nel Vedano, un luogo storico della capitale. C’erano tanti miliziani con i fucili alzati e Fidel lì proclamò il carattere socialista della Rivoluzione. Noi tutti che eravamo presenti eravamo convinti e che quella era la nostra Rivoluzione, la Rivoluzione dei poveri, con i poveri e per i poveri, mentre nel mar dei Caraibi la flotta che trasportava la brigata degli invasori navigava scortata dalle navi da guerra degli Stati Uniti.
Fu dichiarato l’allarme generale.
Circa alle 1:00 a.m. del 17 aprile gli invasori sbarcarono a Playa Larga e a Playa Girón. Le forze cubane con tutti i mezzi disponibili furono inviate nell’area dei combattimenti e il resto rimase a difendere la capitale.
Alcuni plotoni erano formati da autisti d’autobus, operai delle fabbriche, da studenti... le donne presenti erano molte.
Si effettuarono moltissimi arresti, perchè si sapeva e si temeva che avrebbero aiutato il nemico.
Si scopersero nascondigli d’armi di piccolo calibro, propaganda contro la Rivoluzione, materiali sovversivi di ogni genere e anche prodotti che cominciavano a mancare e che erano stati nascosti dagli speculatori.
La capitale era tranquilla, ma a Miami quel giorno scrissero: “Nelle strade dell’Avana si combatte violentemente e l’Hotel Habana Libre à stato distrutto con un attacco aereo realizzato contro il regime di Fidel Castro”.
Il 18 aprile del 1961 i lettori della stampa quotidiana degli Stati Uniti leggevano titoli che annunciavano: “I ribelli sono vicini all’Avana e hanno già invaso quattro province”.
Una nota di AP informava che “ le forze ribelli cubane erano sbarcate a 38 miglia dall’Avana e in molti altri punti dell’Isola. In un comunicato stampa del detto “Consiglio Rivoluzionario Cubano” si leggeva che “gran parte delle milizie avevano disertato già a lato delle forze degli invasori” e che “nelle prossime ore si sarebbe sferrata la battagli decisiva per il paese. Le forze ribelli hanno assunto il controllo dell’Isola de Pinos e hanno liberato i diecimila prigionieri politici che erano detenuti là”, mentivano.
Solo 36 ore dopo la pubblicazione dei primi articoli di AP apparsi in tutti gli Stati Uniti in prima pagina, le forze ribelli contro rivoluzionarie che erano sbarcate, non a 38 miglia dall’Avana e tanto meno sull’Isola de Pinos, ma vicino alla Baia dei Porci, cioè Playa Girón, sulla costa a sud dell’Isola grande, erano state sconfitte in maniera schiacciante e ignominiosa dalle Milizie popolari, dalla Polizia Nazionale Rivoluzionaria e dall’Esercito Ribelle di Cuba.
Non solo il carattere decisivo, ma la rapidità della sconfitta del 19 aprile furono cruciali. La prima edizione della rivista Times che apparve dopo la vittoria cubana rivelava che i presunti autori del comunicato stampa del detto Consiglio Rivoluzionario Cubano citato con tanta autorità da AP, tra i quali c’era José Miró Cardona, non solo non sapevano niente del momento deciso per l’invasione, ma addirittura il governo degli Stati Uniti li aveva mantenuti quasi prigionieri mentre si sviluppava l’operativo.
In realtà il comunicato emesso lo avevano scritto gli ufficiali della CIA incaricati dell’invasione mentre i membri del governo cubano nell’esilio creato a sua volta dalla stessa CIA, erano rimasti quasi senza comunicazioni, sorvegliati militarmente in una baracca della pista aerea dell’aeroporto di Opa-Locka, vicino a Miami. |
La prima grande sconfitta dell’impero |
17 aprile 2013 - www.granma.cu
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Nel comunicato numero uno, emesso quella mattina del 17 aprile, il Comandante in Capo Fidel Castro Ruz annunciava:
“Truppe da sbarco, per mare e nell’aria stanno attaccando vari punti del territorio nazionale a sud della provincia di Las Villas, appoggiate da aerei e navi da guerra... Si sta combattendo in difesa della Patria, sacra, e della Rivoluzione, contro l’attacco di mercenari organizzati dal Governo imperialista degli Stati Uniti”.
Addestrati e armati dall’Agenzia Centrale d’Intelligenza degli Stati Uniti, i mercenari sbarcarono a Baia dei Porci, sulla costa sud-occidentale di Cuba.
Il proposito dei 1500 senza patria era stabilire una testa di spiaggia sulle coste cubane per, da lì, sferrare una guerra d’attacco con la pretesa di sconfiggere il potere rivoluzionario. |
Il criminale e vile attacco del 15 aprile |
16 aprile 2013 - www.granma.cu
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Come passo che precedette l’invasione mercenaria del 15 aprile del 1961, gli aerei B-26 camuffati con le sigle delle Forze Armate Rivoluzionarie, bombardarono gli aeroporti di Ciudad Libertad, Sant’Antonio del los Baños e Santiago di Cuba, con il proposito di distruggere gli scarsi apparecchi da combattimento su cui si contava e inoltre far credere all’opinione pubblica internazionale che nell’Isola c’era una ribellione interna, per cui uno degli aerei camuffati con le insegne delle FAR atterrò a Miami per confermare l’ipotesi dell’insurrezione e della ribellione del popolo cubano.
Gli aerei camuffati come fossero stati delle FAR, sorpresero in un primo momento e provocarono le prime vittime tra civili e combattenti, ma la risposta non si fece aspettare e uno degli aerei nemici fu abbattuto dall’artiglieria antiaerea rivoluzionaria, un altro fu colpito ripetutamente e fu obbligato ad atterrare a Cayo Hueso e un terzo realizzò un atterraggio d’emergenza nelle isole Gran Caiman.
I nostri giovani combattenti provarono ancora una volta il loro coraggio e la dedizione e tra loro l’esempio del giovane Eduardo Garcia Delgado che morì difendendo il suo posto a Ciudad Libertad ed ebbe la forza sufficiente per, prima di morire, scrivere il nome di Fidel con il suo stesso sangue.
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