La pratica sportiva ricopre un ruolo fondamentale a Cuba sin dalla Rivoluzione del 1959: infatti, a Cuba lo sport è riconosciuto come “diritto del popolo” (art. 52 della costituzione). Il successo di questa concezione si riflette nei risultati storici ed attuali, che fanno di Cuba il Paese di lingua spagnola ad aver vinto più medaglie olimpiche e la seconda potenza sportiva dei Giochi Panamericani, alle spalle degli Stati Uniti ma ampiamente davanti al Canada: dei risultati eccezionali per un Paese di soli 11 milioni di abitanti.
Nel 1961, fu fondato l’INDER (Istituto Nazione di Sport, Educazione Fisica e Ricreazione), incaricato di pianificare i programmi delle varie attività sportive in tutto il Paese e a livello internazionale, al quale fece seguito l’ESEF (Scuola Superiore di Educazione Fisica). Nel tentativo di mantenere vivo uno spirito sportivo autentico e di evitare la commercializzazione dello sport, nel 1962 fu eliminato il professionismo, misura in vigore ancora oggi. L’assenza del professionismo è però colmata dall’importante sostegno economico che il governo dà ad i suoi atleti di tutte le discipline, compresi gli atleti paralimpici, sia in modo diretto che attraverso le infrastrutture che mette a disposizione.
Attivo tutt’ora, l’INDER si occupa dello sviluppo dello sport come attività di massa in tutte le fasce d’età, a partire dalla scuola primaria sino alle attività fisiche per la terza età. Ma, al di là dello sport come pratica per tutta la popolazione, uno degli obiettivi più importanti è quello di migliorare costantemente l’aspetto tecnico ed organizzativo per quanto riguarda lo sport agonistico.
Il modello sportivo cubano è visto come un esempio in tutto il continente latinoamericano, infatti numerosi Paesi si avvalgono della collaborazione di tecnici ed allenatori dell’isola: oltre mille cubani lavorano presso le federazioni di Paesi come Venezuela, Bolivia, Colombia e Repubblica Dominicana, ma anche del gigante Brasile e di numerosi Paesi africani.
La concezione cubana dello sport in tutti i suoi aspetti, ha portato l’isola ad essere protagonista in numerose discipline. Lo sport nazionale resta il baseball, nonostante l’esclusione dai Giochi Olimpici e la possibilità data ai professionisti della MLB di partecipare al WBC, che molti hanno etichettato come una scelta più politica che sportiva fatta sotto pressione degli Stati Uniti. Altri sport in cui Cuba eccelle sono, tra gli altri, il volley, la boxe, il judo e l’atletica.
Cuba è anche uno dei Paesi a spingere maggiormente per la lotta antidoping, infatti la capitale L’Avana dispone di uno dei migliori laboratori del continente americano, uno dei tre riconosciuti dalla WADA nell’America Latina (gli altri si trovano a Bogotà ed a Rio de Janeiro). Allo stesso tempo, Cuba sviluppa un importante programma di cooperazione tra scienza e sport, grazie all’Istituto di Medicina Sportiva.
Infine, una nota importante riguarda lo sport paralimpico, trattato con pari dignità rispetto allo sport dei normodotati, come sottolineato anche da Yunidis Castillo, l’atleta vincitrice di tre ori (100, 200 e 400 metri) a Londra nella categoria T46: gli atleti paralimpici, infatti, si allenano nelle stesse strutture dei normodati, spesso in compagnia di questi ultimi, e ricevono gli stessi contribuiti economici degli atleti olimpici di alto livello.
giulio.chinappi@olimpiazzurra.com