Perché tanta preoccupazione?

 

 

9.08.2013 - Arthur Gonzalez http://heraldocubano.wordpress.com/

 

 

E' frequente leggere o ascoltare alcune voci che dagli Stati Uniti insistono sul tema razziale a Cuba, ciò che cattura prepotentemente l'attenzione  per essere, questa, una questione traumatica e tragica negli USA, a differenza della situazione cubana.
 

Se sono così preoccupati per la questione, perché permettono che li qualifichino come afro-americani piuttosto che nordamericani? Il termine stesso li esclude dall'avere gli stessi diritti degli anglo-nordamericani, cioé non li considerano veri nordamericani,  qualcosa che ricorda la ragione dell'acquisto di un pezzo di terra in Africa, nel XIX secolo, battezzata come Repubblica della Liberia, per rinviare lì i neri, non volendoli nel territorio del Nord America.

Dagli USA si impegnano per far vedere al mondo che  i negri e mulatti cubani hanno meno diritti di quelli con la pelle bianca, anche se hanno una nonna nera, perché a Cuba chi non ha avi neri li carabalí (tribù africana ndt), come ben definiva il poeta nazionale Nicolás Guillén.

 

E' vecchia la strategia di voler dividerci persino in colori, qualcosa che già José Martí descrisse e affrontò.
 

A Cuba dal 1 gennaio 1959 si eliminò il razzismo esistente nella società, simile a quello degli Stati Uniti, anche se i pregiudizi persistono per entrambi i colori, bianchi e neri.

Questo pregiudizio é andato erodendosi nel corso degli anni ed è comune vedere coppie di entrambe le razze senza sorpresa o rifiuto, e chi ha una nonna nera non la nasconde quando arriva una visita,  a nessuno è negato il diritto allo studio o a lavorare per avere uno o altro colore della pelle, e ancor meno entrare in un determinato luogo come era prima della vittoria rivoluzionaria.

Non è un segreto che il governo USA ha disegnato una politica sovversiva  in questo campo e non per nulla ha stanziato diversi milioni di dollari per il lavoro sovversivo sui neri, alla ricerca di un filone che gli consenta di trovare un gruppo di opposizione che possa essere gestito contro la Rivoluzione.
 

E' per questo che insiste a fare parallelismi con la storia delle lotte e conquiste in paesi come Stati Uniti, Brasile, Colombia e Sudafrica, dove presumibilmente hanno ottenuto il riconoscimento dei diritti umani e la leadership dei cittadini e le comunità svolgono un ruolo determinante nella ricerca della piena giustizia sociale, come se la situazione cubana avesse qualcosa di simile.
 

Allo stesso modo, hanno fatto pressioni sugli esperti del Comitato delle Nazioni Unite per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD), perché avvertissero le autorità cubane che "oltre alle strutture e istituzioni  ufficiali dedicate al tema, risulta imprescindibile promuovere e sostenere l'azione di organizzazioni indipendenti che cerchino l' uguaglianza per tutti i cittadini, senza distinzione ".

Osservate ciò che si propone di raggiungere a Cuba: organizzazioni indipendenti in cerca di uguaglianza per tutti.
 

Al non poter ottenere un'opposizione politica alla Rivoluzione l'hanno dovuta fabbricare, addestrare e finanziare con almeno 20 milioni di dollari l'anno, e ora stanno cercando di creare un conflitto razziale in un paese dove la cultura e la natura, per se stessa, è completamente miscelata, data la stessa formazione della nostra nazione e, come un aspetto nuovo, pretendono  anche incoraggiare il regionalismo tra la zona orientale ed occidentale.
 

Il progetto é nato fallito, perché a Cuba tutti sanno leggere e scrivere, hanno una cultura generale e soprattutto politica, che permette al popolo di affrontare le macchinazioni nemiche e affrontare, senza paura, le nostre insufficienze, che non hanno nulla a che fare con il razzismo nordamericano, brasiliano o sudafricano.
 

Ad altri sciocchi il tema, noi non cadremo in furbesche trappole. La Rivoluzione ci ha dato la possibilità, a tutti, di avere ciò che abbiamo e gli esempi abbondano.

 

¿Por qué tanta preocupación?

Arthur Gónzalez

Es frecuente leer o escuchar algunas voces que desde los Estados Unidos insisten en el tema de las razas en Cuba, lo cual llama poderosamente la atención por ser esa una cuestión traumática y trágica allá, a diferencia con la situación cubana.
Si están tan preocupados por el asunto, ¿por qué permiten que los califiquen como afro-norteamericanos en vez de norteamericanos? El propio término los excluye de tener los mismos derechos que los anglo-norteamericanos, o sea no los consideran verdaderos norteamericanos, algo que recuerda la razón de la compra de una porción de tierra en África en el siglo XIX, bautizada como República de Liberia, para reenviar a los negros, al no quererlos en territorio de Norteamérica.
Desde Estados Unidos se empeñan en hacerle ver al mundo que los negros y mulatos cubanos tienen menos derechos que los que tienen la piel blanca, aunque tengan una abuela negra, pues en Cuba el que no tiene de negro tiene de carabalí, como bien definiera el poeta nacional, Nicolás Guillén. Es vieja la estrategia de querer dividirnos hasta en colores, algo que ya José Martí describió y enfrentó.
En Cuba desde el mismo 1ro de enero de 1959 se eliminó el racismo existente en la sociedad, similar al de los Estados Unidos, aunque los prejuicios persisten para ambos colores, blancos y negros.
Ese prejuicio ha ido mermando con los años y ya es común ver parejas de ambas razas sin asombro o rechazo, y el que tiene una abuela negra no la esconde en el cuarto cuando llega una visita, a nadie se le niega el derecho a estudiar ni a trabajar por tener uno u otro color de piel, y menos la entrada a un lugar determinado como era antes del triunfo revolucionario.
No es un secreto que el gobierno norteamericano tiene diseñada una política subversiva en este campo y no por gusto ha dispuesto de varios millones de dólares para el trabajo subversivo sobre los negros, en busca de un filón que le posibilite encontrar un grupo opositor que pueden manejar contra la Revolución.
Es por eso que insisten en hacer un paralelismo con la historia de las luchas y logros en países como Estados Unidos, Brasil, Colombia o Sudáfrica, donde supuestamente han logrado el reconocimiento de los derechos humanos y el protagonismo de los ciudadanos y las comunidades juegan un papel determinante en la búsqueda de la plena justicia social, como si la situación cubana tuviera algo parecido.
De igual manera, han presionado a los expertos del Comité de las Naciones Unidas para la Eliminación de la Discriminación Racial (CERD), para que advirtieran a las autoridades cubanas de que “además de las estructuras e instituciones oficiales dedicadas al tema, resulta imprescindible promover y respaldar la acción de organizaciones independientes que procuran la igualdad para todos los ciudadanos, sin distinción”.
Fijarse lo que pretende alcanzar en Cuba: organizaciones independientes que procuran la igualdad para todos.
Al no poder lograr una oposición política contra la Revolución la tuvieron que fabricar, entrenar y financiar con no menos de 20 millones de dólares anuales, e intentan ahora crear un conflicto racial en un país que su cultura y naturaleza de por sí es totalmente mestiza, dada la propia formación de nuestra nacionalidad y como aspecto novedoso también pretenden incentivar un regionalismo entre la zona oriental y la occidental.
El proyecto nació fracasado, pues en Cuba todos saben leer y escribir, tienen cultura general y sobre todo política, lo que le permite al pueblo enfrentarse a las maquinaciones enemigas y encarar sin miedo nuestras insuficiencias, que en nada tienen que ver con el racismo norteamericano, brasileño o el surafricano.
A otros tontos con el tema, no vamos a caer en trampas mañosas. La Revolución nos dio la posibilidad a todos de tener lo que teníamos de tener y ejemplos sobran.