E' frequente leggere o ascoltare alcune voci che dagli Stati
Uniti insistono sul tema razziale a Cuba, ciò che cattura
prepotentemente l'attenzione per essere, questa, una questione traumatica e tragica
negli USA, a
differenza della situazione cubana.
Se sono così preoccupati per la questione, perché permettono
che li
qualifichino come afro-americani piuttosto che nordamericani? Il
termine stesso li esclude dall'avere gli stessi diritti degli
anglo-nordamericani, cioé non li considerano veri nordamericani,
qualcosa che ricorda la ragione dell'acquisto di un pezzo di terra in Africa, nel XIX secolo,
battezzata come Repubblica della Liberia, per rinviare lì i
neri, non volendoli nel territorio del Nord America.
Dagli USA si impegnano per far vedere al
mondo che i negri e mulatti cubani hanno meno diritti di quelli con la pelle
bianca, anche se hanno una nonna nera, perché a Cuba chi non ha avi neri
li carabalí (tribù africana ndt), come ben definiva il poeta nazionale Nicolás
Guillén.
E' vecchia la strategia di voler dividerci persino in colori, qualcosa
che già José Martí descrisse e affrontò.
A Cuba dal 1 gennaio 1959 si eliminò il razzismo esistente nella
società, simile a quello degli Stati Uniti, anche se i pregiudizi persistono
per entrambi i colori, bianchi e neri.
Questo pregiudizio é andato erodendosi nel corso degli anni ed è comune
vedere coppie di entrambe le razze senza sorpresa o rifiuto, e chi ha
una nonna nera non la nasconde quando arriva una visita, a nessuno è negato il diritto allo studio o
a lavorare per avere
uno o altro colore della pelle, e ancor meno entrare in un determinato luogo come era
prima della vittoria rivoluzionaria.
Non è un segreto che il governo USA ha disegnato una politica
sovversiva in questo campo e non per nulla ha stanziato
diversi milioni di dollari per il lavoro sovversivo sui neri, alla
ricerca di un filone che gli consenta di trovare un gruppo di opposizione
che possa essere gestito contro la Rivoluzione.
E' per questo che insiste a fare parallelismi con la storia delle
lotte e conquiste in paesi come Stati Uniti, Brasile, Colombia e
Sudafrica, dove presumibilmente hanno ottenuto il riconoscimento dei
diritti umani e la leadership dei cittadini e le comunità svolgono un
ruolo determinante nella ricerca della piena giustizia sociale, come se la
situazione cubana avesse qualcosa di simile.
Allo stesso modo, hanno fatto pressioni sugli esperti del Comitato delle Nazioni
Unite per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD),
perché avvertissero le autorità cubane che "oltre alle
strutture e istituzioni ufficiali dedicate al tema, risulta
imprescindibile promuovere e sostenere l'azione di organizzazioni
indipendenti che cerchino l' uguaglianza per tutti i cittadini, senza
distinzione ".
Osservate ciò che si propone di raggiungere a Cuba: organizzazioni
indipendenti in cerca di uguaglianza per tutti.
Al non poter ottenere un'opposizione politica alla
Rivoluzione l'hanno dovuta fabbricare, addestrare e finanziare con almeno
20
milioni di dollari l'anno, e ora stanno
cercando di creare un conflitto razziale in un paese dove la cultura e la
natura, per se stessa, è
completamente miscelata, data la stessa formazione della nostra
nazione e, come un aspetto nuovo, pretendono anche incoraggiare il
regionalismo tra la zona orientale ed occidentale.
Il progetto é nato fallito, perché a Cuba tutti sanno leggere
e scrivere, hanno
una cultura generale e soprattutto politica, che permette al popolo di affrontare le macchinazioni
nemiche e affrontare, senza paura, le nostre insufficienze, che non hanno nulla a che fare con il
razzismo nordamericano, brasiliano o sudafricano.
Ad altri sciocchi il tema, noi non cadremo in furbesche trappole. La
Rivoluzione ci ha dato la possibilità, a tutti, di avere ciò
che abbiamo e gli esempi abbondano.
¿Por qué tanta preocupación?
Arthur Gónzalez
Es frecuente leer o escuchar algunas voces que desde los Estados
Unidos insisten en el tema de las razas en Cuba, lo cual llama
poderosamente la atención por ser esa una cuestión traumática y
trágica allá, a diferencia con la situación cubana.
Si están tan preocupados por el asunto, ¿por qué permiten que los
califiquen como afro-norteamericanos en vez de norteamericanos? El
propio término los excluye de tener los mismos derechos que los
anglo-norteamericanos, o sea no los consideran verdaderos
norteamericanos, algo que recuerda la razón de la compra de una
porción de tierra en África en el siglo XIX, bautizada como
República de Liberia, para reenviar a los negros, al no quererlos en
territorio de Norteamérica.
Desde Estados Unidos se empeñan en hacerle ver al mundo que los
negros y mulatos cubanos tienen menos derechos que los que tienen la
piel blanca, aunque tengan una abuela negra, pues en Cuba el que no
tiene de negro tiene de carabalí, como bien definiera el poeta
nacional, Nicolás Guillén. Es vieja la estrategia de querer
dividirnos hasta en colores, algo que ya José Martí describió y
enfrentó.
En Cuba desde el mismo 1ro de enero de 1959 se eliminó el racismo
existente en la sociedad, similar al de los Estados Unidos, aunque
los prejuicios persisten para ambos colores, blancos y negros.
Ese prejuicio ha ido mermando con los años y ya es común ver parejas
de ambas razas sin asombro o rechazo, y el que tiene una abuela
negra no la esconde en el cuarto cuando llega una visita, a nadie se
le niega el derecho a estudiar ni a trabajar por tener uno u otro
color de piel, y menos la entrada a un lugar determinado como era
antes del triunfo revolucionario.
No es un secreto que el gobierno norteamericano tiene diseñada una
política subversiva en este campo y no por gusto ha dispuesto de
varios millones de dólares para el trabajo subversivo sobre los
negros, en busca de un filón que le posibilite encontrar un grupo
opositor que pueden manejar contra la Revolución.
Es por eso que insisten en hacer un paralelismo con la historia de
las luchas y logros en países como Estados Unidos, Brasil, Colombia
o Sudáfrica, donde supuestamente han logrado el reconocimiento de
los derechos humanos y el protagonismo de los ciudadanos y las
comunidades juegan un papel determinante en la búsqueda de la plena
justicia social, como si la situación cubana tuviera algo parecido.
De igual manera, han presionado a los expertos del Comité de las
Naciones Unidas para la Eliminación de la Discriminación Racial (CERD),
para que advirtieran a las autoridades cubanas de que “además de las
estructuras e instituciones oficiales dedicadas al tema, resulta
imprescindible promover y respaldar la acción de organizaciones
independientes que procuran la igualdad para todos los ciudadanos,
sin distinción”.
Fijarse lo que pretende alcanzar en Cuba: organizaciones
independientes que procuran la igualdad para todos.
Al no poder lograr una oposición política contra la Revolución la
tuvieron que fabricar, entrenar y financiar con no menos de 20
millones de dólares anuales, e intentan ahora crear un conflicto
racial en un país que su cultura y naturaleza de por sí es
totalmente mestiza, dada la propia formación de nuestra nacionalidad
y como aspecto novedoso también pretenden incentivar un regionalismo
entre la zona oriental y la occidental.
El proyecto nació fracasado, pues en Cuba todos saben leer y
escribir, tienen cultura general y sobre todo política, lo que le
permite al pueblo enfrentarse a las maquinaciones enemigas y encarar
sin miedo nuestras insuficiencias, que en nada tienen que ver con el
racismo norteamericano, brasileño o el surafricano.
A otros tontos con el tema, no vamos a caer en trampas mañosas. La
Revolución nos dio la posibilidad a todos de tener lo que teníamos
de tener y ejemplos sobran. |