Juan Gelman: “Stati Uniti: Ammazzate

 

tutti anche se sono dei nostri”

 

 

 6.06.2013 - A. Riccio http://www.giannimina-latinoamerica.it

 

 

Si tratta del primo riconoscimento ufficiale: Eric Holder, procuratore generale degli Stati Uniti, ha mandato una lettera al Congresso in cui informa circa la morte di quattro cittadini statunitensi in Yemen nel 2009 in conseguenza di attacchi missilistici con droni o aerei senza piloti. Nella lettera indirizzata al Presidente della Commissione della Magistratura del Senato, il procuratore segnala che, benché gli attacchi non siano stati realizzati in zone di combattimento dell’Irak e dell’Afganistan, tuttavia erano pienamente giustificati per la sicurezza degli Stati Uniti.


“Basati su principi legali di generazioni e su sentenze della Corte Suprema emesse durante la Seconda Guerra Mondiale, come pure nel presente conflitto –dice la lettera- è chiaro e logico che la cittadinanza statunitense da sola non può significare immunità” per i connazionali che “hanno deciso di commettere attacchi violenti contro il loro stesso paese partendo da paesi stranieri”. Non è chiaro se Samir Khan, Anwar Al Awaki e il suo figlio di 16 anni, Abilrahman, uccisi dal missile di un drone nel 2011, tutti e tre nati negli Stati Uniti, fossero membri di Al Qaeda, ma l’FBI li considerava pericolosi per certe attività che si presumeva vincolate ai terroristi. Obama si è congratulato per la lettera di Holder: “Diciamo semplicemente che questi attacchi hanno salvato vite”. Aveva già firmato l’ordine esecutivo che autorizza ad assassinare i suoi concittadini sospetti di terrorismo.


Il senatore repubblicano Lindsey Graham ha criticato l’uso di questi apparecchi in paesi stranieri. Secondo lui hanno ucciso già circa cinquemila persone. Vengono attaccati “gruppi di sconosciuti solo perché si presume che siano membri di Al Quaeda o di qualche altro gruppo nemico”. La CIA si incarica di far sapere poco o niente riguardo agli ammazzati o dei dettagli di ciascuna operazione. Questi attacchi vengono portati in Pakistan, Yemen, Somalia e chissà in quali altri paesi.


C’è disaccordo interno circa l’uso di esecuzioni extragiudiziarie invece del legittimo processo all’ accusato e per la quantità di stranieri civili morti senza ragione. Le università di Stanford e di New York hanno pubblicato i risultati di un’indagine congiunta (Living under Drones) con la seguente conclusione: solo un due per cento dei morti per droni erano dirigenti terroristi. Rehman Malik, ministro degli interni del Pakistan, ha spiegato che circa l’ottanta per cento delle vittime di questi attacchi nel suo paese erano civili. La tanto decantata precisione dei missili non sembra così precisa.


Le vittime pakistane o yemenite non hanno prodotto negli Stati Uniti la stessa inquietudine prodotta dall’esecuzione extragiudiziaria di cittadini statunitensi. Il senatore repubblicano Rand Paul si è opposto alla designazione di John Brennen a capo della CIA – ex assessore per la sicurezza di Obama, che lo ha proposto per l’incarico poi confermato- pronunciando un discorso di quattro ore al Senato. “Parlerò fino a che ce ne sarà bisogno, fino a che non suonerà l’allarme da costa a costa per dire che la nostra Costituzione è importante, che il vostro diritto a un processo è prezioso, che nessun statunitense sia assassinato da un drone in terra statunitense, senza essere accusato di un delitto, senza essere dichiarato colpevole da un tribunale”. La preoccupazione di Rand Paul non include gli statunitensi assassinati in paesi straneri.


Il procuratore Holder indica nella sua lettera che la stessa era un passo verso la trasparenza in materia di guerra antiterrorista. L’ordine di darlo proviene dallo stesso Obama, che ha chiesto a Holder di far conoscere “una certa informazione fino ad ora debitamente secretata” affinché il Congresso fosse informato “dei nostri sforzi antiterroristi per garantire che siano in accordo con le nostre leggi e i nostri valori e più trasparenti per il popolo statunitense e per il mondo”. Ma questo atteggiamento sembra motivato piuttosto da scandali come quello che macchia il Dipartimento di Giustizia.


Questo Dipartimento, contro i suoi stessi regolamenti e senza avvisare la parte colpita, ha intercettato per due mesi i telefoni della Associated Press, sia quelli degli uffici che quelli privati dei giornalisti. Secondo la legislazione vigente, questa misura contro la libertà di stampa deve essere trattata nei tribunali davanti ai quali il Potere Esecutivo deve dimostrarne la necessità, per esempio perché si è prodotta un’infiltrazione che considera sconveniente o dannosa. La verità è che non molte istituzioni di Giustizia hanno a che vedere con la Giustizia. Diceva il romanziere e drammaturgo francese Jules Renard che la Giustizia “non è, per fortuna, obbligatoria”.