Evo Morales ringrazia Fidel

per la solidarietà

 

 

28.03.2013 - www.granma.cu

 

 

Il presidente boliviano, Evo Morales, ha inviato una lettera al leder storico della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro, per ringraziarlo a nome del suo popolo per la solidarietà con il diritto d’accesso al mare con sovranità.

La lettera è la risposta a
quella inviata sabato scorso da Fidel Castro al presidente boliviano nell’ambito della commemorazione del Giorno del Mare.

“Ho ricevuto con enorme felicità la sua lettera del 23, nella quale reitera l’invariabile appoggio suo e del suo popolo al diritto boliviano di riavere le coste del Pacifico con sovranità”, indica il testo di Evo Morales.

“Noi boliviani ci sentiamo onorati da questo gesto solidale al quale ci hanno abituato milioni di uomini e donne che da Cuba lottano instancabilmente per le cause più nobili dell’ umanità”, aggiunge Evo.

“La Bolivia, ricorda il presidente del paese sudamericano, è stata vittima della voracità delle potenze colonialiste dell’imperialismo e del capitalismo, predatrici di popoli e nazioni.

Contro la Bolivia si scatenarono invasioni pianificate e guerre di conquista, appoggiate dal capitale finanziario internazionale che oltre a mutilare di più della metà il nostro territorio, si arricchiscono sino a oggi con il saccheggio delle nostre risorse naturali”, segnala la lettera.

La peggiore delle invasioni è stata la cilena del 1879, vile e indegna di un popolo latinoamericano, che ha privato la Bolivia in maniera crudele e arrogante dell’accesso libero e sovrano al Pacifico da 134 anni.

Nel documento, Evo Morales assicura che il popolo boliviano ha fatto appello a tutte le risorse pacifiche, democratiche e amichevoli per cercare di superare questa storica offesa.

“Nella cornice delle norme internazionali stiamo presentando la nostra legittima domanda alla Corte Internazionale de L’Aia”, aggiunge Evo, assicurando che il popolo boliviano è più unito che mai e riceve la solidarietà e l’appoggio dei governi fraterni, delle organizzazioni sociali, di intellettuali, artisti, parlamentari e altri attori che condannano questa enorme ingiustizia.

“Il nostro migliore omaggio, indica la lettera, a coloro che difesero eroicamente il nostro territorio dall’invasione cilena del 14 febbraio del 1879, è non abbandonare nemmeno un solo minuto questa degna lotta”.

“Fratello Fidel, come lei sa, i popoli dell’America Latina non avranno la pace che sognano, nè la promettente integrazione sino a che non si rimedierà l’ingiustizia che indigna i nostri cittadini e la comunità internazionale”, termina la lettera di Evo Morales, che assicura: “Il paese non merita questo ignominioso destino e per questo l’unità del nostro popolo, così come l’amore di Hugo Chávez per la Bolivia o la fervente passione di Simón Bolívar per la nostra Patria costituiranno  la nostra forza irriducibile”.

 

 

La solidarietà di Fidel è essenziale,

afferma l’ambasciatore della Bolivia

 

 

27.03.2013 - Ana Ivis Galán García www.granma.cu

 

 

Palmiro Soria, ambasciatore della Bolivia in Cuba, ha valutato essenziale la mostra di solidarietà rimarcata in modo così brillante nella lettera di Fidel Castro, leader della Rivoluzione cubana, inviata a Evo Morales, presidente boliviano.

 

In una dichiarazione alla AIN, il diplomatico ha ricordato che la lettera è stata inviata il 23 marzo e che Fidel vi esprime il suo accordo con il reclamo del governo boliviano fatto al Cile, suo vicino, per realizzare un accordo che permetta di recuperare un’uscita sul mare.

 

Soria ha considerato che agiscono così come ha agito il leader cubano, i veri amici, i compagni del cuore, e che questa è una prova della solidarietà tra rivoluzionari, tra chi ha sempre pensato alla Patria grande.

 

Fidel, figlio superiore di José Martí, così come faceva Hugo Chávez, figlio superiore di Simón Bolívar, si esprimono in questa maniera.

 

Fidel ha inviato un messaggio che esprime valore e sentimenti, ha affermato.

 

Poi ha ringraziato per le parole d’incoraggiamento ricevute dagli uomini più grandi di questo continente ed ha sottolineato che nella sua causa la Bolivia non è sola.

 

Tra i danni sofferti dall’economia del paese, ci sono le sistematiche limitazioni alla libertà di commercio e alle opportunità di fare affari a livello mondiale, oltre al trattamento che dobbiamo sopportare alle dogane cilene, ha affermato Soria, precisando che le perdite, solo in termini di crescita, oscillano da 150 milioni a 190 milioni l’anno e che questo rappresenta dal 3% al 4% del PIL della Bolivia, senza dimenticare i molti e onerosi costi di trasporto, dogana, uso dei porti e altro.

 

La Guerra del Pacifico cominciò nel 1879, e ci parteciparono il Cile - con la protezione e i finanziamenti dell’impero britannico - la Bolivia e il Perù, ha ricordato.

 

Come conseguenza, noi boliviani abbiamo perso l’accesso all’oceano, 400 chilometri di coste e 120.000 chilometri quadrati, un territorio più grande di Cuba, del quale la Bolivia reclama solo una parte.

 

La causa della guerra era un’importante fonte di ricchezza scoperta nell’area in disputa: il guano, usato come concime naturale e il nitrato di potassio, usato essenzialmente per produrre esplosivi, prodotti che interessavano molto i britannici.

 

Il Trattato del 1904 pose fine a quella che fu in realtà una guerra d’occupazione, e la Bolivia fu obbligata a firmarlo per la pressione delle armi.

 

 

Fidel ha scritto a Evo

Morales nel Giorno del Mare

 

 

26.03.2013 -  www.granma.cu

 

 

Il leader storico della Rivoluzione cubana, Fidel Castro, ha inviato una lettera al presidente boliviano, Evo Morales, in occasione della commemorazione in Bolivia del Giorno del Mare.

Nella lettera inviata sabato 23, Fidel reitera il sostegno al reclamo boliviano per riavere l’uscita sull’Oceano Pacifico, perduta con il Cile nel 1879. La stessa guerra tra due stati di simile cultura e origine ebbe nefaste conseguenze per i due popoli del nostro emisfero, ha segnalato Fidel.

“Come nelle terre sottratte alla Bolivia, seguendo la linea tracciata dalle potenze coloniali, le nostre giovani nazioni furono spogliate da immense risorse”.

“Dalle terre strappate alla Bolivia, la borghesia e l’imperialismo estraggono ogni anno decine di migliaia di milioni di dollari”.

“Evom che il popolo della Bolivia non si disanimi per questo”, ha scritto Fidel prima di assicurare che: “C’è molto da lottare ancora nel tuo meraviglioso paese, molta quinua da seminare molti alimenti da produrre, molti posti di lavoro da creare e riunioni internazionali dove proclamare il diritto della Bolivia alla sua uscita sul mare, ai suoi prodotti e alimenti marini, che le strapparono con la forza quando la privarono di 440 chilometri di costa e di 120.000 chilometri quadrati”, sostiene il leader storico della Rivoluzione.

Fidel conclude la sua lettera scrivendo: “Simón Bolívar non avrebbe accettato mai che si privassero i quechuas, gli aymaras e gli altri abitanti della Bolivia di tali diritti, assegnati dal Libertador dell’America”.

“Hugo Chávez, il suo più brillante seguace, che amava profondamente il tuo paese, non si sarebbe mai rassegnato a tanto ignominioso destino”, ha sottolineato Fidel nella sua lettera, che sta avendo un’ampia ripercussione internazionale.