“La stampa cubana è
genuina, era ed è anche latinoamericana e del Terzo mondo; ferma, fedele
alla Rivoluzione, a Fidel e a Raúl; abbiamo fiducia e necessitiamo molto la
stampa per costruire il socialismo che desideriamo”, ha detto Miguel
Díaz-Canel, Primo Vicepresidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, nel suo
discorso di chiusura del IX Congresso dell’Unione dei Giornalisti di Cuba (UPEC)
che si è appena svolto nel Palazzo delle Convenzioni de L’Avana.
Il membro del Burò Politico
del Partito ha definito fruttifera la tappa finale della riunione dei
giornalisti cubani, in cui si è svolto un dibattito esigente, non compiacente,
opportuno e chiarificatore:“Noi discutiamo della stampa per trasformarla. La
UPEC dev’essere la via per il dialogo e il dibattito, per perfezionare e
collocare la stampa all’altezza che i tempi attuali esigono”, ha aggiunto.
“Il popolo ha fiducia nella
stampa, ma questa società esige di più, ha segnalato ed ha prcisato che: “Il
nostro popolo deve sapere che la nostra stampa è con la Rivoluzione, ma non è
soddisfatta con quel che fa e cerca di perfezionarsi”.
Poi ha spiegato che nel
Congresso la discussione non si è soffermata solo sui successi, ma si è centrata
sullo spirito critico e d’insoddisfazione con il lavoro della stampa, che si è
comunque esercitato con la passione per la verità, e che questo deve
caratterizzare il lavoro dei giornalisti e dei mezzi di comunicazione
rivoluzionari cubani.
“L’insoddisfazione è
legittima, perchè nessuno può negare l’apporto della stampa all’opera della
Rivoluzione. Il suo lavoro ha a che vedere molto con le circostanze in cui si
sono sviluppate le sue azioni in più di 50 anni di Rivoluzione, che ha sempre
cercato di raggiungere tutti e per il bene di tutti”, ha segnalato Díaz-Canel.
“A noi manca una cultura della
comunicazione nel paese e si sta lavorando ad una proposta di politica di
comunicazione del Governo, a meccanismi di sicurezza materiale dei media di
comunicazione e nel concetto del nostro modello di stampa.
In quest’ultimo impegno sarà
molto importante l’investigazione del giornalista e professore già scomparso,
Julio García Luis, presentata come libro in questo Congresso, che sarà
consegnato a tutti i colleghi della stampa.
Definendo le linee d’azione
che rispondono alle sfide e alle insoddisfazioni attuali, Díaz Canel ha riferito
la necessità di un dialogo permanente tra il Partito e i direttori dei media e i
giornalisti, della consecuzione di uno scambio permanente ed esigente con le
fonti d’ informazione, d’interpretare il diritto del popolo di ricevere una
miglior informazione, di rinforzare l’ autorità dei direttori del media e
ottenere che i migliori giornalisti siano coloro che dirigono i media.
“La nostra stampa deve dare
una messa a fuoco scientifica al lavoro dei media, attualmente deve analizzare
l’impatto delle tecnologie dell’informatica e la comunicazione perchè questa è
una stampa in tempo reale e quindi dobbiamo cambiare mentalità e concetti,
rivedere quello che abbiamo proposto, gli argomenti di altre epoche, che vanno
affrontati i maniera diversa”, ha detto.
Inoltre ha risaltato i
concetti di Fidel nella stampa, come principi essenziali per l’attuazione e le
analisi che negli anni recenti ha realizzato il compagno Raúl su questo tema,
ed ha sottolineato il ruolo fondamentale che ha la stampa nella creazione di
una società migliore che abbiamo proposto e questo passa per l’arricchimento
della cultura e la conoscenza.
Possiamo avere la migliore
delle economie, ha detto, ma se non lavoriamo alle emozioni, alla spiritualità,
alla conoscenza, non costruiremo quel socialismo prospero e sostenibile a cui
aspiriamo.
Díaz-Canel, che ha
partecipato alle due sessioni di lavoro, sabato 13 e domenica 14, ha segnalato
che la nostra stampa ha come la virtù d’essere scomoda per l’imperialismo,
per la verità che esprime la sua vocazione d’accusa e che per questo è odiata
dalla sovversione interna e straniera.
Al termine del suo intervento
ha segnalato che abbiamo una luce, un consenso che va utilizzato per realizzare
una stampa migliore, ed ha espresso la convinzione che in questa, come nelle
altre battaglie della Rivoluzione: Vinceremo!
Inoltre il compagno
Díaz-Canel ha trasmesso il saluto e i complimenti del Generale d’Esercito Raúl
Castro, primo segretario del Partito e presidente dei Consiglio di Stato e dei
Ministri in occasione del 50º anniversario della UPEC, il 15 luglio, ed ha
consegnato alla presidenza dell’organizzazione un diploma firmato da Raúl.
A sua volta la UPEC ha
concesso la Moneta Commemorativa 50º Anniversario dell’ Unione dei Giornalisti
di Cuba a Fidel e Raúl, come esempi e sostenitori del giornalismo
rivoluzionario cubano, e ad altri colleghi che hanno sostenuto il giornalismo
rivoluzionario dalla lotta di liberazione sino ad oggi.
L’importanza d’investire
nei mezzi di comunicazione
L’importanza d’investire nei mezzi di comunicazione è stata sottolineata nelle
sessioni finali del IX Congresso della Unione dei Giornalisti di Cuba (UPEC),
che si è svolto nel Palazzo delle convenzioni de L’Avana.
15.07.2013 - www.granma.cu
I delegati hanno sostenuto
che investire in questi enti equivale a farlo nel capitale simbolico
imprescindibile per costruire con coscienza il sistema socialista.
Nei loro interventi i
partecipanti hanno anche parlato della necessità di garantire una dotazione
tecnologica che appoggi il lavoro giornalistico.
Inoltre è stato segnalato che
ci sono insufficienze da parte di diversi giornalisti che non sempre utilizzano
bene gli strumenti a disposizione.
Oltre alla situazione
materiale della stampa e al suo impatto nell’efficacia informativa, i
partecipanti hanno presentato relazioni, hanno scambiato opinioni, esperienze e
pareri sui media, di giornalismo e di politica.
Con lo slogan “Con la passione
della verità”, le sessioni del IX Congresso, iniziate sabato 13, hanno compreso
anche la presentazione della relazione centrale e i dibattiti attorno al
giornalismo necessario al socialismo, nelle scenario mediatico attuale.
Il Congresso, al quale ha
partecipato il vicepresidente dell’Isola, Miguel Díaz-Canel, si è svolto poco
prima del 50º anniversario dalla fondazione di questa organizzazione, fondata il
15 luglio del 1963, arrivata a mezzo secolo d’esistenza.
Il vicepresidente di Cuba
Miguel
Díaz-Canel
ha partecipato al
IX Congresso della UPEC
Segnalato il lavoro della stampa cubana
Joel Michel Varona
Il primo vicepresidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel, ha definito positivo il
lavoro realizzato dai giornalisti nel mezzo delle difficoltà che attraversa la
nazione.
Da questo settore escono solo
i meno impegnati. I giornalisti di oggi, con i loro problemi materiali di vita
e salari, stanno facendo un tremendo lavoro per la Rivoluzione, ha
sottolineato.
Díaz-Canel nella giornata
finale del IX Congresso dell’Unione dei Giornalisti di Cuba che si è svolta nel
Palazzo delle Convenzioni.
“I nostri giornalisti svolgono
un dibattito intelligente ed ho appreso molto dai loro interventi”, ha
segnalato.
“Abbiamo eccellenti lavoratori
della stampa e continuiamo ad andare avanti perchè sono esigenti con il processo
sociale”, ha indicato ancora.
Le analisi effettuate non si
fermano alla frontiera, ma non civettando con quello che il nemico ci vuole
imporre. Siamo di fronte a un dibattito dentro i limiti della Rivoluzione, per
perfezionare la stampa che la nostra società necessita”, ha detto ancora Díaz
Canel.
“Ci sono eccellenti
giornalisti giovani e quello che fanno oggi dimostra che si sentono attratti da
questa professione, che è bella, ed esporre le loro difficoltà significa
innalzarla”, ha dichiarato il vicepresidente di Cuba.
“Quelli che abbandonano non
sono i più significativi. Lo sono quelli che combattono ogni giorno, che fanno
una buona stampa e che, con tutte le limitazioni materiali, sanno dare risposte
precise per la Rivoluzione”.
Díaz Canel ha ricordato che i
giovani laureati in Cuba hanno la garanzia del loro posto di lavoro e che tutte
le istituzioni devono rispondere per questo.
Il
reclamo dei giornalisti cubani
riuniti nel loro IX Congresso
Il IX Congresso dell’Unione
dei Giornalisti di Cuba (UPEC) ha chiamato i giornalisti e le organizzazioni
del mondo a reclamare che presidente nordamericano, Barack Obama, liberi i
quattro
antiterroristi dell’Isola condannati ingiustamente negli Stati Uniti.
Durante l’incontro,
l’organizzazione ha richiamato "i giornalisti onesti"degli USA a reclamare il
ritorno a Cuba di questi uomini e a dirigersi in questo impegno anche a tutte le
autorità statunitensi e al Congresso.
In una dichiarazione diffusa
dal Palazzo delle Convenzioni, si chiede ai comunicatori degli Stati Uniti che
difendono il principio dell’esercizio di un giornalismo etico ed obiettivo, il
loro aiuto per far sì che i grandi media rompano il muro di silenzio attorno a
questo caso.
Si riferisce inoltre che
questo richiamo lo si realizza ora che René González ha scontato la sua
ingiusta condanna ed è ritornato definitivamente in Patria e quando le porte di
una soluzione in tribunale sono quasi chiuse.
I Cinque, come sono noti nel
mondo, furono arrestati negli USA nel 1998 per aver controllato i gruppi
violenti dei nemici di Cuba che da Miami operano contro l’Isola.
Gerardo Hernández, Ramón
Labañino, Fernando González e Antonio Guerrero, sono stati condannati a lunghe
reclusioni. René González ora è a Cuba, dopo 12 anni di prigione e la rinuncia
alla cittadinanza statunitense, come condizione per il ritorno a casa.
Il testo ricorda che nello
stesso momento in cui furono arrestati, si era messa in moto una vera congiura
mediatica, chiamandoli spie e pericolosi criminali che volevano distruggere gli
Stati Uniti.
Anni dopo si è scoperto che le
agenzie ufficiali del governo nordamericano avevano pagato i giornalisti dei
media della Florida al servizio dei gruppi dei terroristi, per incrementare un
clima nemico dei detenuti e influire sulla decisione della giuria riunita a
Miami.
La voce del giornalismo cubano
ha sempre reclamato la loro libertà negli ultimi 15 anni denunciando quegli
arresti, le falsità del processo giudiziario, le smisurate e ingiuste condanne
per Gerardo, Ramón, Antonio, Fernando e René, dice il testo della UPEC.
La dichiarazione sostiene
anche che sino a che questi uomini rimarranno reclusi, i giornalisti cubani, con
il popolo e le forze progressiste e amanti della pace e la giustizia sociale nel
mondo, continueranno a mobilitarsi per questa domanda.
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