Blanca Reyes, sedicente "rappresentante" in Europa delle cosiddette
Dame in Bianco, gruppuscolo controrivoluzionario finanziato e addestrato
dal governo degli Stati Uniti, va protestando perché le autorità
cubane le hanno negato l'ingresso a Cuba, ciò che sostiene averle
prodotto desolazione per essere l'ultima occasione per tornare a vedere suo
padre di 93 anni; considerando, il rifiuto, una "violazione dei diritti umani".
Il fatto, visto freddamente, potrebbe creare un sentimento di supporto per
lei ma la questione è realmente in altri termini.
La Reyes é moglie del poeta Raul Rivero; entrambi hanno
beneficiato dello status di rifugiati politici in Spagna, dal 2005,
da dove si guadagnano la vita diffamando la loro patria, unendosi ad
ogni campagna mediatica sviluppata dal governo degli Stati Uniti
contro Cuba oltre a stornare parte del denaro che gli invia l'USAID
per questi fini.
Apparentemente Blanca si é dimenticata che fu lei che, per sua scelta,
lasciò il suo anziano padre, privandolo dell'amore ed affetto
di cui aveva bisogno e non lo ha mai invitato a farle visita in Spagna.
Per quanto riguarda le emozioni che le causano il non essere in grado di
vederlo, dovrebbe tener presente che sono le stesse di migliaia
di cubani quando viene loro
negato un visto temporaneo per
visitare figli, genitori, fratelli, nonni e zii che vivono negli
Stati Uniti o nei paesi dell'Unione Europea, qualcosa che lei
conosce molto bene, poiché la Sezione di Interessi degli Stati Uniti a
L'Avana le negò, il 31 ottobre 2003, un visto per visitare il
figlio residente in quel paese, ma mai ha orchestrato campagne propagandistiche
su tale rifiuto.
Che un semplice funzionario consolare, a volte ingaggiato per lavorare
temporaneamente a L'Avana, dica ad una cubana/o che non gli é concesso il
visto per il fatto che potrebbe essere "un potenziale immigrato" o
semplicemente "non ho una spiegazione da darle", lacera il cuore,
soprattutto per le persone della terza età per cui, forse, sarà l'ultima opportunità per
poter accarezzare un figlio o nipote, che per la crisi economica in Europa
e negli Stati Uniti, non può smettere di lavorare per viaggiare a
Cuba.
Il peggio di tutto è che nessuno osa protestare, di fronte al timore
che questo
funzionario consolare che si sente tanto "onnipotente",
gli possa porre il
veto a future domande di visto, seppellendo le speranze di poter vedere i
loro cari.
Questi rifiuti, molto comuni per i cubani residenti sull'isola, sono anch'essi violazioni dei diritti umani
di cui la Bianca, giammai, ha fatto
menzione.
Contra el olvido
Arthur Gónzalez
Blanca Reyes, autotitulada “representante” en Europa de las
denominadas Damas de Blanco, grupúsculo contrarrevolucionario
financiado y entrenado por el gobierno norteamericano, anda
protestando porque las autoridades cubanas le denegaron la entrada a
Cuba, lo que asegura haberle producido desolación al ser la última
oportunidad para volver a ver a su padre de 93 años de edad,
considerándolo una “violación de los derechos humanos”.
Visto el hecho fríamente, pudiera crear un sentimiento de apoyo
hacia ella, pero el tema realmente tiene otras aristas.
La Reyeses esposa del poeta Raúl Rivero, y ambos se acogieron a la
condición de refugiados políticos en España desde el año 2005, desde
donde se ganan la vida difamando a su patria y uniéndose a cuanta
campaña mediática que desarrolle el gobierno norteamericano en
contra de Cuba, además de desviar parte del dinero que le enviaba la
USAID para esos fines.
Al parecer a Blanca se le olvidó que fue ella quien por decisión
propia dejó a tras a su papá anciano, privándolo del cariño y afecto
que necesitaba, y nunca lo ha invitado a visitarla a España.
Respecto a las emociones que le causan el no poderlo ver, debería
tener presente que son las mismas que sienten los miles de cubanos
cuando les deniegan una visa temporal para visitar a hijos, padres,
hermanos, abuelos y tíos, radicados en los EE.UU. o en países de la
Unión Europea, algo que ella conoce muy bien, pues la Sección de
Intereses de los Estados Unidos en la Habana le denegó el 31 de
octubre del 2003 una visa para visitar a su hijo residente en ese
país; sin embargo nunca armó campañas propagandística sobre tal
negativa.
El que un simple funcionario consular, a veces contratado para
trabajar temporalmente en La Habana, le diga a una cubana o cubano
que no se le otorga el visado por entender que pudiera ser “un
posible inmigrante”, o sencillamente “no tengo explicaciones que
darle”, lacera el corazón, especialmente para las personas de la
tercera edad que quizás sea la última oportunidad de poder acariciar
a un hijo o nieto, quienes por la crisis económica en Europa y los
Estados Unidos, no pueden dejar de trabajar para viajar a Cuba.
Lo peor de todo es que nadie se atreve a protestar ante el temor de
que ese funcionario consular que se siente “todo poderoso”, lo pueda
vetar en próximas solicitudes de visa, enterrando así sus ilusiones
de poder ver a los seres queridos.
Esas negativas muy comunes para los cubanos residentes en la Isla,
también son violaciones de los derechos humanos y de las que Blanca
jamás ha querido mencionar.
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