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Posada Carriles a Miami:
lo schifo e la menzogna Per mio fratello Carlos Alberto Cremata |
28.10.2013 -
Progreso Semanal www.granma.cu
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La prima volta che l’ho visto è stato nel Versailles. Il Versailles è una menzogna. Non è cubano, non è un ristorante, non è niente. Il Versailles è l’istituzione dell’inganno, della fallacia, dell’aria fritta.
Lo stesso Felipe Vals, padrone del ristorante, un giorno, circondato da alcuni chef che lo volevano impressionare con varianti della cucina cubana, si era vantato: “Se sono diventato milionario servendo riso e fagioli, perchè dovrei cambiare?”
Ma la prima volta che l’ho visto, tra il ripugnante odore dei fagioli al bacon e le cattive fritture per i turisti, è stato nel Versailles.
Lui giunse e tutti gli fecero la riverenza.
Luis Conte Agüero, Calixto Campos Corona, Ileana Ros, David Rivera. Giunse con un bastione, una camicia bianca e una pelle rosata e fragile che mi rivoltò l’anima.
Io sono nato un sei ottobre e sempre nel giorno del mio compleanno Cuba piange la motre dei suoi figli. Un sei ottobre questo “ signore” mi confessò che crede sempre nella morte come strategia per “la libertà”.
Non solo assassinò 73 esseri umani in volo, ma mi ha privato del diritto di festeggiare come vorrei il mio compleanno.
Luis Posada Carriles è un assassino di sogni.
Ricordo che mia nonna, tanto grande, una grande donna tanto dominicana, aveva nascosto sotto il mio letto un camion che desideravo da sempre. La mattina lo incontrai e cominciai a giocare, ma poco dopo, uscendo, la mia Cuba era in lutto e io non comprendevo, maledizione, perchè mia mamma piangeva nel giorno del mio compleanno.
Ricordo la panetteria buia, la calle Consulado triste, i miei amici come assenti e la vita de L’Avana fermata. Ero molto triste in quel giorno del mio compleanno.
Mi ricordo anche che il televisore era in bianco e nero e la voce di qualcuno recitava i nomi degli scomparsi in modo lento e commosso, con un dolore immenso. Un sei ottobre il giorno del mio compleanno.
L’Avana è una grande città quando vuole e in quel sei ottobre aveva pianto come quando si piange perchè l’anima è spezzata dal dolore, perchè i suoi figli sono stati uccisi senza ragione. Fu un sei ottobre, proprio il giorno del mio compleanno.
Io lo vidi, con la camicia bianca, gonfio per gli applausi dei nauseabondi accoliti. Lo vidi e lo fotografai e alla fine mi avvicinai con cautela, mi sedetti al suo fianco e gli dissi piano, controllando il desiderio di gridare: “Lo sa lei, Posada Carriles, che grazie a lei i miei compleanni sono giorni per ricordare quelli che lei ha ucciso?”
“Tu sei comunista?”, mi ha chiesto?
“No, io sono Jorge de Armas, e sono nato un sei ottobre!”
“Che sfortuna …”
Pochi giorni fa è stato un altro sei ottobre ed io ho compiuto gli anni e mi sono ricordato che con Cremata andai tre anni fa sull’Escambray e sulla Sierra e in mille posti, e Cremata mi aveva raccontato che un sei ottobre, il giorno del mio compleanno, suo papà, pilota della Cubana, non ritornò a casa e non incontrarono nemmeno il suo corpo, ma la sua voce restò registrata per sempre in quella scatola nera che ancora oggi fa rabbrividire ogni buon cubano.
Il mio compleanno è uno schifo, ma non importa... comunque sia ogni 6 ottobre della mia vita, il mio primo pensiero è per le 73 persone che persero la vita, e non doveva accadere. Ma lo schifo e la menzogna per una volta furono i più forti. |