Nella
redazione
del
periodico
della mafia
di Miami,
che da tre
giorni porta
nei titoli
di testa il
benvenuto
alla nuova
eroina della
controrivoluzione
di quella
città, la
blogger
mercenaria
Yoani
Sánchez ripete
solo ciò
che ha già
detto per
l'ennesima
volta nel
suo tour:
"che il
miglior modo
per aiutare
i cubani è
quello di
inviare
informazioni,
tecnologia".
L'aiuto
- specifica
il
quotidiano
mafioso - può
essere in
tecnologia,
come
computer
portatili,
telefoni
cellulari,
masterizzatori CD o DVD e
memorie
flash, che
consentiranno
ai cubani
inter-scambiare
informazioni
più
facilmente.
Tale è la
ripetizione
dello stesso
discorso che
uno
finisce per
chiedersi
quale sarà
il vero fine
del circo
mondiale di
cui la
blogger é
protagonista.
Se a Cuba,
come Yoani
Sánchez
dice, "si
scambia o
affitta
informazione
a livello
tera byte"
già tutti
dovrebbero
avere
sentito,
letto e
visto, le
ripetute
suppliche
della
"giornalista"
perché
vengano
inviati
nell'isola
articoli
tecnologici.
In realtà,
dalla sua
partenza in
febbraio, la
mercenaria
"perseguitata
e messa a
tacere" non
ha aggiunto
una virgola
allo stesso
discorso che
faceva
sull'isola
prima di
partire per
il viaggio e
che non ha
mai smesso
di essere
propagandato
da tutti i
media al
servizio
dell'impero.
Ricordate
che la nuova
eroina di
Miami è
corrispondente
di non si sa
quanti
giornali e
quasi ogni
giorno viene
intervistata
nella sua
casa a
L'Avana
dalla CNN,
lo stesso El
Nuevo Herald
o
l'emittente
del governo
degli Stati
Uniti
stazione
Radio TV
Marti.
Quello che
non ha detto
Yoani
Sanchez
nella
redazione de
El Nuevo
Herald è
perché, in
realtà, lei
vuole che
inviino
tanti
"apparati"
ai cubani.
Durante il
suo tour, la
blogger ha
taciuto,
almeno
in pubblico,
le sue
speranze di
creare,
utilizzando
le nuove
tecnologie
come armi di
sovversione,
un'onda
verde a Cuba
come quelle
che ha avuto
luogo in
Iran nel
2008,
un'invasione
in stile
Libia o una
la guerra
civile come
quella
attualmente
in corso in
Siria.
Anche nei
cablo di Wikileaks,
che secondo
la
blogger non
sono in grado
di
dimostrare
che lei é
della
CIA,
si parla del
tema.
Un cablo
della SINA
trapelato da Wikileaks
afferma
letteralmente
che "Sanchez
ci ha detto
che l'uso
dei telefoni
cellulari
(compreso l'iPhone)
per la
trasmissione
di
informazioni,
condividere blog,
e anche
l'accedere a
Internet è
un fenomeno
importante e
in crescita
a Cuba".
Tra l'altro,
e a
proposito
del suo
legame
con la CIA,
la blogger
ha appena
detto in una
"intervista
che i
lettori"
le hanno
fatto sul
suo tour
mondiale che:
"Il giorno
in cui
scopro che
la CIA sta
progettando
di fare
qualcosa di
nocivo
e nefasto a
Cuba, sarò
la prima
persona a
denunciarlo".
Crede
l'eroina di Miami
che i
suoi amici
più stretti,
i funzionari
dell'Ufficio
di Interessi
degli Stati
Uniti a
L'Avana,
fanno parte
della
società
civile o della
"diplomazia
pubblica"
USA?
E' chiaro
che per Yoani
Sánchez, né
per
la mafia annessionista
di Miami che
oggi la
applaude
con
tanto entusiasmo,
porsi al servizio
di una
potenza
straniera
per
incoraggiare
invasioni
della
NATO e
guerre
civili a
Cuba non
deve
essere per
nulla
nefasto.
Da mezzo
secolo la
patetica mafia
di Miami,
che continua
a fare e
disfare
valigie, non
ha esitato a
tale scopo
affinché Yoani
Sanchez e i
suoi
"apparati",
secondo il
piano Bush e
il successo
delle
cosiddette
"Rivoluzioni
colorate" in
alcune
estinte
repubbliche
ex
sovietiche,
possano
essere la
loro ultima
speranza.
Yoani Sánchez, los “aparaticos” y los
aplausos en Miami
Por M. H. Lagarde
En la redacción del periódico de la mafia de Miami, que lleva tres días
dándole en portada la bienvenida a la nueva heroína de la
contrarrevolución de esa ciudad, la bloguera mercenaria Yoani Sánchez
acaba de repetir lo que ya ha dicho por enésima vez en su gira: “que la
mejor manera de ayudar a los cubanos es mandar información, tecnología”.
La ayuda, -especifica el diario mafioso- puede ser en tecnología, como
computadoras portátiles, teléfonos móviles, quemadoras de CD o DVS y
memorias flash, que permitirán a los cubanos intercambiar información
más fácilmente.
Es tanta la repetición del mismo discurso que uno termina preguntándose
cuál será el verdadero fin del circo mundial que protagoniza la bloguera.
Si en Cuba, como asegura Yoani Sánchez, “se intercambia o alquila
información al nivel de terabytes” ya todo el mundo debería haber oído,
leído y visto, las reiteradas suplicas de la “periodista” para que se
manden a la Isla artilugios tecnológicos.
En realidad, desde su partida en febrero, la mercenaria “perseguida y
silenciada” no ha agregado una coma al mismo discurso que tenía en la
Isla antes de salir de viaje y que nunca dejó de ser promocionado por
cuanto medio al servicio de imperio existe. Recuérdese que la nueva
heroína de Miami es corresponsal de no se sabe ya cuántos periódicos y
casi diariamente es entrevistada en su casa en La Habana por la CNN, el
propio El Nuevo Herald o la emisora del gobierno estadounidense Radio TV
Martí.
Lo que no ha dicho Yoani Sánchez en la redacción de El Nuevo Herald es
para qué en realidad ella desea que les manden tantos “aparaticos” a los
cubanos.
Durante su gira, la bloguera se ha callado,
por lo menos en público, sus anhelos de crear, usando a las nuevas
tecnologías como armas de subversión, una ola verde en Cuba como la que
tuvo lugar en Irán en 2008, una invasión al estilo de Libia o una guerra
civil como la que ahora mismo tiene lugar en Siria.
Hasta en los cables de Wikileaks, que según la bloguera no pueden probar
que ella es de la CIA, se habla del tema. Un cable de la SINA filtrado
por WikiLeaks consigna textualmente que “Sánchez nos dijo que el uso de
teléfonos móviles (incluido el iPhone) para transmitir información,
compartir blogs, e incluso acceder a Internet es un fenómeno importante
y creciente en Cuba “.
Por cierto, y a propósito de su vinculación con la CIA, la bloguera
acaba de decir en una “entrevista que los lectores” le realizaran a
propósito de su gira mundial que: “El día que me entere de que la CIA
está planeando hacer algo dañino y nefasto en Cuba, voy a ser la primera
persona en denunciarlo”.
¿Creerá la heroína miamense que sus íntimos amigos, los funcionarios de
la Oficina de Intereses de Estados Unidos en La Habana, forman parte de
la sociedad civil o de la “diplomacia pública” estadounidense?
Está claro que para Yoani Sánchez, ni para la mafia anexionista de
Miami, que hoy la aplaude con tanto entusiasmo, ponerse al servicio de
una potencia extranjera para alentar invasiones de la OTAN y guerras
civiles en Cuba no debe ser para nada nefasto.
Desde hace medio siglo la patética mafia de Miami, que se la pasa
haciendo y deshaciendo maletas, no ha cejado en tal propósito por lo que
Yoani Sánchez y los “aparaticos”, de acuerdo con el Plan Bush y el éxito
de las llamadas “Revoluciones de colores” en algunas extintas repúblicas
ex soviéticas, podrían ser su última esperanza.
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