Internet sarebbe stato un mezzo vietato ai cubani se gli Stati Uniti avessero concesso il collegamento con il cavo che passa da anni a sud della Florida e a poche miglia da Cuba?
La Sánchez ha sempre e solo detto che non esistendo la libertà, i cubani erano esclusi dall’uso di Internet; lei stessa era costretta ad inviare i testi tramite il lento collegamento di un albergo di La Habana…
Di certo Internet non è vietato a nessuno ora che per allacciare il collegamento veloce si è dovuto posizionare un lunghissimo cavo sottomarino dal Venezuela, con costi molto elevati. L’accesso alla linea veloce è possibile attualmente da postazioni pubbliche. La rete deve essere diffusa materialmente sul territorio ed è chiaro che in un paese che favorisce le priorità sociali la rete avanzerà compatibilmente con le possibilità, ma già ora avanza…
Uno dei primi ad usare il collegamento finalmente veloce a Internet, smentendo nei fatti l’impostazione della di$$idente con cui convive, è stato Reinaldo Escobar, il marito del Pinocchio Yoani Sánchez. Lo vediamo in queste due foto, prima di schiena mentre esplora le pagine di El País, e poi di faccia, in una postazione internet della Capitale cubana.
Pinocchio rientra nella pancia della Balena
E’ rientrata in prigione! Non ha avuto il successo sperato in tournée, il silenzio è calato sul suo giro del mondo in 80 giorni. Pinocchio ha riportato di sicuro dei regali, ha sistemato per il futuro riscatto le somme accumulate per il tradimento della sua patria e ora rientra in un paese dove i suoi vicini non le vogliono bene, molti suoi parenti non la salutano più e se la identificano per strada quando tenta di strapparsi le vesti davanti a qualche telecamera straniera, è costretta a farsi difendere dalla polizia perchè soprattutto le donne la insultano senza fine. Non le rimane che dare sfogo con le zampette a tutti i Tweet che riesce a produrre. Così è diventata nota e così si è guadagnata fior di premi letterari.
Vediamo i primi lanciati appena dopo l’arrivo:
1 – Tutto è di diversi colori.
2 – Ora il sole.
3 – Piove.
4 – Noi viviamo nel ventesimo secolo a Cuba.
5 – Prendendo i piccoli doni della mia valigia. (Apple iPad 4 di sicuro. Ndr)
Tutto qui; ottanta giorni in giro per raccontare dell’estremo bisogno dei cubani di essere liberati dal giogo dei fratelli Castro, e questo è tutto. Controllate pure sul suo blog, tradotto ora in ben 20 lingue diverse e composto dai messaggi tweettati da una delle poche cubane tristi.
O sono messaggi in un codice segreto per addetti ai lavori o ha esaurito la vena artistica.
Nel presentarla il periodico italiano che la pubblica, Internazionale, dice che per vivere è costretta a fare – quando riesce – la guida turistica. Siamo alla ricerca di qualche turista che per caso l’abbia vista all’opera o in alternativa della dimostrazione di come venga pagata da riviste straniere per la sua collaborazione, fatture o altro.