Di quale delitto gli Stati Uniti

 accusano la piccola Ivette

 Gonzalez ?

 

 

Lídice Valenzuela
(Pubblicato nel Trabajador)

Privare un padre della presenza della figlia di quattro anni è una crudeltà, una forma di violazione dei diritti umani e diviene  una realtà maggiormente crudele se l’uomo è condannato per delitti mai commessi, bersaglio della vendetta del pensiero più estremista della destra cubano - americana.

 

Il caso è noto. Il padre è René González, condannato a 15 anni di prigione per non essersi iscritto come agente cubano preso le autorità degli Stati Uniti e per essersi infiltrato in vari gruppi della mafia terrorista di Miami allo scopo di evitare nuovi attentati contro il popolo cubano.

 

René è nato a Chicago il 13 agosto del 1956, figlio di una famiglia cubana emigrata. Ivette, la figlia più piccola é nata il 25 aprile del 1998 negli Stati Uniti, quindi i due sono cittadini USA, come dichiara il 18ª Emendamento della Costituzione Nazionale del paese e, come tali, devono essere protetti da queste leggi.  Nel processo che si è svolto contro René e i suoi compagni però – tra loro c’è Antonio Guerrero, anche lui cittadino nordamericano – le legislazioni vigenti sono state violate in maniera reiterata da quando vennero detenuti il 12 settembre del 1998 con false accuse, tra le quali quella di attentare contro la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

 

I cinque cubani sono stati confinati per 17 mesi e René è riuscito a vedere la figlia solo in due occasioni: la prima mentre sua moglie faceva passeggiare la piccola davanti alla prigione, guardandola del 12º piano, e l’altra ammanettato a una sedia, in condizioni umilianti.

 

Questo atteggiamento delle autorità degli Stati Uniti contro due suoi cittadini contraddice la Dichiarazione dei Diritti del Bambino, che nell’opinione di noti avvocati è uno degli strumenti più popolari delle Nazioni Unite per la  giustezza dei suoi articoli.

 

Per impedire l’incontro del detenuto con la figlia minore nei due anni successivi all’arresto e nonostante le continue richieste di Olga Salanueva, la moglie, che allora aveva il permesso di residenza negli USA, le autorità dello Special House Unit hanno addotto ragioni di sicurezza. René non ha mai commesso però atti d'indisciplina in carcere.

 

René non ha accettato il ricatto di Washington per far sì che la sua famiglia rimanesse negli USA e nell’ottobre del 2000 Olga venne espulsa in maniera definitiva a Cuba accompagnata dalle figlie. Così avvenne la separazione totale tra  René e la bambina che sino ad oggi non ha mai potuto rivedere. Gli Stati Uniti inoltre negano il visto di entrata ad Olga.

 

Negli Stati Uniti l’articolo 10 della Convenzione sui Diritti del Bambino  che dichiara che “il bambino i cui genitori risiedono in stati differenti avrà il diritto di mantenere periodicamente - salvo circostanze eccezionali - le relazioni personali e i contatti diretti con i due genitori” non riveste alcun valore.

 

La situazione estrema nella quale il governo degli USA colloca René e la sua famiglia è in netta violazione dell’Articolo 37 delle regole minime per il trattamento dei reclusi delle Nazioni Unite. I reclusi saranno autorizzati a comunicare periodicamente, con la dovuta vigilanza, con la famiglia e con amici di buona reputazione,  scrivendo loro e ricevendo visite.

 

Inoltre l’articolo 5 della Convenzione Americana sui Diritti Umani, firmata a San José della Costa Rica dice che la pena non può trascendere dalla persona del delinquente, cioè i parenti non possono essere obbligati a patire un castigo come invece accade a Ivette e Olga.

 

Nel punto 2 di questo stesso articolo la Convenzione proclama che nessuno può venire sottoposto a tortura nè a  trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Tutte le persone private della libertà verranno trattate con il debito rispetto dovuto alla dignità inerente all’essere umano.

 

In questo senso la Costituzione Nazionale degli USA nella suo 8ª Emendamento chiarisce che non verranno inflitti castighi crudeli ai detenuti e in questo modo s'intende che le autorità nordamericane violano il concetto di Diritto Internazionale e della Carta Magna, impedendo che un padre possa vedere la propria figlia piccola, in maniera radicale e senza mostrare, almeno sino ad oggi, che la situazione verrà rettificata.

 

Qual è l’accusa degli Stati Uniti contro la piccola Ivette González? Qual è il delitto di questa bambina che cresce reclamando sia a Cuba che in altri Fori Internazionali, come quello di Porto Alegre,  documenti alla mano, il riconoscimento del diritto umano  di vivere vicino a uno dei suoi parenti più cari? Perché le negano i suoi diritti di bambina  nordamericana? Forse temono che gli statunitensi divengano coscienti del caso di Ivette e che si possa ripetere la storia del piccolo Elián González, rapito a Miami da parenti senza amore e nemici di Cuba e che venne restituito a suo padre dopo una dura battaglia della popolazione cubana e con la solidarietà di una gran parte dei nordamericani.