La chiamata, eufemisticamente, opposizione in Venezuela, che in realtà è una controrivoluzione, secondo le parole di Karl Marx, inerente a ogni rivoluzione, è logorata dopo tanti anni di tentativi di ribaltare l’opera dei patrioti venezuelani; hanno provato quasi di tutto, compreso l’assassinio politico, e ora l’assassinio del Presidente acquista più forza, quando ancora una volta non sono riusciti a vincere alle urne e inventano ogni tipo di sotterfugio come appellarsi alla tanto decantato “frode elettorale”, tipico in tutte le elezioni svoltesi e da convocare.
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Gli ex combattenti salvadoregni rivelano il ruolo di Edmundo González nei massacri
Saheli Chowdhury Orinoco Tribune
L’ex candidato venezuelano di estrema destra alle elezioni presidenziali che si sono tenute il 28 luglio, Edmundo González Urrutia, si è dichiarato vincitore nonostante sia arrivato secondo. È stato riconosciuto come il “presidente” del Venezuela da Washington e da alcuni dei suoi stati vassalli come parte di un complotto che ricorda il fallito progetto Guaidó. Parallelamente, c’è un’ampia campagna sui principali media e sulle reti sociali per creare un’immagine di González come un “vecchio nonno amante degli uccelli”, un diplomatico di carriera con una “vocazione democratica” che sta “combattendo per la democrazia” contro il “regime di Maduro” in Venezuela. Tuttavia, i salvadoregni, in particolare gli ex combattenti del Fronte di Liberazione Nazionale Farabundo Martí (FMLN) dell’epoca della guerra salvadoregna, lo ricordano in modo molto diverso.
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Un ex agente Cia come candidato
Non si può dimenticare il ruolo nefasto svolto da Edmundo González Urrutia (attuale candidato alla presidenza del Venezuela per l’estrema destra) in El Salvador quando era il secondo in comando dell’ambasciata venezuelana, insieme all’ambasciatore Leopoldo Castillo, detto El Mata Curas.
Ciò avvenne tra il 1979 e il 1985, nell’ambito del Plan Condor in El Salvador del progetto di controinsurrezione promosso dal repubblicano Ronald Reagan contro il popolo salvadoregno per impedire alle forze rivoluzionarie di avanzare, poiché il fattore che prolungò la guerra civile fu l’intervento statunitense.
L’ombra di Voluntad Popolar opaca la giornata elettorale in El Salvador
Nel bel mezzo di un processo elettorale pieno di polemiche, il presidente Nayib Bukele di El Salvador ha proclamato la sua vittoria appena due ore dopo la chiusura delle urne, il 4 febbraio. Secondo lui avrebbe ottenuto l’85% dei voti e il suo partito, Nuevas Ideas, avrebbe 58 dei 60 deputati disponibili.
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Salvador – Intervista all’ex parlamentare Nidia Diaz
Geraldina Colotti
A proposito delle elezioni del 4 febbraio in Salvador – presidenziali e legislative -, abbiamo contattato Nidia Díaz, figura storica del Frente Farabundo Marti de Liberación Nacional (FMLN). A metà degli anni ’70, Nidia è entrata in clandestinità come responsabile politica del Partido Revolucionario de los Trabajadores Centroamericanos (PRTC) che in seguito si incorporerà all’FMLN, e, tra il 1981 e il 1985 ha diretto alcune unità di guerriglia.
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Ricette fallite
Coloro che conoscono bene la storia e la lotta disperata per cercare denaro a tutti i costi, facendo della politica anticubana una succulenta professione, sanno che le ricette utilizzate hanno fallito per 63 anni.
Tutta la gratitudine del popolo cubano a Operation Walk
I professionisti che da 25 anni danno vita alla Operation Walk offrono molte lezioni, e non solo per camminare. Si tratta di lezioni di solidarietà, umanesimo e professionalità che li hanno portati in 20 paesi, il primo tra questi Cuba.
Dopo due anni di pausa per la COVID-19, dal 28 marzo sono tornati a L’Avana per realizzare complessi interventi chirurgici completamente gratuiti a pazienti con problemi ortopedici dell’anca e del ginocchio.
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Bukele e gli USA, amore tormentato
Giorgio Trucchi www.altrenotizie.org
Il 1 maggio in El Salvador si è insediato il nuovo parlamento, controllato per oltre i due terzi dal partito di governo Nuove Idee e dai suoi alleati di destra Gana e Pcn. La prima mossa della nuova maggioranza è stata quella di destituire i magistrati della Sala costituzionale e il procuratore generale, rimpiazzandoli con persone di totale fiducia del presidente Nayib Bukele. L’immediata condanna USA e la crisi che ne è seguita non deve però ingannare, né farci pensare che USA e Bukele non siano due facce della stessa medaglia.
Cosa è successo in El Salvador?
Ángel Guerra Cabrera https://lapupilainsomne.wordpress.com
La schiacciante vittoria ottenuta dal presidente di El Salvador, Nayib Bukele nelle elezioni di domenica scorsa, implica che controllerà la maggioranza assoluta nell’Assemblea Legislativa e la maggioranza dei sindaci del paese. Sebbene sia entrato in politica e abbia governato la capitale per conto dell’ex guerriglia del Fronte Farabundo Martí di Liberazione Nazionale, nel suo mandato presidenziale è diventato un portabandiera del neoliberismo più estremo, in luna di miele con Trump, un avventuriero politico malato di ambizioni personali e di manifeste pretese autoritarie, uomo senza etica come il magnate di New York.
Roque in altri posti
Ci sono uomini che baciano, con la poesia che portano in sé, sia quello che scrivono che quello che fanno. A questa stirpe appartiene l’intellettuale di El Salvador, Roque Dalton, assassinato 45 anni fa e venuto al mondo il 14 maggio del 1935.
Cubainformacion: code e carceri
Le code e le carceri: Cuba e USA
Il governo USA spara contro tutte le fonti di ingresso di Cuba -turismo, rimesse, servizi medici-, minaccia gli investitori stranieri e silura gli arrivi di combustibile.
Ora, con turismo zero a causa della pandemia, le code e la carenza si sono aggravate sull’isola. E’ il blocco unica ed esclusiva causa di ciò? No. Ma sì la principale.
Si compiono 45 anni dall’omicidio di Roque Dalton
il poeta rivoluzionario di El Salvador
Il 10 maggio 1975, i suoi compagni dell’Esercito Rivoluzionario dl Popolo con cui aveva avuto discrepanze, decisero assassinarlo
Roque Dalton nacque a San Salvador il 14 maggio 1935. Visse intensamente, facendo della poesia la sua voce, un’arma per rivendicare anime e coscienze. In essa batté, con forza da gigante, la sua convinzione di uomo rivoluzionario ed impegnato nel suo tempo.
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El Salvador, tatuaggi e violenza
le maras, figlie della guerra civile
Sessantamila effettivi e 500mila fiancheggiatori, in un piccolo Paese con meno di sette milioni di abitanti che detiene il record mondiale di omicidi. Sono “las maras”, le bande criminali che dagli anni Ottanta insanguinano El Salvador. Con una storia che viene da lontano, tra le strade di Los Angeles e la guerra civile salvadoregna. Oggi la guerra è con il presidente Bukele, che ha deciso di punire i pandilleros in prigione, mescolando i membri delle bande rivali
Salvador e Honduras, guai USA
Giorgio Trucchi www.altrenotizie.org
I “marmocchi viziati” di Washington in Centroamerica stanno avendo giorni complicati. Per gli Stati Uniti, che stanno attraversando una delle peggiori crisi sanitarie, economiche e sociali, ciò rappresenta un altro colpo alla loro strategia politico-militare per riprendere posizione nel continente. Juan Orlando Hernández, presidente dell’Honduras, si è nuovamente fatto rieleggere nel 2017 nonostante la candidatura incostituzionale, una sfacciata frode elettorale ed una violenta repressione post-elettorale con un bilancio di oltre 30 persone assassinate dalle forze repressive dello Stato.
El Salvador: presidente Bukele fa irruzione in Parlamento con l’esercito
di Fabrizio Verde www.lantidiplomatico.it
Fino a questo momento il giovane presidente di El Salvador, Nayib Bukele, aveva fatto parlare di sé per aver scattato un selfie dal podio delle Nazioni Unite prima di suo intervento e per aver riportato il paese nell’orbita degli Stati Uniti dopo che i governi guidati dall’FMLN (partito da cui è fuoriuscito) avevano allontanato il paese centroamericano dal tracotante paese del Nord America.
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