Chi conosca il funzionamento del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) in Venezuela, il sistema di votazione, il conteggio dei voti e la verifica dei verbali, non può avere dubbi sui risultati emessi. Dalla Costituzione del 1998, ha il rango di quinto potere dello Stato, insieme al Potere Esecutivo, Legislativo, Giudiziario e Morale.
Quanto accaduto nelle elezioni presidenziali in Venezuela è la cronaca di un nuovo colpo di Stato mediatico annunciato (1). Come quello del 2002 (2).
Il chavismo spiegava, da settimane, con precisione matematica, cosa sarebbe accaduto (3) (4): uno, la diffusione nei grandi media di sondaggi commissionati che davano la vittoria all’opposizione, ignorando quelli di segno contrario; due, il bombardamento trionfalista nelle reti sociali di queste proiezioni, per fanatizzare le proprie basi; tre, la diffusione, durante la domenica elettorale, di sondaggi all’uscita dei seggi, anch’essi commissionati dall’opposizione, ma presentati nei media come “indipendenti e autonomi”; quattro, dopo i risultati, la narrazione della frode; cinque, atti di violenza nelle strade (5), la guerra implacabile di false notizie nelle reti sociali (6) (7) e la pressione di alcuni governi e forze internazionali (8) (9).
Durante la sessione straordinaria guidata dal presidente di questo organo, Esteban Lazo Hernández e con la partecipazione del Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez e del primo ministro, Manuel Marrero Cruz
Il presidente Nicolás Maduro, candidato alla rielezione per il Gran Polo Patriottico, ha vinto le elezioni presidenziali tenutesi questa domenica nel paese.
Secondo i risultati preliminari pubblicati dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), Maduro ha ottenuto il supporto di 5150092 elettori, pari al 51,20% del totale dei voti scrutinati. Il presidente del CNE, Elvis Amoroso, ha annunciato questi risultati dopo il conteggio dell’80% dei voti, definendoli come una “tendenza chiara e irreversibile”.
Il trionfo del 1° gennaio 1959 ha significato l’indipendenza definitiva di Cuba, la sconfitta totale di una dittatura che ha sottoposto l’isola al sangue e al fuoco per sei anni bui di terrore, ma ha anche segnato l’inizio di una nuova guerra, quella che ha consacrato il terrorismo come arma fondamentale nel tentativo di minare il coraggio di un intero popolo.
A giugno abbiamo reso pubblica la dichiarazione “Tra Monroe e Ayacucho“, in riferimento ai due progetti di Paese che si sarebbero affrontati nelle elezioni venezuelane fissate per il 28 luglio.
Ieri ha trionfato nelle urne lo spirito di Ayacucho, nonostante la guerra ibrida degli USA contro il Venezuela e la incessante campagna mediatica nella stampa egemonica e nelle reti sociali. La maggioranza del popolo venezuelano ha votato per Nicolás Maduro, l’erede del Comandante Chávez. E ha votato per la continuità della Rivoluzione Bolivariana, per la pace e la giustizia sociale.
Poco fa, il Consiglio nazionale elettorale (CNE) venezolano ha annunciato che il 51% dei voti espressi nella giornata di oggi dall’elettorato è andato al presidente uscente Nicolas Maduro Moros, che è pertanto confermato alla guida del Paese con 7 punti di vantaggio sull’ oppositore Gonzalez.
Come previsto in diverse analisi precedenti alle elezioni presidenziali, l’opposizione venezuelana, rappresentata dalla candidatura di Edmundo González Urrutia, ha deciso di disconoscere i risultati delle elezioni presidenziali del 28 luglio.
«Questo film l’ho già visto molte volte, è il film dell’estrema destra», ha sottolineato Maduro nel suo discorso di rielezione, condannando ogni tentativo di destabilizzare il processo elettorale.
L’opposizione venezuelana aveva insistito sulla partecipazione alle elezioni presidenziali del 28 luglio, nonostante ritenesse che le condizioni delle stesse fossero svantaggiose.
Inoltre, ha sottolineato che il governo controllava tutte le istituzioni e gestiva il Consiglio Nazionale Elettorale a proprio vantaggio, cercando di diffondere l’idea che il candidato presidente, Nicolás Maduro, avrebbe vinto solo grazie a una frode elettorale.