Geraldina Colotti – il manifesto
Fumata nera per la Mud. Dopo due giorni di riunioni, i leader dei partiti politici che compongono l’alleanza antichavista in Venezuela non sono riusciti a mettersi d’accordo sul nuovo presidente del Parlamento.
Il nome verrà deciso oggi con voto segreto dai 112 parlamentari eletti il 6 dicembre (contro i 55 del Partito socialista unito del Venezuela -Psuv-). I due papabili sono Henry Ramos Allup (di Accion Democratica — Ad — il centrosinistra durante la Quarta repubblica) e Julio Borges (del partito di destra Primero Justicia — Pj — a cui appartiene Henrique Capriles).
Ma il 5 gennaio, quando s’installerà il nuovo parlamento, i numeri non saranno gli stessi usciti dalle urne. Il Tribunal Supremo de Justicia (Tsj) ha deciso di sospendere l’incarico a tre deputati di opposizione e a uno chavista. Il Tsj ha accolto la denuncia della deputata Nicia Maldonado (Psuv), che ha impugnato i risultati delle urne in tutto lo stato Amazonas. Altri candidati sconfitti hanno fatto altrettanto in altri sei circuiti nei quali il Consiglio nazionale elettorale (Cne) aveva proclamato vincitori candidati di destra. La Mud ha già detto che i suoi eletti si presenteranno comunque il parlamento. Da giorni, le destre si appellano alla «comunità internazionale» per denunciare un «golpe giuridico» tentato dal chavismo. Hanno anche chiesto alle Forze armate di proteggere il nuovo parlamento dai «collettivi» — i movimenti organizzati che, in ogni settore sociale, costituiscono l’ossatura di base del socialismo bolivariano.
Le denunce riguardano zone in cui il numero dei voti nulli risulta superiore alla differenza tra il vincitore e il secondo classificato: negli stati di Amazonas, Aragua e Yaracuy e nelle speciali circoscrizioni indigene della regione sud, che includono varie entità federali. Nella settimana successiva alle elezioni, alcune registrazioni video, diffuse dalla televisione hanno mostrato l’ampiezza della compravendita di voti di alcuni settori della Mud e gli accordi conclusi con capi mafia e paramilitari. In base alla legge venezuelana, l’impugnazione potrebbe portare anche a ripetere le elezioni nei sei circuiti messi in causa. In caso di responso sfavorevole, la Mud perderebbe la maggioranza dei 2/3, ma conserverebbe comunque quella qualificata dei 3/5. Il margine di manovra consentito dalla costituzione sarebbe però notevolmente ridotto.
La Mud conta di rimuovere i magistrati del Tsj, ago della bilancia delle decisioni. Per procedere, sempreché si attesti grave colpa del singolo, deve però avere l’avallo dei 2/3 dei deputati e poi l’approvazione del Poder Ciudadano, composto dal Difensore del popolo, dalla Procura generale e dal Controllore generale. Se poi la Mud volesse cambiare anche la composizione del Poder Ciudadano, dovrebbe passare per il Tsj. La Costituzione bolivariana si articola in base all’equilibrio di 5 poteri, esecutivo, legislativo, giudiziario, elettorale e cittadino, indipendenti ma complementari. Al capo dello Stato, competono le prerogative previste da una repubblica presidenziale, come quella di porre il veto a una legge del parlamento.
Intanto, neanche il chavismo ha deciso la conformazione del nuovo gabinetto. Dopo la sconfitta elettorale, il presidente Nicolas Maduro ha chiesto a tutti i ministri di dimettersi dagli incarichi e così hanno fatto spontaneamente i dirigenti del Psuv. La consegna è quella delle 3R — «rettifica degli errori, ribellione alle minacce imperiali con la costituzione in mano e rinascita contro l’oscurantismo», ha detto il presidente.
Il governo ha raggiunto il milione di case popolari ammobiliate, consegnate entro il 31 dicembre nell’ambito della Gran Mision Vivienda, avviata da Chavez nel 2011. Maduro ha assicurato che, nonostante la drastica caduta del prezzo del petrolio — che nel 2016 potrebbe passare da 30 a 20 dollari al barile — non verranno ridotti gli investimenti sociali, pari al 60% degli introiti nazionali. Per questo, la tassa sulle grandi imprese private è passata dal 30 al 40%.
Il Parlamento in scadenza ha intanto licenziato la nuova legge sulle sementi, che impedisce l’impiego dell’agribusiness e favorisce «un modello produttivo agro ecologico e agro socialista». Dopo l’annuncio delle destre, decise a procedere sulla stessa via di Macri in Argentina, sono stati approvati alcuni decreti che impediscono i licenziamenti e consegnano nelle mani dei lavoratori la Tv dell’Assemblea. Il 5 gennaio, entrerà in funzione anche il Parlamento comunale, il contropotere dei «soviet» bolivariani previsto dalla legge delle «comunas».