La presidente dell’Istituto, Kenia Serrano, ha tenuto un brillante discorso del quale riproduciamo le parti salienti.
Cari compagni e compagne:
L’ICAP è giunto ai suoi 55 anni come un’istituzione della Rivoluzione, vivendo una vittoria dopo l’altra e questa è la maggior soddisfazione che possiamo provare tutti noi lavoratori e amici di Cuba nel mondo. Questo importante anniversario lo riceviamo con la responsabilità di riconoscerci parte essenziale dell’embrione da dove sono venute alla luce le istituzioni e le organizzazioni nate nel mezzo dell’effervescenza rivoluzionaria del 1960, quando migliaia di persone volevano conoscere la nostra esperienza.
Da quei primi passi e sino al presente vittorioso nel quale abbiamo festeggiato con sano orgoglio la presenza in Patria di Gerardo, Ramón, Antonio, Fernando e René con le loro famiglie e soprattutto con la Gema della vittoria, il nostro percorso mostra un tragitto associato ai più alti valori dell’essere umano, concepiti dal Guerrigliero Eroico Ernesto Che Guevara, anche lui fondatore del ICAP.
Siamo orgogliosi di ricordare che il primo direttore che guidò quel collettivo era un giovane di 21 anni del Movimento 26 di Luglio, oggi attivo ambasciatore in Namibia, Giraldo Mazola, che ha contribuito in maniera encomiabile al riscatto della nostra memoria, realizzando i compiti piu diversi assieme a figure che ocuparono un luogo speciale nella lotta, come la giovane di 23 anni,
Tamara Bunke, Tania la Guerrigliera, giunta a Cuba invitata dal ICAP nel 1961 come traduttrice volontaria.
È un impegno sapere che nel ICAP hanno lavorato e dato parte della loro gioventù tre membri della spedizione del Granma, il primo che scese dallo yacht, il Comandante René Rodriguez, che è stato nostro Presidente, come Pablo Díaz e il messicano Guillén Zelaya. A loro e agli assaltanti della Moncada rappresentati qui dal compagno Ramón Pez Ferro, la nostra eterna gratitudine.
Ricevere dopo il trionfo della Rivoluzione i cubani che tornavano, con necessità di ogni tipo e anni dopo far parte del gruppo di istituzioni che hanno contribuito all’attenzione del famiglie i cui membri erano stati assassinati o erano perseguitati dai regimi dittatoriali, evidenzia che l’entità creata quel 30 dicembre del 1960 è nata con un’anima profonda, praticando il concetto del nostro Comandante che “Essere internazionalisti non è dare quello che avanza, ma condividere quello che abbiamo”.
In questi 55 anni ci siamo distinti per aver preservato modi di fare solidarietà con il mondo. Tra le attuali Associazioni d’Amicizia con Cuba in tanti paesi e regioni resta sempre la dinamica che l’eroina Melba Hernández impresse al Comitato cubano di Solidarietà con il Vietnam del sud, al Comitato cubano anti-apartheid e ai tanti rappresentanti che hanno trasmesso le iniziative in difesa dei tante giuste cause.
Siamo nati per mostrare la realtà cubana e oggi confermiamo che tra le vie più efficaci con cui abbiamo fatto conoscere la realtà nazionale, ci sono il ricevimento e l’attenzione offerte alle delegazioni e ai gruppi d’interesse politico e sociale, alle organizzazioni negli incontri internazionali di lavoro volontario che dalla prima brigata “Venceremos” degli Stati Uniti, che sino ad oggi hanno portato a L’Avana più di centomila brigatisti e quest’anno amici di 86 nazioni.
È importante constatare dal presente che il ICAP ha vissuto i tempi della Rivoluzione negli anni delle relazioni con il campo socialista e soprattutto con l’Unione Sovietica.
Abbiamo visto nascere la Società d’Amicizia Cuba URSS fondata da Yuri Gagarin e dal Che. Manteniamo attiva l’Associazione d’Amicizia Cuba Ucraina, con il programma d’assistenza ai bambini vittime di Chernóbil; siamo stati la prima nazione che ha riconosciuto la Repubblica Popolare della Cina che da 50 anni ha la sua Associazione d’Amicizia. Ci sono le associazioni di Amicizia con l’Africa e con i Paesi Arabi.
Grandi figure sono legate a queste pagine d’internazionalismo, da Juan Marinelo a Eusebio Leal o Miguel Barnet, grandi intellettuali che hanno vegliato sull’amicizia di Cuba con il Messico, col Vietnam, il Laos, la Corea del nord, per la sua riunificazione, con l’India, mantenendo i vincoli con questi paesi e regioni.
Tutti i nostri visitatori vivono l’esperienza di una notte nel quartiere cubano, parlando con i cederisti, le federate, i pionieri, i combattenti … un aspetto rilevante, come si legge nelle inchieste della nostra agenzia Amistur e del nostro Accampamento Internazionale di Caimito, “Julio Antonio Mella”.
Ogni anno riceviamo persone sempre più giovani che giungono a Cuba per la prima volta.
La diversità degli incontri nazionali, regionali e internazionali di solidarietà che si organizzano nel mondo – circa 30 ogni anno- hanno permesso la creazione di meccanismi regionali per rinforzare l’articolazione interna del movimento di solidarietà con Cuba. Tra questi i due incontri mondiali realizzati a L’Avana nel 1994 e nel 2000 che hanno contato sull’attiva presenza del Comandante in Capo e con l’organizzazione del nostro eterno Presidente del ICAP, Sergio Corrieri.
Con il periodo speciale, quando molti prevedevano la fine della Rivoluzione e della solidarietà, il movimento si è moltiplicato, aiutandoci a resistere di fronte a un mondo unipolare, a un blocco che s’induriva e ai cambi politici avvenuti nel mondo.
Campagne di aiuti materiali per Cuba con matite, quaderni, petrolio, latte in polvere, sedie a rotelle, medicinali e tanti altri articoli e prodotti vitali, giunsero qui e furono parte dell’operato per la salvezza.
La conclusione che si trae da quella tappa è che questa solidarietà materiale che oggi è stata indirizzata a progetti di collaborazione, è stata un’espressione chiara della solidarietà politica che il mondo esprime per Cuba. (…)
Ringraziamo per tutte le diverse attività organizzate dagli amici di Cuba nel mondo, dove è latente il riferimento alle profonde relazioni d’amicizia, solidarietà e cooperazione delle quali l’Istituto è una vaso comunicante.
Tutto questo ci permette di considerare che l’ICAP e il movimento di solidarietà con Cuba siamo in condizione d’affrontare questa nuova tappa, collocando la lotta contro il blocco come priorità e intensificando l’attivismo degli amici che si sono organizzati a favore della libertà dei Cinque e che continueranno a mobilitarsi.
Funzionari e dirigenti abbiamo portato messaggi di gratitudine e impegno in 37 paesi e abbiamo organizzato attività solidali con 121 nazioni, azioni di solidarietà con le nazioni sorelle dell’America Latina, la Palestina e la causa Saharaui.
A un anno dalla vittoria del 17 dicembre, è molto positivo sapere che la grande maggioranza dei Comitati per la Liberazione dei Cinque, hanno messo a fuoco il loro lavoro contro il blocco in solidarietà con Cuba, il Venezuela e l’ALBA, oltre a mantenere le azioni di mobilitazione per le strade e nelle reti sociali come parte delle migliori esperienze apparse nelle tappe precedenti.
È necessario creare nuove azioni per le organizzazioni e i settori della società per ampliare le basi che formano questa rete solidale e nutrirla di giovani che garantiscano la sua continuità.
È urgente consolidare l’unità con un’azione congiunta di fronte al nemico storico dei nostri popoli: l’imperialismo. E impedire che riesca a dividerci con i suoi metodi, con i suoi piani sovversivi e di guerra non convenzionale.
A 40 anni dall’operazione Carlotta alla quale parteciparono volontariamente 300.000 cubani nella lotta contro l’apartheid, poche ore prima del 57º anniversario della Rivoluzione, reiteriamo l’impegno del nostro collettivo e del movimento di solidarietà con Cuba d’essere fedeli alla tradizione solidale che abbiamo vissuto, ai principi che incarnano l’opera del nostro popolo, guidati dall’ esempio di Fidel di Raúl .
Oggi cresce in noi la convinzione che abbiamo dedicato tutta la nostra esistenza alla causa più bella che può vivere un rivoluzionario: la solidarietà internazionalista.
Viva la Rivoluzione!
Vivano Fidel e Raúl!
Viva la solidarietà tra i popoli!.