Esiste nel mondo un “Mito di Cuba” ed è facile dimostrarlo con dati e fatto storici. La sua storia e suoi protagonisti stanno lì a dimostrarlo. Da Carlos Manuel de Cèspeds,il proprietario terriero che il 10 ottobre del 1868 liberò i propri schiavi e dichiarò la Prima guerra di indipendenza cubana contro la Spagna, a Raùl Castro che oggi a 85 anni e a fine mandato anni sta procedendo al ricambio generazionale della guida della Rivoluzione cubana con dirigenti 40-50enni.
Ma che Cuba abbia avuto una storia unica e gloriosa lo dimostra anche il seguente accostamento. Quando, nel 1898 dopo la Terza guerra d’indipendenza cubana la Spagna perse Cuba, irruppero a occupare l’isola come neo-colonia i marines degli Stati Uniti, e analoga cosa accadde nella terza isola della Grandi Antille, Puerto Rico, la più orientale, situata a est della Repubblica Dominicana..
Cuba ha avuto grandi protagonisti: dal citato De Cèspedes al grande ideologo Josè Martì, al valoroso generale Antonio Macèo nell’Ottocento, fino ai protagonisti rivoluzionari del Novecento da Che Guevara, a Raùl Castro e al quasi novantenne Fidel Castro. Di questo parliamo oggi. Di Fidel Castro (“il leone del Caribe” lo definisco io), o “il secondo Josè Martì della Storia cubana” come mi disse in una intervista anni fa Arleen Rodriguez Derivet giornalista di punta e deputata al parlamento cubano.
Fidel, è qui – fine aprile 2016 – a dimostrare d’essere stato il principale e fondamentale protagonista dell’epopea della Rivoluzione cubana sin dal 1953 con l’attacco alla caserma Moncada di Santiago de Cuba. Ma Fidel (nato il 13 agosto 1926, padre Angel Castro che arrivò a Cuba giovane soldatino spagnolo nel 1897, e madre Lina Ruz, cubana di Pinàr del Rìo di origine spagnola), cominciò la sua lotta politica e patriottica ancor prima, sin dal 1948. Dopo gli studi dai professori gesuiti spagnoli a Santiago de Cuba e poi al liceo Belèn all’Avana, Fidel Castro si laureò all’università della capitale divenendo avvocato in una Avana alla fine degli anni Quaranta con governo conservatore e autoritario ovviamente approvato e sostenuto dagli Usa, con un conflitto sociale permanente, scioperi, manifestazioni, scontri, repressioni poliziesche, omicidi politici, polizia segreta. Nel 1952 Fidel si presentò candidato nel partito Ortodoxo di Eduardo Chìbas, leader radical-liberale che si suicidò in diretta alla radio, ma l’11 marzo il presidente Fulgencio Batista (l’amico e socio dei mafiosi di New York), capendo che avrebbe perso le elezioni, scatenò un colpo di Stato incarcerando oppositori e contestatori. Fidel prese in quel momento la storica decisione e piena convinzione che solo una lotta armata clandestina avrebbe potuto cambiare le cose a Cuba. Gli allora 5 milioni di abitanti erano in maggioranza contadini poverissimi, analfabeti e in condizioni di vita molto precarie: vita media molto bassa, mortalità infantile molto alta. Istruzione e sanità erano riservate alla minoranze borghesi cittadine in possesso di redditi e proprietà. Conosciuto Abèl Santamaria, con lui Fidel iniziò a costruire il suo piano: formare un centinaio di combattenti disposti a tutto pur di tentare di rovesciare il governo filo-yankee di Batista. Un anno dopo, fine luglio 1953, durante la settimana del carnevale di Santiago de Cuba, Fidel riunì in una fattoria – la granjita Syboney – il gruppo costituito da operai, contadini, studenti, intellettuali e svelò finalmente la missione segreta. Attaccare all’alba la caserma Moncada, saccheggiare l’armeria e ritirasi sulla Sierra. L’impresa però fallì, i soldati pur sorpresi nel sonno erano centinaia e reagirono, oltre metà degli attaccanti muore o viene assassinato nelle ore seguenti (è ucciso anche Abèl Santamaria ), e poco più di venti degli attaccanti, tra cui Fidel e Raùl, riescono a fuggire. Saranno catturati giorni dopo e processati. In una arringa , l’avvocato Fidel Castro, concluse con la storica frase: ” condannatemi pure. La storia mi assolverà”. I “moncadisti” vengono reclusi nel carcere Presidio Modelo ( oggi monumento nazionale, da visitare !) nella lontana Isla de Pinos, oggi Isla de la Joventud. Saranno liberati 19 mesi dopo e esiliati in Messico nel 1955.. Ma anche lì Fidel non si ferma, convinto più che mai della giustezza della lotta armata contro il governo di Batista e la Cuba “statunitense”. Organizza un nuovo gruppo di 82 uomini (tra loro l’argentino Ernesto Guevara e l’italiano Gino Donè) e su un vecchio yacth, lo storico “Granma” (esposto all’Avana al Museo de la Revoluciòn ) navigano per una settimana verso Cuba e il 2 dicembre 1956 prendono terra nella attuale provincia orientale cubana Granma a playa “Las coloradas”. Non è finita; gli 82 attaccati di sorpresa da una compagnia della guardia rurale, si riducono a una trentina di superstiti alcuni dei quali riescono a fuggire nei boschi della Sierra Maestra. Fidel passa 4 giorni con due dei suoi uomini nascosto in un folto campo di canna da zucchero: sopravvivono leccando la rugiada sulle foglie all’alba! A metà dicembre, Fidel ritrova Raùl e il suo piccolo gruppo e si riorganizzano con l’aiuto dei contadini. A metà gennaio 1957 assaltano la caserma di Uvero, recuperando preziose armi e si rifugiano nell’alto della Sierra Maestra. Poco tempo dopo Batista invia 10mila soldati, blindati e aerei ma nel 1958 la guerriglia (cui hanno aderito centinaia di insorti ) batte comunque l’esercito, mentre nelle città agisce il clandestino “movimento 26 luglio”. La battaglia finale di Santa Clara in pianura conclude la guerra vittoriosa e a inizio gennaio 1959 i guerriglieri di Fidel, Raùl e del Che entrano a Santiago e all’Avana. La guerra è vinta, Batista fugge, una grande popolazione in festa accoglie i “barbudos” di Castro le cui imprese sono ormai famose, anche perchè sulla Sierra salì il giornalista Herbert Mattews il cui articolo con foto sul New York Times fece scalpore mondiale. Ma già da mesi trasmetteva la guerrigliera “Radio Rebelde” che si ascoltava dal Venezuela alla Florida. Inizia l’epoca della Revoluciòn cubana, un atto unico al mondo,un’esperienza storica tutt’ora riuscita e oggi nel suo 58esimo anno. Attraversando molti periodi anche difficili e molte prove dure e dolorose. Nel 1961 la tentata e fallita invasione di 1500 mercenari molto ben armati dalla CIA a Playa Giròn ( al largo c’erano navi americane cariche di marines ),nel 1962 la crisi dei missili, dal 1963 l’embargo Usa contro Cuba (blocco totale commerciale, economico, finanziario), l’isolamento per molti anni di Cuba esclusa dalla Organizzazione degli Stati americani. Da parte sua la rivoluzione realizzò subito la riforma agraria, con le terre ai contadini riuniti in cooperative, e la alfabetizzazione di massa. Oggi Cuba conta 11 milioni di abitanti con una vita media di quasi 79 anni e una mortalità infantile al 5 x 1000, la più bassa del continente americano,alla pari col Canada. Scuola e istruzione si sono moltiplicate enormemente e non c’è analfabetismo nell’isola (i laureati cubani sono oltre il 30%), la sanità è diffusissima e gratuita. Tutte queste realtà, compresi interessanti ambiti e spazi culturali, sociali, artistici e umanistici, sono ormai indiscusse nel mondo, dopo decenni di insulti, attacchi e maledizioni contro l’isola, compresi i numerosi tentativi di assassinio contro Fidel. Un uomo che è stato ed è intellettuale, politico, tribuno, stratega e capo militare, scrittore e autore di una nutrita e importante attività saggistica e giornalistica. Personalità di grande carisma riconosciutogli oggi da tutti ,specie dopo che gli Usa, nemici giurati dell'”isola ribelle” per oltre 55 anni, hanno fatto loro il primo passo di riavvicinamento con lo storico discorso del presidente Obama del 17 gennaio 2014 (“toglieremo l’embargo a Cuba, non solo inutile, ma anche gravemente dannoso contro la popolazione”). E’ Cuba dunque ad ever vinto anche quest’ ultima battaglia con l’attuale ripresa delle relazioni diplomatiche e nuovi accordi.. Ma la più grande dote di Fidel è stata la sua determinazione,la incrollabile fede rivoluzionaria e tenacia dell’azione, la profonda analisi politica a tutto campo, le decisioni sempre realizzate nei momenti giusti. E le grandi ed enormi quantità di forze ed energie fisiche e morali che ha impegnato in 60 anni di lotte, da studente a condottiero ,da capo guerrigliero a presidente. Sempre in favore della sua patria e del suo popolo che ha amato e ama e da cui è indubitabilmente riamato. “La storia mi assolverà”, disse Fidel nel 1953 davanti al tribunale di Santiago che lo condannava a 15 anni di reclusione. E così è stato, dimostrando che la sua lotta in realtà è stata innanzitutto la prosecuzione, 55 anni dopo, delle guerre di indipendenza dell’Ottocento. Anzi di più. Cuba e la sua rivoluzione sociale e umanistica è stata ed è punto di riferimento per una grande quantità di esseri umani e di popoli. Cuba è ancora oggi esempio e guida ideale per il vasto Terzo Mondo, parte del quale è ancora in difficile e faticosa opera di riscatto e costruzione. Infine Fidel da oltre vent’anni in convegni internazionali, conferenze, interviste, documentari, articoli continua ad allertare il mondo sul pericolo sempre più minaccioso del cambiamento climatico. “Attenti – ha detto e scritto più volte -se non verrà cambiato l’attuale modello di sviluppo socio-economico mondiale dominante che è oggi insostenibile per il pianeta, in tempi neanche tanto lunghi potrebbe entrare in discussione la sopravvivenza della stessa specie umana”.
Dal giovane studente ribelle all’università dell’Avana nel 1948 al vecchio saggio di oggi che è stato malato nel corpo ma non nella mente ancora lucidissima, dove si trova nel mondo un’altra personalità di tale straordinaria storia, forza d’animo, capacità di analisi e di complessa levatura morale?
È il mito di Fidel Castro, dentro quello della Rivoluzione cubana.
(Marzio Castagnedi è un giornalista italiano che scrive su vari media della sinistra, specilizzato in cinematografia e cose di Cuba).