Eduardo Gaelano http://www.cubadebate.cu
Le Monde Diplomatique recupera questo articolo di Eduardo Galeano, lo scrittore uruguaiano che sempre stette dalla parte degli oppressi usando la mansione di giornalista e scrittore per perforare le dittature del Cono Sud. A differenza di altri, non abbandonò il suo impegno militante in tempi d’incertezze ideologiche: aderì ai movimenti contro-egemonico degli anni novanta e si avvicinò alle piazze della indignati di questo decennio. Un fermo praticante del “buon senso”. Galeano è morto a Montevideo lo scorso anno. Ricordiamocelo.
Ci riunisce, nella mattinata di oggi, la ricerca di aree di cooperazione e d’incontro in questo mondo malato di scollegamento. Dove potremo trovare ancora un ampio aperto al dialogo ed al lavoro condiviso? Non potremmo iniziare a trovarlo nel buon senso? Il sempre più raro buon senso?
Prendiamo ad esempio le spese militari. Ogni giorno, il mondo devolve 2,2 miliardi di dollari in produzione di morte. Ossia: il mondo destina questa astronomica fortuna a promuovere partite di caccia in cui il cacciatore e la preda sono della stessa specie, e dove ha più successo colui che uccide più propri simili. Basterebbero nove giorni di spese militari per procurare cibo, educazione e cure a tutti i bambini che ne sono sprovvisti.
A prima vista questo tradisce il buon senso. E ad un secondo sguardo? La versione ufficiale giustifica questo sperpero per la guerra contro il terrorismo. Ma il buon senso ci dice che il terrorismo gliene è profondamente grato. E’ sotto gli occhi che le guerre in Afghanistan ed Iraq gli hanno regalato le sue più poderose vitamine. Le guerre sono atti di terrorismo di Stato, ed il terrorismo di Stato e quello privato si alimentano mutuamente.
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In questi giorni sono state pubblicate le stime: l’economia USA è in ripresa e torna a crescere a buon ritmo. Secondo gli esperti, senza le spese di guerra, crescerebbe molto meno. Ossia: la guerra dell’Iraq rappresenta una buona notizia per l’economia. E per i morti? Parla, il senso comune, attraverso le statistiche economiche?, o per bocca di quel padre straziato, Julio Anguita (1), quando afferma: «Sia maledetta questa guerra e tutte le guerre»?
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I cinque paesi maggiori fabbricanti e commercianti d’armi (Stati uniti, Russia, Cina, Regno unito, Francia ndt) sono quelli che godono del diritto di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite. Non contraddice il buon senso che i custodi della pace mondiale siano quelli che fanno, della guerra, un affare?
Al momento decisivo, sono questi cinque paesi a comandare. E sono anche cinque i paesi a dirigere il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Otto prendono le decisioni n seno alla Banca Mondiale. Nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) é previsto il diritto di voto, ma mai si utilizza.
La lotta per la democrazia nel mondo non dovrebbe iniziare dalla democratizzazione degli organismi che si chiamano internazionali? Che ne dice il senso comune? Non è previsto che esprima un parere. Il buon senso non ha diritto di voto, né quasi ha voce.
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Molti delle più feroci estorsioni e dei crimini più atroci che il mondo patisce si attuano tramite questi organismi che si definiscono internazionali.
Le loro vittime sono gli altri scomparsi: non coloro che si persero nella nebbia dell’orrore delle dittature militari, ma gli scomparsi della democrazia». In questi ultimi anni, in Uruguay, il mio paese, ed in America latina ed in altre regioni del mondo, sono scomparsi gli impieghi, i salari, le pensioni, le fabbriche, le terre, i fiumi, e sono scomparsi anche i nostri stessi figli, che ripercorrono il cammino dei loro nonni, costretti ad emigrare alla ricerca di ciò che sparì.
Obbliga, il buon senso, ad accettare questi dolori evitabili? Accettarli, incrociando le braccia, come se fosse l’opera fatale del tempo o della morte?
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Accettazione, rassegnazione? Riconosciamo che, a poco a poco, il mondo sta diventando sempre meno ingiusto. Per fare un esempio, la differenza fra il salario della donna e quello dell’uomo non è più tanto abissale come una volta. Poco a poco dico: al ritmo attuale, si avrà eguaglianza di salari tra uomini e donne fra 475 anni! Che cosa suggerisce il buon senso? Di aspettare? Non conosco alcuna donna che viva così a lungo.
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La cultura autentica, quella che promana dal buon senso e che conduce al buon senso, ci insegna a lottare per recuperare tutto quello che ci è stato usurpato. Il vescovo catalano Pedro Casaldaliga (2) ha una lunga esperienza, di anni, trascorsi nella selva brasiliana. E sostiene che, se è vero che insegnare a pescare è meglio che regalare un pesce, ma avverte, è inutile insegnare la pesca se i corsi d’acqua sono stati inquinati o venduti.
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Per far danzare gli orsi, nei circhi, il domatore li addestra: al ritmo di musica, gli colpisce le anche con un bastone munito di punte. Se danzano come devono, il domatore smette di batterli e dà loro del cibo. Altrimenti, continua il tormento e, scesa la notte, gli orsi ritornano nelle loro gabbie a stomaco vuoto. Per paura, paura del castigo, paura della fame, gli orsi danzano. Dal punto di vista del domatore, questo è semplicemente puro buon senso. Ma dal punto di vista dell’animale domato?
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Settembre 2001, New York. Quando l’aereo sventrò la seconda torre, e questa iniziò a vacillare, la gente fuggì scendendo le scale a tutta velocità. Gli altoparlanti, allora, diedero l’ordine che gli impiegati ritornassero al loro posto di lavoro. Chi agì con buon senso? Si salvarono soltanto quanti disobbedirono.
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Per salvarci, dobbiamo unirci. Come le dita di una stessa mano. Come le anatre in volo.
Tecnologia del volo condiviso: la prima anatra che si lancia apre la strada alla seconda, che indica il percorso alla terza, e la spinta della terza fa spiccare il volo alla quarta, che trascina la quinta, e lo slancio della quinta provoca il volo della sesta, che fa coraggio alla settima…
Quando l’anatra, di punta, si stanca, raggiunge la coda dello stormo e lascia il posto ad un’altra, che risale alla punta di questa V capovolta che le anatre disegnano in volo. Tutte a turno prenderanno la testa e la coda del gruppo. Secondo il mio amico Juan Diaz Bordenave (3), che non è un anatrologo, ma che se ne intende di anatre, nessuna anatra si considera una superanatra se vola davanti, né una sottospecie di anatra se si trova in coda. Le anatre non hanno perso il buon senso.
Note:
(1) Julio Anguita, uomo politico spagnolo, storico dirigente d’Izquierda Unida (la Sinistra Unita) il cui figlio, Julio Anguita Parrado, giornalista, corrispondente del quotidiano madrileno El Mundo e che accompagnava («embedded») la 3a Armata americana al momento dell’invasione in Iraq, è stato ucciso da un missile iracheno a sud di Bagdad il 7 aprile 2003.
(2) Pedro Casaldaliga, nato nel 1928, teologo della liberazione, vescovo titolare da 35 anni nella curia di Sao Felix de Araguaia, una delle più povere del Brasile, sperduta nello stato del Mato Grosso. Nel 1992, il suo nome è stato proposto per il Nobel.
(3) Juan Enrique Diaz Bordenave, saggista paraguaiano, specialista della comunicazione, autore tra l’altro di Communicacion y Sociedad, Busqueda, Buenos Aires, 1985.
Elogio del sentido común
Le Monde Diplomatique rescata este artículo Eduardo Galeano, el escritor uruguayo que siempre estuvo del lado de los oprimidos usando el oficio de periodista y escritor para agujerear las dictaduras del Cono Sur. Diferente de otros, no abandonó su compromiso militante en tiempos de incertidumbres ideológicas: estuvo junto a los movimientos contrahegemónicos de los noventa y se acercó a las plazas de los indignados de la presente década. Un firme practicante del “sentido común”. Galeano murió en Montevideo el año pasado. Recordémoslo.
Nos reúne, en la mañana de hoy, la búsqueda de áreas de cooperación y de encuentro en este mundo enfermo de desvínculos. ¿Dónde podremos encontrar un gran espacio todavía abierto al diálogo y al trabajo compartido? ¿No podríamos empezar por buscarlo en el sentido común? ¿El cada vez más raro sentido común?
Los gastos militares, pongamos por caso. El mundo está destinando 2.200 millones de dólares por día a la producción de muerte. O sea: el mundo consagra esa astronómica fortuna a promover cacerías donde el cazador y la presa son de la misma especie, y donde más éxito tiene quien más prójimos mata. Nueve días de gastos militares alcanzarían para dar comida, escuela y remedios a todos los niños que no tienen. A primera vista, esto traiciona el sentido común. ¿Y a segunda vista? La versión oficial justifica este derroche por la guerra contra el terrorismo. Pero el sentido común nos dice que el terrorismo está de lo más agradecido. Y a la vista está que las guerras en Afganistán y en Irak le han regalado sus más poderosas vitaminas. Las guerras son actos de terrorismo de Estado, y el terrorismo de Estado y el terrorismo privado se alimentan mutuamente.
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En estos días se han difundido las cifras: la economía de Estados Unidos está repuntando y ha vuelto a crecer a buen ritmo. Sin los gastos de guerra, según los expertos, crecería mucho menos. O sea: la guerra de Irak sigue siendo una buena noticia para la economía. ¿Y para los muertos? ¿Habla el sentido común por boca de las estadísticas económicas? ¿O habla por la boca de ese padre dolido, Julio Anguita, cuando dice: “Maldita sea esta guerra y todas las guerras”?
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Los cinco países que más armas fabrican y venden son los que gozan del derecho de veto en el Consejo de Seguridad de las Naciones Unidas. ¿No contradice el sentido común que los custodios de la paz mundial sean los que hacen el negocio de la guerra?
A la hora de la verdad, esos cinco países mandan. También son cinco los países que mandan en el Fondo Monetario Internacional. Ocho toman las decisiones en el Banco Mundial. En la Organización Mundial del Comercio está previsto el derecho de voto, pero jamás se usa.
La lucha por la democracia en el mundo, ¿no tendría que empezar por la democratización de los organismos que se llaman internacionales? ¿Qué opina el sentido común? No está previsto que opine. El sentido común no tiene voto, y tampoco tiene voz.
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Muchas de las más feroces extorsiones y de los más atroces crímenes que el mundo padece se llevan a la práctica a través de esos organismos que dicen ser internacionales. Sus víctimas son los otros desaparecidos: no los que se perdieron en la niebla de horror de las dictaduras militares, sino los desaparecidos de la democracia. En estos años recientes, en Uruguay, mi país, y en América Latina y otras regiones del mundo han desaparecido los empleos, los salarios, las jubilaciones, las fábricas, las tierras, los ríos, y hasta han desaparecido nuestros hijos, que desandan el camino de sus abuelos, obligados a emigrar en busca de lo que desapareció.
¿Obliga el sentido común a aceptar estos dolores evitables? ¿Aceptarlos, cruzados de brazos, como si fueran la inevitable obra del tiempo o de la muerte?
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¿Aceptación, resignación? Reconozcamos que poquito a poco, el mundo va siendo menos injusto. Por poner un ejemplo, ya no es tan abismal la diferencia entre el salario femenino y el salario masculino. Poquito a poco, digo: al ritmo actual, habrá igualdad de salarios entre los hombres y las mujeres dentro de 475 años. ¿Qué aconseja el sentido común? ¿Esperar? No conozco a ninguna mujer que viva tanto.
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La verdadera educación, la que proviene del sentido común y al sentido común conduce, nos enseña a luchar por la recuperación de todo lo que nos ha sido usurpado. El obispo catalán Pedro Casaldáliga lleva largos años de experiencia en la selva brasileña. Y él dice que es verdad que más vale enseñar a pescar que regalar pescado, pero advierte que de nada sirve enseñar a pescar si los ríos han sido envenenados o vendidos.
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Para que los osos bailen en los circos, el domador los amaestra: al ritmo de la música, les golpea las ancas con un palo erizado de púas. Si bailan como deben, el domador deja de golpearlos y les da comida. Si no, continúa el tormento, y en las noches los devuelve a las jaulas sin nada que comer. Por miedo, miedo al castigo, miedo al hambre, los osos bailan. Desde el punto de vista del domador, esto es puro sentido común. Pero, ¿y desde el punto de vista del domado?
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Setiembre de 2001, Nueva York. Cuando el avión embistió la segunda torre, y la torre crujió, la gente huyó volando escaleras abajo. Entonces los altavoces mandaron que los empleados volvieran a sus puestos de trabajo. ¿Quiénes actuaron con sentido común? Se salvaron los que no obedecieron.
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Para salvarnos, juntarnos. Como los dedos en la mano. Como los patos en el vuelo.
Tecnología del vuelo compartido: el primer pato que se alza abre paso al segundo, que despeja el camino al tercero, y la energía del tercero levanta vuelo al cuarto, que ayuda al quinto, y el impulso del quinto empuja al sexto, que presta fuerza al séptimo.
Cuando se cansa el pato que hace punta, baja a la cola de la bandada y deja su lugar a otro, que sube al vértice de esa uve invertida que los patos dibujan en el aire. Todos se van turnando, atrás y adelante. Según mi amigo Juan Díaz Bordenave, que no es patólogo pero sabe de patos, ningún pato se cree superpato por volar adelante, ni subpato por marchar atrás. Los patos no han perdido el sentido común.
(Tomado de Le Monde Diplomatique)