L’ossessione yankee di uccidere Fidel

Fabian Escalante Font https://lapupilainsomne.wordpress.com

atentados-fidel-castro-ciaIn questi giorni, uno degli argomentii più noti – a proposito della sua scomparsa fisica – è stato la personalità, l’impronta e l’eredità di Fidel Castro, il segno lasciato nei suoi contemporanei, l’esempio di tenacia, disciplina, coraggio, solidarietà, ottimismo, la sua visione del futuro; allo stesso tempo molti hanno ricordato i numerosi piani, complotti e cospirazioni che gli USA architettarono, per più di mezzo secolo, per assassinarlo.

Le ricerche condotte a questo proposito dimostrarono, che in 41 anni, gli organismi di sicurezza cubana vennero a conoscenza e smantellarono 634 complotti omicidi contro la sua persona, a diversi stadi di sviluppo, di cui 60 diretti esecutivamente dalla CIA, in 10 dei quali partecipò la mafia di quel paese; un triste record che nessun altro leader mondiale raggiunse, nella storia dell’umanità, e questo senza contare i non scoperti.

L’informazione sopra esposta -rigorosamente vera- fu ottenuta negli archivi della Sicurezza di Stato, nei procedimenti penali intrapresi agli autori e giudicati dai tribunali e dai documenti declassificati negli USA.

Veleni sofisticati, dardi mortali, fucili per la caccia degli elefanti, armi ultramoderne e altri artefatti furono progettati, preparati, o utilizzati per realizzare tali macabri piani.

Ma non solo cercarono di assassinare fisicamente l’uomo, ma anche moralmente ed intellettualmente, danneggiare la sua immagine e screditare le sue idee: polveri con droghe che colpissero i suoi sensi, campagne mediatiche per denigrare il suo modo di pensare e condotta, insomma tutta la creatività e la capacità tecnologica e scientifica della più grande superpotenza mondiale messa a disposizione di questo obiettivo.

Film, documentari, fumetti, conferenze in università di tutte le latitudini, campagne radio e televisive, infine, il possibile e l’impossibile fu fatto, con grandi budget, ma più volte fallirono; l’immagine ed il pensiero del leader cubano si rafforzava e proiettava la sua luce verso i nostri popoli fratelli.

Nel mondo, molte persone si sono chieste il perché di questa ossessione criminale di un governo forte – la superpotenza mondiale – per eliminare, assassinare e seppellire le idee di un uomo che, a capo di un piccolo paese, mai li aggredì e combatté per l’indipendenza e la sovranità del suo popolo, per raggiungere livelli di vita più elevati per i suoi compatrioti, per praticare l’internazionalismo in modo militante e disinteressato e dare un esempio di condotta rivoluzionaria.

Credo che le ragioni di questo odio viscerale bisognerebbe ricercarle nella condotta stessa della Rivoluzione cubana, realizzata a soli 90 miglia dagli USA.

L’ “establisment” USA non era preparato per una sfida di questa natura, poiché l’America Latina era il loro cortile di casa. L’Avana era quasi un’altra città dell’Impero, dove i suoi connazionali venivano in vacanza, a giocare e a consumare droghe, con governi lacchè che qui soddisfacevano i loro desideri e bisogni.

Più di 1000 milioni di dollari raggiungevano gli investimenti USA a Cuba; prima della Rivoluzione i migliori zuccherifici, le imprese di servizi pubblici, le principali immobiliari, le grandi industrie, club, campi da golf, alberghi, le raffinerie di petrolio, infine tutto quello che valeva, era di proprietà USA, tra cui gli investitori della mafia che già si erano stabiliti nel paese, per farlo diventare un bordello internazionale.

Governi corrotti come quelli di Ramon Grau, Carlos Prio e Fulgencio Batista gli assicuravano quel paradiso per i loro investimenti ed ozi che, secondo i piani di allora, sarebbe diventata la “Las Vegas dei Caraibi”.

Il primo giorno di gennaio del 1959 trovarono che in questa tranquilla, e fino ad allora bucolica, isola caraibica si era scatenato, dopo più di 25 mesi di lotta armata nelle montagne e pianure, una vera e propria Rivoluzione che presto avrebbe trasformato lo “status quo”esistente, realizzando un programma di trasformazioni sociali, politiche ed economiche senza precedenti nel continente americano, che colpì direttamente le fondamenta stesso dell’impero USA.

Le riforme agraria ed urbana, la riduzione delle tariffe di energia elettrica e telefoniche, la costruzione di scuole, la proscrizione del gioco e della corruzione, la sconfitta dei mercenari da loro sponsorizzati alla Baia dei Porci, il successo della grande campagna di Alfabetizzazione che eliminò l’analfabetismo, e la nazionalizzazione delle principali proprietà USA a Cuba, per il loro sabotaggio ed opposizione alle misure sociali attuate, fu il colpo che scosse il potente “vicino del nord”, ponendolo in evidenza di fronte all’opinione pubblica mondiale.

E tutto realizzato alla luce del sole, trasmesso in vivo e in diretta dalle radio e dalla recentissima televisione, progettata per il dominio della coscienza delle grandi masse di popolazione. Mai prima, questa era stata utilizzata in modo tanto ingegnoso ed il popolo cubano, come gli altri popoli del mondo, sapeva, giorno per giorno, anche i più piccoli dettagli di questo processo straordinario che si realizzava a Cuba e che rivoluzionava il modo fare una Rivoluzione.

El 6 agosto 1960 nello stadio capitolino di baseball del Cerro, affollato dal popolo e trasmesso dalla TV, Fidel e i leader rivoluzionari proclamarono al mondo, la nazionalizzazione di tutte le imprese USA e la fine delle loro operazioni a Cuba. Qualcosa di inaudito per l’impero e che avrebbe colmato il vaso.

SF11884Poche settimane più tardi, nel settembre dello stesso anno, approfittando di una visita di Fidel all’ONU, a New York City, la CIA contrattò la mafia per assassinarlo. Qualcosa di completamente provato dai suoi documenti declassificati. Da allora in poi, iniziò la caccia che si prolungherà per oltre cinquanta anni, senza successo. La Rivoluzione avrebbe continuato il suo processo di approfondimento e, mesi dopo, avrebbe proclamato il suo carattere Socialista.

In questi anni di lotte e vittorie Fidel, con il suo talento ed etica, forgiò un nuovo concetto del “far politica”, che anni dopo, all’inizio di questo secolo, avrebbe definito come il concetto di Rivoluzione.

La politica, fino ad allora, screditata e prostituita, infangata da secoli di corruzione, cospirazioni, lotte intestine per il potere, ecc, emerse dal suo pensiero come qualcosa di nuovo, diverso, che si relazionava con il miglior modo di servire gli interessi della Patria e dell’umanità, e nel nostro caso, per costruire una società “con tutti e per il bene di tutti”, qualcosa che toccò il concetto della cosiddetta “democrazia rappresentativa”, auspicata e promossa dall’impero come il più alto livello della democrazia.

Da allora ci sono due tipi di democrazia, la loro chiamata “rappresentativa”, ancora non so il perché, prostituita e corrotta come le recenti elezioni in quel paese hanno dimostrato, e la socialista cubana consacrata nell’esistenza dei nostri poteri popolari, nella concezione stessa della strutturazione e formazione della società civile e della difesa dei diritti umani fondamentali, anche se è ancora necessario perfezionare il nostro sistema politico democratico.

E’ la politica che Cuba ha conseguentemente sviluppato nel corso dell’ultimo mezzo secolo e non solo a beneficio degli interessi di un paese, ma di tutta l’umanità, ora sia appoggiando tutti coloro che combattevano per la loro indipendenza e liberazione; affrontando e sconfiggendo gli eserciti dell’apartheid, liberando in una campagna militare, storicamente senza precedenti, i popoli in Africa; portando l’istruzione e la medicina nei “più oscuri angoli del mondo”; o avvisando sull’ecatombe ambientale che ci si avvicina.

Mai si conobbe, sul nostro pianeta, un leader interessato ed occupato a risolvere tanti diversi problemi, un’epopea di tal natura, che proprio diresse e comandò Fidel Castro e …. per questi “peccati” gli USA lo condannarono a morte.

Tuttavia fallirono, uno dopo l’altro, i loro complotti criminali contro la sua vita e per rovesciare la Rivoluzione, come nuovamente falliranno le minacce imperiale che si osservano all’orizzonte dopo le elezioni USA. Cuba è un bastione delle idee di Fidel, della solidarietà, dei diritti umani, del socialismo.

No poterono eliminarlo fisicamente, è morto quando e come volle, dopo una lunga e fruttuosa vita al servizio del suo popolo e dell’umanità. Fidel starà per sempre nei nostri cuori e nel nostro modo di pensare e di agire.

La obsesión yanqui por matar a Fidel

Por Fabián Escalante Font

En estos días, uno de los temas noticiosos más connotados –-a propósito de su desaparición física– ha sido la personalidad, impronta y legado de Fidel Castro, la huella dejada en sus contemporáneos, el ejemplo de tenacidad, disciplina, valentía, solidaridad, optimismo, su visión de futuro; a la par que muchos han recordado los numerosos planes, complots y conspiraciones que Estados Unidos urdió durante más de medio siglo para asesinarlo.

Las investigaciones realizadas al respecto demostraron que en 41 años los organismos de seguridad cubanos conocieron y desmantelaron 634 complots homicidas contra su persona, en diferentes estadios de elaboración, de ellos 60 dirigidos ejecutivamente por la CIA, en 10 de los cuales participó la Mafia de ese país, un triste record que ningún otro líder mundial alcanzó en la historia de la Humanidad y ello sin contar los no descubiertos.

La información antes expuesta -rigurosamente verídica- fue obtenida en los archivos de la Seguridad del Estado, los procesos penales incoados a los autores y juzgados por los Tribunales, y documentos desclasificados en Estados Unidos.

Venenos sofisticados, dardos mortales, fusiles para cazar elefantes, armas modernísimas, y otros artilugios fueron diseñados, preparados, o utilizados para concretar tales macabros planes.

Pero, no sólo trataron de asesinar físicamente al hombre sino también moral e intelectualmente, afectar su imagen y desacreditar sus ideas: polvos con drogas que afectaran sus sentidos, campañas mediáticas para denigrar su pensamiento y ejecutoria, en fin toda la creatividad y el poderío tecnológico y científico de la mayor superpotencia mundial puesto a disposición de ese objetivo.

Películas, documentales, comic, conferencias en Universidades de todas las latitudes, campañas radiales y televisivas, en fin, lo posible e imposible fue realizado, con abultados presupuestos, pero una y otra vez, fracasaron; la imagen y el pensamiento del líder cubano se fortalecía y proyectaba su luz hacia nuestros pueblos hermanos.

En el Mundo, muchas personas se han preguntado el porqué de esta obsesión criminal de un poderoso gobierno – la superpotencia mundial- por eliminar, asesinar y sepultar las ideas de un hombre, que al frente de un pequeño país, nunca los agredió y luchó por la independencia y la soberanía de su pueblo, por alcanzar niveles de vida superiores para sus compatriotas, por practicar el internacionalismo de manera militante y desinteresada y dar un ejemplo de conducta revolucionaria.

Pienso que las razones de este odio visceral habría que buscarlas en la ejecutoria misma de la Revolución cubana, realizada a solo 90 millas de Estados Unidos.

El “establisment” norteamericano no estaba preparado para un desafío de tal naturaleza, pues América Latina era su patio trasero. La Habana era casi una ciudad más del Imperio, donde sus nacionales venían de vacaciones, a jugar y a consumir drogas, con gobiernos lacayunos que satisfacían aquí sus deseos y necesidades.

Más de 1,000 millones de dólares alcanzaban las inversiones norteamericanas en Cuba antes de la Revolución, los mejores centrales azucareros, las empresas de servicios públicos, las principales inmobiliarias, las grandes industrias, clubes, campos de golf, hoteles, las refinadoras de petróleo, en fin todo lo que valía, era propiedad norteamericana, incluidos los inversionistas de la Mafia que ya se habían asentado en el país, para hacer del mismo un burdel internacional.

Gobiernos corruptos como los de Ramón Grau, Carlos Prio y Fulgencio Batista les aseguraban aquel paraíso para sus inversiones y ocio, que según los planes de entonces, devendría en “las Vegas del Caribe”.

El primer día de enero de 1959 se encontraron que en aquella apacible y hasta entonces bucólica Isla del Caribe, se había desencadenado, tras más de 25 meses de lucha armada en las sierras y llanos, una verdadera Revolución, que muy pronto transformaría el “status quo” existente, llevando a cabo un programa de transformaciones sociales, políticas y económicas sin precedentes en el continente americano, que afectó directamente los cimientos mismos del Imperio norteamericano.

Las reformas agraria y urbana, la rebaja de las tarifas de electricidad y telefónicas, la construcción de escuelas, el destierro del juego y la corrupción, la derrota de los mercenarios por ellos apadrinados en Girón, el éxito de la gran campaña de Alfabetización que eliminó el analfabetismo, y la nacionalización de las principales propiedades norteamericanas en Cuba, por su saboteo y oposición a las medidas sociales implementadas, fue el aldabonazo que estremeció al poderoso “vecino del norte”, colocándolo en evidencia ante la opinión pública mundial.

Y todo realizado a plena luz, transmitido en vivo y en directo por las emisoras de radio y la recién estrenada televisión, diseñada para el dominio de la concienia de las grandes masas poblacionales. Nunca antes, ésta se había utilizado de manera tan ingeniosa y el pueblo cubano, al igual que otros pueblos del Mundo, conocía, día a día, hasta los más mínimos detalles de aquel extraordinario proceso que se realizaba en Cuba y que revolucionaba la forma de hacer una Revolución.

El 6 de agosto de 1960 en el estadio de pelota del Cerro capitalino, abarrotado por el pueblo y transmitido por la TV, Fidel y los líderes revolucionarios proclamaron al Mundo, la nacionalización de todas las empresas norteamericanas y la finalización de sus operaciones en Cuba. Algo inaudito para el Imperio y que colmaría su copa.

Pocas semanas más tarde, en septiembre de ese año, aprovechando una visita de Fidel a la ONU en la ciudad de Nueva York, la CIA contrató a la Mafia para asesinarlo. Algo totalmente probado por sus desclasificados documentos. A partir de entonces, comenzó la cacería que se prolongaría por más de cincuenta años, de manera infructuosa. La Revolución continuaría su proceso de profundización y meses después proclamaría su carácter Socialista.

En estos años de luchas y victorias, Fidel con su talento y ética forjó un nuevo concepto de “hacer política”, que años después, al inicio del presente siglo definiría como el concepto de Revolución.

La política hasta entonces, desprestigiada y prostituida, enlodada por siglos de corrupción, conspiraciones, luchas intestinas por el poder, etc, emergió de su pensamiento como algo novedoso, diferente, que se relacionaba con la mejor manera de servir a los intereses de la Patria y de la humanidad, y en nuestro caso, de construir una sociedad “con todos y para el bien de todos”, algo que conmovió el concepto de la denominada “democracia representativa” auspiciada y promovida por el Imperio como el nivel más elevado de la democracia.

Desde entonces hay dos tipos de democracia, la de ellos, denominada “representativa”, todavía no sé por qué, prostituida y corrupta como las recientes elecciones en aquel país han demostrado, y la socialista cubana consagrada en la existencia de nuestros poderes populares, en la concepción misma de la estructuración y formación de la sociedad civil y la defensa de los derechos humanos fundamentales, aunque aún sea necesario perfeccionar nuestro sistema democrático.

Es la política que Cuba ha desarrollado consecuentemente en este último medio siglo y no solo para beneficio de los intereses de un país, sino de la Humanidad toda, ya sea apoyando a todos aquellos que luchaban por su independencia y liberación; enfrentando y venciendo a los ejércitos del Apartheid, liberando en una campaña militar sin precedentes históricos, a pueblos en África; llevando la enseñanza y la medicina a los “más oscuros rincones del Mundo”; o alertando sobre la hecatombe ambiental que se nos avecina.

Nunca se conoció en nuestro Planeta un líder interesado y ocupado en la resolución de tan disímiles problemas, una epopeya de tal naturaleza, que precisamente dirigió y comandó Fidel Castro y…. por esos “pecados” Estados Unidos lo condenó a muerte.

Sin embargo, fracasaron, una y otra vez, sus complots criminales contra su vida y para derrocar la Revolución, como fracasarán nuevamente las amenazas imperiales que se avizoran en el horizonte, después de las elecciones norteamericanas. Cuba es un bastión de las ideas de Fidel, de la solidaridad, de los derechos humanos, del socialismo.

No pudieron eliminarlo físicamente, murió cuando y como él quiso, después de una larga y provechosa vida al servicio de su pueblo y de la Humanidad. Fidel estará por siempre en nuestro corazón y más, en nuestro pensamiento y actuar.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.