Il 27 marzo non è più un giorno qualunque per una regione del nord dell’Italia e questa provincia dell’oriente cubano. Vent’anni fa Lombardia e Las Tunas hanno firmato ufficialmente il loro gemellaggio, evento che rappresentò solo l’inizio di un vincolo fecondo, che sorpassa i semplici contatti bilaterali.
Gli antecedenti tuttavia, si ubicano nell’estate del 1995. Sergio Nessi, attivista italiano della solidarietà con Cuba arrivò sull’isola caraibica con un’importante donazione di medicine. Lui lo ricorda così: “Carlos Tristà, che era il responsabile dell’Italia nell’Istituto Cubano di Amicizia coi Popoli (ICAP) mi propose di andare a Las Tunas. Ci sono andato ed ho conosciuto Georgina (l’allora delegata dell’ICAP nel territorio) che mi ha fatto da guida; visitai l’ospedale Ernesto Guevara ed altri luoghi.
“Nel 1996 ed i primi mesi del 1997 si decise che, dopo un accordo firmato da quelli che erano i presidenti dell’ICAP Sergio Corrieri in quel momento e dell’Associazione di Amicizia Italia-Cuba (AAIC) Arnaldo Cambiaghi, il coordinamento regionale della Lombardia dell’AAIC si sarebbe gemellato con Las Tunas”. Questo è stato solo il principio.
Come riassumere due decadi?
“La cosa più importante è la relazione di amicizia e di solidarietà che si sono stabilite tra Lombardia e Las Tunas”,
A metà degli anni 90, gemellaggi simili a questo si stabilirono tra le differenti regioni italiane e le province cubane. Ma, che cosa rese possibile che quello tra Lombardia-Las Tunas abbia fruttificato nel tempo?dice Nay Caballero Hernandez, attuale delegato dell’ICAP nella provincia. E precisa: “Le brigate di lavoro volontario Giovanni Ardizzone, i gruppi, le delegazioni ed i dirigenti hanno visitato nel territorio un numero apprezzabile di istituzioni, centri ed organismi e mantengono relazioni con loro. Questo ha permesso che a Las Tunas si conosca bene il gemellaggio ed anche che gli amici della Lombardia conoscano i risultati della Rivoluzione praticamente, con i loro stessi occhi”. “Noi”, chiarisce, “impariamo da loro, dalla loro cultura e ci siamo nutriti molto di tutto ciò, delle cose che sono positive.”
Senza segni di regionalismo e con molto orgoglio, Caballero Hernandez pensa che “ciò si deve in primo luogo al lavoro del Coordinamento dell’AAIC in Lombardia e dei 19 circoli che l’integrano ed ovviamente ad ognuno dei suoi membri, che sono migliaia. È la regione che ha più affiliati dentro l’Associazione. Il suo grande sforzo, la sua sistematicità, la sua responsabilità e la loro serietà in questo lavoro sono le responsabili di tutto ciò”.
“Contemporaneamente abbiamo corrisposto a questo impegno attraverso gli organismi e le istituzioni della provincia, e di una gran quantità di persone che a nome di queste istituzioni, ma anche col loro sforzo personale, col loro appoggio, hanno reso possibile che il gemellaggio trionfi e dia i suoi frutti.”
E’ chiaro che per gli amici italiani l’esperienza è stata altrettanto arricchente. Da Lodi, Franco Tonon, titolare del Circolo dell’AAIC in questa città della Lombardia, emerge che “essere in contatto con questa esperienza storica e politica importante mi ha aiutato ad essere ancora più determinato e mi da fiducia nella lotta che sto facendo nel mio paese.”
“Con regolarità”, dice, “parliamo dell’internazionalismo nei documenti, negli slogan. Dipingere la parete di una scuola insieme ad un lavoratore cubano non è solo fare qualcosa di utile, uno si sente parte di qualcosa di importante, della lotta di tanti compagni nel mondo.”
Tonon ricorda quelli che fecero molto e ci hanno abbandonato fisicamente: “parlo di Gianni Montemartini e Margarita Caperdoni. Due compagni che amarono molto Cuba e che con il loro esempio, sono stati indispensabili per l’esistenza del nostro Circolo a Lodi e per i 20 anni di amicizia con Las Tunas.”
Ed il futuro del gemellaggio?
Tra il 14 ed il 19 aprile prossimi ci sarà la celebrazione ufficiale, che porterà a Las Tunas il maggiore gruppo di amici della Lombardia che si sia visto da molto tempo.
“Questo anniversario”, insiste Caballero Hernandez, “è un punto di partenza perché dobbiamo approfittare del calibro delle esperienze accumulato durante queste due decadi. Non è tutto perfetto. Ci sono alcune direzioni di lavoro che non sono sufficientemente solide come per sentirci soddisfatti. Sappiamo che queste direzioni dovremo perfezionarle, congiuntamente.”
Franco, come il resto dei brigatisti, conta i giorni che mancano per il nuovo incontro.
“Sempre”, conclude, “ci sarà la grande forza del nostro impegno nelle brigate di lavoro volontario a Cuba. Specialmente ci sarà la nostra battaglia in Italia, contro le bugie e la disinformazione della stampa contro Cuba. Conoscendo meglio l’esperienza della Rivoluzione Cubana, il suo stile di vita, il suo desiderio di libertà ed indipendenza, staremo sempre al suo fianco.”
testo e foto di István Ojeda Bello traduzione di Ida Garberi
preso da www.periodico26.cu