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WikiLeaks ha pubblicato un estratto di un cablo del 1988 tra il dipartimento di Stato USA e la sua ambasciata a Caracas: “Obiettivi, scopi e gestione delle risorse degli Stati Uniti in Venezuela“, evidenziando il valore delle riserve petrolifere del Venezuela per i governanti statunitensi. Il cablo chiarisce che l’obiettivo principale delle relazioni USA-Venezuela è assicurare che quest’ultimo continui a fornire una “quota significativa” delle importazioni di petrolio e abbia una posizione “moderata e responsabile” sui prezzi all’OPEC.
La notizia del 2 agosto arrivava il giorno dopo che il segretario di Stato degli USA Rex Tillerson avvertiva del “cambio di regime” in Venezuela.
“Valutiamo tutte le opzioni politiche su ciò che possiamo fare per un cambiamento delle condizioni in cui Maduro decida di non avere un futuro e se ne vada, o per poter restituire i processi governativi alla loro Costituzione“, dichiarava Tillerson, ex-amministratore delegato del gigante petrolifero ExxonMobile.
Le osservazioni di Tillerson a sua volta seguono simili dichiarazioni a luglio del direttore della CIA, Mike Pompeo, che riconosceva che gli Stati Uniti lavorano al cambio del governo eletto del Venezuela. “Sono stato a Città del Messico e Bogotà una settimana prima di parlarne, cercando di aiutarli a capire cosa potessero fare per avere il risultato migliore per la loro parte del mondo e la nostra parte del mondo. Sempre attenti quando parliamo di America meridionale e centrale e CIA, ma basta dire che speriamo molto che ci sia una transizione in Venezuela e poter fare del nostro meglio per capire la dinamica in modo da poterla comunicare al nostro dipartimento di Stato e ad altri“, aveva detto.
L’affermazione di Pompeo scatenava la recisa risposta di Caracas, con Maduro che rimproverava Stati Uniti, Colombia e Messico. “Pompeo ha detto che CIA e governo degli Stati Uniti collaborano con i governi messicano e colombiano per rovesciare il governo ed intervenire in Venezuela. Chiedo ai governi di Messico e Colombia di chiarire tali dichiarazioni ed agirò politicamente e diplomaticamente di conseguenza davanti tale sfacciataggine“, dichiarava.
Il governo del Venezuela affronta le gravi sfide delle carenze alimentari e dell’inflazione scatenati dalla guerra economica prolungata dagli Stati Uniti contro il Paese, ulteriormente esacerbate dalle nuove sanzioni statunitensi.
Anche il 2 agosto, il parlamento venezuelano guidato dall’opposizione approvava all’unanimità l’autorizzazione all’Ufficio del Procuratore generale ad avviare un’inchiesta su possibili frodi elettorali nelle elezioni per l’Assemblea Costituente. Antonio Mugica, amministratore delegato di Smartmatic, che fornisce sistemi di voto elettronici, dichiarava che i risultati delle elezioni sono stati manipolati e l’effettiva partecipazione potrebbe variare di almeno un milione.
La rivelazione di WikiLeaks non è la prima rilasciata con documenti interni statunitensi sul Venezuela. Nel luglio 2016, una serie di email mostrava che, da segretaria di Stato, Hillary Clinton promosse la sovversione contro il Paese dell’America Latina, nonostante appelli pubblici all’amicizia, e chiese all’allora assistente del segretario di Stato per gli affari dell’emisfero occidentale, Arturo Valenzuela, come “frenare” Chavez, suggerendo di aggiungere altri partner regionali per sabotarne la leadership.
Inoltre, un cablo del 2006 dell’ex-ambasciatore in Venezuela, William Brownfield descrisse un piano completo per infiltrare e destabilizzare il governo dell’ex-Presidente Hugo Chavez. Il documento descrive in dettaglio i cinque obiettivi dell’ambasciata in Venezuela nel 2004:
“Penetrare la base politica di Chavez”
“Dividere il Chavismo”
“Proteggere le attività vitali degli Stati Uniti”
“Isolare Chavez a livello internazionale”
Il memo inoltre chiariva il ruolo fondamentale nella destabilizzare svolto dall’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) e dall’Ufficio delle Iniziative di Transizione. Complessivamente, USAID ha speso oltre un milione di dollari per organizzare 3000 forum che cercavano di conciliare sostenitori di Chavez ed opposizione politica, nella speranza di allontanarli da Chavez. Nonostante le ambizioni evidenti degli Stati Uniti, i loro sforzi affrontano dei problemi, dopotutto il Venezuela ha sostenitori regionali. Il governo cubano denunciava un’”operazione internazionale ben programmata” contro il Paese, “diretta da Washington” e volta a “silenziare la voce del popolo venezuelano“. Un portavoce dichiarava che la campagna degli Stati Uniti cerca d’ignorare la volontà dei venezuelani ed “imporre la resa tramite attacchi e sanzioni economiche“.
Non è solo in Venezuela che gli Stati Uniti sono accusati di destabilizzare il governo eletto. Il Presidente Evo Morales, citando le informazioni dei cablo di WikiLeaks, affermava che il governo degli Stati Uniti diede almeno 4 milioni di dollari ai gruppi separatisti antigovernativi dal 2006 al 2009. Morales, del Movimento per il socialismo, ha perseguito la riforma terriera e la nazionalizzazione delle risorse naturali del Paese, politiche che invariabilmente provocano l’ira degli Stati Uniti nella regione.