di Geraldina Colotti, http://www.lantidiplomatico.it
Non è la prima volta che il papa argentino approfitta dell’aereo e della presenza dei giornalisti per “esternare” sul tema Venezuela, scartando dalla posizione ufficiale del Vaticano. Lo ha già fatto altre volte. In questo caso, nei cieli sopra Caracas, ha inviato un messaggio a Maduro tramite telegramma durante il viaggio verso la Colombia: “Invio saluti cordiali a sua eccellenza e a tutta la gente del Venezuela – ha scritto Bergoglio -. Pregando perché tutti nella nazione possano promuovere cammini di solidarietà, giustizia e concordia, invoco particolarmente la benedizione di Dio per la pace di tutti voi”.
Ad aspettarlo a terra, intanto, la contraerea capeggiata da due cardinali golpisti venezuelani, Urosa Savino (arcivescovo di Caracas), e Baltazar Porras (arcivescovo di Merida). Entrambi sono nemici giurati del gesuita Numa Molina, intimo di Bergoglio, più volte minacciato dagli oltranzisti venezuelani, e invitato all’apertura ufficiale dell’Assemblea Costituente.
Nel frattempo, il quotidiano argentino Clarin, sempiterno attore politico subito ripreso dai megafoni nostrani, insinua il suo siluro sui rapporti tra Bergoglio e il Venezuela: via Cuba. Quanto vale la testa di Maduro, quanto vale il cambio di marcia del paese petrolifero che l’ex operaio del metro vorrebbe incamminare verso lo “Stato delle comunas” basato sul “potere popolare”?
Si lanciano polpette avvelenate al governo cubano, sperando che abbocchi. Come se Cuba non sapesse che, dopo la morte di Raul Castro, subirà gli stessi attacchi messi in atto dopo la morte di Chavez contro Maduro. Ma la posta è alta e il gioco si fa duro, sul banco e sottobanco. Ognuno offre la taglia, alza la posta o getta la prima pietra, pur essendo tutt’altro che esente da “peccati”. La diplomazia dei “cieli” affonda nella terra.