Andrea Duffour * Monde diplomatique edición esp. octubre 2017, trad. Sandra Clerc
Articolo originale: http://www.monde-diplomatique.es
Come mai una dottoressa cubana partecipa a missioni di volontariato in Africa, e s’interessa alla riforma agraria in Brasile?
AG: A Cuba, i medici sono formati con l’obiettivo di essere al servizio della popolazione, il popolo è il solo padrone che noi serviamo. Iniziata la carriera, accettiamo il carattere internazionalista della nostra missione; è quindi normale che io sia pronta a lavorare là dove c’è bisogno di me.
Sono più di 25 anni che lavoro a fianco del Movimento dei Senza Terra in Brasile e ne sono fiera. In quanto latino-americana, penso che sia uno dei movimenti più coerenti, e d’altra parte, in quanto medico, credo alla necessità di un’alimentazione adeguata, in particolare per i bambini. La riforma agraria è dunque indispensabile perché i nostri popoli possano nutrire la loro gente e perché diventi realtà il sogno di possedere ciò che noi produciamo, e che si ponga fine al furto e al saccheggio delle nostre risorse naturali.
Quale ruolo possono assumere oggi il Che e Fidel nello scontro culturale tra il capitalismo e il socialismo?
Tanto il Che quanto Fidel sono esempi di uomini di cultura, che avevano capito l’importanza della formazione culturale per poter essere liberi: la conoscenza ti rende libero, ti permette di capire dove sei, cosa vuoi e come puoi ottenerlo. L’esempio di vita che emana da essi ci stimola, ci spinge in avanti. Se loro ci sono riusciti, perché noi non possiamo fare altrettanto?
… Creare ricchezza tramite la coscienza, non coscienza attraverso la ricchezza, come direbbe Fernando Martínez Heredia (2), un grande specialista del pensiero del Che e di Fidel che ci ha appena lasciati …
AG: Questo è un sogno da realizzare, che l’essere umano sia in grado di andare d’accordo con la sua stessa specie, che metta in pratica la solidarietà, non la brutalità, che sia sensibile e non indifferente, che capisca che la ricchezza più grande è saper condividere quello che abbiamo; condividere un sorriso, per esempio.
Cerchiamo di trasformare questo sogno in realtà, ma siamo sistematicamente educati a essere ogni giorno più individualisti e a dimenticare la nostra condizione di esseri sociali che vivono in comunità. La cosa peggiore è che stiamo distruggendo il nostro habitat e andiamo avanti, pur guardando nel baratro.
Il compianto François Houtart (3) analizza il concetto del “buen vivir”, del “ben vivere”, dei popoli andini, il sumal kawsay che l’Ecuador ha incluso nella propria costituzione. C’è qualcosa di simile nel pensiero del Che?
AG: Il Che Guevara fu chiarissimo e molto coerente nel suo pensiero, dimostrò con la propria vita ciò che pensava. È il miglior comunista che conosco, e la cosa più importante in tutta la sua opera è il benessere dell’uomo, ma con dignità; per questo parliamo del diritto al lavoro, a un alloggio decoroso, di sanità ed educazione gratuite come diritti fondamentali dell’essere umano. Parliamo di rispetto e sappiamo che bisogna conquistarlo con molta fatica e tenacia, ed essere preparati a difenderlo.
Dottoressa, quali sono le caratteristiche di un rivoluzionario?
AG: Credo che il nostro Fidel, quando creò il concetto di Rivoluzione, indicò le caratteristiche del vero rivoluzionario: il senso etico, l’onestà, la sensibilità, il rispetto per il popolo, la dedizione alla causa, e una grande capacità di amare.
Nel film Cuba-si (Chris Marker, 1961), il giovane Fidel spiegava che i francesi avrebbero dovuto capire che i partiti politici non hanno risolto alcun problema fondamentale e che le classi dirigenti possono giungere fino al fascismo, mentre a Cuba, la rivoluzione si stava compiendo verso il socialismo. Visto il colpo di stato sociale che sta accadendo in questo momento in Francia, questa dichiarazione ha perso d’attualità?
AG: L’importante è capire come lo percepisce il popolo francese. Sono soddisfatti di quello che hanno? Si sentono al sicuro? Come vedono il futuro?
Io vivo in un’altra società, che non è perfetta, e che tuttavia ruota attorno all’essere umano e ci permette di crescere come tali, imparando dai nostri errori e correggendoli.
Non ci sono partiti elettorali – c’è il popolo, e questo sceglie i propri candidati dalla base, il popolo è indiscutibilmente protagonista. Forse sarebbe bene esaminare il ruolo di coloro che si definiscono di sinistra nella presa di coscienza popolare. Mi identifico abbastanza nel partito dei lavoratori del Belgio, che è in crescita perché la popolazione può percepire il cambiamento: nel momento che stiamo vivendo è importante mantenere la fiducia della gente, dobbiamo mostrare ciò che vogliamo e perché è importante. Di cosa abbiamo bisogno? Educazione accessibile a tutti, non possiamo permettere che sia privatizzata; sanità di qualità e senza costi per il paziente. Perché nei vostri paesi permettete che vengano chiusi ospedali o che essi non funzionino correttamente, obbligando le persone a risolvere i propri problemi ricorrendo al settore privato? E l’alloggio? Se il governo garantisce tutto questo e molto di più, sicuramente sarete felici; in caso contrario, dovrete cercare altre soluzioni, ma solo voi potete farlo.
Quindi, in Europa si travisa il termine socialista?
AG: Non vorrei essere troppo diretta, ma quando sono da queste parti non percepisco unità. Ci concediamo il lusso di dividerci, benché siamo già in pochi. Che diavolo stiamo facendo? Il socialismo è rispetto per il popolo, è appagamento, e soprattutto unità; in caso contrario, dove troveremo la forza necessaria per cambiare la realtà?
Amici a Cuba mi dicono che avete un unico partito, ma che difende gli interessi della maggioranza della gente, e che in Europa ci sono molti partiti con nomi diversi, ma che rappresentano un unico partito, il partito del capitale.
AG: Sono pienamente d’accordo.
Secondo Frei Betto “dobbiamo decidere se vogliamo salvare il sistema capitalista o se vogliamo salvare l’umanità.” (4) Quali sono, oggigiorno nel mondo, le alternative al capitalismo?
AG: Da quando è scomparso il campo socialista europeo e soprattutto dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il capitalismo si è trasformato in un sistema spietato e brutale, che non ha concorrenza diretta, per cui non deve più mantenere un sistema di sanità pubblica, ancor meno un’educazione gratuita e di qualità. Si privatizzano a passi da gigante le vittorie sociali conquistate attraverso decenni di lotta operaia, e la cosa peggiore è proprio l’apatia della classe operaia di fronte a ciò (…).
Vi siete chiesti perché l’Organizzazione Mondale della Sanità si è rivolta al mio paese per ottenere aiuto nella lotta contro l’epidemia di Ebola? Perché il mio popolo è educato con valori etici, di solidarietà, dignità e amore. Per questo i medici cubani hanno rischiato la loro vita, perché siamo coscienti che non importa il sacrificio del singolo uomo o anche di un popolo intero, se a essere in gioco è il destino di tutta l’umanità.
Aleida, come vede la gioventù cubana – che è nata con tutti gli effetti della rivoluzione e li considera scontati?
AG: Dobbiamo lavorare costantemente con i giovani, ascoltarli, dar loro responsabilità e mostrargli il cammino, ma sempre offrendo sé stessi come esempio. I giovani rappresentano la speranza, e purtroppo sono loro che vengono sottoposti maggiormente alle pressioni di coloro che vogliono danneggiare il processo rivoluzionario. È importante che siano trasmesse loro tutte le informazioni necessarie. Per esempio, recentemente hanno potuto vedere un’eccellente produzione televisiva sulla lotta contro i banditi che insorsero dopo il trionfo della Rivoluzione: si sono riconosciuti nei propri padri, zii e nonni che parteciparono a questa impresa, e i ragazzi si sono riempiti di rispetto e ammirazione per i nostri contadini e il nostro esercito di miliziani. Credo che sia una gioventù sana, ricettiva e per la maggior parte molto patriottica e rivoluzionaria.
Nel dicembre 2016 ho chiesto anche a Fernando Martínez Heredia se ci sia motivo di essere preoccupati per una possibile disaffezione o depoliticizzazione della gioventù cubana, com’è accaduto nei paesi capitalisti. Il filosofo ha confermato che il capitalismo opera in modo da allontanare le masse dalla politica e rimbecillirle – non tanto per imporre un pensiero unico, ma per instaurare un vuoto di pensiero –, ma mi ha assicurato che la gioventù cubana resta critica e ben preparata. Dopo la scomparsa del Comandante, molti giovani hanno gridato spontaneamente: “Yo soy Fidel”.
AG: …il nostro caro amico Fernando era un uomo saggio.
Noi guardiamo avanti, e certamente il dolore per la perdita del maggior padre di tutti i cubani si trasforma in forza ed energia creatrici, e un giorno saremo capaci di dire a uomini come loro: voi ci avete lasciati sapendo che non c’è possibilità di ritorno dalla nostra Rivoluzione, state tranquilli, noi portiamo avanti l’opera, il futuro è assicurato.
Che bello sentire queste parole!
Nel 1964 un giornalista (5) chiese al Che sulla televisione romanda se qualcosa è cambiato nell’attitudine degli USA (e dell’UE) nei confronti di Cuba. Pongo la stessa domanda…
AG: No, continuano a sognare di annettere la più grande delle Antille, non capendo che per noi “è meglio affogare nel mare che tradire la gloria che abbiamo vissuto”. Se cerca i documenti emessi dall’ammiraglio americano all’epoca in cui Cuba era ancora una colonia spagnola, vedrà che i metodi utilizzati erano gli stessi di oggi: l’embargo economico e navale per ridurre l’isola alla fame e portare malattie, decimando così la sua popolazione e poter annettere l’isola, perché già sapevano che siamo un popolo ribelle e indomito.
Possiamo parlare degli attacchi più recenti, più subdoli, come per esempio il tentativo di cooptare giovani universitari e rivoluzionari a Cuba, o del “golpe suave”, il tentativo di colpo di Stato in Venezuela, orchestrato nuovamente da Washington con la complicità dei nostri media europei?
AG: Non si tratta di nuovi attacchi, continuano a utilizzare il denaro come mezzo di persuasione – ma si può essere certi che le uniche persone che possono essere comprate sono quelle prive di etica. Bisogna essere coscienti della forza del nemico – come diceva il Che, dell’imperialismo yankee non ci si può fidare per nulla, nemmeno un poco. Il caso del Venezuela è un’altra cosa, è la più grande manifestazione della disperazione, del vuoto etico di cui sono vittime queste persone – s’immagina cosa significa dar fuoco a un ospedale pediatrico? Si può parlare di esseri umani? – Per il mio popolo, la vita di un bambino è sacra, non capisco e non accetto nulla che possa mettere a repentaglio la vita di un bambino, e spero di non trovarmi davanti questo genere di persone, perché rischierei di perdere il controllo…
Come interpretano i cubani la costruzione delle primavere arabe, dell’opposizione in Siria, eccetera?
AG: In primo luogo potremmo chiedere a qualunque europeo cosa proverebbe se un esercito di uno qualunque dei paesi del cosiddetto terzo mondo intervenisse nei suoi affari interni, se iniziassero a piovergli bombe sugli edifici residenziali o sugli ospedali; cosa penserebbe delle persone che vedono ogni giorno immagini terribili alla televisione e che non sono capaci di esigere dal proprio governo che cessi di mantenere economicamente i responsabili di tali orrori? I popoli sono gli unici capaci di risolvere i propri conflitti interni, nessuno ha il diritto di intervenire; il nostro Benito Juárez ha detto: “Il rispetto del diritto altrui è la pace”. La manipolazione delle nostre vite, la disinformazione permette la confusione tra la gente. Il rispetto è fondamentale: possiamo e dobbiamo vivere in pace.
Abbiamo bisogno d’aiuto. Qui in Europa questi valori sono andati persi, siamo talmente poveri che ci resta soltanto il denaro! Il Che parlò della costruzione dell’uomo nuovo (6), di valori non metallici… Come si è costruito quest’uomo nuovo a Cuba? È possibile porsi al di sopra delle circostanze?
AG: Cari amici, come spiegò il Che, l’uomo nuovo non sarà mai un prodotto finito: ogni volta che perfezioniamo la società, dobbiamo essere capaci di crescere come esseri umani; è la garanzia di poter trasformare quanto necessario. Percorriamo questo cammino, per questo lavoriamo.
Ringraziamo il popolo cubano, che continua a offrire il proprio esempio, la sua dignità, l’amore e la solidarietà internazionale: abbiamo molto da imparare!
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* membro della coordinazione nazionale dell’Associazione Svizzera-Cuba – http://www.cuba-si.ch
(1) Medico, specializzata in allergologia, lavora all’ospedale pediatrico William Soler dell’Avana, autrice, tra le altre cose, dei documentari: Chávez, Venezuela y la nueva América Latina (2004) e Austencia Presente (2006); MST: simiente de la esperanza (2008), intervista di Aleida Guevara a João Pedro Stédile, líder nacional del MST, Brasile; figlia di Aleida March ed Ernesto Guevara. Direttrice del Centro di Studi Che Guevara.
(2) Storico, scrittore, filosofo all’Università dell’Avana, direttore della rivista Pensamiento Crítico. È morto il 12 giugno 2017, qualche ora dopo aver scritto un ultimo omaggio a François Houtart.
(3) François Houtart: cuba-si.ch/apres-le-capitalisme-quelles-alternatives-pourquoi-je-soutiens- lexperience-cubaine
(4) Legrandsoir.info/Entretien-avec-Frei-Betto-par-Andrea-Duffour.html (fr)
http://www.freibetto.org/ entrevistas/50-años-de-la-revolucion-cubana (esp)
(5) rts.ch/archives/tv/interview-du-che J.Dulmur, seule interview en français, trad. en esp: cubadebate.cu/especiales/2017/06/16/entrevista-inedita-al-che-guevara-en-frances-1964unica intervista in francese, tradotta in spagnolo: cubadebate.cu/especiales/2017/06/16/entrevista-inedita-al-che-guevara-en-frances-1964
(6) Scritto di Ernesto Che Guevara, inviato sotto forma di lettera nel 1965, con il titolo “El socialismo y el hombre en Cuba”.