Come abbiamo già spiegato in diverse occasioni i fatti hanno mostrato che il presidente venezuelano Maduro aveva ed ha ragione. La strategia adottata per porre fine alle violenze e recuperare la pace ha presto dato i suoi frutti: dopo l’insediamento dell’Assemblea Costituente sostenuta da un massiccio appoggio popolare le violenze golpiste sono terminate.
Inoltre il Partito Socialista Unito del Venezuela con il 54% dei voti raggiunti a livello nazionale nelle ultime elezioni regionali ha mostrato di aver recuperato, nonostante l’assedio internazionale, quei voti finiti nell’astensionismo in occasione delle legislative del 2015 dove le opposizioni conquistarono la maggioranza in seno all’Assemblea Nazionale.
I dirigenti dell’opposizione, adesso, sono in rotta e fanno a gara nello smarcarsi dalle tattiche adottate sino a nemmeno un mese fa.
L’ultimo in ordine di tempo è Henry Ramos Allup, ex presidente dell’Assemblea Nazionale, il leader politico forse uscito meno ammaccato dalla batosta elettorale del 15 ottobre.
Il vecchio politicante venezuelano, già attivo nei vari viaggi a Washington e in Europa per chiedere sanzioni contro il proprio paese, adesso decide di schierarsi contro un campione delle ingerenze contro il Venezuela bolivariano: Luis Almagro presidente dell’Organizzazione degli Stati Americani.
«È molto chiaro che qualsiasi forza politica che accetta di andare a un’elezione senza garanzie diventa uno strumento essenziale per possibili frodi», questa la risposta al politico uruguaiano che come da copione ha denunciato brogli.
«Io credo che Almagro sia in errore – continua Ramos Allup – perché se abbiamo deciso di partecipare, questa è una decisione che dovevamo prendere noi».
Addirittura il politico adeco arriva a dichiarare di non voler «lezioni da fuori». Una bella pretesa da parte di chi ha disperatamente cercato ‘aiuti’ esterni per rovesciare un legittimo governo. Anche e soprattutto con la violenza e la guerra economica fomentata ad arte per creare destabilizzazione.