La dottrina Monroe ha reso reale la frase di Bolívar sul destino degli Stati Uniti a piagare di miserie i nostri popoli in nome della libertà…
La dottrina Monroe è nata per Cuba e contro Cuba, ed esistono sufficienze prove storiche per affermarlo.
Come pure è stato provato che, benché porti il nome di James Monroe, il Presidente nordamericano che l’ha presentata al Congresso, il 2 dicembre 1823, il suo vero ideologo è stato John Quincy Adams, lo stesso personaggio che ha fatto conoscere la famosa teoria della “frutta matura”; entrambe, con l’obiettivo di frenare gli appetiti europei, specialmente inglesi, sulle ex-colonie spagnole e in particolare contro la famosa “isola dello zucchero”, contro Cuba.
Riassunta nella celebre frase “L’America agli americani”, dalla sua nascita è diventata una pietra angolare della politica estera nordamericana verso l’America Latina e nemica assoluta della sovranità e dell’indipendenza dei popoli che vivono sotto il Río Grande.
Lo stesso Monroe in una lettera a Thomas Jefferson, il suo predecessore alla presidenza e uno dei cosiddetti Padri Fondatori della nazione Americana, ha svelato il suo pensiero verso Cuba dicendogli: “… noi dobbiamo, se è possibile, incorporarla nella nostra Unione, approfittando del momento più favorevole per questo, sperando anche che questo arrivi quando possa essere fatto senza una rottura con la Spagna o qualunque altro potere. Considero Capo Florida e Cuba che costituiscono la foce del Mississippi e di altri fiumi che sfociano nel Golfo del Messico dentro i nostri confini, come lo stesso Golfo e in conseguenza la sua acquisizione per la nostra Unione sarebbe della maggiore importanza per la nostra tranquillità interna, sia quanto per la nostra prosperità ed espansione”.
Non ha mai smesso di farsi valere quando è stato necessario, e ha adottato forme apertamente di ingerenza, come la politica del Big Stick o Grande Bastone – basata sulla forza e sull’intervento diretto degli Stati Uniti negli affari interni dei nostri popoli – ; come lo sbarco di marines ad Haiti, nella Repubblica Dominicana e in Nicaragua; o nascoste e addolcite, come quella della Buona Vicinanza o del Buon Vicino.
Monroe e la sua dottrina, da quasi 200 anni, hanno reso reale la famosa frase di Simón Bolívar, Libertador de América, quando in una lettera al colonnello Patricio Campbell, datata Guayaquil, 5 agosto 1829, affermava in modo premonitore che “… e gli Stati Uniti che sembrano destinati dalla Provvidenza a piagare l’America di miserie in nome della Libertà”.
Il nostro José Martí, il più geniale e universale dei cubani, come è stato definito da Fidel, ha saputo vedere la parte maligna di tale dottrina. A essa ha fatto riferimento nel 1889, durante la celebrazione della prima conferenza panamericana a Washington, quando ha chiesto: “Cosa invocare, per estendere il dominio in America, la dottrina che è nata sia da Monroe che da Canning, per impedire in America il dominio straniero, per assicurare la libertà di un continente? O si deve invocare il dogma contro uno straniero per portare ad altro?”.
Ora, con l’indurimento delle relazioni degli Stati Uniti verso l’America Latina e la recrudescenza del blocco contro Cuba sbandierato dall’amministrazione Trump, di nuovo il fantasma di Monroe e dei suoi postulati annessionisti tornano a riprendere forza, come se le lezioni di ribellione e di opposizione di due secoli non fossero state sufficientemente apprese e non ci fosse più bisogno di esempi di patriottismo e di sovranità.
E se John Kerry, il sottosegretario durante l’amministrazione Obama, ha affermato nell’OEA, nell’anno 2013, che la dottrina Monroe era già morta, benché continuasse ad applicarla con la mano inguantata dall’ingerenza subdola, il suo successore repubblicano Rex Tillerson, recentemente defenestrato, è tornato a brandire il bastone della forza e a confermare la sua “piena validità”, con due bersagli essenziali nel mirino: Cuba e la Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Di fronte a questo muro di prepotenza ottusa e sorpassata del monroismo si antepone come una recinzione insormontabile la volontà dei cubani e di altri popoli latinoamericani, come il fratello venezuelano, di essere liberi e di poter decidere i loro destini, come pure quella di vari governi di mantenere l’indipendenza economica attraverso progetti di integrazione autoctoni come l’ALBA-TCP, la CELAC e la Comunità degli Stati dei Caraibi.
La vecchio dama monroista è ben conosciuta da tutti. Lo sa il Messico, che ha perso nel 1846 la metà del suo territorio; lo sappiamo noi che abbiamo perso nel 1898 una guerra vinta contro la Spagna e ci è stato imposto l’Emendamento Platt, un modello di dominio neocoloniale; lo sa il Panama che per quasi un secolo ha perso i suoi diritti sul Canale; e anche il Cile con il colpo di Stato fascista del 1973 contro il Governo dell’Unità Popolare di Salvador Allende.
Ora che Monroe torna sui suoi passi, queste lezioni imperiali non devono essere dimenticate dai nostri popoli. È valido allora l’allarme del nostro Presidente Raúl Castro, quando ha affermato nel XV Vertice Ordinario dell’ALBA-TCP, celebrato a Caracas, il 5 marzo 2018: “Qualcuno sembra avere dimenticato le lezioni del passato, i crudeli anni delle dittature militari, dell’impatto del neoliberismo, che tentano di ripristinare le nefaste conseguenze che hanno avuto per la nostra regione le politiche di ricatto, di umiliazione e di isolamento che, come allora, hanno negli Stati Uniti il loro principale manovratore. Ci annunciano apertamente la piena validità e la rilevanza della Dottrina Monroe che proclama la subordinazione coloniale ai governi e alle corporazioni di Washington e che, come aveva avvertito Bolivar, ha piagato di dolore e di miseria la Nostra America in nome della libertà. Di nuovo sottovalutano i nostri popoli”.
Autore Narciso Amador Fernández Ramírez
NOTE:
– La Dottrina Monroe (l’America agli americani): elaborata da John Quincy Adams e attribuita a James Monroe nell’anno 1823 e annunciata il 2 dicembre dello stesso anno. Rivolta principalmente alle potenze europee con l’intenzione che gli Stati Uniti non avrebbero tollerato alcuna interferenza o intromissione delle potenze europee in America.
– Presentata dal Presidente James Monroe durante il suo settimo discorso al Congresso sullo Stato dell’Unione. È stata un momento determinante nella politica estera degli Stati Uniti. La dottrina è stata concepita come un proclama degli Stati Uniti sulla loro opposizione al colonialismo, ma è stata reinterpretata successivamente in diversi modi.
Traduzione: Redazione di El Moncada