L’ira dell’impero contro il Venezuela

Arthur González https://heraldocubano.wordpress.com

Si sapeva che gli yankee attendevano i risultati delle elezioni in Venezuela per eseguire le loro rappresaglie, progettate in anticipo, e davanti alla clamorosa vittoria di Nicolás Maduro, la rabbia yankee si è scatenata.

Loro non assimilano che la scarsità di prodotti, risultato della loro guerra economica, non cambia il modo di pensare di milioni di venezuelani. È lo stesso errore che commettono con Cuba, perché la loro testardaggine e prepotenza gli impedisce di imparare la lezione.

Impossibile capire come governi che si definiscono sovrani accettino ordini della Casa Bianca per inseguirli nel non riconoscimento della realtà venezuelana.

Sembra che il mondo sia tornato all’era medievale, dove gli imperatori ed i re ordinavano, a sinistra e a destra, e quelli che non li rispettavano erano mandati alla forca.

Come l’Unione Europea, che mentre dichiara che il blocco a Cuba deve finire, applaude, allo stesso tempo, la guerra economica che gli USA realizzano contro il Venezuela.

Le rappresaglie annunciate sono spietate e riflettono la mancanza di rispetto per la democrazia e la volontà del popolo espressa nelle urne.

Leggendole si percepisce irrazionalità, volte a soffocare l’economia, con il sogno che il popolo si getti nelle strade; senza riconoscere che ogni azione aumenta il rifiuto verso gli yankees e li rende responsabile per le penurie; poiché i venezuelani sanno leggere, scrivere e trarre le proprie conclusioni.

Tra le sanzioni ci sono:

Proibire la vendita del debito ed attivi dello stato venezuelano, come se gli USA fossero i padroni del paese.

Proibire ai cittadini statunitensi, acquistare qualsiasi tipo di obbligazione debitoria del governo venezuelano, compresi i passivi, o qualsiasi altro strumento convertito in garanzia di prestito.

Lo stesso imperatore presidente ha dichiarato che le nuove sanzioni cercano di “impedire che il regime si Maduro realizzi vendite, perché il denaro di questi attivi appartiene al popolo venezuelano” ed ha aggiunto che il divieto “dovrebbe aumentare la pressione sul regime di Maduro, limitando la sua capacità di ottenere liquidità attraverso strumenti emessi dal governo venezuelano, dalla statale PDVSA e dalla banca centrale”.

Ora si “preoccupano” per il popolo, mentre progettano azioni per farlo morire di fame. Quando il paese era saccheggiato dalle società yankee, ed i precedenti presidenti, come il corrotto Carlos Andrés Pérez, saccheggiavano le ricchezze del paese, mai si ebbero sanzioni.

Qualcosa di simile lo hanno fatto con Cuba, mentre Fulgencio Batista assumeva il potere, mediante un colpo di stato militare, violava il sistema “democratico” e assassinava, mai fu accusato di violare i diritti umani.

A tali azioni che violano il diritto internazionale, sono stati trascinati diversi paesi del Gruppo di Lima, costituito dai più influenti paesi dell’America Latina.

Obbligati dal Dipartimento di Stato, i presidenti latinoamericani si sono uniti alle sanzioni progettate dai membri del Consiglio di Sicurezza Nazionale, tra cui spiccano il Messico, Argentina, Cile, Canada ed Australia, che hanno affermato che non riconosceranno i risultati delle elezioni venezuelane.

Messico, maestro tra i maestri in tema di furto di elezioni, corruzione diffusa, violazione dei diritti umani, assassinio di giornalisti, sequestro di persona ed eliminazione di governatori e candidati alla presidenza, ha dichiarato di non riconoscere la legittimità del processo elettorale in Venezuela, “per non adempiere agli standard internazionali di un processo libero, democratico, giusto e trasparente”, ed ha richiamato la sua ambasciatrice per consultazioni.

Anche Cile ed Argentina ridurranno, come protesta, il livello delle loro relazioni diplomatiche con il Venezuela de insieme al Canada, hanno accettato di adottare misure finanziarie per bloccare operazioni con i fondi, etichettati di “corruzione, riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo”; qualcosa di risibile che solo evidenzia il loro servilismo all’impero yankee.

Vergogna dovrebbe dar loro assediare un paese fratello, per il solo fatto di non sottomettersi agli ordini della Casa Bianca, come fanno loro.

Nonostante le umiliazioni che Trump fa ai messicani, espellendoli dagli USA, chiamandoli animali e imponendo loro il pagamento per la costruzione di un muro tra i due paesi, il governo messicano ha emesso una segnalazione, al settore finanziario e bancario, “sul rischio in cui potrebbero incorrere se eseguono operazioni con il governo del Venezuela, quando non hanno l’avallo dell’Assemblea Nazionale, compresi gli accordi di pagamento e crediti reciproci per le operazioni di commercio estero, compresi i beni militari e di sicurezza”.

Per dimostrare ulteriormente la sua sottomissione, il Messico ridurrà al minimo le attività culturali e la cooperazione bilaterale, compresa quella militare, e sospenderà, sino a nuovo avviso, le visite ad alto livello in Venezuela.

L’Argentina ha adempiuto alla lettera le indicazioni di Washington ed ha dichiarato che, data la mancanza di legittimità del processo elettorale venezuelano, non riconoscerà i risultati delle elezioni. Il colmo della manipolazione sono state le sue argomentazioni sul fatto che “non è esistita alcuna osservazione internazionale perché possa essere accettato come libero, giusto, indipendente e democratico, dal momento che si escluse la partecipazione di attori politici”.

A quanto pare, per loro, gli oppositori che si sono presentati al processo elettorale, come Henri Falcón, non sono sufficienti. L’orientamento degli yankees era quello di non partecipare e mantenere alta l’astensione, con l’obiettivo di non dargli legittimità. Maduro ha ottenuto il 68% dei voti e il suo rivale più vicino, l’ex governatore Falcon, ha raggiunto solo il 21,2%.

A partire dalla Rivoluzione chavista, il Venezuela ha 58 medici per mille abitanti, invece di 18 com’era prima del 1998. Un milione e mezzo di analfabeti hanno imparato a leggere e scrivere e, nel 2005, l’UNESCO ha dichiarato il Venezuela territorio libero da tale male.

Oggi più di due milioni di cittadini possiedono una casa consegnata dal governo, qualcosa di impensabile per i poveri, quelli che prima rappresentavano il 55,6% della popolazione, ora sono ridotti al 10,7%.

Questa situazione è ciò che gli USA non perdonano, perché la considerano un cattivo esempio, qualcosa che non può ripetersi.

Non invano José Martí dichiarava: “Con gli esempi succede che è più facile censurarli che seguirli”


La ira del imperio contra Venezuela

Por Arthur González

Se sabía que los yanquis aguardaban los resultados de las elecciones en Venezuela para ejecutar sus represalias diseñadas de antemano, y ante la rotunda victoria de Nicolás Maduro, la ira yanqui se desató.

Ellos no asimilan que la escasez de productos, resultado de su guerra económica, no cambie la forma de pensar de millones de venezolanos. Es el mismo error que comenten con Cuba, porque su terquedad y prepotencia les impide aprender la lección.

Imposible entender como gobiernos que se dicen soberanos, acepten órdenes de la Casa Blanca para seguirles en el no reconocimiento de la realidad venezolana.

Tal parece que el mundo ha regresado a la época medieval, donde los emperadores y reyes ordenaban a diestra y siniestra, y quienes las incumplían eran enviados a la horca.

Cómo a la Unión Europea, que mientras declara que el bloqueo a Cuba debe terminar, a la vez aplaudan la guerra económica que Estados Unidos ejecuta contra Venezuela.

Las represalias anunciadas son despiadadas y reflejan la ausencia de respeto a la democracia y la voluntad del pueblo expresada en las urnas.

Al leerlas se percibe irracionalidad, dirigidas a ahogar la economía, con el sueño de que el pueblo se lance a las calles, sin reconocer que cada acción incrementa el rechazo hacia los yanquis y los responsabiliza con las penurias, porque los venezolanos saben leer, escribir y sacar sus propias conclusiones.

Entre las sanciones están:

Prohibir la venta de deuda y de activos del estado venezolano, como si Estados Unidos fuera el dueño del país.

Prohibirle a los ciudadanos estadounidenses, comprar cualquier tipo de obligación adeudada al gobierno de Venezuela, incluidas las cuentas a pagar, o cualquier otro instrumento convertido en garantía de préstamo.

El propio emperador presidente declaró que las nuevas sanciones buscan “evitar que el régimen de Maduro realice ventas, porque el dinero de esos activos pertenece al pueblo venezolano” y añadió que la prohibición “debería aumentar la presión sobre el régimen de Maduro, limitando su capacidad de obtener liquidez a través de instrumentos emitidos por el gobierno venezolano, la estatal PDVSA y el banco central”.

Ahora se “preocupan” por el pueblo, a la vez que diseñan acciones para matarlos de hambre. Cuando el país era saqueado por empresas yanquis, y los presidentes anteriores, como el corrupto Carlos Andrés Pérez, saqueaban las riquezas del país, nunca hubo sanciones.

Algo similar hicieron con Cuba, mientras Fulgencio Batista asumía el poder mediante un golpe militar, violaba el sistema “democrático” y asesinaba, nunca fue acusado de violar los derechos humanos.

A tales acciones que violan el derecho internacional, arrastraron a varios países de Grupo de Lima, conformado por los más influyentes países de América Latina.

Obligados por el Departamento de Estado, presidentes latinoamericanos se sumaron a las sanciones diseñadas por miembros del Consejo de Seguridad Nacional, entre los que se destacan México, Argentina, Chile, Canadá y Australia, quienes afirmaron que desconocerán los resultados de las elecciones venezolanas.

México, maestro de maestros en temas de robo de elecciones, corrupción generalizada, violación de derechos humanos, asesinato a periodistas, secuestro de personas y eliminación de gobernadores y candidatos presidenciales, declaró no reconocer la legitimidad del proceso electoral en Venezuela, “por no cumplir con los estándares internacionales de un proceso libre, democrático, justo y transparente”, y llamó a su embajadora para consultas

Chile y Argentina también reducirán como protesta, el nivel de sus relaciones diplomáticas con Venezuela y unidos a Canadá, aceptaron adoptar medidas financieras para bloquear operaciones con fondos, tildados de “corrupción, de lavado de dinero y financiamiento al terrorismo”, algo risible que solo evidencia su servilismo al imperio yanqui.

Vergüenza debería darles al acorralar a un país hermano, por el solo hecho de no someterse a las órdenes de la Casa Blanca, como ellos hacen.

A pesar de las humillaciones que les hace Trump a los mexicanos, expulsándoles de Estados Unidos, llamándolos animales e imponerles el pago por la construcción de un muro entre ambos países, el gobierno mexicano emitió una alerta al sector financiero y bancario, “sobre el riesgo en el que podrían incurrir si realizan operaciones con el gobierno de Venezuela, cuando no cuenten con el aval de la Asamblea Nacional, incluyendo convenios de pagos y créditos recíprocos por operaciones de comercio exterior, incluidos bienes militares y de seguridad”.

Para demostrar aún más su sumisión, México reducirá al mínimo las actividades culturales y de cooperación bilateral, incluida la militar, y suspenden hasta nuevo aviso las visitas de alto nivel a Venezuela.

Argentina, cumplió al pie de la letra las indicaciones de Washington, y declaró que, ante la falta de legitimidad del proceso electoral venezolano, desconocerá los resultados de las elecciones. El colmo de la manipulación fueron sus argumentos de que, “no existió observación internacional para que pueda ser aceptado como libre, justo, independiente y democrático, pues se excluyó la participación de actores políticos”.

Al parecer para ellos los opositores que se presentaron al proceso electoral, como Henri Falcón, no son suficientes. La orientación de los yanquis era no asistir y mantener alto el abstencionismo, con el objetivo de no darle legitimidad. Maduro obtuvo el 68 % de los votos y su más cercano rival, el ex gobernador Falcón, solo alcanzó el 21,2%.

A partir de la Revolución chavista, Venezuela tiene 58 médicos por cada mil habitantes, en vez de 18 como era antes de 1998. Un millón y medio de analfabetos aprendieron a leer y a escribir, y en el 2005 la UNESCO declaró a Venezuela territorio libre de ese mal.

Hoy más de dos millones de ciudadanos poseen una vivienda entregada por el gobierno, algo impensable para los pobres, esos que de ser el 55,6 % de la población, ahora se redujeron al 10,7 %.

Esta situación es la que Estados Unidos no perdona, por considerarla un mal ejemplo, algo que no puede repetirse.

No en vano José Martí expresó: “Con los ejemplos sucede que es más fácil censurarlos que seguirlos”.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.