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Dallo scorso mese di aprile il Nicaragua è investito da un’ondata di violenza. Per i soliti noti del circuito mainstream in compagnia di alcuni settori progressisti si tratta della risposta spropositata di un governo autoritario a legittime proteste popolari.
Fingendo così di non vedere l’azione dei gruppi armati paramilitari, i rapimenti e le torture a danno dei sandinisti. Proprio come accaduto in Venezuela durante le tristemente note ‘guarimbas’. A Caracas ieri, oggi a Managua ma l’obiettivo è sempre lo stesso: rovesciare il governo legittimamente eletto per instaurare un regime prono ai voleri di Washington.
Nonostante l’estrema violenza e gli ingenti fondi di cui dispongono i gruppi afferenti l’opposizione al sandinismo, il presidente Daniel Ortega ai microfoni teleSUR afferma che «il golpe è stato sconfitto».
Intervistato a Managua da Patricia Villegas, presidente dell’emittente latinoamericana, il leader del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale ha poi spiegato come ci sia la mano USA dietro le violenze.
«Questa è la radice del problema… Gli Stati Uniti dovrebbero rispettare la sovranità del Nicaragua», denuncia Ortega. Che poi racconta dei finanziamenti provenienti da Washington: «Le agenzie degli Stati Uniti, stanno finanziando questi giovani». Secondo il presidente in Nicaragua vi sarebbe anche la presenza di paramilitari venezuelani – sempre pagati dagli USA – ingaggiati per alimentare la spirale di violenza. In totale, ammonterebbe a oltre 30 milioni di dollari la cifra finora stanziata per realizzare il golpe in Nicaragua.
Ortega ha inoltre sottolineato come appena due settimane fa un poliziotto è stato torturato e ucciso presumibilmente dalle forze di opposizione con la collaborazione della chiesa locale, e vandali hanno incendiato le aule e bruciato materiale didattico presso l’Università Nazionale Autonoma del Nicaragua (UNAN) dove in seguito le forze di sicurezza hanno ritrovato un vero e proprio arsenale da guerra.
Le interferenze esterne provengono dagli States, da Miami in particolare, come accade in Venezuela e a Cuba. Non a caso una foto recentemente divulgata mostrava alcuni leader della ‘rivolta’ nicaraguense in riunione con il senatore Marco Rubio. Il primo nemico negli USA dei paesi progressisti e socialisti dell’America Latina.
Un’intesa è possibile? Secondo Ortega sarebbe «ideale» poter sedersi e discutere direttamente con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ma questi viene «manipolato dall’estrema destra che negozia con i funzionari degli Stati Uniti» per colpire a morte il Nicaragua.
L’unico obiettivo della protesta è la violenza, la ormai nota riforma previdenziale, in seguito ritirata dal governo, solo un pretesto. «I gruppi armati hanno iniziato ad attaccare i sandinisti, la polizia e a bruciare edifici municipali… Questo è il lavoro della destra militarizzata», insomma i vecchi nemici del sandinismo che riemergono. Altro che pacifica protesta come qualcuno pretende di narrare i fatti. Risulta fin troppo evidente il tentativo di manipolare gli eventi e far passare l’aggredito (il governo sandinista) per aggressore. In perfetto stile post-verità. A tal fine sono partite le solite campagne social con le stesse parole d’ordine e finanche gli stessi hashtag già visti in Venezuela.
Infine, la presidente di teleSUR Villegas chiede a Ortega se vi sarà giustizia per chi ha perso la vita. Con il presidente che assicura: «Porterò giustizia». Il presidente ha poi negato qualsiasi sostegno o finanziamento a gruppi paramilitari durante questi mesi di proteste.
Un ruolo di primo piano nella vicenda è quello giocato dalle gerarchie cattoliche, in prima fila nella promozione della violenza golpista. Per Ortega i vescovi sono i «leader del golpe». In ogni caso il presidente è pronto a negoziare anche con loro, perché «dobbiamo lottare per la pace».
Intervista al Presidente Comandante Daniel Ortega della giornalista Patricia Villegas di teleSUR
Internationalist 360° – http://aurorasito.altervista.org
Giornalista Patricia Villegas: Estendiamo in questo momento, saluti dalla Città di Managua, capitale del Nicaragua, al Presidente di questo Paese centroamericano, il Comandante Daniel Ortega. Comandante, grazie per aver dedicato del tempo a TELESUR.
Comandante Daniel Ortega: Grazie, Patricia.
Patricia Villegas: In che modo una situazione come quella che si ha negli ultimi tre mesi accade in Nicaragua? Cos’è successo alla rivoluzione sandinista?
Comandante Daniel Ortega: In realtà, questo non è altro che violenze cumulatesi, che non erano scomparse dal nostro Paese. Vale a dire, avevamo raggiunto la pace, poi in seguito, dal 1990 al 2007, quando avevamo altri governi; cioè, consegnammo il governo nel 1990 dopo le elezioni, e i governi saliti al potere dopo rappresentavano ilsSomozismo che fu rovesciato; quindi, vennero con l’intenzione di tagliare la testa al partito sandinista, cercare di estinguere il sandinismo. Ciò fece sì che ogni elezione a cui partecipammo, in quei 17 anni passati in tre elezioni, tutti i grandi gruppi economici si unirono, i rappresentanti del governo nordamericano giunsero per dire al popolo che non avrebbe dovuto votare l’FSLN perché ciò significava il ritorno della guerra degli Stati Uniti, spaventando la popolazione. Nel frattempo, i gruppi estremisti che fecero parte dei contras, che non volevano pace e riconciliazione, si mobilitarono nelle zone rurali assassinando i sandinisti; molti sandinisti furono assassinati durante quel periodo, anche se l’esercito svolse il suo ruolo, cercando di controllare tali gruppi armati, che uccisero anche famiglie di contadini, semplicemente perché non gli prestarono il sostegno che volevano. E questi gruppi, che chiamiamo criminali, caddero in mano delle organizzazioni narcotrafficanti che operano nelle regioni di confine, e sì, presentandosi come “Freedom Fighters”, cercando di far sparire il sandinismo. Cioè, non gli bastava avere il governo, ma volevano estinguere il sandinismo. E quando potemmo riprendere il governo nel 2007, tali gruppi divennero più rilevanti, dato che la stampa di destra cominciò a chiamarli “combattenti per la libertà”, ed anche iniziarono a proiettarli sui social media, attraverso i media di Miami, Costa Rica, erano in Costa Rica, a Miami, e i media di destra in Nicaragua che li esaltarono spacciandoli da combattenti contro un sandinismo tornato per portare la guerra in Nicaragua, quando invece era iniziato un periodo di pace, stabilità, comprensione e riconciliazione. Ma nonostante ciò, le basi del somozismo restavano in vita, come contra; una parte della Contra si riconciliò e divenne anche nostra alleata, ma un’altra parte non si riconciliò mai, ed è essa che continua in tale atteggiamento.
Patricia Villegas: Ed è quello che si è espressa negli ultimi tre mesi.
Comandante Daniel Ortega: Si esprimono col liberalismo, col partito liberale, il partito di Somoza, il somozismo! In altre parole, qui combattiamo ancora una volta il somozismo.
Patricia Villegas: È una ripetizione della guerra degli anni ’80?
Comandante Daniel Ortega: È così,una nuova circostanza in cui organizzano tali gruppi, iniziando a assassinare nelle zone rurali, non solo i sandinisti, ma anche ad attaccare la polizia; occupando piccole unità della polizia nelle aree rurali, uccidendo poliziotti, assassinandoli. Poi, quando la polizia reagì contrstandpli, caddero in combattimento e li chiamarono “martiri”, poi arrivarono le organizzazioni dei diritti umani da ogni dove a difendere i “martiri” coi media di destra, anche qui, e le organizzazioni di destra ritrassero tali criminali come vittime. È una campagna permanente! Quindi, come ho detto, abbiamo il cumularsi di forze violente, vendetta, odio, che non sono scomparsi in questi anni, in cui abbiamo avuto 11 anni di stabilità, sicurezza e pace con persistenza.
Patricia Villegas: Cosa ha rotto l’equilibrio in questo caso, esattamente ciò che i media internazionali dicevano. La vostra proposta, proposta di governo, per approvare una riforma provvisoria. È questo che rupe l’equilibrio o quella latenza, diciamo, ma con una predominanza ovviamente del sandinismo nell’esercizio del potere, secondo voi?
Comandante Daniel Ortega: In realtà, era un elemento. La rottura si presentò da ciò che era l’intesa, l’Alleanza nella sfera economica, che avevamo cogli imprenditori nicaraguensi. Uomini d’affari che non erano sandinisti logicamente, uomini d’affari che non dimenticarono il periodo del Trionfo della Rivoluzione, quando la maggior parte di loro partì per Miami, sostenendo la controrivoluzione, non tutti, ma la maggior parte di loro. Molti di tali imprenditori accolsro con favore la nostra apertura a un’alleanza tra lavoratori, privati e governo, che consentisse al Nicaragua un’economia molto fragile; Lei sa che è la seconda economia più fragile, dopo Haiti, che poté crescere in modo sostenibile, nel Nicaragua, migliorando le condizioni del Paese, condividendo i benefici; gli uomini d’affari vinsero, e direi che erano felici, soddisfatti.
Patricia Villegas: E perché, se andava bene, il rapporto si è rotto?
Comandante Daniel Ortega: Perché avviene la frattura? Perché negli Stati Uniti c’è sempre stato un gruppo di membri del Congresso della Florida, nemici di tutto ciò che è ls Rivoluzione, nemici di Cuba, del Venezuela, e quindi anche nemici del Nicaragua. Sono quelli che salutarono i controrivoluzionari negli anni ’80, quei membri del Congresso nordamericani che promossero il finanziamento della guerra degli Stati Uniti contro il Nicaragua negli anni ’80. Ora, non potevano capire, né potevano accettare che l’FSLN fosse tornato al governo, non potevano! Dopo aver combattuto così tanto affinché non tornassimo mai al potere con le elezioni, non potevano capire che alla fine ci saremmo tornati per via elettorale, non potevano accettarlo. E poi è arrivata un’intera campagna, per cosa? Andare a togliere ciò che gli statunitensi chiamano cooperazione col Nicaragua, che preferiamo vedere semplicemente come investimento, perché il Nicaragua fornisce servizi agli Stati Uniti contro il traffico di droga e la criminalità organizzata; inoltre, il numero di migranti dal Nicaragua per gli Stati Uniti è molto basso. Cioè, contribuisce in modo inestimabile al rapporto tra Stati Uniti e Nicaragua, ma iniziarono a ridurlo. E poi, ciò che scosse di più questa alleanza fu l’iniziativa nota come Nica-Act, legge che mirava a bloccare l’accesso del Nicaragua ai fondi delle organizzazioni multilaterali. Questo divise l’imprenditoria: alcuni erano favore della legge Nica; altri no, perché capivano che avrebbe causato un danno devastante al Paese, non si trattava di danneggiare il governo, ma l’intera economia nazionale. Quindi è qui che è iniziata la frattura, la frattura che ha già diviso il settore imprenditoriale sul comprensione del governo, strettamente inteso nell’ordine economico-commerciale, non politico; logicamente, ideologicamente, non l’accettavano, e ogni volta che potevano, andavano contro il governo. Criticavano sempre il governo del Nicaragua sugli aspetti istituzionali politici.
Patricia Villegas: Ora, quegli uomini d’affari hanno dichiarato anche nelle ultime ore, l’avete fatto pubblicamente, che uno dei perdenti in questi tre mesi di violenza è l’economia del Paese, le proiezioni di crescita sono molto inferiori a quanto previsto al inizio dell’anno. Ha parlato di nuovo con loro? Vuole sedervisi di nuovo? Vorreste di nuovo un accordo con tale gruppo affaristico, per la Prosperità del Paese, come allora; o è già passata quest’opportunità, dato che s’identifica chiaramente che il problema non è nemmeno la riforma provvisoria, ma piuttosto le aspirazioni di tale settore imprenditoriale?
Comandante Daniel Ortega: Diciamo che il veleno è posto dalla Nica-Act, cioè dall’interventismo statunitense in Nicaragua. Questa è la radice del problema. Se gli Stati Uniti rispetteranno il Nicaragua e rispetteranno ciò che dicono i nicaraguensi, indipendentemente dall’ideologia, e rispetteranno l’accordo tra imprenditori, lavoratori e governo, un Paese che avanza, che ha sicurezza, stabilità e cresce, quindi, le imprese lavorerebbero col Nicaragua e le riforme sarebbero approvate, perché a tutti era chiaro che fossero necessarie; le Organizzazioni Internazionali erano già passate, si erano incontrate con loro, con le imprese, ed era chiaro che le riforme dovevano essere approvate, e che dovevano fare la loro parte come uomini d’affari, proprio come il governo e i lavoratori, per l’approvazione delle riforme.
Patricia Villegas: Mettereste le riforme sul tavolo?
Comandante Daniel Ortega: Ma lavorando ancora un po’, dobbiamo lavorarci ancora, perché sono indispensabili, le riforme sono essenziali; vale a dire, la sicurezza sociale non può essere sostenuta, tanto più col colpo che l’economia ha recentemente sofferto, il colpo è grave, la possibilità di riscuotere entrate per sostenere il sistema pensionistico è stata seriamente compromessa. Pertanto, oggi è più che mai urgente approvare questa riforma e dobbiamo cercare modi per farla approvare. Dobbiamo raggiungere un consenso, soprattutto con gli affiliati alla sicurezza sociale. Perché? Perché l’altro problema è che, quando l’affarista è tassato con qualche punto in più, allora c’è disagio. A loro non piaceva l’aumento del 3,5% che gli sarebbe stato applicato con la riforma, che sarebbe stata applicata gradualmente, 2 punti quest’anno, 1 punto nel 2019 e 0,5 l’anno successivo. Era una riforma graduale. Poi reagirono, anche se sapevano che le riforme erano necessarie, avevano già parlato con le agenzie, loro stessi avevano detto che le riforme erano necessarie; ma quando le riforme furono approvate, le attaccarono, e questo fu diciamo il segnale per riattivare un piano già in corso, che accelerava da settimane, dall’incendio della foresta di Indio Maíz. Fu allora che iniziò il piano, già con tutte le risorse che gli Stati Uniti gli fornivano, le Organizzazioni degli Stati Uniti preparavano personale, quadri.
Patricia Villegas: L’ha visto arrivare, Comandante? Ha visto la situazione che affronta?
Comandante Daniel Ortega: Ovviamente! Con Indio Maiz eravamo seriamente preoccupati, perché il movimento iniziava, mobilitando l’opinione pubblica attraverso le reti, questo è un problema molto delicato, logicamente, Natura, Ambiente e accusare il governo dell’incendio! L’hanno trasformato immediatamente, dato che tale cospirazione ha reti internazionali e già appoggi internazionali, quindi il segnale apparve immediatamente a livello globale, emersa la protesta che condannava il governo del Nicaragua per aver permesso alla riserva di Indio Maiz di bruciare. In realtà, gli esperti statunitensi inviati dallo loro stesso governo vennero, esperti in incendi boschivi, c’era un grande incendio, un grande fuoco e, quando seppero della situazione qui, ci dissero che sarebbe durata a lungo, per mesi. Poi, dissi: questo è complicato per noi, perché c’erano le condizioni per sviluppare questo Piano, avendo già raccolto più armi di quelle che avevano già e con cui compivano crimini nelle aree rurali e in città. Si scopre che, nella zona in cui si trova la riserva di Indio Maiz, piove intensamente, tuttavia non vi pioveva da qualche tempo. Quando piovve, all’improvviso cominciò a riversarsene a “secchi”, come dicevamo, e il fuoco si placò. Poi il piano di Indio Maíz gli fallì.
Patricia Villegas: Ma nella sua lettura, c’era questo, per esempio, il primo grande impulso della cospirazione?
Comandante Daniel Ortega: Esatto, e li lanciò, diciamo, già in movimento, un po’ frustrati perché l’incendio si spense. Poi presentammo le riforme e ne approfittarono.
Patricia Villegas: Mi ha parlato dello sfondo degli eventi che hanno generato le violenze da aprile nel suo Paese; mi ha anche parlato di uno degli attori chiave dal suo punto di vista, secondo il Presidente Daniel Ortega, l’imprenditoria; ma c’era anche un’altra domanda importante che vi chiederò una volta che ci torneremo, ed è la Chiesa, il ruolo della Chiesa in un Paese cattolico come il Nicaragua, e della differenza tra Chiesa locale e la visione di Papa Francesco. Comandante, nel primo segmento di questa intervista, vi chiedevo degli attori di questo conflitto negli ultimi mesi nel suo Paese. In modo molto dettagliato, lei ha descritto il ruolo dell’imprenditoria con cui il governo sandinista strinse l’alleanza per lo sviluppo del Nicaragua e il ruolo che svolse nel generare le violenze. Ma ho fatto una domanda e rimane senza risposta, e voglio chiarirla. Li invitereste a lavorare insieme, in una stanza come quella in cui ci troviamo adesso?… Si siederebbe di nuovo con il mondo degli affari, il più attivo in questa fase di violenze?
Comandante Daniel Ortega: Sì, abbiamo iniziato coil principio che dialogo, comprensione e consenso sono necessari; manteniamo tale principio, indipendentemente dalla situazione che attualmente viviamo.
Patricia Villegas: Ci sono segni che desiderino sedersi di nuovo?
Comandante Daniel Ortega: No. Cioè, gli uomini d’affari non ci hanno dato alcun segnale, ma non sono rappresentati in tale associazione, partecipano alle riunioni convocate dal governo per affrontare questioni specifiche che hanno a che fare coi diversi settori dell’economia nazionale. Questo è un segnale positivo. Ma ancora la leadership, che ha logicamente grande influenza, è ancora indecisa, diciamo, è ancora sotto l’influenza delle forze che hanno scosso il nostro Paese. Siamo aperti al dialogo e agli accordi, a prendere in considerazione nuove condizioni, partendo dalla nuova realtà che affrontiamo; perché neanche la storia può essere ripetuta, cioè quel momento in cui godemmo di sufficiente equilibrio, sufficiente armonia, non si ripeterà.
Patricia Villegas: Quali sarebbero le nuove condizioni?
Comandante Daniel Ortega: Credo che le nuove condizioni dovrebbero basarsi rigorosamente sul ruolo del privato, in termini di contributo allo sviluppo dell’economia del Paese e, non tanto quanto le integrammo nell’Alleanza, perché era un’Alleanza dove iniziammo dal fatto che potevano partecipare, commentare diversi argomenti, tra cui le leggi. Non approvammo alcuna legge se non fosse in accordo col settore privato. Manteniamo la volontà di farlo sulle leggi, le approviamo in consenso col settore privato; ma altri campi in cui, direi, l’ambito è stato superato dandogli una partecipazione, non penso che loro lo vogliano, perché li farebbe apparire di nuovo piegati al governo, perché all’estrema destra, mobilitata per tale colpo di Stato, in tale cospirazione, li accuserebbe, li biasimerebbe d’essere complici del governo, per aver stretto alleanza col governo.
Patricia Villegas: Le nuove condizioni sarebbero anche per la Chiesa? E lì ritorno alla domanda quando abbiamo chiuso la nostra prima parte della conversazione, perché l’alleanza includeva anche la Chiesa nicaraguense, in un Paese altamente religioso. La gerarchia della Chiesa si risederà qui dopo che è stata riconosciuta, i suoi noti video conosciuti ed ampiamente diffusi dai Social Networks, delle Chiese come luoghi in cui ci sono persino cecchini, dove sono si conservavano armi? I sacerdoti dell’alta gerarchia nicaraguense sono stati molto attivi in tali violenze; denunciamdo il suo governo come un regime oppressivo. Cosa succede con la Chiesa? Si siederà di nuovo? Che lettura ha della Chiesa, secondo lei, per un popolo così religioso come questo?
Comandante Daniel Ortega: Vorrei ripetere le parole del cardinale Brenes, quando ha detto ai parrocchiani che erano presenti al Tempio, che dobbiamo lottare per la pace, che la pace è la più importante e che tutti abbiamo un demone dentro, e che i sacerdoti hanno dentro due demoni, disse. Vale a dire, e credo che sia una realtà che tutti abbiamo tali elementi interni, Amore e Odio, improvvisamente l’Amore prevale, l’Odio s’impone improvvisamente in tutti i campi. E credo nelle parole del cardinale quando aveva detto che è per la pace, e so che non tutta la Conferenza episcopale agiva in tale tentativo… No! Era il caso di qualche prete, dove i vescovi non sapevano, o li tolleravano, ma il fatto è che alcuni sacerdoti permettevano che i loro templi diventassero caserme, dove persone catturate ai posti di blocco venivano persino torturate, e scandalosamente, anche in presenza di un sacerdote. Certo, siamo umani, alla fine siamo umani.
Patricia Villegas: Allora perdonereste, interpreto le sue parole, e vi siedereste di nuovo per il Dialogo?
Comandante Daniel Ortega: Sì, sì, certo! Siamo disposti a conversare, non solo con loro, ma con tutti.
Patricia Villegas: Le condizioni ci sono Signor Presidente?
Comandante Daniel Ortega: Direi che è necessario crearle, perché anche ora i messaggi diffusi non aiutano a creare quelle condizioni, ma tendono piuttosto ad allontanare le condizioni. Ma il messaggio che il cardinale Brenes ha dato è un messaggio che sarebbe un segnale, un punto di partenza per iniziare a lavorare verso le condizioni necessarie.
Patricia Villegas: E legge anche il messaggio di Papa Francesco con questa prospettiva?
Comandante Daniel Ortega: Sì, è sempre per la pace, indiscutibilmente; È molto fermo, difendendo la lotta per la pace.
Patricia Villegas: Dittatore, assassino, direttore di gruppi paramilitari, questi sono termini, parole, espressioni apparsi ampiamente nei media del mondo. Voglio chiederle direttamente, Presidente Ortega: il governo del Nicaragua ha sponsorizzato gruppi paramilitari per perseguitare la popolazione, è la guerra delle notizie che inonda i media?
Comandante Daniel Ortega: Qui di ciò che è noto come gruppi paramilitari sappiamo già cosa significa tale concetto di gruppo paramilitare, a cosa è collegato; ma nella nostra realtà, quando parliamo di gruppi paramilitari, dobbiamo parlare dei gruppi che ho menzionato, organizzati per anni e che si sono rafforzati dal 2007, uccidendo contadini, assassinando soldati, poliziotti; molti di loro cadono anche in combattimento con polizia ed esercito, e che la destra presenta tali criminali come “patrioti”. Vale a dire,sono i gruppi che potrei chiamare paramilitari in Nicaragua, perché sono organizzati dalla destra, armati dalla destra, sponsorizzati dalle intelligence che provengono, logicamente, dagli Stati Uniti e che iniziarono gli attacchi l 19 aprile; perché il 18 aprile, quando fu promulgata la legge, fu annunciata, ci furono alcune proteste, con incidenti minori
Patricia Villegas: Ma c’erano molti scontenti, sinceramente insoddisfatti della Legge?
Comandante Daniel Ortega: Quelli che apparivano non erano pensionati, non erano chi riceveva le pensioni, non erano gli assicurati, non protestavano, erano in accordo con la Legge. Chi protestava furono gruppi politici di destra che ignoravano il governo; chiesero l’astensione in ogni elezione, organizzazioni non governative e partiti di destra. Sembravano protestare, c’erano alcuni incidenti con alcuni giovani della Gioventù sandinista, e il più che accadeva era una pietra che colpiva la testa di uno di tali capi di ONG. E questo è tutto quello che è successo, perché la polizia arrivava rapidamente per evitare la violenza, era attenta, senza colpire nessuno, finché la situazione non si placava, i gruppi si ritiravano e la notte era tranquilla. La notte seguente, in modo inaspettato, gruppi armati apparvero attaccando il quartier generale della polizia, edifici comunali, in tutto il Paese attaccarono gli uffici dell’FSLN e le case dei sandinisti. Cioè, attaccavano … ed erano armati, armati! Non erano disarmati, erano armati! Poi sono iniziati i combattimenti, ci furono battaglie, scontri.
Patricia Villegas: Chi contro chi?
Comandante Daniel Ortega: La destra golpista, nell’espressione militare, diciamo, attaccò le autorità, come la polizia, e quelle autorità locali, dove governa l’FSLN. Logicamente non avrebbero attaccato un governo locale di destra, ma attaccavano gli edifici comunali dove governa l’FSLN, cercando di prenderli; ma poiché gli attacchi erano previsti, i compagni di questi edifici del governo locale cominciarono a trincerarsi, contrattaccare,difendersi; venivano attaccati con fucili AK, gli edifici venivano attaccati.
Patricia Villegas: Se capisco bene, il suo governo non ha finanziato o sponsorizzato gruppi paramilitari. Questa sarebbe la sua risposta ai titoli oggi nei diversi media nel mondo?
Comandante Daniel Ortega: È che, se parliamo di paramilitari, gli unici gruppi paramilitari sono quelli di destra; sono gruppi, direi, per come lo vedo… giusto? Abbiamo Forze Armate, Esercito, Polizia, Forze costituzionali; e allo stesso tempo, le forze armate clandestine, diventate lo strumento di morte del golpismo di destra.
Patricia Villegas: Ci sono molti giovani in alcune di tali violente mobilitazioni, ho visto foto, video, di ragazzi con armi artigianali. L’ha capito prima di questi mesi di violenza? Potreste anticipare se ci fu addestramento? L’sorpreso? E chiedo subito al Comandante, sono immagini in molti casi molto simili a quelle viste durante le “guarimbas” in Venezuela? Ci sono anche simboli simili: un ragazzo che suona il violino a Managua, come uno che lo suonava a Caracas; e c’è una ragazza che grida, tra supposti attacchi delle autorità nicaraguensi, dicendo: “Combatto per il mio Paese, per la democrazia del mio Paese”, come la ragazza a Maidan che urlava Ucraina, come la ragazza ad Altamira che gridava, in una piazza venezuelana. Ci sono somiglianze? E chiedo se questo sia l’elemento giovanile di tale tentativo di golpe.
Comandante Daniel Ortega: Sì, ci sono delle somiglianze, e non solo spontanee, c’era semplicemente una preparazione, un finanziamento di tale preparazione, a cosa? Per trasferire l’esperienza da altri Paesi in cui è avvenuto tale tipo di colpo di Stato, in Nicaragua. Anche qui sono venuti dal Venezuela, dei venezuelani che parteciparono ai “Guarimbas”, esperti nella gestione dei Social Network, per apportarvi quell’esperienza. E hanno anche viaggiato giovani finanziati da agenzie degli Stati Uniti, in Venezuela, come negli Stati Uniti, per assimilare maggiore esperienza. Ora, riguardo a cosa siano tali giovani, ci sono alcuni indiscutibilmente studenti, ma altri che non sono affatto studenti, queste sono bande di poveracci, che erano qui in Nicaragua e con cui abbiamo lavorato, quindi possono iniziare ad abbandonare le violenza e ritornare alle loro famiglie, al lavoro, nelle scuole. Tutto ciò per cui avevamo lavorato con tali bande. In altre parole, le bande c’erano in Nicaragua per tutto questo tempo, in questi 11 anni, e vi si è lavorato. Ricordo che, in un evento della polizia, avevamo appena vinto il governo e la polizia aver svolto un lavoro con le bande, in modo che consegnassero le loro armi e in cambio ricevessero equipaggiamento sportivo, materiali per la scuola, gli elementi con cui potessero cambiare atteggiamento. Le armi artigianali erano già una realtà in Nicaragua, senza che le bande arrivassero ai livelli del Mara. Era una banda che alla presenza della polizia, beh, ecco. All’improvviso si scontravano con la polizia, ma poi la polizia resisteva e la comunicazione era diretta ai quartieri, familiari, vicinato che non avevano figli nella banda e che la temevano .
Patricia Villegas: E tutto ciò è emerso in questa situazione?
Comandante Daniel Ortega: Quindi, anche tali bande furono adottrate come forza d’urto; cioè, li integrarono, pagandoli.
Patricia Villegas: Pagando?
Comandante Daniel Ortega: Pagando. In tutti i comuni del Paese sono stati comprati.
Patricia Villegas: Comandante, come si riprende un Paese da ciò? Si dice che ci siano anche più di 200 vittime di tali violenze. Già pensa, diciamo, al prossimo futuro, come guarire tali ferite?
Comandante Daniel Ortega: La cosa più difficile è sempre guarire le ferite che causano la morte. L’economia, ovviamente, è un duro colpo per il Paese, ma beh, il materiale può essere recuperato, ma la Vita non può essere recuperata, e quando abbiamo così tanti morti, così tanti morti! Oggi, tre fratelli sandinisti sono stati uccisi da tali gruppi che chiamo paramilitari, nelle zone rurali, nel dipartimento di Matagalpa… Poliziotti uccisi! Intere famiglie ferite che vogliono giustizia.
Patricia Villegas: Ci sarà giustizia?
Comandante Daniel Ortega: Si, siamo in questa lotta, così che la giustizia sia fatta.
Patricia Villegas: Anche se in questa intervista con TELESUR ha detto che è disposto a dialogare, a sedersi di nuovo con i privato, la Chiesa cattolica. Garantisce anche la ricerca della giustizia in tali fatti?
Comandante Daniel Ortega: Ovviamente! Ovviamente! Ci deve essere Giustizia, così che almeno, se la Vita non può essere recuperata, ci sia Giustizia; Questo è un segnale che aiuta le famiglie delle vittime…
Patricia Villegas: E se si scoprisse un eccesso degli agenti coinvolti in alcune violenze, garantisce la stessa Giustizia?
Comandante Daniel Ortega: È lo stesso, è sempre giustizia, ovviamente, giustizia per tutti!
Patricia Villegas: Vi chiederemo un elemento che appare strutturale in questi mesi di crisi, ed è la visione geopolitica, chi la causa, ma anche come uscirne? Comandante, parliamo della geopolitica di quello che ha definito un colpo di Stato in corso. Ci ha spiegato nella prima parte di questa intervista, che iniziò anche prima del 18 o 19 aprile; ci ha spiegato il ruolo degli imprenditori locali, della Chiesa, anche dei cosiddetti gruppi paramilitari, finanziati, come ha indicato, durante la guerra degli anni ’80, da fattori interni ed esteri. Ma quali sono questi fattori esterni? Ha detto l’imperialismo statunitense ma parliamo concretamente di chi, nominandoli, e da dove viene il denaro? Li ha identificati? Che cosa ha intenzione di fare? Qual è il piano?
Comandante Daniel Ortega: la base politica è in Florida, a Miami, la base politica è lì; cioè ci sono membri del Congresso, senatori, che sentono dovere di porre fine al sandinismo. E dato che non potevano mettere fine ai sandinisti durante la guerra degli anni ’80, e che i sandinisti sopravvissuti, pur lasciando il governo, continuarono a combattere e ricominciarono il governo, quindi sono loro che se ne incaricano, un compito che li ossessiona e vediamo chiaramente come tali membri del Congresso, tali senatori, attacchino chiaramente Cuba, Venezuela e Nicaragua. Sono i 3 Paesi che attaccano di più.
Patricia Villegas: Sono i tre “gioielli della corona” oggi, per così dire.
Comandante Daniel Ortega: Li marcano. Li marcano. Quindi, da lì derivano iniziative di ogni sorta, per cercare finanziamenti per tali gruppi, raccogliere fondi, attraverso il governo degli Stati Uniti.
Patricia Villegas: Ci sono 31 milioni di dollari dall’USAID, almeno quanto dichiarato, per il Nicaragua.
Comandante Daniel Ortega: È così. Quindi cercano fondi da far approvare al governo degli Stati Uniti e, allo stesso tempo, trasferiscono fondi in altri modi, in modo che costoro possano sviluppare la loro cospirazione.
Patricia Villegas: Lei e il suo popolo siete riusciti a sconfiggere gli statunitensi durante la guerra… Lo farete ancora?
Comandante Daniel Ortega: Sono sicuro che consolideremo la pace. Direi che possiamo sconfiggere il colpo di Stato.
Patricia Villegas: Ha già la sensazione di averlo sconfitto?
Comandante Daniel Ortega: Sento di sì; Sento che il colpo di Stato, dato che era già stato attuato… Certo, insisteranno, perché non rimarranno a braccia incrociate, e ancora di più quando assistiamo a iniziative negli Stati Uniti, anche al Congresso, per intraprendere altre azioni contro il Nicaragua.
Patricia Villegas: È possibile un dialogo diretto col presidente Donald Trump? Pensa che questo potrebbe, in un certo momento, fermare o modificare la Strategia degli Stati Uniti verso il Nicaragua?
Comandante Daniel Ortega: Penso che sarebbe l’ideale, ma le politiche verso i nostri Paesi sono gestite da gruppi di estrema destra, che negoziano persino col governo degli Stati Uniti per introdurre una legislazione contro i nostri Paesi, in cambio dell’approvazione delle leggi che sono di interesse del governo negli Stati Uniti. Significa che hanno potere, perché hanno pochi voti che li aiutano a negoziare, laggiù.
Patricia Villegas: E hanno anche voti nell’Organizzazione degli Stati americani.
Comandante Daniel Ortega: È così.
Patricia Villegas: Si aspettave quella reazione dall’Organizzazione degli Stati americani contro il suo governo, la sua persona? C’erano, inoltre, buoni rapporti col Segretario Generale, almeno questo è ciò che si dive nei media. Era così?
Comandante Daniel Ortega: Bene, abbiamo avuto una relazione rispettosa; un processo per rafforzare e migliorare il meccanismo elettorale in Nicaragua fu elaborato con l’OAS. C’era un lavoro per il 2021.
Patricia Villegas: Alcuni la vedono come concessione all’Organizzazione degli Stati americani.
Comandante Daniel Ortega: È possibile che lo vedano in questo modo, ma dobbiamo tener conto che in Nicaragua era essenziale, avviare questo iniziativa, sia con l’OAS sia con qualsiasi altra Organizzazione che avrebbe accompagnato il Nicaragua; il rapporto con l’OAS fu stabilito. Logicamente, ciò che succede ora mette a soqquadro questo sforzo, perché? Perché ciò che si vede nell’OAS è un gruppo di Paesi radunatisi contro il Venezuela, e che ora si uniscono contro il Nicaragua; Vale a dire, i Paesi governati, non è colpa dei popoli logicamente, i Popoli sono sicuro che non condividono tali politiche di quei governi, ma Paesi governati da chi ha una mentalità vendicativa. Cioè, non capiscono che andare al governo non significa imporre politiche ad altri Paesi con cui non esistono affinità ideologiche e politiche. Diversa è la maturità, la serietà delle forze di sinistra, che sono state e sono al governo in America Latina, siamo stati rispettosi di tale principio. Cioè, quando fu installata la CELAC, la sinistra, che era in maggioranza, non cercò di imporre nulla alle forze politiche dei governi di destra.
Patricia Villegas: Ma siamo di fronte a CELAC e UNASUR praticamente, diciamo, disattivati o abbattuti; si costituisce un gruppo, il gruppo di Lima, contro il Venezuela, lo stesso gruppo che nell’Organizzazione degli Stati americani che si vede operare contro il Nicaragua, è quel tipo di lotta di livello geopolitico?
Comandante Daniel Ortega: Il problema è che ora abbiamo un’America Latina polarizzata da una destra che agisce con mentalità vendicativa, che li porta a diventare interventisti; perché ciò che hanno fatto col Venezuela, lo fanno col Nicaragua, si chiama semplicemente interventismo.
Patricia Villegas: accusano il Nicaragua, in ogni modo, e la sua opposizione ai tentativi contro il Venezuela nell’Organizzazione degli Stati Americani, nell’ALBA e in tutte le Organizzazioni Multilaterali? Tale posizione ha a che fare con ciò che è successo?
Comandante Daniel Ortega: Sì, è per questo che c’è una vendetta. Vendicatività, perché? Perché non capiscono che il Nicaragua ha affinità e solidarietà col Venezuela, con Cuba, non riescono a capirlo! Vorrebbero che il Nicaragua si sottometta ai loro dettami, essi sono, allo stesso tempo, soggetti e subordinati ai dettami di chi ? Della politica nordamericana, la politica più chiusa, avvelenata anche se statunitense, ciò che viene incubato in Florida.
Patricia Villegas: Come sconfiggerete tali nemici, diciamo, dell’integrazione latino-americana e caraibica; chi ha guidato questo colpo di Stato contro di Lei?
Comandante Daniel Ortega: Saranno sconfitti dai loro popoli. Tutto ha suo tempo. Sono i popoli che li sconfiggeranno. Nella misura in cui i loro popoli li sconfiggeranno, avremo governi, indipendentemente dalla loro ideologia, più rispettosi, più amanti dell’integrazione latino-americana e caraibica; cioè, a pensare in modo davvero costruttivo, a beneficio di tutti.
Patricia Villegas: C’è un dialogo con quei governi, o il dialogo è chiuso in questo momento?
Comandante Daniel Ortega: Abbiamo relazioni normali, ma in questo campo abbiamo solo profonde contraddizioni, logicamente, perché ci scontriamo con esse nell’OSA.
Patricia Villegas: Ci sono alcune voci che un tempo erano sandiniste o che affermavano di essere sandinisti, su cui vorrei chiederle, Presidente-Comandante, sono un riferimento sul Nicaragua nel mondo intero e che ora sono molto ascoltati ed ipercritici nei confronti suo, del suo governo, anche verso il vicepresidente del Paese; Parlo, per esempio, del poeta Ernesto Cardenal, che compongono il movimento di rinnovamento sandinista. Cosa gli direste se li avessi di fronte, di fronte a ciò che dicono sul suo governo, le sue azioni, non solo in questa crisi, ma fondamentalmente in questa crisi? Hanno molto spazio nei media.
Comandante Daniel Ortega: Quello che dicono non è una novità, la ripetono da anni… Da quando? Quando decisero di separarsi dal Fronte Sandinista.
Patricia Villegas: Furono fondamentali in questo colpo di Stato, o non gli da tale ruolo?
Comandante Daniel Ortega: Diciamo che hanno dato loro voce alla campagna contro il Nicaragua; aiutano il golpe, logicamente, unendosi a tali campagne; ma, in realtà, si erano separati dall’FSLN dal 1990. Cioè, mentre eravamo al governo, nessuno di loro se ne andò, occupavano dei posti, e non si separarono, c’erano. Quando lasciammo il governo, si separarono e iniziarono a parlare contro il governo sandinista degli anni ’80, cercando di lavarsene le mani,… dicevano che non avevano niente a che farci, e divennero critici, quando ovviamente vi parteciparono. Quindi, si formò quel Movimento, che finì per svoltare a destra, e si alleò e sostenne i candidati della destra nelle elezioni nazionali. Questa è la prova migliore che possiamo avere di chi siano veramente; cioè, hanno smesso di essere sandinisti da molto tempo.
Patricia Villegas: Ma sono queste le voci che ascoltate e fanno testo per quelli come Pablo Iglesias, di “Podemos”, in Spagna; l’ex-presidente Pepe Mujica, ha letto; dell’intellettuale cileno Manuel Cabieses. Potresti rispondergli con questa intervista con TELESUR, a quei capi, per esempio, dei Movimenti Progressivi nel mondo che considerano la situazione nicaraguense in un altro modo?
Comandante Daniel Ortega: Bene, devo rispettarli, devo rispettare i loro punti di vista, la loro opinione, perché penso si basino sulle amicizie, perché? Perché logicamente sono intellettuali, sono amici, si conoscono, e poi fanno eco a cose che dicono altri, che immediatamente l’altro riecheggia. È semplice come la vedo io. Quindi, è molto difficile capire. Posso solo dire che hanno capito poco di ciò che è accaduto in Nicaragua, della storia del Nicaragua, come sottolineo, lasciarono l’FSLN dopo la sconfitta elettorale. Non se ne andarono prima! Ernesto era ministro del governo sandinista fino al 25 aprile 1990, quando consegnammo il governo. Non se ne andò prima! Prima, era molto radicale, molto favorevole al governo sandinista. E andato Ernesto, altri se ne andarono, anche il vicepresidente Sergio Ramirez, il mio vicepresidente! Anche lui se ne andò. Bene, decisero di prendere un’altra strada, non furono forzati, decisero di prendere un’altra strada; la cosa brutta qui, diciamo, è la cosa disonesta, prendere un’altra strada e lavarsene le mani, per dire: non avevo niente a che fare con tutto ciò che fu fatto negli anni ’80. Come se non fossero parte del governo sandinista.
Patricia Villegas: Comandante, stiamo finendo il tempo per questo dialogo con TELESUR, guardi, faccio molte domande, altre sono ancora in cantiere; ma prima di concludere vorrei chiederle: un errore e un successo del suo governo, della sua squadra in questi mesi di violenze? Iniziamo con l’errore, cosa è andato storto? Cosa non rofarebbe?
Comandante Daniel Ortega: Penso che gli errori siano inevitabili, sono inevitabili! Se possiamo chiamarli errori, perché potremmo dire, vieni Ernesto Cardenal, come Sergio Ramirez, cioè quelli che avevano lasciato l’FSLN, affinché facessero parte della direzione dell’FSLN, avendo Sergio come mio vicepresidente della Repubblica, che candidai vicepresidente nelle elezioni del 1990… Ma no, era una fase, sono fasi della lotta, beh, avevano bisogno della convergenza, diciamo, una convergenza che non era veramente solida ideologicamente, ma era richiesta dalla congiuntura politica, pagò presto permettendo i progressi del processo rivoluzionario in Nicaragua. Pertanto, ciò che potrebbe essere considerato un errore, l’Alleanza cogli imprenditori, non lo considero un errore, perché? Perché permise al Nicaragua di avanzare per 11 anni, come non era mai avanzato prima! E questo rimane nella memoria del popolo, è nella memoria del popolo, è molto fresco nella memoria della gente! Ed è molto fresco nella memoria del popolo come durante la notte, con un tentato colpo di Stato, l’intero Paese fu bloccato, l’insicurezza creata, terrorizzato la popolazione e l’economia paralizzata; poi c’è il contrasto tra il Nicaragua prima del 18 aprile e il Nicaragua sotto il terrore dei golpisti, dopo il 19 aprile. Quindi, penso che sia difficile parlare di errori quando si tratta di operazioni in cui si raccolgono le forze; le forze si uniscono, gli individui si uniscono, si sommano permettendo di progredire; ed improvvisamente sono distaccati, dall’altra parte, ma hanno giocato il loro ruolo nella fase. Sì, ma come è possibile che abbia avuto questo vicepresidente, se tu sapevi che non fu mai di sinistra, che provenuto dalla famiglia di Somoza? Questo è quello che dico a me, i compagni mi chiesero allora perché Sergio era vicepresidente? Si lamentarono. Fu detto che fece parte di uno sforzo per aggiungere volontà, aggiungere settori diversi, per poter resistere meglio all’aggressione che la Rivoluzione subì dopo il trionfo nel 1979.
Patricia Villegas: E il successo? Che dice: abbiamo fatto fondamentalmente bene, avendo l’intelligenza politica per capire cosa succede, sapere leggere il nemico. Molti mi hanno detto: il presidente ha vinto la pace, perché sa come calcolare i tempi di questo colpo. La pensa così?
Comandante Daniel Ortega: Così è. Cominciarono ad svelarsi, a mostrare le unghie, come diciamo, li guardavamo, noi logicamente, evitando di cadere nella provocazione, evitando luna reazione eccessiva, confondendoli, credendo che fossimo deboli, pensavano che il popolo avesse cessato di essere sandinista. Alcuni di loro ci dissero che l’FSLN non aveva forza. Quindi, cosa facemmo? Gli permettemmo di portare a termine la loro strategia e dire chiaramente cosa volevano veramente, ovvero il governo.
Patricia Villegas: E le elezioni anticipate, allora? Ha detto che non ci saranno elezioni anticipate.
Comandante Daniel Ortega: Giusto. Ancora cercano di rovesciare il governo. Ancora ripetono il discorso: il governo deve cadere!
Patricia Villegas: Alla prima sessione del Dialogo Nazionale: “Dovete andarvene”.
Comandante Daniel Ortega: Sì, è quello che dissero. Poi tirarono fuori la loro strategia; rimanemmo calmi, pazienti, pensarono che eravamo deboli, che eravamo stati sconfitti, è quello che credevano! Abbiamo aspettato il momento giusto per fare il passo, per ristabilire la pace, ristabilire la pace in Nicaragua, normalizzare il Paese.
Patricia Villegas: E sconfito il colpo di Stato, come ci hai detto oggi in questo dialogo con teleSUR. Comandante, grazie mille per il suo tempo. E molte grazie anche a Voi, per avere seguito teleSUR. Ci sarà sempre dell’altro!
Traduzione di Alessandro Lattanzio
articolo veritiero e molto ben dettagliato