La dignità ha un nome: Milagro Sala

José Manuel Lapeira http://www.granma.cu

[…] Vogliono spezzare il suo spirito, fare che desista dalle sue convinzioni, benché sia chiaro, già a molti, che ciò non accadrà. Non hanno potuto finora sottometterla nelle carceri femminili, violando tutti i protocolli sui diritti umani, quindi difficilmente possono ora. La tempra di questa donna è irriducibile.

Questo è il giorno per giorno a cui è stata sottoposta la dirigente dell’Organizzazione di Quartiere Tupac Amaru da parte delle istituzioni penali argentine. Al momento, Sala è protagonista di un processo giudiziario qualificato come illegale ed arbitrario da varie associazioni sociali e personalità pubbliche.

Gli antecedenti di questa condanna iniziano il 16 gennaio 2016, quando la dirigente è stata arrestata per presunte imputazioni di “istigazione a commettere crimini”, “tumulti” e “sedizione”. In seguito, queste accuse furono revocate, ma poi sono apparse altre come “associazione illecita, frode ed estorsione”; comuni se teniamo conto dei processi giudiziari aperti contro le principali figure del movimento di sinistra latinoamericano.

I crimini contestati sono legali, in conformità con la Costituzione argentina, ma i presunti fatti non sono stati dimostrati. Normalmente, in quei casi il sospetto non può essere trattenuto contro la sua volontà, ma è chiaro che Milagro è un’insolita rea.

VOCI CONTRO L’INGIUSTIZIA

È difficile per le voci oneste nel mondo e, soprattutto, nei momenti attuali che vive la regione, non solidarizzarsi con la causa di questa donna di umili origini. L’ingiustizia che vive fino ad oggi non può passare inavvertita per molto tempo.

In che modo la comunità internazionale ha manifestato di fronte a tale ignoranza delle convenzioni sui diritti civili? La risposta non può essere altra: forte e chiaro è stato il ripudio verso il sistema carcerario che detiene una donna senza accuse dimostrabili ed in un delicato stato di salute.

L’anno in cui è stata arrestata, il Centro di Studi Giuridici e Sociali (CELS), Amnesty International e Avvocati/esse del Nord Est Argentino per i Diritti Umani e Studi Sociali (Andhes), hanno denunciato il governo di Mauricio Macri davanti alla Commissione per i Diritti Umani dell’ONU per violazione dei diritti dei cittadini nel caso di Milagro Sala. Da allora, sono aumentati gli appelli di personalità della scena internazionale che hanno espresso la loro solidarietà con la causa del rilascio di Milagro, tra cui Papa Francesco. In questi due anni e mezzo di carcere, la società civile ha chiesto, ripetutamente, l’immediato rilascio della combattente argentina.

Lungi da ciò, il governo argentino ha avallato, davanti alle Nazioni Unite, il procedere del Potere Giudiziario del Jujuy per averla condannata alla prigione. D’altra parte, i seguaci ed i difensori dell’imputata hanno, in varie occasioni, denunciato i veri interessi dietro la sua detenzione. Secondo Sala, i motivi della persecuzione legale di cui è stata vittima, non sono stati altro che la dichiarazione e l’azione progressista del suo pensiero e l’opera sociale intrapresa dal Fronte Tupac Amaru a favore dei poveri.

Ecco perché si auto definisce prigioniera politica e chiarisce che non è stata condannata per aver rubato un solo peso, ma per essere una kirchnerista. La sua argomentazione prende maggior peso se si considera che nei giorni prima del suo incarceramento aveva partecipato a proteste contro il governatore neoeletto di Jujuy, Gerardo Morales, della stessa coalizione politica del Presidente della Repubblica.

Secondo le dichiarazioni di Elizabeth Gómez Alcorta, avvocata incaricata della difesa di Sala, si tratta di una procedura irregolare perché per detenere una persona bisogna avere una qualche prova che il fatto sia esistito, che questo fatto sia un reato e della sua responsabilità in esso, così come l’esistenza di un rischio che la persona voglia fuggire. “Niente di questo c’è in alcuna causa contro Milagro Sala, ad oggi”, segnala.

Alcorta ha anche denunciato che contro la dirigente Túpac Amaru si è tessuto ogni tipo di vessazione e persecuzione, ma non sono ancora riusciti a dettare una sola condanna contro di lei, per questo hanno bisogno di danneggiarla in modo sistematico, già con più di 900 giorni d’ingiustizia sul suo corpo; ciò che fa temere che vogliono, Milagro Sala, morta.

D’altra parte, il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha alzato la sua voce, in diverse occasioni, per denunciare questa causa. Il 2 agosto scorso, al diffondere una ricaduta dello stato di salute della combattente, Morales ha espresso nel suo account Twitter: “La nostra solidarietà con la sorella Milagro Sala, che è stata ricoverata in ospedale mentre sconta un’ingiusta prigionia e rimane isolata dai suoi famigliari. Le inviamo molta forza e desiderio per una pronta guarigione alla difensora dei diritti delle popolazioni indigene in Argentina”. Per Morales, il caso di Sala fa parte dello stesso processo che promuove la destra in America Latina, cercando di zittire la voce dei popoli attraverso la persecuzione giudiziaria e l’intimidazione per ordine dell’impero.

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha anche espresso la sua solidarietà ed affetto verso Milagro Sala, congratulandosi per la sua forza morale e consegnandole, lo scorso anno, in una cerimonia ufficiale, la Distinzione Simon Bolivar. “Resisti, che presto ci daremo un abbraccio di vittoria, Milagro. Resisti che portiamo nelle nostre anime lo spirito ribelle dei liberatori”, ha detto il presidente.

Mentre i mal chiamati mass media hanno ignorato le enormi manifestazioni di sostegno e reclamo di giustizia per la dirigente indigena Milagro Sala, cresce nel mondo l’interesse ad avere dettagli sul suo processo ed approcciarsi alla storia, personalità, carattere di una donna che -forse involontariamente- si è eretta a simbolo di lotta per centinaia di migliaia, forse milioni.

Lei non rappresenta solo la donna combattente sociale, l’indigena che ha difeso il suo diritto alla dignità per secoli, ma anche quelle che -nei nuovi tempi- sfidano il capitale e coloro che mettono al di sopra degli interessi di molti quelli di pochi arricchiti che solo aspirano a più potere, a prescindere dalle vite o dagli ostacoli economici e sociali che costano.

Milagro Sala è la rappresentazione di una generazione, di un’epoca  vinta che la destra continentale cerca d’infangare a tutti i costi in nome della democrazia ed il riscatto economico, dello sviluppo, imponendo per questo la retrocessione neoliberale ed il tentativo di asservimento dei più diseredati, a cui ci sono voluti secoli per alzarsi.

Per questo la sua voce, il suo volto, il suo pugno alzato o il gesto di vittoria contro i suoi aguzzini, i suoi desideri di giustizia e verità non saranno ignorati, tanto meno sepolti dietro sbarre o pareti, in quanto non possono essere spazzate o nascoste le idee veramente giuste.


La dignidad tiene nombre: Milagro Sala

José Manuel Lapeira

[…] Quieren quebrarle el espíritu, hacer que claudique en sus convicciones, aunque está claro ya para muchos que eso no sucederá. No han podido doblegarla hasta el momento en las cárceles de mujeres, violando todos los protocolos de derechos humanos, entonces difícilmente puedan ahora. El temple de esta mujer es irreductible.

Este es el día a día al que ha sido sometida la líder de la Organización Barrial Túpac Amaru, por parte de las instituciones penales argentinas. En la actualidad, Sala es protagonista de un proceso judicial calificado de ilegal y arbitrario por varias asociaciones sociales y personalidades públicas.

Los antecedentes de esta condena inician el 16 de enero del 2016, cuando la dirigente fue detenida por supuestos cargos de «instigación a cometer delitos», «tumultos» y «sedición». Posteriormente, estas causas fueron revocadas, pero después aparecieron otras como «asociación ilícita, fraude y extorsión», comunes ya si tenemos en cuenta los procesos judiciales abiertos contra las principales figuras del movimiento izquierdista latinoamericano.

Los delitos impugnados son legales de acuerdo con la Constitución argentina, pero los presuntos hechos no han sido demostrados. Normalmente, en esos casos el sospechoso no puede ser retenido en contra de su voluntad, pero está claro que Milagro es una rea inusual.

VOCES CONTRA LA INJUSTICIA

Es difícil para las voces honestas en el mundo y, sobre todo, en los momentos actuales que vive la región, no solidarizarse con la causa de esta mujer de orígenes humildes. La injusticia que vive hasta el día de hoy no puede pasar inadvertida por mucho tiempo.

¿Cómo se ha manifestado la comunidad internacional ante semejante ignorancia de los convenios de derechos civiles? La respuesta no puede ser otra: alto y claro ha sido el repudio hacia el sistema carcelario que retiene a una mujer sin cargos demostrables y en estado de salud delicado.

El año en que fue aprehendida, el Centro de Estudios Legales y Sociales (CELS), Amnistía Internacional y Abogados y Abogadas del Noroeste Argentino en Derechos Humanos y Estudios Sociales (Andhes), denunciaron al Gobierno de Mauricio Macri ante el Comité de Derechos Humanos de las Naciones Unidas por violación de los derechos ciudadanos en el caso de Milagro Sala. Desde entonces aumentaron los reclamos de personalidades del panorama internacional que expresaron su solidaridad con la causa de la excarcelación de Milagro, entre ellas el Papa Francisco. En estos dos años y medio de prisión la sociedad civil ha exigido en reiteradas ocasiones la liberación inmediata de la luchadora argentina.

Lejos de esto, el Gobierno argentino avaló ante Naciones Unidas el proceder del Poder Judicial de Jujuy por condenarla a prisión. Por otro lado, seguidores y defensores de la acusada han denunciado en varias ocasiones los verdaderos intereses detrás de su detención. Según Sala, los móviles para la persecución legal de la que ha sido víctima no han sido otros que el pronunciamiento y actuar progresista de su pensamiento y la obra social acometida por el Frente Túpac Amaru en favor de los pobres.

Por eso se autodefine como una prisionera política y aclara que no la condenaron por haber robado un solo peso, sino por ser kirchnerista. Su argumento toma mayor peso si tomamos en cuenta que en los días previos a su encarcelamiento había participado en protestas contra el recién electo gobernador de Jujuy, Gerardo Morales, de la misma coalición política que el presidente de la República.

De acuerdo con las declaraciones de Elizabeth Gómez Alcorta, abogada encargada de la defensa de Sala, se trata de un procedimiento irregular porque para dejar detenida a una persona tienes que tener alguna prueba de que el hecho existió, de que ese hecho es un delito y de su responsabilidad en él, así como de la existencia de un riesgo de que la persona se quiera fugar. «Nada de eso hay en ninguna causa contra Milagro Sala a la fecha», señala.

Alcorta ha denunciado también que contra la líder tupacamaru se ha tejido todo tipo de hostigamiento y persecución, pero no han logrado dictar una sola condena en su contra, por eso necesitan dañarla del modo que lo hacen sistemáticamente, ya con más de 900 días de injusticia sobre su cuerpo, lo que les hace temer que a Milagro Sala la quieren muerta.

Por otra parte, el presidente de Bolivia, Evo Morales, ha levantado su voz en varias ocasiones para denunciar esta causa. El pasado 2 de agosto, al difundirse una recaída en el estado de salud de la luchadora, Morales expresó en su cuenta en Twitter: «Nuestra solidaridad con la hermana Milagro Sala, que fue hospitalizada mientras cumple un injusto encierro y sigue aislada de sus familiares. Le mandamos mucha fuerza y deseos de pronta recuperación a la defensora de los derechos de los pueblos indígenas en Argentina». Para Morales, el caso de Sala es parte del propio proceso que impulsa la derecha en América Latina, intentando acallar la voz de los pueblos mediante la persecución judicial y el amedrentamiento por órdenes del imperio.

El presidente venezolano Nicolás Maduro también ha expresado toda su solidaridad y cariño hacia Milagro Sala, felicitándola por su fuerza moral y otorgándole el pasado año, en ceremonia oficial, la Distinción Simón Bolívar. «Resiste, que nos vamos a dar pronto un abrazo de victoria, Milagro. Resiste que nosotros llevamos en nuestras almas el espíritu rebelde de los libertadores», sostuvo el mandatario.

Mientras los mal llamados grandes medios de comunicación han hecho caso omiso a las enormes manifestaciones de apoyo y reclamo de justicia para la líder indígena Milagro Sala, crece en el mundo el interés por tener detalles sobre su proceso y acercarse a la historia, la personalidad, el carácter de una mujer que –quizá sin pretenderlo– se ha erigido en símbolo de lucha para cientos de miles, quizá millones.

Ella no solo representa a la mujer luchadora social, a la indígena que ha defendido su derecho a la dignidad durante siglos, sino también a las que –en los nuevos tiempos– desafían al capital y a quienes ponen por encima de los intereses de muchos, los de unos pocos enriquecidos que solo aspiran a más poder, sin importar las vidas o los retrocesos económicos y sociales que cuesten.

Milagro Sala es la representación de una generación, de una época ganada que la derecha continental intenta mancillar a toda costa en nombre de la democracia y el rescate económico, del desarrollo, imponiendo para ello el retroceso neoliberal y el intento de avasallamiento de los más desposeídos, a quienes ha costado siglos levantarse.

Por eso su voz, su rostro, su puño alzado o el gesto de victoria ante sus captores, sus ansias por la justicia y la verdad, no serán ignorados y mucho menos enterrados tras barrotes o paredes, como no pueden barrerse ni esconderse las ideas verdaderamente justas.

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