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“Non so se hanno una coscienza sociale, una sentimento di umanità. Chiaramente, rappresentano il capitalismo e difendono il capitalismo e l’impero piuttosto che il popolo”.
Così il presidente boliviano Evo Morales ha risposto alla dichiarazione firmata dal 20 presidenti di America Latina e Spagna, tutti membri dell’Iniziativa Democratica della Spagna e delle Americhe (IDEA).
Evo ha preso la parola in occasione di una cerimonia pubblica tenutasi nella città di Cobija, dipartimento di Pando. Da quella tribuna ha ribattuto ai leader conservatori di destra che, guidati dall’ex presidente boliviano Jorge Quiroga, hanno contestato la sua candidatura presidenziale.
Figure ampiamente impopolari nei loro paesi, come l’uomo d’affari ecuadoriano Gustavo Noboa, il messicano Vicente Fox, l’argentino Fernando De la Rua, lo spagnolo José María Aznar e il più volte denunciato per i suoi legami con i paramilitari, Alvaro Uribe, sono stati alcuni dei firmatari.
Per Morales, contestare la sua candidatura significa rifiutare le domande “di lavoratori, contadini e poveri della Bolivia”.
Di fronte al vantaggio di cui gode l’attuale presidente nei sondaggi, gruppi di opposizione a livello nazionale ed internazionale, cercano di negare la legittimità della nuova nomina elettorale del binomio Evo Morales – Álvaro García Linera, autorizzato dalla Corte Costituzionale ed Elettorale della Bolivia.
A gennaio si terranno le elezioni primarie, sebbene le alleanze registrate non presentino più di un candidato, mentre a ottobre si svolgerà il primo turno delle elezioni presidenziali.
Visto l’appoggio popolare che ha Evo Morales, i presidenti hanno denunciato una “violazione dell’ordine costituzionale e democratico in Bolivia”.
Nei tre precedenti processi elettorali, la candidatura del MAS si è imposta con il 54% nel 2005, il 67% nel 2009 e il 63% nel 2014.