Gianmarco Pisa, www.pressenza.com
Capodanno è segnato da una delle pagine più gloriose della storia del Novecento: il 1 gennaio 1959, i rivoluzionari cubani, guidati da Fidel Castro, avanzano alla volta dell’Avana, si preparano all’ingresso nella capitale, aprono una pagina nuova, rivoluzionaria, socialista, nella storia di Cuba. La notte del 1 gennaio vede la fuga ignominiosa del dittatore, sostenuto dagli Stati Uniti, Fulgencio Batista.
Immediatamente prima Fidel Castro aveva lanciato, da Radio Rebelde, il proclama per lo sciopero generale. Tra il 1 e il 2 gennaio, ciò che resta dei reparti lealisti si arrende a Che Guevara, che avanza così alla volta della capitale. Contemporaneamente, Fidel Castro avanza alla volta di Santiago. Meno di una settimana dopo, l’8 gennaio, Fidel raggiunge L’Avana. La Revolución aveva vinto e si apprestava adesso a rifondare Cuba, riorganizzare il suo assetto economico e sociale, ridefinire la sua architettura politica e istituzionale.
Era solo il primo atto. Come in Russia, all’indomani dell’Ottobre, così a Cuba, dopo la vittoria della Revolución, la leadership rivoluzionaria fu sin dall’inizio consapevole dell’immane compito che la vittoria consegnava: si passava da una fase all’altra del processo di trasformazione; presi i “fortini” e le “casematte”, vi era adesso da avviare e consolidare nuove conquiste rivoluzionarie e impostare e costruire, mattone su mattone, l’impalcatura di una nuova Cuba, come si disse, sin dall’inizio, «libera e sovrana». In questo capodanno, si celebrano, dunque, i 60 anni della vittoria della Revolución e le parole di Fidel, quelle dello storico discorso del Parco Céspedes, tenuto a Santiago quel 1 gennaio 1959: «La Rivoluzione comincia adesso. La Rivoluzione non sarà un compito facile. […] Gli uomini che caddero nelle nostre guerre d’indipendenza uniscono, oggi, i loro sforzi a quelli dei caduti in questa guerra; ed a tutti i nostri morti nelle lotte per la libertà possiamo dire che, finalmente, è giunta l’ora in cui i loro sogni si realizzano».
Era, nelle parole di Fidel, il compimento di una storia nazionale e l’affermazione della domanda storica della auto-determinazione del popolo cubano. E la cosa che rende Cuba così appassionante e così unica, al mondo, tra le esperienze di socialismo, umanesimo e progresso, è la consapevolezza della continuità della sua storia, l’impegno all’unità del suo popolo, lo sforzo, continuo, pur tra inevitabili limiti e talvolta contraddizioni, ad aggiornare ed attualizzare il “suo” socialismo alle istanze ed alle sfide del presente. Questo 60° anniversario della Revolución, a Cuba, è, davvero, meno rituale che mai: tutta l’Isola lo ricorda impegnandosi nell’aggiornamento della Costituzione preparandosi a un referendum popolare in cui il popolo tutto sarà chiamato ad esprimersi, in via definitiva e vincolante, su questa nuova Costituzione.
Il «sentido del momento histórico» è particolarmente presente in questa fase: l’ultima sessione plenaria della assemblea nazionale del potere popolare, il parlamento cubano, ha a lungo affrontato e analizzato, dibattuto e verificato le diverse proposte ed osservazioni al progetto di revisione costituzionale, fatto circolare e capillarmente diffuso, nel corso degli ultimi mesi, in ogni angolo dell’Isola. A tal punto che migliaia di riunioni si sono svolte tra tutte le espressioni della società cubana (dalle articolazioni del partito alle organizzazioni rivoluzionarie, dai comitati cittadini ai consigli di quartiere, dalle organizzazioni professionali agli incontri sui luoghi di lavoro, dai comitati giovanili ai gruppi femminili, dagli studenti ai pensionati …) e, come ha ratificato il parlamento, «il 50% delle proposte di modifica costituzionale avanzate dalla popolazione nel processo di consultazione sono state incorporate nel testo», approvato, nella forma che sarà sottoposta a referendum, nella sessione parlamentare che si è conclusa, a L’Avana, il 22 dicembre.
Una discussione rigorosa e approfondita in cui sono stati affrontati tutti i temi dell’aggiornamento della Costituzione: il preambolo, che intende sintetizzare «un senso dialettico di continuità del nostro processo rivoluzionario»; il tema della laicità, dove si indica «per la prima volta che Cuba è uno Stato laico, e ciò è positivo per tutti, si abbia un credo religioso o meno»; il tema dell’assetto generale dell’impianto economico e sociale, dove si ribadisce la centralità del ruolo dello Stato e della «proprietà socialista di tutto il popolo»; il tema della configurazione generale dello stato di diritto, con Cuba che assume la forma di uno stato socialista di diritto, ed il riconoscimento che «uno dei valori del progetto costituzionale è il modo in cui si rafforza l’accesso alla giustizia, nonché i diritti e le garanzie delle persone». Approvato all’unanimità dal parlamento, il testo così maturato sarà sottoposto a referendum il prossimo 24 febbraio. Come ha riferito il presidente del parlamento, Esteban Lazo, «un esercizio di costruzione collettiva, che pone Cuba nella condizione di dotarsi di una Costituzione moderna, adeguata al Paese che abbiamo e che vogliamo».