«Cercano d’imporre una perversa risorsa per stimolare il furto dei cervelli. Una campagna anticubana in più, che testimonia l’impotenza imperiale di fronte alle conquiste rivoluzionarie. I suoi promotori sono incapaci di favorire una relazione civile, perché sono resi ciechi dalla superbia».
Il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, lo ha sostenuto di fronte al nuovo tentativo di ristabilire il programma Parole per i Medici cubani, mediante una risoluzione dei due partiti, proposta dai senatori Marco Rubio e Bob Menéndez.
Questo è un progetto che consisteva nel concedere visti a medici e altro personale sanitario cubano che lavorava in missioni all’estero.
Il programma Parole faceva parte dell’arsenale di misure per privare il paese di medici, infermieri e altro personale del settore, in una virtuale operazione internazionale di furti di cervelli promossa dal Governo degli Stati Uniti e creato nel 2006 da George W. Bush, i cu i precedenti sono ancorati agli inizi della Rivoluzione, quando lasciarono Cuba con la metà dei medici che c’erano nel paese nel 1959.
Il programma, inoltre si applica solo ai cubani.
Questo programma era stato chiuso il 12 gennaio 2017, otto giorni prima dell’elezione del presidente Donald Trump, e in quell’occasione era stata eliminata la politica dei “Piedi asciutti, piedi bagnati”, per garantire una migrazione regolare, sicura e ordinata tra i due paesi.
Oggi la pretesa si basa nella sfacciataggine dei due senatori che mentiscono spudoratamente quando definiscono i servizi medici cubani, che hanno salvato centinaia di migliaia di vite nel mondo intero, “traffico umano”, ed hanno chiesto di ripristinare un programma di rifugio per questi dottori dell’Isola che “scappano dalle missioni ufficiali all’estero”.
Nello stesso tempo hanno chiesto al Dipartimento di Stato d’indurire la classificazione di Cuba nella loro relazione sul traffico delle persone nel mondo.
L’11 luglio del 2018 è stata realizzata a Washington una nuova tornata di conversazioni migratorie tra le delegazioni di Cuba e degli Stati Uniti.
Le due parti avevano riconosciuto i benefici della Dichiarazione Congiunta del 12 gennaio del 2017, in particolare l’eliminazione della politica dei «Piedi asciutti–piedi bagnati » e del «Programma di Parole per Professionisti Medici Cubani» nella diminuzione dell’emigrazione irregolare.
Inoltre avevano coinciso nell’utilità dello scambio tra le Truppe Guardafrontiere e il Servizio dei Guardacoste, realizzato nel gennaio 2018, e dell’incontro tecnico sul traffico di persone e la frode migratoria, realizzato nel dicembre 2017.
In questa tornata è stato rivisto il compimento degli accordi bilaterali con il proposito di garantire una migrazione regolare, sicura e ordinata; frenare la migrazione irregolare e prevenire e affrontare le azioni illecite associate.
Cuba ha messo in evidenza che esegue con rigore i suoi obblighi ed ha reiterato la volontà di mantenere e ampliare la cooperazione bilaterale in questa sfera.
La delegazione cubana ha invitato il governo degli USA a rispettare onestamente i suoi impegni d’emissione dei visti per gli emigranti, obbedendo agli Accordi Migratori. Inoltre ha sottolineato che la decisione di sospendere i servizi di rilascio dei visti nella sua Ambasciata a L’Avana danneggia direttamente le relazioni migratorie i vincoli familiari, danneggia gli scambi istituzionali e i viaggi tra i due paesi, ed ha anche manifestato la sua preoccupazione per la Legge “de Ajuste Cubano” che con altre normative statunitensi stimola l’emigrazione irregolare dei cubani e li espone a divenire vittime di trafficanti illegali e di bande associate al crimine organizzato.