Gli interessi economici USA nelle ricchezze naturali aiutano a capire l’odio per Maduro dentro e fuori il Paese
La crisi politica ed economica affrontata dal Presidente Nicolás Maduro in Venezuela è stata provocata dalla coniugazione degli interessi tra Stati Uniti e loro alleati, con un occhio alla ricchezza mineraria del Paese e alla stessa borghesia venezuelana. Questa è l’interpretazione di Breno Altman, giornalista e fondatore del portale Opera Mundi, sul tentativo di colpo di Stato registratosi il 23 gennaio.
Per lui, le manovre degli ultimi giorni non mirano a rafforzare la democrazia. Altman classifica l’élite venezuelana come “parassitaria” e “corrotta”, abituata a vivere sulla rendita del petrolio e sulla diversione del denaro pubblico. Riguardo al riconoscimento dell’autoproclamato governo di Juan Guaidó da parte della diplomazia brasiliana, il giornalista sottolinea che il bolsonarismo “si subordina” agli Stati Uniti e, allo stesso tempo, ne approfitta per attaccare i progressisti del Brasile, che hanno espresso sostegno al governo di Maduro.
Brazil de Fato: Cosa motiva la pressione internazionale sul Venezuela?
Breno Altman: Sono due le ragioni fondamentali che mobilitano Stati Uniti e loro alleati nella questione venezuelana. La principale è il controllo della ricchezza naturale, principalmente petrolio, ma anche gas e oro. Sempre più spesso queste ricchezze naturali sono fondamentali per lo sviluppo del capitalismo. Pertanto, averne il controllo, attraverso le loro società, è un elemento essenziale per la crescita della redditività del capitalismo. La seconda ragione è geopolitica. Il mondo assiste alla crescente polarizzazione tra Stati Uniti e Cina oggi. Gli statunitensi si posizionano per difendersi contro l’avanzata dell’economia cinese nel mondo.
E come si inserisce il Venezuela in questa nuova configurazione geopolitica?
Lo spazio fondamentale di questa disputa egemonica tra Stati Uniti e Cina]si verifica proprio in Venezuela. È un Paese di grande importanza in Sud America, per le sue ricchezze naturali e per il ruolo strategico nella disputa per l’egemonia. Anche dopo l’offensiva conservatrice durata più di dieci anni, che riusciva a rovesciare governi progressisti in Brasile, Argentina e altri Paesi, il Venezuela è il bastione della resistenza all’egemonia degli Stati Uniti in Sud America. Un paese alleato di Cina e Russia. Questo è il motivo per cui gli Stati Uniti vogliono rovesciare il governo Maduro.
Qual è il “volto” dell’opposizione al governo di Nicolás Maduro?
I principali quadri dell’opposizione conservatrice in Venezuela provengono dalle élite, dalla borghesia e dalle classi medio-alte. È una borghesia parassitaria, cioè parassitaria sul petrolio. L’attività della borghesia, da quando il petrolio è la principale attività economica del Paese, è l’importazione e l’esportazione. Si appropria di risorse petrolifere, importa merci e vende tali beni sul mercato interno. Il termine usato in passato per definirla era “borghesia compradora”. È una borghesia che non s’impegna nello sviluppo del Paese, nell’industrializzazione, nulla di ciò. È un parassita della rendita del petrolio. Dal governo di Hugo Chávez, questo parassitismo fu interrotto, i gasdotti della rendita petrolifera per la borghesia parassitaria del Venezuela furono chiusi, generando un’opposizione tremendamente rabbiosa.
Come avvenne quel processo?
Il chavismo se la prese col “guadagno” della parte espressiva delle classi dirigenti e dell’alta borghesia. Perché tale trasmissione della rendita petrolifera alla borghesia avveniva attraverso mezzi legali e illegali. A causa dei superflui contratti del PDVSA con società capitaliste, parte di tali contratti era fraudolenta. Il Venezuela divenne uno dei Paesi con il maggior numero di fondazioni nel mondo. Quali ne erano le basi? Un gruppo di ricchi di un determinato quartiere creava una fondazione focalizzata su una determinata azione sociale, ricevendo dieci milioni di dollari da PDVSA per essa, ne metteva uno su un “progetto”, intascando gli altri nove milioni di dollari. Era questo il meccanismo.
Nelle ultime 25 elezioni, dal 1998, il chavismo ne ha vinte 23 e perse due soli. La maggioranza della popolazione del Paese sostiene il programma socialista?
Sì, il chavismo ha costruito una solida maggioranza in vent’anni. È evidente che la crisi economica ha colpito questa maggioranza. C’è stato uno shock nel 2015, quando la maggioranza perse l’Assemblea nazionale, ma nonostante ciò, il chavismo è riuscito a tenere, senza la solida maggioranza di prima, ma una maggioranza relativa. Sulle sanzioni internazionali, la pressione dei media, il sabotaggio, la guerra economica e tutte le altre difficoltà, tenendo conto di tutte le misure di destabilizzazione a cui sono sottoposti chavismo e il governo di Nicolás Maduro, avere oltre la metà del Paese sostenere Maduro è un patrimonio politico straordinario.
Qual è il ruolo dell’Assemblea nazionale venezuelana in questa manovra golpista?
È un ruolo centrale. La strategia golpista in Venezuela, progettata dalla Casa Bianca, è l’istituzione del governo provvisorio dall’unico forum controllato dalla destra, l’Assemblea nazionale. La tesi del golpe passa creando un’istituzione che può funzionare da strumento per dividere le Forze Armate, per poi aprire lo spazio al cosiddetto “supporto internazionale”. L’Assemblea nazionale è la fonte dell’istituzionalità di tale governo provvisorio autoproclamato, che riceve il sostegno dei Paesi nemici del chavismo. E può anche ricevere i fondi venezuelani congelati negli Stati Uniti. Trump può decidere che il governo ad interim è il legittimo controllore di tali fondi e trasferirne all’Assemblea Nazionale la gestione nell’ambito delle sanzioni al governo Maduro.
E quale potrebbe essere la conseguenza di ciò?
Questi fondi possono essere utilizzati, ad esempio, dall’Assemblea per finanziare proprie forze armate. In tale situazione di conflitto, con la consegna delle caserme, l’inizio di uno scenario da guerra civile, tale governo ad interim può chiedere sostegno internazionale e l’OAS (Organizzazione degli Stati americani) potrebbe inviare una delle sue famose missioni di pace, null’altro che intervento straniero. Sotto il manto della missione di pace, potrebbero quindi aggiungere certi Paesi per istituire una forza d’intervento per rovesciare il governo Maduro.
Il governo brasiliano riconosceva rapidamente il governo autoproclamato in Venezuela. Che interesse può esserci dietro quel movimento?
Ciò fa parte del piano del “bolsonarismo” di allineamento automatico al dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Bolsonaro crede che quanto più intima e carnale sia l’alleanza con gli Stati Uniti, tanto più facili saranno i flussi di capitali internazionali in Brasile. La logica è di stretta dipendenza dai centri capitalistici mondiali e la solidarietà cogli interessi nordamericani è fondamentale. Un secondo elemento da tenere in considerazione è che tale allineamento contro il governo legittimo del Venezuela fa parte della guerra politica, ideologica e culturale che il bolsonarismo attua in Brasile contro le forze progressiste. In un certo senso, il governo di Bolsonaro guarda al governo di Nicolás Maduro per colpire la sinistra brasiliana.
Traduzione di Alessandro Lattanzio