Clara Statello www.lantidiplomatico.it
Olga Alvarez è un avvocato costituzionalista molto famoso in Venezuela, esperta elettoralista, che abbiamo voluto intervistare per comprendere più a fondo il conflitto istituzionale che si è venuto a creare nel paese con l’auto proclamazione di Guaidò, qual è l’atmosfera che si respira tra il popolo, quali sono gli scenari interni e internazionali che si apriranno, alla luce della sconfitta della risoluzione proposta dagli Usa in sede OEA e ONU.
INTERVISTA
Qual è la situazione attuale in Venezuela, come sta reagendo il popolo?
Olga.: Nelle città e nel Paese la situazione è calma. Ci sono stati alcuni focolai, molto pochi, il 22 e il 23 gennaio ed episodi di violenza in zone soggette ad atti terroristici da parte di Voluntad Popular, a cui appartiene Guaidò. Per il resto la vita prosegue tranquilla: le istituzioni funzionano perfettamente, la gente rimane al posto di lavoro, di produzione, di studio, cresce i suoi figli, vive normalmente la propria quotidianità. Il paese procede nella fase di risanamento economico, contro una guerra economica che è stata imposta con misure coercitive unilaterali, da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati, e con la speculazione artificiosa contro il bolivar, che avviene da una pagina di internet. Persino la Cepal, la Commisione Economica dell’America Latina non ha trovato nessuna spiegazione all’aumento del dollaro sul bolivar. Si sa che è parte della guerra economica. Il popolo è consapevole della situazione che stiamo attraversando.
D.:Quali delitti ha commesso l’opposizione?
O.:Usurpazione di potere, simulazione e frode mirati alla destabilizzazione del Paese, tentativo di colpo di stato. Guaidò ha cercato di usurpare una funzione autoproclamandosi presidente ad interim da una piazza, senza avere alcuna autorità e fuori dal contesto istituzionale, davanti a gente che lo applaudiva. Non è stato eletto da nessuno. La costituzione non prevede la figura del Presidente ad interim e l’autoproclamazione è un fatto che non trova fondamento nel nostro ordinamento giuridico, per cui si configura come frode e simulazione per la comunità internazionale, finalizzata all’usurpazione di potere. Tutto ciò è avvenuto con il sostegno e la complicità degli Stati Uniti, che lo hanno appoggiato con un video del vicepresidente Mike Pence, e del Gruppo di Lima.
Per capire come sia stato possibile arrivare a tanto, va spiegato che sin dal momento della sua elezione, un settore dell’opposizione ha deciso di fare dell’AN la trincea da cui smontare lo Stato Nazione, per mezzo di leggi incostituzionali, di accordi che usurpano le funzioni dei cinque poteri dello stato, attentando al principio di separazione dei poteri, che sta alla base della forma democratica di un paese.
In Venezuela esistono cinque poteri dello Stato e abbiamo diversi meccanismi di separazione dei poteri. A ciascun potere spetta, in via esclusiva, la facoltà di presentare proposte sulle modifiche della propria struttura e dei suoi processi di funzionamento. Il potere legislativo non può presentare proposte di modifica per gli altri poteri. Non può immischiarsi nelle competenze degli altri poteri e “cucire una camicia” su misura del parlamento. Hanno invece tentato di modificare la conformazione del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ). Hanno usurpato funzioni che spettano esclusivamente al Presidente della Repubblica. Si sono persino arrogati l’iniziativa legislativa che appartiene esclusivamente al Potere Elettorale, di legiferare su se stesso. Questo rappresenta un illecito costituzionale. Stanno tentando di cambiare la forma repubblicana che ci siamo dati con la costituzione del ’99. Questo, di per sé, è un crimine contro la Costituzione. Ma non è tutto.
Cosa intende?
Hanno disconosciuto in parlamento una sentenza di amparo costituzionale, che accompagnava un ricorso elettorale, supportato da prove, su una situazione di frode elettorale nello stato Amazzona, con cui tre candidati venivano sospesi temporaneamente in maniera totale. Questa sentenza, invece, è stata disconosciuta dall’Assemblea Nazionale, che ha integrato al suo interno tre persone prive della qualità di deputato, incorrendo nel reato di usurpazione di funzione. Pur trattandosi di usurpazione individuale, è stata promossa dallo stesso organo collegiale. E se l’organo collegiale si reinstalla con tre persone che non godono della condizione di deputato, allora l’intero organo è viziato di nullità in ogni suo atto, perché come corpo collegiale sta usurpando funzioni, perché non può prendere decisioni come organo parlamentare se dentro ci sono persone che non sono parlamentari. Questa situazione ci ha portato ad avere un parlamento che per due anni non ha svolto le sue funzioni, in una condizione di insubordinazione per non voler rispettare le decisioni del TSJ. In questo modo si vuole creare un conflitto istituzionale, un disequilibrio tra i poteri. Questo è un illecito. L’insubordinazione permanente, reiterata volontariamente, è un illecito costituzionale, perché i poteri sono sottomessi al controllo legale e costituzionale del Potere Giudiziale. Alla luce di tutto ciò l’elezione del direttivo dell’Assemblea Nazionale, avvenuta agli inizi di gennaio, non può essere considerata valida, poiché l’AN si trova in condizione di insubordinazione e di usurpazione di funzioni, quindi ogni suo atto è viziato da nullità.
E poi quali altri illegalità ha commesso il Parlamento a maggioranza opposizione?
Oltre al tentativo di usurpazione dei poteri del presidente della Repubblica, del potere giudiziale, del potere elettorale e degli altri poteri in forma permanente, hanno richiesto l’intervento militare dall’estero, in complicità con governi ostili stranieri. Questo ovviamente è un crimine contro la patria, un crimine contro la sicurezza della nazione, è punito dalla legge, come previsto dal Codice Penale agli articoli 128 e seguenti.
Adesso c’è un colpo di stato in corso, di cui sono promotori e avanguardia. E’ un fatto risaputo, pubblico e mediatico che il colpo di stato che è attualmente in atto si sta svolgendo con la complicità degli Stati Uniti, che addirittura impartiscono ordini, dicendo pubblicamente cosa si deve fare in Venezuela, attraverso reti sociali ufficiali degli Usa: del Segretario di Stato e dei portavoce del Dipartimento di Stato. La complicità con governi stranieri per rovesciare il nostro governo democraticamente eletto è un fatto pubblico, evidente, mediatico. Ed è un crimine. L’autoproclamazione del Presidente ad interim non ha alcuna efficacia per il nostro ordinamento giuridico, è una simulazione finalizzata a creare confusione e destabilizzare il Paese. Hanno tentato di giustificare come vuoto di potere l’usurpazione della funzione del Presidente. Ma noi abbiamo un presidente ed è Nicolas Maduro Moros, che ha giurato il 10 gennaio dinnanzi al potere giudiziale, come stabilisce l’articolo 231 della nostra Costituzione. In Venezuela il Presidente non è eletto dal parlamento, ma viene designato per elezione diretta. Questo è un punto importante da ricordare. Non è prevista la possibilità di vuoti di potere. L’art. 233 della costituzione, che loro citano per avallare questo colpo di stato, parla di impedimento permanente del presidente, non di vuoto di potere. La costituzione definisce tassativamente 5 casi di impedimento permanente:
- rinuncia del presidente, il presidente non ha rinunciato e non pensa di rinunciare,
- morte del presidente,
- una sentenza del TSJ che ne dichiari la destituzione
- una dichiarazione del TSJ di incapacità mentale e fisica permanente del presidente della repubblica,
- la dichiarazione di abbandono dell’incarico da parte dell’AN. Questo succede quando il parlamento ha dato un permesso temporaneo al presidente della repubblica, e alla fine del permesso il presidente non ritorna alle sue funzioni per volontà propria.
Questi sono gli unici casi in cui si manifesta l’impedimento permanente, la legge non ne prevede altri. Nessuno di essi sussiste in questo momento. Inoltre l’articolo prevede che nel momento in cui si dovesse verificare l’impedimento permanente, spetta al vicepresidente della repubblica l’incarico di capo dello stato, non a un inesistente presidente ad interim. Guaidò non è un presidente perché la sua autoproclamazione è una frode, una simulazione finalizzate all’usurpazione di potere.
L’AN, infine, sostiene che non ci sono state elezioni, ma le elezioni sono avvenute. Io ho votato il 20 maggio con lo stesso sistema elettorale, con la stessa autorità elettorale, con la stessa legge elettorale, con cui sono avvenute le elezioni parlamentari del 2015, cioè con lo stesso scenario elettorale, tecnico e legale con cui si è votato per l’assemblea nazionale.
Stanno disconoscendo il potere elettorale. Le elezioni sono avvenute il 20 maggio, vi hanno preso parte settori dell’opposizione, con tutte le garanzie elettorali stabilite dalla costituzione e dalle leggi, con la partecipazione di Osservatori Internazionali e di una importante quantità del popolo venezuelano. Eravamo più di dieci milioni di persone a votare il 20 maggio e abbiamo eletto Nicolas Maduro Moros con il 67.8% delle preferenze di voto valido.
D.: Come spiega l’intromissione degli USA negli affari interni venezuelani?
O.: L’ingerenza degli Usa è dovuta alla situazione geopolitica del Venezuela e al fatto che il Venezuela possiede tutte le risorse naturali. Tutti gli elementi della tavola periodica sono presenti nel nostro paese. Siamo la seconda riserva certificata di oro e una delle più grandi riserve mondiali di petrolio e poi possediamo coltan, ferro, abbondanza di aqua potabile. Ma non è solo per questo che siamo invisi agli Stati Uniti. Abbiamo qualcosa di molto più importante che è lo spirito bolivariano che ci muove e che abbiamo risvegliato negli altri paesi. Siamo un esempio per il mondo intero, per tutti quei popoli che vogliono emanciparsi, che vogliono continuare a difendere la propria dignità e la pace. Questo è considerato dagli Usa come una minaccia per la regione. Così si spiega la campagna xenofobica contro i venezuelani mossa dai paesi vicini, che serve a rimuovere dalla coscienza del popolo latino americano la necessità di mantenere la pace con la costruzione dell’unità dell’America Latina e dell’unità bolivariana.
D.:Cosa prevede la legge venezuelana nel caso in cui gli Usa si rifiutino di ritirare il corpo diplomatico?
O.:E’ una eventualità che non credo si verificherà, ma nel caso in cui gli Usa decidano di non rispettare l’ordine di espulsione di tutto il personale diplomatico delle ambasciate e dei consolati, dovranno essere coscienti che questo atto avrà delle conseguenze, perché perderanno tutte le prerogative e le protezioni che lo stato riserva alla diplomazia. Perderanno l’accreditazione come corpo diplomatico, perderanno il visto di permanenza nel paese così come qualsiasi prerogativa vincolata al loro status di diplomatici. Conoscono le conseguenze del caso perché in tutto il mondo i codici diplomatici vengono applicati allo stesso modo.
D.:Il popolo venezuelano come affronterà la minaccia di aggressione da parte degli Usa?
O.:La reazione del popolo e del governo è quella di mantenere l’unità civico-militare, lavorare per la diplomazia di pace e continuare ad aprire spazi di dialogo. Abbiamo sempre chiamato al dialogo e alla politica i vari settori della nazione, compresa l’opposizione, che invece è scappata dagli spazi politici, preferendo gli spazi di violenza. Hanno avuto molte possibilità: li abbiamo chiamati alla politica, li abbiamo chiamati al dialogo, per poter discutere. Perché la soluzione non è “vattene”, ovvero la proposta di alcuni settori dell’opposizione. Già ieri il presidente Maduro ha detto di vedere di buon occhio il fatto che il presidente del Messico e dell’Uruguay abbiano manifestato il loro interesse a partecipare al dialogo interno fra le varie parti. A livello internazionale continueremo a lavorare per la diplomazia della pace, denunciando l’ingerenza e l’intromissione diretta, volgare, insolente degli Stati Uniti rispetto agli affari interni del Venezuela, e dall’altro lato rafforzeremo i vincoli con i nostri alleati, affinché nella comunità internazionale si formi una coscienza che non ammetta più la flagrante e sfacciata intromissione degli Stati Uniti nelle politiche interne di uno stato sovrano.
D.:Come commenta la sconfitta degli Usa in sede OEA?
O.: Questa sconfitta dimostra che, nonostante ciò che cerca di mostrare la stampa legata alla destra, la maggioranza degli stati americani non approva l’ingerenza sul Venezuela da parte di Stati Uniti e del Cartello di Lima, il gruppo di governi che si è formato con l’unico obiettivo di rovesciare Nicolas Maduro. Non hanno ottenuto i voti necessari, anzi hanno perduto due voti rispetto a quelli ottenuti due settimane fa. Utilizzano la OEA per aggredire il Venezuela, violando il diritto internazionale e partecipando direttamente al colpo di stato. Ma non ce l’hanno fatta, sono stati sconfitti. E’ stato un fallimento che ha messo in minoranza gli USA, che non riescono ad ottenere la maggioranza dei voti per il riconoscimento della situazione di fatto che ha generato Guaidò. Una situazione che si colloca fuori dal diritto e dalla costituzione. La figura che hanno inventato gli Stati Uniti in complicità con l’opposizione interna, il presidente ad interim, non esiste nella costituzione e non sussistono le condizioni per l’impedimento permanente del presidente. Per questa ragione, la maggioranza dei paesi del mondo riconosce Nicolas Maduro legittimo presidente del Venezuela, non può riconosce un presidente che non è stato eletto e che non ha ricevuto il mandato secondo le forme previste dalla costituzione. Gli Stati Uniti si stanno isolando, stanno mostrandro la loro vera faccia al mondo, e questa è una sconfitta per loro e una vittoria per noi. La verità continua a imporsi.
D.:Una sconfitta che si è ripetuta ieri, alla riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che gli stessi Usa avevano convocato….
O.: Si è ripetuto lo stesso scenario: gli Stati Uniti hanno portato all’Onu la stessa richiesta che avevano presentato, senza successo, alla OEA, di riconoscere il risultato di un colpo di stato. Ieri all’Onu, nel dibattito sollecitato dagli Stati Uniti all’interno del Consiglio di Sicurezza, i paesi membri hanno chiarito una volta per tutte e a larga maggioranza, fatta eccezione per gli Stati Uniti e i suoi collaboratori, che l’unica via percorribile è la non ingerenza, che non si accetta l’applicazione di misure coercitive in maniera unilaterale, che i paesi devono rispettare la sovranità, promuovere il dialogo. La maggioranza riconosce Nicolas Maduro come unico presidente della Repubblica Bolivariana e riconosce quella che è stata presentata come crisi politica, come un colpo di stato. Di conseguenza il Consiglio di Sicurezza non ha votato e non ha adottato alcuna risoluzione. I paesi si sono espressi solo attraverso conclusioni. La maggioranza ritiene che debba essere rispettato il diritto internazionale, che non possano essere adottate misure coercitive, la volgare e insolente intromissione diretta degli Stati Uniti negli affari interni del Venezuela. Che l’America Latina è uno spazio di pace, come dichiarato dalla CELAC, la Commissione Stati Latino Americani e del Caribe, e che tale vuole mantenersi, lontana da interventi militari e dalle intromissioni degli Stati Uniti. Che la maggioranza dei paesi promuove il dialogo, che non è accettabile che l’ordinamento istituzionale del Venezuela sia deciso dall’esterno e che non accettiamo ordini di andare ad elezioni fra 8, 10, 20, 30 giorni da parte di nessun paese o blocco che voglia esercitare ingerenza nei nostri affari interni.
Il nostro popolo ha imparato ad appellarsi permanentemente al dialogo e alla politica. Noi siamo un popolo di pace, noi rivendichiamo la pace come un diritto fondamentale dei popoli di tutte le nazioni del mondo. Siamo sempre stati precursori di pace, sin dai tempi di Bolivar. Le proposte costituenti di Bolivar miravano sempre alla multipolarità, al rispetto fra le nazioni, al rispetto della sovranità, all’autodeterminazione. Questi principi erano la proposta e la bandiera del nostro liberatore allora e continuano ad esserlo oggi nel Venezuela bolivariano
Gli Stati Uniti continuano la loro ostilità applicando la dottrina dello stato fallito, ma non sono riusciti a convincere il mondo. Hanno simulato esattamente come in Iraq, per poter intervenire militarmente. Hanno simulato come in Libia, creando un governo parallelo di transizione per rubare tutte le ricchezze del paese. In Venezuela stanno cercando di simulare uno scenario simile a quello della Libia, solo che si trovano davanti a un enorme muro, che è quello dell’unità e della coesione del nostro popolo. La nostra unità civico-militare è storica e spirituale, perché siamo i figli di Bolivar, perché siamo i figli di Chavez. Non possono vincere contro l’unità bolivariana. La nostra costituzione è ben armata, molto moderna, con molti meccanismi di partecipazione politica, non riusciranno a fare del Venezuela la Libia dell’America Latina. Però ci provano. Per questo bisogna appellarsi alla verità: noi abbiamo una costituzione vigente, vigorosa, che sostiene una struttura che garantisce la sovranità e l’integrità territoriale e abbiamo la forza della ragione, la forza della verità, la forza della verità storica.